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27 marzo 2016

Seguire Colui che è vivente: Pasqua 2016 | 27 Marzo 2016 |

La tomba vuota è un atto d'amore d'un Padre che manda il Figlio a ristabilire l'amicizia con l'uomo, affinché la potenza che è in Gesù possa toccare, curare, sanare.
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Durante il Venerdì Santo abbiamo letto il racconto che Luca fa della passione di Gesù di tutto ciò che di male è accaduto in quel giorno.

Ma oggi siamo qui a festeggiare l'epilogo di quel racconto;  la Pasqua è un evento che unisce gran parte dei cristiani sulla terra;  un miliardo circa di credenti nel mondo cattolico  e 970 milioni nel mondo protestante/evangelico  ogni anno  festeggiano non una croce  o un corpo senza vita,
ma una tomba vuota.

Leggiamo come continua la storia che Luca ci racconta:

“Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea, seguito Giuseppe, guardarono la tomba, e come vi era stato deposto il corpo di Gesù. Poi tornarono indietro e prepararono aromi e profumi. Durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento.  Ma il primo giorno della settimana, la mattina prestissimo, esse si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparati. E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro. Ma quando entrarono non trovarono il corpo del Signore Gesù.   Mentre se ne stavano perplesse di questo fatto, ecco che apparvero davanti a loro due uomini in vesti risplendenti; tutte impaurite chinarono il viso a terra, ma quelli dissero loro:«Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato .” (Luca 23:55- 24:1-6a)

Non c'è una “folla” a visitare Gesù;  solo un gruppetto di donne,  con in mano anfore contenenti olii profumati per nascondere l'odore della morte.

Cercate di immaginare la scena; questo lento salire e scendere le strade polverose, di un gruppo di donne, silenziose, per il peso nel cuore per quello che avevano visto, e per quello che avrebbero fatto di lì a poco.

Gesù: lo avevano seguito in vita,   l'avevano ascoltato,  ma ora era tutto finito.

Era forse l'ultima volta che venivano da lui;  poi, avrebbero dovuto cercarsi un altro “messia”,  un'altra fonte di spirazione e di forza  per continuare nella vita.

Eppure, Gesù era abituato a richiamare migliaia di uomini e donne:

“Sceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante, dove si trovava una gran folla di suoi discepoli e un gran numero di persone di tutta la Giudea, di Gerusalemme e della costa di Tiro e di Sidone, i quali erano venuti per udirlo e per essere guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi erano guariti. E tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva un potere che guariva tutti.” (Luca 6:17-18)

Il brano dice che c'era “una gran folla” di discepoli:  quella parola veniva usata per indicare gruppi di persone fino a un centinaio.

Ma poi, aggiunge che c'era anche “un gran numero”  (in alcune Bibbie è scritto “una moltitudine”)
di altre persone;  questa parola indicava gruppi più grandi, fino a migliaia di persone.

Non erano lì a caso: avevano viaggiato tanto:  i paesi più lontani della Giudea distavano da Cafarnao oltre 300 chilometri,  Gerusalemme 140,  Sidone 81  e Tiro 50...  E non c'erano bus, tram metropolitane o treni; erano tutti venuti a piedi, o a dorso d'asino, se erano davvero ricchi.

Perché avevano deciso di affrontare il disagio e i rischi di un viaggio così lungo (c'erano i banditi lungo le strade)? Cosa c'era che attirava le folle più di una rock star?

Luca ci dice erano lì “per essere guariti”;  ma prima ancora della voglia di essere guariti,  erano là,  afferma Luca, “per udirlo”.

Non era solo per quello che faceva,  ma per quello che diceva.  E non era solo per quello che diceva,  ma per quello che faceva.

La costante di ciascuna guarigione miracolosa che Gesù ha operato  ed è descritta nei Vangeli è questa:  credere in quello che lui dice,  per ricevere quello che lui promette.

Le persone che venivano a lui  non erano né i filosofi o i teologi per discutere la Bibbia, ma persone che erano nel bisogno.

Arrivavano con i loro bagagli di dubbi,  con le loro malattie,  alcune così gravi da essere un tormento  che non li faceva riposare né giorno né notte (“tormentati” dice il testo).

Da lui, dice Luca, “usciva un potere che guariva tutti”. Non c'era malattia,  non c'era tormento o situazione di vita difficile che Gesù non sapesse risolvere; ognuno riceveva ciò che in cuor suo desiderava.

Chi erano quei “tutti”? Non erano i filosofi, né i teologi, né i re ma erano persone nel bisogno,  che erano lì per udire, e ricevere.

Guariva tutti coloro che avevano intrapreso una strada  lunga,  pericolosa  e difficile,  che avevano udito,  avevano capito,  avevano creduto,  avevano accettato. Non così c'era male alcuno che Gesù non potesse tramutare in bene.

Quel Gesù non è cambiato! Dio non è cambiato!

Dio è un padre d'amore: un padre che si era volto giù, aveva visto la necessità delle sue creature. E il Padre, assieme al Figlio, avevano deciso il rimedio, la cura.

Per trenta volte nei quattro Vangeli è detto che Gesù è stato mandato; per trenta volte nei quattro vangeli è detto che Gesù è venuto, a dimostrare l'unità tra il Padre e il Figlio, a dimostrare che Gesù non ha solo la stessa natura di Dio, ma E' Dio.

Gesù era stato mandato per questo:  Gesù era venuto per questo: l'aveva chiaramente affermato all'inizio del suo ministero, nella sinagoga di Nazaret:

“Poi Gesù andò a Nàzaret, il villaggio nel quale era cresciuto. Era sabato, il giorno del riposo. Come al solito Gesù entrò nella sinagoga e si alzò per fare la lettura della Bibbia. Gli diedero il libro del profeta Isaia ed egli, aprendolo, trovò questa profezia: 
'Il Signore ha mandato il suo Spirito su di me. Egli mi ha scelto per portare il lieto messaggio ai poveri. Mi ha mandato per proclamare la liberazione ai prigionieri e il dono della vista ai ciechi, per liberare gli oppressi, per annunziare il tempo nel quale il Signore sarà favorevole.' 
Quando ebbe finito di leggere, Gesù chiuse il libro, lo restituì all'inserviente e si sedette. La gente che era nella sinagoga teneva gli occhi fissi su Gesù. Allora egli cominciò a dire: 'Oggi per voi che mi ascoltate si realizza questa profezia'. ” (Luca 4:16-21 TILC)

La “cura” che un Padre d'amore aveva scelto era proprio questa: qualcuno “della sua stessa natura” sarebbe stato mandato per liberare, per guarire, e per annunziare che Dio ci ama ancora follemente, tanto da sacrificare suo Figlio.

