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25 dicembre 2018

Il miracolo del dono - I miracoli che porta il Natale 4° parte | 25 Dicembre 2018 |

Il Natale porta un dono d'amore... ma che va condiviso. altrimenti non ha valore.---

Sapete, da bambino,  quando ero molto piccolo, io ho fatto sempre un bel po' di confusione tra personaggi del presepe e quelli di altre tradizioni che non c'entravano molto  con il Natale cristiano.

Non capivo mai se la Befana  la dovevo mettere sulla stalla al posto della cometa e se Babbo Natale andava messo assieme ai re Magi. E pensavo che Babbo Natale e la Befana fossero marito e moglie.

Però già sapevo  dove mettere il bue e l'asinello, Maria e Giuseppe, e ovviamente “la mangiatoia” rigorosamente vuota fino alla mezzanotte del 24 per poi mettere il “bambinello”.

Questo succedeva quando ero davvero piccolo, perché poi, gia a sette/otto anni alcune persone “sante” mi avevano spiegato cosa stavo festeggiando, ma soprattutto “chi” stavo festeggiando.

Mi spiegarono che il Natale  è Natale perché è la storia di un dono.

Chi stiamo festeggiando a Natale? Quale è il centro della festa  per la maggioranza delle persone?

Vorrei vedere assieme a voi un filmato.



Vi siete mai chiesti, cosa abbia a che fare il Natale  con i doni? Chi ha iniziato la tradizione di scambiarsi doni a Natale? Certamente si...  ma rinfreschiamoci la memoria oggi!

Leggiamo Giovanni 1:

“E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi... Infatti dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Giovanni 1:14,16) 

La parola che Giovanni usa per “grazia”  è  “charis” che in greco significa sì grazia, ma anche “favore, elargizione, dono”: per cui se rileggiamo il versetto di Giovanni, sappiamo che dalla Parola fatta carne, da Gesù, “noi tutti abbiamo ricevuto dono su dono”.

Il primo che ha iniziato la tradizione dei doni a Natale, è proprio il nostro Padre Celeste.

Il Natale non è un solo miracolo, è una serie di miracoli uno dopo l'altro, e in questa serie  ne abbiamo visto solo quattro.

Il miracolo del “momento giusto” Gesù è venuto nel momento giusto della storia del mondo quando poteva essere maggiormente ascoltati da tutti.

Il miracolo del “segno”: Gesù è venuto come “segno” affinché tutti, anche i sordi spirituali potessero capirlo.

Il miracolo del “come”: Gesù è venuto come un essere umano  debole e indifeso, affinché potesse parlare a tutti, partendo dai più umili  e arrivando ai potenti.

E oggi vediamo il miracolo del “dono”.

Che tipo di dono ci ha fatto Dio attraverso Gesù? Quali sono le caratteristiche  che lo contraddistinguono?

Nel video il “dono stupendo” veniva apprezzato per varie caratteristiche: Il colore, il profumo, e, anche se non è detto  ma possiamo immaginare,  la forma...

Quale è il colore, il profumo, la forma del dono di Dio?

Nel Vangelo di Giovanni  è Gesù stesso stesso  ci indica la forma, il colore, il profumo del dono che Dio ci fa a Natale:

1. Dio ci dona il “pane”

“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete. 
(Giovanni 6:35)

Dio a Natale ci dona qualcosa che possa sfamare una volta e per sempre la nostra fame spirituale, la nostra sete di giustizia.

2. Dio ci dona la “luce”

“Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.” (Giovanni 8:12)

Dio a Natale ci dona una luce perché possiamo vedere perché la nostra paura del buio, dell'incertezza, possa essere spazzata via per sempre.

3. Dio ci dona la “porta”

“In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.” (Giovanni 10:7) 

Dio a Natale ci dona un posto sicuro in cui stare, una casa dove riposare, e una porta certa tramite cui entrare, sempre aperta.

4. Dio ci dona il “pastore

“Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore.” (Giovanni 10:11)

Dio a Natale ci dona una guida sicura, qualcuno che non si addormenterà mai, ma che veglierà su di te per guidarti, proteggerti, a costo della sua stessa vita.