Gesù è venuto per dare speranza ai chi non spera più

Se avrete la pazienza di aprire le vostre Bibbie a casa, in Luca 6, al versetto subito dopo quello che abbiamo letto,  potrete leggere queste parole:

“Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete.” (Luca 6:20b)

Gesù è venuto per gli ultimi; e non serve essere in un campo profughi, o sotto le bombe di una città assediata.  Ognuno di noi in qualche grado è povero,  in qualche campo è mancante di forza, futuro, prospettiva di vita.

Gesù è venuto per dare speranza a chi non spera più.

Gesù è venuto per liberare i prigionieri

Il mondo fa prigionieri in ogni luogo,  sia che ci sia una guerra  o che viviamo in pace:

Ci sono mille prigioni al mondo d'oggi: si può essere prigionieri delle condizioni sociali,  la povertà è una prigione. Prigionieri delle convenzioni,  fare o pensare differentemente dalla maggioranza è una prigione. Prigionieri della razza o del colore della pelle.  Prigionieri della paura,  prigionieri di una abitudine sbagliata.  Prigionieri di un peccato ricorrente.

Gesù è venuto per ogni tipo di prigioniero.

Gesù è venuto per dare la vista ai ciechi

Alcuni sono ciechi nel corpo,  molti sono i ciechi nell'anima:  persone che non vedono oltre la propria vita,  il proprio interesse,  la propria casa,  il proprio lavoro,  il proprio orizzonte.

Gesù è venuto per ogni tipo di cieco.

Gesù è venuto per liberare gli oppressi.

Si può essere oppressi da una dittatura,  ma non è l'unica fonte di oppressione che esiste al mondo. La povertà opprime; la mancanza di lavoro opprime,  la malattia del fisico opprime la sensazione dentro che nulla mai cambierà per noi opprime.

Siamo spesso oppressi nella mente da qualcosa che ci vuol far sentire piccoli piccoli.  mentre agli occhi del Padre d'amore siamo grandi e preziosi.

Gesù è venuto per ognuno che è oppresso, ognuna che è oppressa.

Gesù è venuto per annunziare che Dio è favorevole per noi

In Gesù Dio ha dimostrato di essere  un padre d'amore per noi che eravamo nemici verso di lui per la nostra ribellione  (lo siamo ancora!),  Dio ha mandato suo Figlio per riconciliarci,  per dirci “é tutto OK, ti ho perdonato, non conterò più le tue trasgressioni... ma devi udire ciò che Gesù dice per essere guarito, per essere guarita."

Gesù è venuto per ristabilire per sempre l'armonia col nostro Padre.

Se la croce parla della sofferenza di Dio che sacrifica il Figlio la tomba vuota parla della felicità di un Dio che ci è propizio.

Tutto quello che dice la tomba vuota mi appartiene,  tutto quello che dice la tomba vuota  TI appartiene...  ma devi fare una strada per raggiungere Gesù,  per udirlo,  per toccarlo,  e per ricevere la potenza che guarisce tutti,  che sola può guarire te.

Dove ti senti, oggi?  Ti senti ancora in Giudea, a 300 chilometri di distanza da Gesù?  Oppure ti senti  a Gerusalemme, un po' più vicino, a 150? Oppure  a Sidone, o a Tiro, a 50 chilometri solamente?

C'è una buona notizia per te, oggi! La Pasqua viene per questo:  la tomba vuota azzera le distanze tra te e il “padre d'amore”,   mette a disposizione di ciascuno che ode il potere che guarisce tutti.  Il potere che,  in una notte,  ha trasformato in corpo crocifisso in un corpo risorto,  una sconfitta in una vittoria,  una morte in una vita nuova.

“Oggi per voi che mi ascoltate, si realizza questa profezia”

Oggi un terzo degli abitanti della terra, il mondo cristiano, proclama che la profezia è vera.  Ma ogni giorno tu puoi  tornare ad avere speranza,  ad essere liberato o liberata,  a vedere nuovamente
e a non essere più sotto l'oppressione,  perché se credi  in Gesù  Dio dice che ti sarà favorevole.

Cogli l'attimo, e afferra la potenza della resurrezione.

Ma, dicevo all'inizio, la tomba vuota non ha per testimoni che un gruppetto di donne.

Che fine hanno fatto le “moltitudini” che avevano creduto a Gesù  e ricevuto guarigione da lui?  Persino Maria Maddalena,  che aveva ricevuto direttamente guarigione da sette spiriti maligni  (dice il Vangelo),  è convita di andare a ungere un corpo morto, ed è perplessa!

Forse tu, come Maria, hai udito Gesù,  hai creduto  ed hai ricevuto guarigione dai tuoi mali;  ma la vita, il mondo, la noia,  ti ha convinto che, in fondo,  stai visitando la tomba di un morto.


Se sei così,  se ti senti così, oggi la Pasqua ti rammenta  che non devi cercare Gesù tra i morti,  tra l'elenco delle “brave persone” che hanno fatto il bene nel mondo,  tra coloro che sono fonte di “ispirazione” per la tua vita, ma tra i vivi.

Colui che è vivente,  colui che è risorto,  colui che è asceso al cielo  ed è tornato come Spirito Santo  è al tuo fianco:  ogni giorno, non solo a Pasqua.

"Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato .”

Preghiamo
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26 marzo 2016

Colui che offre se stesso: la Passione | 25 Marzo 2016 |

Leggiamo assieme nel Vangelo di Luca cosa accadde quel venerdì che ha cambiato la storia del mondo:
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"Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpiditi da stravizio, da ubriachezza, dalle ansiose preoccupazioni di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all'improvviso come un laccio; perché verrà sopra tutti quelli che abitano su tutta la terra. Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
 Di giorno Gesù insegnava nel tempio; poi usciva e passava la notte sul monte detto degli Ulivi. E tutto il popolo, la mattina presto, andava da lui nel tempio per ascoltarlo.

La Passione: Giuda decide di tradire Gesù

 La festa degli Azzimi, detta la Pasqua, si avvicinava; e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di farlo morire, poiché temevano il popolo.
Satana entrò in Giuda, chiamato Iscariota, che era nel numero dei dodici. Egli andò a conferire con i capi dei sacerdoti e i capitani sul modo di consegnarlo nelle loro mani. Essi si rallegrarono e pattuirono di dargli del denaro. Egli fu d'accordo e cercava l'occasione buona per consegnare loro Gesù di nascosto alla folla.

Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva sacrificare la Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni, dicendo:«Andate a prepararci la cena pasquale, affinché la mangiamo». Essi gli chiesero:«Dove vuoi che la prepariamo? » Ed egli rispose loro:«Quando sarete entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua; seguitelo nella casa dove egli entrerà. E dite al padrone di casa:"Il Maestro ti manda a dire:'Dov'è la stanza nella quale mangerò la Pasqua con i miei discepoli?'". Ed egli vi mostrerà, al piano di sopra, una grande sala ammobiliata; lì apparecchiate». Essi andarono e trovarono come egli aveva detto loro, e prepararono la Pasqua.

 Quando giunse l'ora, egli si mise a tavola, e gli apostoli con lui. Egli disse loro:«Ho vivamente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire; poiché io vi dico che non la mangerò più, finché sia compiuta nel regno di Dio». Poi prese un calice e, dopo aver reso grazie, disse:«Prendete questo e distribuitelo fra di voi; perché io vi dico che da ora in poi non berrò più del frutto della vigna, finché sia venuto il regno di Dio».

 Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo:«Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo:«Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi.

 «Del resto, ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me sulla tavola. Perché il Figlio dell'uomo, certo, se ne va, come è stabilito; ma guai a quell'uomo per mezzo del quale egli è tradito! » Ed essi cominciarono a domandarsi gli uni gli altri chi mai, tra di loro, sarebbe stato a fare questo.

 Fra di loro nacque anche una contesa:chi di essi fosse considerato il più grande. Ma egli disse loro:«I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. Ma per voi non deve essere così; anzi, il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve. Perché, chi è più grande:colui che è a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve. Or voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre mio ha disposto che fosse dato a me, affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno, e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d'Israele.

 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano, ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli ». Ma lui gli disse:«Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte». E Gesù:«Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi».

 Poi disse loro:«Quando vi mandai senza borsa, senza sacca da viaggio e senza calzari, vi è forse mancato qualcosa? » Essi risposero:«Niente». Ed egli disse loro: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, così pure una sacca; e chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico che in me deve essere adempiuto ciò che è scritto:"Egli è stato contato tra i malfattori". Infatti, le cose che si riferiscono a me stanno per compiersi». Ed essi dissero:«Signore, ecco qui due spade! » Ma egli disse loro:«Basta! »

 Poi, uscito, andò come al solito al monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono.
 Giunto sul luogo, disse loro:«Pregate di non entrare in tentazione». Egli si staccò da loro circa un tiro di sasso e, postosi in ginocchio, pregava, dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta».

 {Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo. Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra. } E, dopo aver pregato, si alzò, andò dai discepoli e li trovò addormentati per la tristezza, e disse loro:«Perché dormite? Alzatevi e pregate, affinché non entriate in tentazione».

Mentre parlava ancora, ecco una folla; e colui che si chiamava Giuda, uno dei dodici, la precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Ma Gesù gli disse:«Giuda, tradisci il Figlio dell'uomo con un bacio?»

Quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per succedere, dissero:«Signore, dobbiamo colpire con la spada? » E uno di loro percosse il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne e disse:«Lasciate, basta! » E, toccato l'orecchio di quell'uomo, lo guarì.

 Gesù disse ai capi dei sacerdoti, ai capitani del tempio e agli anziani che erano venuti contro di lui:«Siete usciti con spade e bastoni, come contro un brigante! Mentre ero ogni giorno con voi nel tempio, non mi avete mai messo le mani addosso; ma questa è l'ora vostra e la potestà delle tenebre».

Arresto di Gesù; il Signore rinnegato tre volte da Pietro

 Dopo averlo arrestato, lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote; e Pietro seguiva da lontano.

Essi accesero un fuoco in mezzo al cortile, sedendovi intorno. Pietro si sedette in mezzo a loro. Una serva, vedendolo seduto presso il fuoco, lo guardò fisso e disse:«Anche costui era con lui». Ma egli negò, dicendo:«Donna, non lo conosco». E poco dopo, un altro lo vide e disse:«Anche tu sei di quelli». Ma Pietro rispose:«No, uomo, non lo sono». Trascorsa circa un'ora, un altro insisteva, dicendo:«Certo, anche questi era con lui, poiché è Galileo». Ma Pietro disse:«Uomo, io non so quello che dici». E subito, mentre parlava ancora, un gallo cantò. E il Signore, voltatosi, guardò Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detta:«Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, andato fuori, pianse amaramente.

Gli uomini che tenevano Gesù lo schernivano percuotendolo; poi lo bendarono e gli domandavano:«Indovina! Chi ti ha percosso? » E dicevano molte altre cose contro di lui, bestemmiando.

Appena fu giorno, gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi si riunirono e lo condussero nel loro sinedrio, dicendo: «Se tu sei il Cristo, diccelo». Ma egli disse loro:«Anche se ve lo dicessi, non credereste; e se io vi facessi delle domande, non rispondereste. Ma da ora in avanti il Figlio dell'uomo sarà seduto alla destra della potenza di Dio ». E tutti dissero:«Sei tu, dunque, il Figlio di Dio? » Ed egli rispose loro:«Voi lo dite; io sono ». E quelli dissero:«Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? Lo abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

Poi tutta l'assemblea si alzò e lo condussero da Pilato. E cominciarono ad accusarlo, dicendo:«Abbiamo trovato quest'uomo che sovvertiva la nostra nazione, vietava di pagare i tributi a Cesare e diceva di essere lui il Cristo re». Pilato lo interrogò, dicendo:«Sei tu il re dei Giudei? » E Gesù gli rispose:«Tu lo dici».

Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla:«Non trovo nessuna colpa in quest'uomo». Ma essi insistevano, dicendo:«Egli sobilla il popolo insegnando per tutta la Giudea; ha cominciato dalla Galilea ed è giunto fin qui».

Quando Pilato udì questo, domandò se quell'uomo fosse Galileo. Saputo che egli era della giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode, che si trovava anch'egli a Gerusalemme in quei giorni.

Quando vide Gesù, Erode se ne rallegrò molto, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlare di lui; e sperava di vedergli fare qualche segno miracoloso. Gli rivolse molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. Or i capi dei sacerdoti e gli scribi stavano là, accusandolo con veemenza. Erode, con i suoi soldati, dopo averlo vilipeso e schernito, lo vestì di un manto splendido e lo rimandò da Pilato. In quel giorno, Erode e Pilato divennero amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.

Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, i magistrati e il popolo, disse loro: «Mi avete condotto quest'uomo come sobillatore del popolo; ed ecco, dopo averlo esaminato in presenza vostra, non ho trovato in lui nessuna delle colpe di cui lo accusate, e neppure Erode, poiché egli lo ha rimandato da noi. Ecco, egli non ha fatto nulla che sia degno di morte. Perciò, dopo averlo castigato, lo libererò».