5. Dio ci dona la “resurrezione”

“Io sono la risurrezione e la vita.” (Giovanni 11:25)

Dio a Natale ci dona la vittoria sulla morte fisica, sulle malattie, sull'appassire negli anni, perché Gesù ha sconfitto la morte.

6. Dio ci dona la “via”

“Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6)

Dio a Natale ci dona non solo un percorso sicuro, una strada che lui conosce, una via vera,  ma l'autobus, la nave, l'aereo, dove noi viaggiamo protetti all'interno del suo amore, dell'amore di Gesù verso una nuova vita.

7. Dio ci dona la “vite”

“Io sono la vera vite, voi siete i tralci” (Giovanni 15:5a)

La vite è la pianta tipica del nostro paese;  La vite è una pianta forte   perché riesce a resistere agli inverni più duri,  alla siccità, ai parassiti.

Le parti delicate, sono i tralci, Gesù è la vera vite, colui che da solo  sostiene e alimenta i tralci, il tronco a cui puoi connettere la tua vita, quello che ti darà nutrimento e forza.

Il Natale è la storia di un dono, dato da un Padre che ama suo figlio, che ama sua figlia.

Cosa stavi aspettando a Natale? Hai ricevuto il dono  che cambia la tua vita... o semplicemente una borsa rossa? Forse pensi che una borsa rossa  ti renderà felice,  è quella che hai da sempre atteso, che non ti serve un dono differente...

Ma abbiamo letto solo una parte del versetto 5 di Giovanni 15...

“Colui che dimora in me, e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla.” (Giovanni 15:5b)

Il dono che Dio ha mandato è un dono prezioso, di cui non possiamo fare a meno...

Ma, soprattutto, è un dono d'amore.

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio.” (Giovanni 3:16a)

Come hai festeggiato,  come festeggi questo Natale?

Lo hai riempito di regali, lo hai riempito di simboli, il presepe, le stelle, i nastri, oppure lo hai riempito d'amore?

C'è una bella poesia romanesca che parla del Natale:

Er presepio

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

Trilussa


Il Natale, dice Trilussa, senza l'amore  “è “canfrusaja”...  che nun c'ha valore.”

Se vuoi festeggiare davvero il Natale accetta l'azione d'amore  con cui Dio ti ha amato, con cui Dio ti ha amata: Gesù che scende per essere dono d'amore.

Vivi nel suo amore, dimora nel suo amore... ma passalo agli altri, se no, è “cianfrusaja, che nun c'ha valore”

Buon Natale.
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23 dicembre 2018

Il miracolo del come - I miracoli che porta il Natale 3° parte | 23 Dicembre 2018 |

Avresti mai deciso, se tu fossi stato un potente, di far nascere tuo figlio in una stalla, povero, umile, debole? Dio lo ha fatto, perché Gesù potesse parlare a tutti, partendo dai più umili.
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Quando ero bambino io i regali non li portava Babbo Natale il 24 notte, ma la Befana la notte tra il 5 e il 6 gennaio...

Uno dei misteri e dei miracoli del Natale  che mi ha sempre affascinato da bambino era come fosse possibile per la Befana  consegnare giocattoli a ogni ragazzo e ragazza del mondo, volando su una scopa  e realizzare tutto questo  in una sola notte!

A furia di pensare, come bambino era arrivato ad una conclusione che mi sembrava abbastanza logica: la Befana era capace di fermare la rotazione del globo! Così facendo, fermava il tempo, e lei aveva tutto il tempo  per arrivare in tutte le parti del mondo!

E questo, secondo me, spiegava anche il fatto che mamma e papà ci volevano a letto presto;  infatti per la Befana era più facile  fermare la rotazione della terra se tutti quanti stavano fermi; è una questione di cinematica ed inerzia!

Alla fine, però, qualche dubbio lo avevo... Perché io dovevo stare fermo a letto, e papà e mamma invece continuavano a fare  su e giù per le scale fino alle due di notte? La mia teoria aveva più di una falla!

Alla fine dovetti decidere  che il come faceva la Befana era al di là delle mie capacità di comprendere...

Lo avrei dovuto accettare “per fede”. La cosa importante era che,  anche se non capivo  il come la Befana  facesse,  riusciva lo stesso a portare i doni a i bambini...
e specialmente a me!