 [Ora egli aveva l'obbligo di liberare loro un carcerato in occasione della festa;] ma essi gridarono tutti insieme:«Fa 'morire costui e liberaci Barabba! » Barabba era stato messo in prigione a motivo di una sommossa avvenuta in città e di un omicidio. E Pilato parlò loro di nuovo perché desiderava liberare Gesù; ma essi gridavano:«Crocifiggilo, crocifiggilo! » Per la terza volta egli disse loro:«Ma che male ha fatto? Io non ho trovato nulla in lui, che meriti la morte. Perciò, dopo averlo castigato, lo libererò». Ma essi insistevano a gran voce, chiedendo che fosse crocifisso; e le loro grida finirono per avere il sopravvento.

Pilato decise che fosse fatto quello che domandavano: liberò colui che era stato messo in prigione per sommossa e omicidio, e che essi avevano richiesto, ma abbandonò Gesù alla loro volontà.

Mentre lo portavano via, presero un certo Simone, di Cirene, che veniva dalla campagna, e gli misero addosso la croce perché la portasse dietro a Gesù.

Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano cordoglio e lamento per lui. Ma Gesù, voltatosi verso di loro, disse:«Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli. Perché, ecco, i giorni vengono nei quali si dirà:"Beate le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato". Allora cominceranno a dire ai monti:"Cadeteci addosso!" e ai colli:"Copriteci!". Perché se fanno questo al legno verde, che cosa sarà fatto al secco? »

Ora altri due, malfattori, erano condotti per essere messi a morte insieme a lui.
 Quando furono giunti al luogo detto «il Teschio », vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.

 {Gesù diceva:«Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». }Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.

Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo:«Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l'Eletto di Dio! » Pure i soldati lo schernirono, accostandosi, presentandogli dell'aceto e dicendo: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso! »

Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo:«Questo è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo:«Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi! » Ma l'altro lo rimproverava, dicendo:«Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni, ma questi non ha fatto nulla di male». E diceva:«Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno! » Ed egli gli disse:«Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

Era circa l'ora sesta, e si fecero tenebre su tutto il paese fino all'ora nona; il sole si oscurò e la cortina del tempio si squarciò nel mezzo.

E Gesù, gridando a gran voce, disse:«Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio ». Detto questo, spirò.

 Il centurione, veduto ciò che era accaduto, glorificava Dio, dicendo:«Veramente quest'uomo era giusto».

 E tutta la folla che assisteva a questo spettacolo, vedute le cose che erano accadute, se ne tornava battendosi il petto. Ma tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano accompagnato dalla Galilea stavano a guardare queste cose da lontano. (Luca 21:32-23:49)
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20 marzo 2016

Colui che viene come re: la Domenica delle Palme | 20 Marzo 2016 |

Come stai accogliendo Gesù nella tua vita? quale rapporto hai con lui? E cosa vedono gli altri di tutto questo? Amy Williams, attraverso il racconto della Domenica delle Palme ci porta a riflettere sul modo in cui, come credenti, stiamo accogliendo Gesù che viene come re delle nostre vite.
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  • Sei pronto ad accogliere Gesù?



  • - Stai lodando Dio?


"Benedetto colui che viene nel nome del SIGNORE. Noi vi benediciamo dalla casa del SIGNORE. (Salmo 118:26)


  • Altri vedono che lodi Dio?

"Ma egli rispose: «Vi dico che se costoro tacciono, le pietre grideranno»." (Luca 19:40)



"Ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. (10) Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte."  (2 Corinzi 12:9-10)






Sei pronto ad accogliere Gesù? Hai chiesto a Lui di essere il tuo salvatore?

Come possiamo accogliere Gesù? Stai mettendo in pratica ciò che Lui ti chiede di fare anche quando non ti sembra logico/non capisci del tutto?

Lodi Dio? Trascorri del tempo con Dio ad adorarLo in privato e assieme ad altri?

Altri vedono che lodi Dio? Stai utilizzando i tuoi doni spirituali? Stai servendo Dio? con i doni che ti ha dato?


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13 marzo 2016

Guidare ed essere guidati | 13 Marzo 2016 |

Come credenti, come dobbiamo comportarci verso coloro che guidano la nostra chiesa? E come devono guidare le chiese coloro che Dio stabilisce? Janet Duggan ci illustra, attraverso la storia di Mosè, che è Dio a scegliere chi deve guidare, ma che chi guida deve farsi guidare da Dio.
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Tutta l'Europa sta sperimentando il problema degli sbarchi dei "migranti". La stima di quelli registrati per il solo 2015 è di oltre 1 milione 300 mila. Vediamo le immagini difficili sui nostri schermi TV, sulle pagine dei  nostri giornali, di questo viaggio lungo, difficile, stremante e qualche volta purtroppo fatale.  Ed il sollievo per chi ce la fa; inizia una nuova vita, con tanta speranza.

La Bibbia ci racconta un momento storico del popolo di Dio quando si spostava un numero ben al di sopra di questo, e per 40 anni! E oggi voglio vedere con voi alcune istanze di quel periodo, raccontato nel libro dei Numeri perché possiamo imparare anche come chiesa oggi delle lezioni importanti.

Contesto

Siamo nel deserto. E' passato il momento iniziale della novità di essere in fuga e poi salvati dagli Egiziani, con l'attraversata miracolosa del Mare Rosso.  I Dieci Comandamenti sono già stati dati, il Tabernacolo è stato costruito per la presenza di Dio fra di loro.

Ora c'è una normalità nuova –-  essere guidati e accompagnati dal Dio “io sono” con la nuvola di giorno, il fuoco di notte. Accamparsi in un posto quando si ferma la nuvola; mettersi in marcia quando la nuvola si alza.

Non è un'impresa semplice. Non per niente questo libro si chiama NUMERI – perché impariamo che ci sono oltre 600 mila uomini adulti di età militare (da 20 anni in su), senza contare i Leviti , la tribù che Dio ha scelto per fare i lavori del Tabernacolo e della Tenda di convegno. (cap 3:5-10: Dio dice di NON contarli). 

Poi dobbiamo aggiungere uomini anziani, donne e bambini e abbiamo un popolo delle dimensioni notevoli, ben oltre il numero di immigranti di cui parlavamo prima.

Ora possiamo immaginare che gestire un tal numero di persone non è una faccenda facile....

Oggi affideremmo  l'amministrazione a gente qualificata, con un masters in amministrazione pubblica, o qualcosa di simile. E poi siamo in democrazia, quindi magari si voterebbe per il partito politico dove colui con il maggior numero di voti vince...

Eppure Dio fa in un'altra maniera. 

Il suo popolo deve imparare a dipendere da Lui ed a rispettare i capi che Lui stesso ha scelto. E gli stessi capi devono imparare a seguire il capo sopra di loro – in questo caso, Mosè, non scendendo in contese o ribellione dovute all'invidia. 

Due situazioni.