A questo punto siete autorizzati a chiedermi: “Marco, che cosa c'entra la Befana coi miracoli del  Natale?” Infatti questo è il terzo messaggio sui miracoli che porta il Natale.

Abbiamo visto  nelle tre settimane di Avvento precedenti, il miracolo del “momento giusto”. Ovvero che Gesù è venuto in un momento della storia in cui il suo messaggio poteva arrivare più facilmente,
con persone alla ricerca spirituale, strade che collegavano il mondo conosciuto e una lingua unica da parlare (il latino).

La settimana scorsa abbiamo parlato del miracolo del “segno”: Dio pur di parlare con noi ha deciso di parlarci attraverso un “segno” che ognuno di noi potesse capire; e il “segno” sarebbe stato Gesù.

Questa settimana vediamo il miracolo del “come”.

Io non sapevo “come” facesse la Befana  a portare i doni a tutti i bambini del mondo, e  il mio “come” sembrava logico solo a me... mentre c'era un “come” diverso, più semplice, più vicino a me.

Il “come fa la Befana” era, semplicemente,  attraverso l'amore  di ogni papà ed ogni mamma

Immagina per un attimo di essere Dio: per molti questo  non è nemmeno un grande sforzo  perché al mondo ci sono molti  che credono di esserlo, che tutto ruoti attorno a loro... ma sicuramente nessuno di noi.

Se tu fossi Dio, il creatore dei Cieli e della Terra, l'Onnipotente, “come” faresti arrivare tuo figlio nel mondo?

Io avrei avuto una serie di idee, che comprendono: una navicella interstellare, una eruzione , un asteroide.. insomma, qualcosa che “si vede che sono Dio!”

I. I “come” di Dio non sono i nostri

Parte del miracolo del Natale  è il miracolo del “come”.  I metodi di Dio vanno oltre i nostri metodi e la nostra comprensione.  Paolo scrive in Romani 11:33,

"Che Dio meraviglioso abbiamo! Come è immensa la sua ricchezza! Come è grande la sua saggezza e la sua sapienza! Per noi è impossibile capire i suoi metodi e le sue decisioni. "(Romani 11:33 BDG)

Paolo afferma una cosa semplice: “non cercare di capire i “come” di Dio, perché i suoi “come”  sono immensamente migliori dei nostri.”

Gesù  è venuto al mondo  come un bambino debole e indifeso.  Dio ha scelto di  nascere  attraverso dei  genitori umili e poveri.

Non è nato in un palazzo ma in una stalla.  E' nato da una giovane coppia che anche se avevano dei cuori  puri  non avevano alcuna rilevanza nella loro società e sul mondo.: non erano “star”

Erano semplici, ordinari, oscuri individui; eppure Dio scelse  quelli  per  essere i genitori di Gesù.

Non è il “come” che avrei scelto io... ma io sono io,  e Dio è Dio.

Isaia 55: 8-9 dice:

" «Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il Signore.  «Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.» " (Isaia 55:8-9)

I come di Dio sono diversi dai nostri come. E non dovremmo stupirci di questo.

Se leggi la Bibbia troverai che quasi tutti i “come” di Dio, tutti i modi con cui lui è intervenuto e ha modificato la storia del mondo, sono esattamente l'opposto di ciò che io e te avremmo scelto.

Abraamo viveva ad Ur, una città che potremmo paragonare a New York, o Londra, importante, influente...

A me e a te sarebbe apparso logico farlo rimanere lì,  per formare un popolo scelto per Dio. Tante persone, tanti contatti...

E invece il “come” di Dio è dire ad Abraamo: “ Lascia tutto”  “Dove mi mandi Signore?”  “Non te lo dico,... non ora... ma c'è una terra promessa che ti attende.”

Io e te non avremmo scelto Giuseppe, il figlio più piccolino di Giacobbe,  e anche un bel po' presuntuoso, per salvare una nazione dalla carestia.

Io e te non avremmo scelto Israele, una nazione piccola  popolata da pastori semi analfabeti per diventare il popolo speciale di Dio.

Io e te  non avremmo scelto Davide come re, (e neppure Samuele); piccolino, giovane,  ma uno dei suoi fratelli,  più alti, più forti, più belli.

Io e te non avremmo scelto Betlemme,  un piccolo, insignificante punto  sul paesaggio di Israele,  per essere il luogo di nascita di Gesù.

Cosa è che lega tutti questi “come”  diversi dai miei e dai tuoi? C'è un minimo comun denominatore, qualcosa in comune tra essi?

II. I “come” di Dio portano gloria a Lui

I “come” di Dio non sono quelli “ovvi”, quelli più sicuri, quelli dove il risultato è certo al 99,9%... ma quelli dove il risultato è impossibile... se non per la mano di Dio, se non per la Sua potenza, se non per il Suo volere.

Più e più volte Dio ha scelto  gente semplice e ordinaria  attraverso la quale ha potuto fare  il suo straordinario lavoro.

Gesù nasce lontano da casa di mamma e papà, Nazareth. Nasce in una città piccola e sovraffollata,
Betlemme. Nasce non in una stanza ma in una stalla, e non era attrezzata a sala parto.  Nasce su una mangiatoia con del fieno che Giuseppe aveva forse cambiato con quello che c'era prima, e avrà allontanato anche qualche cacca, penso.

Nasce avvolto su teli strappati per fare delle fasce perché in una stalla non ci sono panni puliti e bolliti.

Questo è il “come” di Dio. E in questo “come” a cui non avremmo pensato c'è anche il “come annuncia  la nascita”.

III. I “come” di Dio includono me e te

Se sei padre o madre, come hai annunciato la nascita di tuo figlio? Hai spedito bigliettini,  mandato SMS,WZP, email fatto una pagina su FB? E a chi li hai mandati? Alle persone che ami, a chi conosci già, a chi riteni “importante”?

Non è questo il “come” di Dio. Dio non annuncia la nascita di Gesù a re e regine, nemmeno ai leader religiosi o militari. Dio manda gli angeli  ad annunciare a dei pastori la nascita. E' come se tu mandassi l'annuncio  agli operai della fabbrica di cessi e piatti doccia  a Civita Castellana.

Dio non lo annuncia agli amici, o ai potenti, ma agli sconosciuti e ai deboli.

Se io e te fossimo vissuti 2018 anni fa,  anno più anno meno, a Betlemme e Dio avesse deciso di annunciarlo ai potenti la nostra vita non sarebbe cambiata per nulla.

Ma visto che Dio lo aveva annunciato per primi  agli operai,  ai contadini, agli umili io e te saremmo stati i primi a saperlo!

Il “come” di Dio, è fatto in modo che tutti sappiano,  a partire dai più poveri,  dai più deboli,  dai più umili

Dopo la sua resurrezione dai morti,  Gesù apparve per primo ad un gruppo di donne, non  ad Erode, o a Ponzio Pilato, o a Caifa.

Se fossi stato io, la mia natura umana  mi avrebbe portato per primo da quelli là per fargli una gran pernacchia:  “Tanto sono vivo!”

E invece è andato dalle persone  che contavano meno in quel momento in Israele, da quelli che erano scappati per paura di essere presi, da quelli che lo avevano rinnegato pubblicamente da quelli che avevano dubitato e volevano mettere il dito nei fori,
per dirgli così:

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,  insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.” (Matteo 28:19-20)

Per dirgli: “Ok,. Ora tocca a voi.”

Il miracolo del “come” è proprio questo: fare quello che nessuno potrebbe fare, attraverso strumenti  che nessuno vorrebbe utilizzare.

Paolo la mette in questi termini:

"Esaminate un po' voi stessi, fratelli: pochi di voi erano sapienti dal punto di vista umano, pochi i potenti, pochi quelli provenienti da famiglie importanti,  ma Dio ha scelto le cose che il mondo considera pazze o da scartare, proprio per coprire di vergogna quelli che il mondo considera sapienti, ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare e screditare le forti.  Il Signore ha scelto le cose umili, quelle che il mondo disprezza e che non tiene in alcun conto, per ridurre a niente quelle che il mondo considera importanti.  Cosicché nessuno può vantarsi davanti a Dio. "(1 Corinzi 1: 26-29 PV)

E se io non posso vantarmi, se io non posso attribuirmi il merito, se io non posso prenderne la gloria... allora la gloria va a Dio!

I metodi di Dio non sono cambiati.  Usa ancora persone comuni  per compiere il Suo straordinario lavoro!