1. Fra il popolo e i propri leader
2. Fra leader e altri leader: capi e responsabili

Possiamo imparare come comportarci come membri di chiesa nei confronti dei responsabili/pastori che il Signore ha messo in autorità e come comportarci fra responsabili/pastori

1. Come credente, quando parlo quale è l'obbiettivo? Mormorare o edificare?

Leggiamo Numeri 11:1-6;

"Or il popolo cominciò a mormorare in modo irriverente alle orecchie del Signore. Come il Signore li udì, la sua ira si accese, il fuoco del Signore divampò in mezzo a loro e divorò l’estremità dell’accampamento. 2 Allora il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò il Signore, e il fuoco si spense. 3 Quel luogo fu chiamato Tabera, perché il fuoco del Signore era divampato in mezzo a loro.
Mormorii a Chibrot-Attaava. Israele reclama della carne. 4 L’accozzaglia di gente raccogliticcia che era tra il popolo fu presa da concupiscenza; e anche i figli d’Israele ricominciarono a piagnucolare e a dire: «Chi ci darà da mangiare della carne? 5 Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto a volontà, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. 6 E ora siamo inariditi; non c’è più nulla! I nostri occhi non vedono altro che questa manna»." (Numeri 10:1.6)

Num 11:1 dice:  “Or il popolo comincia a mormorare in modo irriverente alle orecchie del Signore.” 
Era uno scontento generalizzato contro la vita del nomade nel deserto. Quale fu la reazione di Dio?
"Il fuoco del Signor divampò in mezzo a loro e divorò l'estremità dell'accampamento”(v1).  Dio non ha apprezzato il mormorare.

Per farlo smettere hanno chiesto a Mosè di intervenire. Lui ha pregato e il fuoco si spense. Poi di nuovo a piagnucolare, questa volta per il cibo in particolare.  Prima erano affamati e la manna, cibo miracoloso, era arrivata Ora non bastava – cominciano a parlare di cipolle, cetrioli, cocomeri e meloni!

Quante volte siamo uguale nella vita? Bramiamo qualche cosa – sembra che è l'unica cosa che desideriamo.  Poi riusciamo ad averla.... e dopo un po', cominciamo a bramare qualche altra cosa.

Per il mio diciottesimo compleanno chiesi un sassofono: era la cosa più preziosa potessi chiedere all'epoca. Ma quando mi sono trasferita in Italia, ho venduto quel sassofono: non era più importante, ormai! Era una priorità venti anni prima, non era più importante venti anni dopo; l'avevo bramato, ottenuto e usato a diciotto anni.. Non c'era più la novità, oramai.

Quando siamo scontenti, come membri della famiglia di Dio, e cominciamo a mormorare ci sono conseguenze: nel caso del popolo d'Israele c'era primo di tutto l'ira di Dio e poi l'esasperazione del conducente, Mosè. 

Leggiamo v10-15

"Mosè udì il popolo che piagnucolava in tutte le famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira del Signore si accese gravemente e la cosa dispiacque anche a Mosè. 11 Mosè disse al Signore: «Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia agli occhi tuoi, e mi hai messo addosso il carico di tutto questo popolo? 12 L’ho forse concepito io tutto questo popolo? L’ho forse dato alla luce io, che tu mi dica: “Portalo sul tuo seno”, come la balia porta il bimbo lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? 13 Dove prenderei della carne da dare a tutto questo popolo? Poiché piagnucola dietro a me, e dice: “Dacci da mangiare della carne!” 14 I o non posso, da solo, portare tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me. 15 Se mi vuoi trattare così, uccidimi, ti prego; uccidimi, se ho trovato grazia agli occhi tuoi; che io non veda la mia sventura!»" 

Attenzione – mormorare si diffonde come un virus. E' iniziato in questo caso con i non-israeliti in mezzo al popolo d'Israele.

 Potrei fare un parallelo qui: sarebbe come dare ascolto a persone che non sono credenti che si lamentano di cose che riguardano la chiesa.   E poi ha cominciato tutto il popolo.  Voglio vigilare su quello che scelgo di “spargere”! Come membri di chiesa vogliamo portare il pastore e/o i responsabili all'esasperazione?!Spero proprio di no!

C'è una terza volta che il popolo mormora: leggiamo al capitolo 14:1-4:

"Allora tutta la comunità gridò di sgomento e alzò la voce; e il popolo pianse tutta quella notte. 2 Tutti i figli d’Israele mormorarono contro Mosè e contro Aaronne, e tutta la comunità disse loro: «Fossimo pur morti nel paese d’Egitto! O fossimo pur morti in questo deserto! 3 Perché il Signore ci conduce in quel paese dove cadremo per la spada? Là le nostre mogli e i nostri bambini diventeranno preda del nemico. Non sarebbe meglio per noi tornare in Egitto?» 4 E si dissero l’un l’altro: «Nominiamoci un capo, torniamo in Egitto!»" (Numeri 14:1-4)

Numeri dice: “e si dissero l'un l'altro: “nominiamoci un capo, torniamo in Egitto!”

Questo succede dopo che i 12 leader sono tornati dalla terra promessa e 10 hanno paura di entrare e fanno intimorire il popolo. I 10 leader hanno una bella responsabilità qui, perché la loro influenza negativa sul popolo ha fatto si che non sono andati subito nella terra promessa.

Addirittura le persone vogliono lapidare Giosué e Caleb, i 2 leader che sono a favore di entrare. La storia ci mostra però che questi 2 seguivano il Signore. Lezione per noi è che non sempre la maggioranza ha ragione!

Dio vuole distruggere il popolo a causa del loro disprezzo che gli mostra ma Mosè prega di nuovo: 

“perdona, ti prego, l'iniquità di  questo popolo, secondo la grandezza della tua bontà” (Numeri 14:19)

E' singolare che più volte Mosè intercede per questo popolo ingrato che è ribelle contro di lui e che non obbedisce. Dio perdona, ma ci sono delle conseguenze ancora una volta: non entrerà nella terra promessa questa generazione.

Da giovani, chi di noi non ha ignorato almeno una volta un consiglio o addirittura una proibizione dai nostri genitori perché  abbiamo creduto di sapere meglio noi? 

Nel patto di membro della nostra chiesa che firmiamo, promettiamo:
"Proteggerò la mia chiesa
  • agendo con amore verso gli altri membri
  • rifiutando di ascoltare i pettegolezzi
  • obbedendo ai miei leader
Devo riflettere: sto mormorando? Voglio scegliere di edificare!

E qual è il mio atteggiamento nei confronti del mio pastore ?Voglio mostrarlo fiducia e rispetto !

Ma se sono un pastore/responsabile, cosa devo fare?

Come responsabile/pastore, come mi devo comportare con altri leader e con i membri di chiesa?