Le nostre capacità non sono importanti; il nostro atteggiamento e la nostra disponibilità, quelle si, che sono importanti.

Dio ci ha affidato il compito di annunciare che Lui è nato tra noi per portare perdono, pace, e salvezza, quello che chiamiamo “Lieta Novella”, quelle stesse cose  che gli angeli annunciarono ai pastori, spetta a me e a te annunciarle agli altri; anche a Natale... ma non solo a Natale.

IV. I “come” di Dio ci modellano

Cosa significa tutto questo per noi? Che se accettiamo i “come” di Dio tutto andrà bene? Che conoscere i “come” di Dio ci darà una vita facile?

La storia di Maria, la madre di Gesù, ci dice di no.

Fu lei stessa a chiedere un “come” a Dio?

“Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?»” (Luca 1:34)

Dio ama tutti, Dio non ha riguardi personali... ma per Maria, fece un'eccezione, spiegando “come” sarebbe accaduto; attraverso l'intervento dello Spirito Santo.

Maria ebbe vita più facile sapendo il come?  Non proprio!  Sopportò lo “scandalo” di essere incinta senza essere sposata, partorì in una stalla, e subito fu costretta a fuggire in Egitto. E vide suo figlio morire in croce...

Accettare il come, o saperlo, non ci assicura una vita felice, anzi...

Attenzione: Maria chiese  il “come”, ma non chiese il “perché”.

Gran parte degli “eroi” della Bibbia, sono eroi “loro malgrado”. Hanno obbedito a Dio, ma hanno continuato a chiedere il “perché”.

“Perché scegli me, che sono balbuziente? “Mosè, fidati!”

“Perché scegli me, che sono troppo giovane?” “Geremia, fidati”:

“Perché scegli me, che odio i Niniviti?” “Giona, fidati”.

Maria non chiede mai “perché”. Maria accetta il “come”. Maria serve gli scopi.

Questo è un telo ricamato: ma soltanto guardandolo dal lato giusto vedremo il disegno.

(mostra il telo a rovescio)


Maria accetta ciò che gli fa vedere Dio, senza vedere l'immagine intera del ricamo, ma soltanto il pezzettino  a rovescio che Dio le fa vedere.

“Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola». “ (Luca 1:38)

Dio è al lavoro nelle nostre vite  per produrre un bellissimo arazzo.  Dalla nostra prospettiva qui sulla terra  noi possiamo solo vedere il retro del ricamo.  Ma il fronte , quello non lo possiamo vedere.

In questa vita stiamo guardando il dietro dell'immagine, e spesso sembra tutta brutta,  tutta dolore, tutta angoscia, tutta incomprensibile, tutta una perdita di tempo, tutta uno spreco inutile di energie.

Maria si è lasciata modellare da Dio, senza chiedere perché, solamente obbedendo...

“Tu hai creduto che Dio avrebbe fatto ciò che ha promesso, ecco la ragione per cui ha dato a te questa meravigliosa benedizione!" (Luca 1:45 BDG)

Maria ha creduto a quel “come”... e ora vede l'immagine completa.

(mostra il telo dalla parte giusta)

Continua a fidarti di Dio,  anche se non capisci i suoi “come”.

 Continua a seguilo  e la tua vita sarà riccamente benedetta!

Il miracolo del Natale è il “come”,  è che Dio usa persone normali, come te e me  per realizzare cose straordinarie per il suo regno.

Il miracolo del “come” è un Dio che nasce debole, per portare potenza nella tua vita; spetta a te, e a me
accettare la potenza che è giunta a Natale.

Preghiamo.
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16 dicembre 2018

Il miracolo del segno - I miracoli che porta il Natale 2° parte | 16 Dicembre 2018 |


Il miracolo del Natale è Dio che manda un segno per attraversare la barriera che rende sordi i suoi figli per fargli comprendere quanto li ami. Gesù è il segno.
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Per un po' di tempo i nostri messaggi domenicali sono stati tradotti in LIS (Lingua Italiana dei Segni).

La cosa che più mi affascina della LIS è il fatto che le nostre mani possano diventare una lingua, segni diventare parole. Vorrei vedere assieme a voi un breve filmato che parla della lingua dei segni.