Non è solo il popolo a creare problemi nel deserto per Mosè.

Ci sono più volte che la sua autorità viene sfidata dai propri collaboratori stretti, compreso i propri fratelli Aronne e Miriam!

Leggiamo Capitolo 12:1-8:

"1 Miriam e Aaronne parlarono contro Mosè a causa della moglie cusita che aveva presa; poiché aveva sposato una Cusita. 2 E dissero: «Il Signore ha parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?» E il Signore lo udì. 3 Or Mosè era un uomo molto umile, più di ogni altro uomo sulla faccia della terra. 4 Il Signore disse a un tratto a Mosè, ad Aaronne e a Miriam: «Uscite voi tre, e andate alla tenda di convegno». Uscirono tutti e tre. 5 Il Signore scese in una colonna di nuvola, si fermò all’ingresso della tenda, chiamò Aaronne e Miriam; tutti e due si fecero avanti. 6 Il Signore disse: «Ascoltate ora le mie parole; se vi è tra di voi qualche profeta, io, il Signore, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno. 7 Non così con il mio servo Mosè, che è fedele in tutta la mia casa. 8Con lui io parlo a tu per tu, con chiarezza, e non per via di enigmi; egli vede la sembianza del Signore. Perché dunque non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?»(Numeri 12:1-8)

Il pretesto è la moglie straniera, ma la realtà è l'invidia per la sua posizione e, probabilmente, la sua relazione con Dio; e tuttavia, è molto chiaro che Mosè è umile, un esempio di umiltà per eccellenza.

E' Dio che difende il suo capo scelto. 

Per applicazione: come vedi il tuo pastore? Pensi che potresti fare meglio? Pensi che lui ha delle mancanze? E' probabile! Lui non è perfetto, come nessuno di noi, ma Dio l'ha scelto è gli ha dato autorità sulla sua chiesa e Dio vuole che gli mostri rispetto e fiducia.

Se tu aspiri a un ministero, benissimo! Siamo tutti fatti per avere un ministero. Ma con la responsabilità viene anche la tentazione di paragonarci. Non cadere in tentazione. Ognuno di noi deve servire come puoi, non come possono gli altri.

E soprattutto, cerchiamo tutti a rimanere umili come Mosè.

Superate queste difficoltà con i propri fratelli, i guai per Mosè con altri leader non finiscono qui. Arriva il momento di una ribellione forte, insorse da Core , un Levite, e da Datan e Abiram della tribù di Ruben, con 250 leader;  leggiamo Numeri 16:1-3:

"1 Or Core, figlio di Isar, figlio di Cheat, figlio di Levi, insieme con Datan e Abiram, figli di Eliab, e On, figlio di Pelet, tutti e tre della tribù di Ruben, 2 insorsero contro Mosè con duecentocinquanta Israeliti autorevoli nella comunità, membri del consiglio, uomini rinomati; 3 e, radunatisi contro Mosè e contro Aaronne, dissero loro: «Basta! Tutta la comunità, tutti, dal primo all’ultimo, sono santi, e il Signore è in mezzo a loro; perché dunque vi mettete al di sopra dell’assemblea del Signore?» (Numeri 16:1-3)

Cosa vuole Core e gli altri? Uguaglianza? Parità? Democrazia?  E' vero. Come dice Paolo, davanti al Signore, 

“non  c'è qui né Giudeo né Greco, non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.” (Galati 3:28)

Ma vediamo chiaramente che sia al tempo di Mosè che al tempo della chiesa di Cristo, ci sono capi con autorità. Come pensate che è andato a finire per Core e company? Male, si. Molto male...Sono stati inghiottiti dalla terra durante un terremoto provocato dal Signore.

Conclusione

Come credenti, membri di una chiesa locale, il Signore ci chiama ad edificare con le nostre parole, supportarci l'un l'altro, rispettare i leader che ci ha dato e, se e quando abbiamo un ministero, di rimanere umili nel servire.

Preghiamo:

Signore, grazie per la tua chiesa. Grazie che tu ci dai dei pastori per servirci. Grazie che chiami anche noi a un ministero. Vogliamo servirti meglio, per benedire la nostra famiglia in Cristo e benedire la nostra comunità locale e testimoniare del tuo amore al mondo. Perdonaci il nostro orgoglio, lo spirito critico  e l'invidia.  Aiutaci a servirti con gioia e con fiducia.


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06 marzo 2016

Cinque regole per gestire i miei averi | 6 Marzo 2016 |


Esiste una maniera "biblica" per gestire i miei averi? L'esperto della Bibbia in quanto a ricchezze, Salomone, ci dice di si.
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Siamo all'ultimo dei quattro messaggi dedicati al dare. Nei precedenti avevamo visto come il Nuovo
Testamento, e in particolare le predicazioni di Gesù siano piene di riferimenti a i soldi e al dare. Abbiamo visto che essere sotto la grazia non significa smettere di dare  ma significa dare più generosamente secondo la prosperità concessa.

Ma, tu potresti dirmi: “OK Marco, mi hai convinto che devo dare all'opera di Dio e alla mia chiesa locale... Ma con quello che resta, che ci devi fare? Esiste una indicazione biblica su come devo gestire i miei soldi?”

La mia risposta è :”Si!” Ci sono cinque principi biblici che ci aiutano nel gestire i nostri averi

Perché dovrei gestire i miei averi in modo biblico?

Abbiamo già detto che i soldi sono tra le prime cinque cose che provocano maggiore stress nella vita.
Le statistiche dicono che il 74% delle famiglie litiga per esso;  il 54% di tutti i divorzi è causato da esso. Gesù è venuto per salvarci e darci un'altra vita, ma anche per aiutarci a vivere questa vita; e lo stress è uno dei maggiori problemi della vita moderna. E' per questo che vuole aiutarci ANCHE con lo stress economico

Abbiamo già detto che nel Nuovo Testamento Gesù e Paolo parlano moltissimo del denaro e degli averi; nell'Antico Testamento c'è un personaggio in particolare che è reputato l'uomo più ricco di tutti i tempi (non solo del suo) al cui cospetto Bill Gates sembrerebbe uno straccione; to parlando di Salomone.

Ma Salomone non era famoso solo per i suoi soldi,  ma anche (e soprattutto) per la sua saggezza; ed è una saggezza non umana ma una saggezza divina. E' per questo che vogliamo prendere consigli da un esperto come lui.

Regola 1. Scrivi ciò che hai e ciò che dai

In ragioneria si chiama “partita doppia:  dare e avere.