La cosa che mi fa riflettere sempre quando sono in presenza  di persone che hanno un figlio o una figlia sorda è di come spessissimo (tranne rare occasioni)  i genitori si adattino ad imparare  una lingua a loro sconosciuta pur di far capire al proprio figlio o alla propria figlia quanto lo amano, quanto la amano.

Le mani diventano il mezzo con cui trasmettere  il messaggio d'amore. I genitori si impegnano ad imparare una lingua non loro, pur di attraversare la barriera che li divide dai propri figli, e le mani diventano un mezzo con cui trasmettere l'amore.

L'amore non è più una parola, ma una azione,  un segno.

Preparando questa serie di messaggi sul Natale,  non potevo fare a meno di riflettere  sulla somiglianza tra che quello che fanno   i genitori con bambini sordi e quello Dio lo ha fatto per noi  duemila anni fa col Natale.

La nostra è una situazione in tutto simile a quella di una famiglia con dei figli sordi, e con un Padre che usa un linguaggio non suo pur di attraversare  e annullare quella nostra sordità.

Noi vivevamo  sulla terra,  ognuno occupato con la propria vita, ognuno seguendo i propri programmi ed eravamo sordi alla voce di Dio.

In principio Dio parlava direttamente all'uomo; nel giardino di Eden Adamo ed Eva  parlavano faccia a faccia con lui.

Dopo la cacciata  questo rapporto diretto si è interrotto, ma Dio ha continuato a cercare la nostra attenzione, a parlarci, soprattutto attraverso delle persone speciali mandate da Lui  che si chiamano profeti.

I profeti non sono mai stati accolti in maniera positiva, perché venivano a mettere in luce le nostre mancanze, il nostro allontanamento dal volere del Padre, quello che sono i nostri peccati.

Non volevamo (e non vogliamo) sentire  ciò che Dio stava provando a dirci.

Cosa fai, quando tuo figlio diventa sordo? Quando non riesce più ad ascoltate i tuoi insegnamenti, i tuoi ammonimenti, le frasi d'amore che gli dici? Come fai  a farlo sentire desiderato  e prezioso?

Cedi alla frustrazione? Ti giri da un'altra parte perché fa troppo male? Abbandoni il figlio disobbediente a se stesso?

I genitori dei figli sordi danno l'esempio: non abbandonano il figlio, anzi, mettono ancora più sforzo  nel loro essere genitori, apprendendo una lingua nuova, una lingua non loro, la lingua dei segni.

Dio ha fatto lo stesso; ci ama così tanto  che vuole disperatamente rivelarsi a noi in modi che possiamo capire. Ha imparato una lingua speciale pur di essere, come dice la canzone del video, "one step closer", un passo più vicino a me e a te.

La lingua che Dio ha scelto per comunicare con dei figli che non sentono è una lingua fatta di “segni”: vi faccio qualche esempio:

“Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra.” (Genesi 9:13)

“Sarete circoncisi; questo sarà un segno del patto fra me e voi.” (Genesi 17:11)

“Il sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete; quando io vedrò il sangue, passerò oltre.” (Esodo 12:13a) 

Ma il segno più grande,  quello definitivo, sarebbe giunto a Natale,  circa duemila anni fa:

Perciò il Signore stesso vi darà un segno: ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.” (Isaia 7:14)

Questo è il miracolo del segno; la parola in ebraico per “segno” è “אוֹת ’ = ôṯ ”, che significa anche   “ luce, presagio, prodigio, miracolo, segno”.

Ma non è sufficiente contemplare la luce, sentire il presagio, assistere al prodigio, vedere il miracolo...

Questa serie di messaggi è sull'esperienza dei miracoli del Natale, non sulla conoscenza di essi.

Non basta conoscerlo. Non basta sapere che Gesù è venuto in terra. Abbiamo bisogno di sperimentare  il miracolo del Natale, far si che il segno cambi i nostri cuori e le nostre vite.

La scorsa settimana abbiamo visto che il Natale è il miracolo del “momento giusto”: Dio ha mandato Gesù nel momento giusto della storia, in una mondo che era alla ricerca spirituale dopo il fallimento della filosofia greca e romana.

Un mondo dove era più facile viaggiare e dove era più facile capirsi attraverso una lingua unica, il latino.