“Guarda di conoscere bene lo stato delle tue pecore, abbi gran cura delle tue mandrie;  perché le ricchezze non durano sempre, e neanche una corona dura di epoca in epoca.” (Proverbi 27:24)

A quel tempo in Israele ognuno era pastore;  i greggi erano  quello che ora sono il conto in banca e gli appartamenti

Al giorno d'oggi Salomone ti consiglierebbe di controllare più spesso il tuo estratto conto.

Una delle cose che spesso diciamo è questa: “Non riesco a capire dove finiscono tutti i soldi che porto a casa!” Salomone proprio di questo parla, e ammonisce: “Scrivi quello che hai e quello che esce”

Ci sono quattro cose che devi sapere:
  1. Quello che devi ---------> i tuoi debiti
  2. Quello che hai -----------> i tuoi averi
  3. Quello che guadagni ----> il tuo reddito
  4. Dove va -------------------> le tue spese
Mi potresti dire:  “Eh, Marco, io ho appena tempo per fare quello che già faccio nella vita, e tu mi chiedi di aggiungere pure questo? Non ho tempo!”

Io ti rispondo: hai tempo per preoccuparti della tua situazione finanziaria?  Se passassi più tempo a prendere nota delle tue finanze  passeresti meno tempo a preoccupartene!

Regola 2. Pianifica le tue spese

Nel commercio questo si chiama “preventivo”:  le persone che vengono al mio negozio per chiedere un preventivo lo vogliono non perché sono curiose di sapere quanto costa quella tale cosa,  ma perché  vogliono sapere se ci arrivano o no a pagarmi

“I disegni dell'uomo diligente conducono sicuramente all'abbondanza, ma chi troppo si affretta non fa che cadere nella miseria.” (Proverbi 24:5)

Salomone oggi ti direbbe: “Fatti due conti prima di spendere”.

Il problema è che spesso non acquistiamo per necessità, ma per impulso:  è stato dimostrato che se entri al supermercato con una lista della spesa scritta  acquisti la metà di quando entri con una lista mentale.

Esiste una vera e propria malattia mentale che va sotto il nome di “consumopatia ossessiva compulsiva”,  il resto di noi lo fa per una serie di motivi, tutti sbagliati, di cui questi che elenco sono solo alcuni che mi sono venuti in mente:

Riguardo noi stessi

"Perché io valgo!"

Quella cosa di valore dimostrerà che io sono una persona di valore, mica uno qualsiasi! La pubblicità sfrutta al massimo questo nostro desiderio represso di “apparire” ciò che non siamo.

"Me lo merito!"

"Io lavoro tutto il giorno (o tutto il mese, o tutto l'anno),  ho diritto di averlo, l'ho meritato!". Come credenti dovremmo sapere per chi e per cosa abbiamo valore:  non è un Rolex o un iPhone a modificare quanto valiamo agli occhi di Dio.

Riguardo i nostri figli

"Anche il mio (la mia) deve averlo!"

"Se lo hanno gli altri, perché non dovrebbe averlo anche il mio (o la mia)?"

"Alla sua età io non l'avevo!"

"Non voglio che mia figlia (o mio figlio) soffra quello che ho sofferto io non avendo le cose che gli altri avevano!"

Alla sua età io lo avevo!

"Che male c'è? Il mio papà me lo ha comperato quando avevo la sua  età!".

Pensiamo quale messaggio stiamo trasmettendo ai nostri figli e alle nostre figlie: “Tu vali quello che gli altri vedono”. Non è un principio “proprio proprio” biblico , eh!

E quando le “sirene” del “io valgo, io me lo merito, io non lo avevo, io lo avevo” ci hanno acchiappato, allora entrano in azione i “cattivi consiglieri” che si chiamano “piccole rate”, “costa solo”, “offerta speciale”, “solo per questa settimana”....

Salomone ti dice: “Apri li tuo portafoglio, ola app del tuo conto corrente; se non ci sono i soldi, non spendere soldi che non hai”.

Sw siete ammalati di “consumopatia ossessiva compulsiva”, ci sono metodi per prevenirla;  una signora teneva le carte di credito in una brocca di acqua in congelatore, così che quando sentiva l'impulso irrefrenabile di andare a spendere, per farlo doveva aspettare che si sciogliesse il ghiaccio.

Per tutti gli altri, che sono la maggioranza, il segreto sta ne pianificare accuratamente le proprie spese, e soprattutto, spendere i soldi che ho, non quelli che non ho.

Regola 3.  Risparmia per il futuro

Questo è il principio si  è da sempre basata l'agricoltura: raccolgo in estate, metto nel granaio, lo mangio in inverno.

“In casa del saggio ci sono tesori preziosi e olio” (Proverbi 21:20a)

Salomone direbbe oggi: “Metti da parte che non si sa mai”.

E' questo quello che ti dice la pubblicità? La pubblicità ti dice che quella “cosa” (il nuovo telefono, la nuova auto, ecc) la puoi, anzi la DEVI avere SUBITO! Perché aspettare? Bastano solamente 2750 rate da 5 Euro mensili”...  fanno 13750 Euro, ma sono soli 5 Euro al mese!

Cellulari, aspirapolvere, pentole, ferie, matrimoni! Tutto è comodamente rateizzabile!  Lo voglio ORA!

Un tempo solo alcune cose si acquistavano “a rate” o con un mutuo.  Erano i beni importanti e duraturi:  una macchina (che veniva fatta durare venti anni),  la casa.

Cosa ne pensa Salomone?

“La ricchezza male acquistata va diminuendo, ma chi accumula a poco a poco, l'aumenta.” (Proverbi 13:11)

Sarebbe saggio fissare tre traguardi economici:

  • Quanto posso spendere?
  • Quanto posso risparmiare?
  • Quanto posso dare?

Per il primo e il secondo, dipende tutto dalla tua situazione economica
per il terzo, dipende invece dalla tua situazione spirituale.
(lo vedremo alla fine)

Salomone fa un esempio molto pratico, e dice:

“Considera ciò che fa la formica e diventa saggio!” (Proverbi 6:6)

La formica è l'esempio del risparmio:  consuma per accumulare,  ma accumula per consumare. Non le interessa la cicala che passa col Rolex o con la BMW:  non si indebita per avere beni subito,  ma è paziente, accumula  oggi per avere domani.

Perché? Perché ha imparato ad applicare il quarto principio:

Regola 4.  Godi di ciò che hai

Questo principio è bene espresso nel detto popolare “Chi s''accontenta gode”, ma è basato su un principio scritto sulla Bibbia:

“Chi ama i piaceri resterà senza denaro, chi ama vino e profumi non diventerà ricco.  “ (Proverbi 21:17 TILC)

Se Salomone fosse un nostro contemporaneo forse direbbe “Se ceni a caviale e champane quando hai i soldi per salsicce e gazosa (ormai Sprite) tanto distante non vai.”.

Gli abitanti di questa città dove ci riuniamo appartengono per la stragrande maggioranza al ceto medio,  come pure gran parte della nostra provincia:  per cultura sono abituati a lavorare molto, e per questo possono permettersi molto.

Sono felici?  Forse.  Alcuni.  Non tutti.

So per esperienza che molti fanno le cose “per invidia”: “Comperiamo il trattore da 180 HP, perché il vicino ha appena comperato quello da 120 HP”. “Comperiamo l'auto nuova da 2500 cc perché il signore del terzo piano ha comperato quella da 1600 cc.”

A cosa stanno obbedendo queste persone? Alla bugia “sarò più felice se avrò di più.”   E cresceranno figlio che credono a quella bugia, a cui daranno “il di più”, invece di dargli il “meglio”

Si stima che un ragazzo che esce dalla maturità ha visto circa 350.000 spot...  tutti che enfatizzano il concetto “di più = più felice”.  E così sviluppano una mente che dice “Sarò felice QUANDO...” Quando avrò la macchina, la casa, la donna, ecc...

Paolo afferma questo:

“...io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo.   So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza” (Filippesi 4:11b-12)

Ed Ebrei rafforza questo concetto con un imperativo:

“Accontentatevi di ciò che avete” (Ebrei 13:5 VP)

Il problema è che  la nostra società ha dato un significato negativo alla parola “accontentarsi”: “Accontentati della pensione che avrai... forse” “Mi sono accontentato di prendere la macchina bianca, perché la rossa era finita”.

La parola “accontentarsi” significa “essere contenti”, provare felicità per cosa si ha. E' una cosa positiva.

La società l'ha trasformata in una sconfitta, dover ripiegare su qualcosa che non era esattamente quello che avremmo voluto. E' una cosa negativa.

Regola 5. Rendi generosamente a Dio

Questo principio nell'Antico Testamento (dove siamo in Proverbi) si chiama “decima”: ALMENO il 10% a Dio.

“Onora il SIGNORE con i tuoi beni e con le primizie di ogni tua rendita; i tuoi granai saranno ricolmi d'abbondanza e i tuoi tini traboccheranno di mosto” (Proverbi 3:9-10)

Sai cosa erano le “primizie”? Erano i frutti più buoni, le bestie migliori, non ciò che restava dopo essersi sfamati e aver guadagnato vendendo.

Le tue “primizie” sono i soldi che hai, prima di comprare le cose che servono, prima di pagare le tasse non quello che resta una volta pagato tutto.

Ma noi non siamo più sotto la legge, ma sotto la Grazia. E Gesù non è venuto ad abbassare gli standard della legge, ma a completarli, a riempirli, ad innalzarli.

Il 10% può essere una buona base... a seconda di quello che ti ha detto il Signore.

“Ognuno dia ciò che ha deciso in cuor suo, ma non contro il proprio volere, o perché qualcuno lo costringe, in quanto Dio ama chi dona con gioia.” (2 Corinzi 9:7 PV)

Quando prendo i soldi dal negozio, la prima cosa che faccio arrivando a casa è di darli a mia moglie;
Janet li prende,  toglie il 30%, li mette nella mia Bibbia per darli la domenica in chiesa.  (A noi il Signore ha detto di dare questo: per te sarà differente, potrebbe essere di meno, o potrebbe essere di più “secondo la prosperità concessa”). Non abbiamo mai fatto conto di quei soldi; semplicemente non sono nostri.

“L'uomo dallo sguardo benevolo sarà benedetto, perché dà del suo pane al povero” (Proverbi 22:9)

A noi Dio ha chiesto il 30% ma posso testimoniare che questo versetto nella nostra vita è vero al 110%. Dio ci ha benedetto in una quantità di cose che  non riusciamo mai vincere; più noi diamo, più Dio ci da.

Ricapitolando:

  • Regola 1. Scrivi ciò che hai e ciò che dai
  • Regola 2. Pianifica le tue spese
  • Regola 3. Risparmia per il futuro
  • Regola 4. Godi di ciò che hai
  • Regola 5. Rendi generosamente a Dio
Su quale dei cinque principi di Dio deve lavorare di più?

1. Tieni nota delle tue finanze?  

La Bibbia che dice di farlo. Ti dice di controllare lo stato del tuo gregge; così come non viaggeresti al buio senza fari in una strada tutta curve, allo stesso modo devi conoscere le tue spese dei tuoi guadagni.

2. Sai pianificare le spese? 

Oppure spendi sull'emozione, sull'istinto?  Così come non partiresti senza una mappa o un GPS per un paese che non conosci, devi avere una mappa per poter giungere con sicurezza alla fine di ogni mese.

3. Stai risparmiando per il futuro?

Non dico che devi accumulare ricchezze, ma un poco, poco per volta.  Rammenta la formica!

4. Stai godendo di ciò che già hai? 

Oppure dici ancora “sarei felice se...”?  Sappi che i tuoi desideri non saranno mai sazi; sii contento di ciò che hai!

5. Stai dando generosamente al Signore? 

La Bibbia c'insegna che quel 10% minimo è la gratitudine che il Signore  ti richiede per poterti benedire.  Ricorda che è una primizia, non ciò che avanza.

Forse in questo momento della tua vita ti trovi in difficoltà; forse stai pensando “ io mi trovo così tanto nei debiti questo momento che non posso permettermi di dare nulla”.

Permettimi di dirti questo: tu non puoi non dare alla tua chiesa e a Dio!  Se tu vuoi che Dio ti aiuti a liberarti dei debiti, il punto d'inizio è proprio questo:  affida la tua vita completamente nelle sue mani.

Voglio farti vedere due ultimi versetti:

“Cercate prima il regno di Dio e tutte le altre cose che saranno aggiunte” (Matteo 5:6)

Dio ti ha creato con uno scopo: tu non sei un caso, non sei in “incidente” nella Creazione. Dio ha un piano per la tua vita. La soddisfazione e la libertà dallo stress (qualsiasi stress, finanziario compreso) arriva quando tu affidi la tua vita a Cristo, quando cominci a camminare sul percorso che Dio ha progettato per la tua vita.

Conosci Dio  e scopri il piano che ha per la tua vita, sia tu ventenne, quarantenne, o ottantenne.
Gesù ha detto:

“Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere?” (Luca 16:11)

Ricorda che i soldi sono la cartina di tornasole per vedere se ti fidi del mondo, o se ti fidi di Dio.

Affida a Gesù tua situazione economica,  segui le cinque regole che il Signore ti comanda,  perché devo dirti che Dio valuterà come tu usi il danaro, che tu sia nell'abbondanza o che tu sia nella ristrettezza per sapere quali benedizioni potrà affidarti.

Preghiamo.


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