Ma questo arrivare al “momento giusto” sarebbe stato inutile  se Dio non avesse utilizzato una lingua che attraversasse la nostra sordità.

Avrebbe potuto continuare a mandare profeti su profeti. Ma nulla sarebbe cambiato.

Ebrei 1: 1-2  parla di questo miracolo: del miracolo di un Padre speciale che sceglie di parlare in un modo speciale pur di far arrivare il messaggio al figlio per farlo sentire speciale:

"Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti,  in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. "(Ebrei 1:1-2). 

Dio mandò Gesù come segno,  a comunicare il suo messaggio  in un modo che possiamo capire! Il miracolo del segno è che Dio ci parla oggi  per poterlo conoscere e avvicinarci a Lui!

La LIS di Dio per un modo sordo

Quale è dunque il “linguaggio dei segni”  che Dio ha scelto per parlarci?

I. Dio parla attraverso la storia 

Dio ha parlato attraverso la storia  per rivelarsi a noi. Vuole che lo conosciamo,  che lo amiamo
che lo adorarlo.

Dio si rivela attraverso la sua creazione,  attraverso l'alba e il tramonto, attraverso il sole, la luna e le stelle.

Davide dice:

“Quando io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi?” (Salmo 8:3-4a)

E Paolo aggiunge:

“(Gli uomini)... conoscono per istinto la verità che riguarda Dio, perché è stato Dio stesso a dar loro questa conoscenza.   Infatti, non hanno scusa, perché fin dalla creazione del mondo, le invisibili qualità di Dio, la sua potenza e la sua divinità sono state messe in evidenza dalle stesse cose che egli ha fatto.” (Romani 1:19-20 PV)

Dio parlò a Mosè nel roveto ardente,  parlò ad Elia con una piccola, calma voce,  a Isaia in una visione nel tempio. Dio parlò ad Osea  attraverso le sue circostanze familiari  e ad Amos in un cesto di frutti estivi.

Parlava a Geremia attraverso l'argilla di un vasaio  e a Giuseppe attraverso i sogni. Dio ha perfino parlato attraverso un asino! Se non ci credi, leggi Numeri 22 e vedi quello che è successo a un certo Balaam!

Dio non ha un posto specifico dove rivelarsi; un “santuario”, un monte, o un lago. Poteva rivelarsi ad Abramo mentre era ad Ur dei Caldei,  oppure a Giuseppe in Egitto  oppure ad Isaia  in Babilonia.

Dio non parla a tutti nello stesso modo, e neppure nello stesso posto. Ma Dio ha sempre parlato per far conoscere se stesso e la sua volontà.

Hai mai parlato con Dio? Se non lo hai mai fatto, non è perché lui non ti parli, ma perché tu non lo stai ascoltando.

Io parlo con Dio... anzi, scusate, Dio parla con me su base quotidiana. Qualche volta parla poco...  perché non c'è molto da dire. Altre volte è un fiume in piena.

Mi parla attraverso le foto che faccio delle albe sul monte Cimino, quando la bellezza dei colori che vedi non è arrivabile da nessun pittore al mondo, mi parla attraverso i versetti che leggo,  quando uno mi colpisce più di ogni altro, mi parla attraverso i sogni... ma, soprattutto,  mi parla attraverso i miei silenzi, quando smetto di parlare io, e mi metto all'ascolto.

Quale è il modo in cui Dio parla a te? Perché Dio ti vuole parlare.

Dio non aveva smesso di parlare,  neppure durante i 400 anni in cui la Bibbia è rimasta silenziosa, dal Libro di Malachia alla venuta di Gesù.

Ma i suoi figli (noi)  erano diventati sordi  al messaggio. Ecco la necessità di un segno che nessuno avrebbe potuto male interpretare.

II. Dio parla attraverso Cristo

Nel Signore Gesù Cristo,  Dio rivelò se stesso direttamente a noi.

Attenzione: non sto dicendo che Dio  ha rivelato se stesso  attraverso le parole pronunciate da Gesù,  attraverso il suo messaggio; Gesù non è una “lettera scritta” uno dei tanti profeti.

Gesù Cristo è il vivente,  è rimasto qui tra noi, la sua vita e la sua opera  non è finita, continua ad operare nel mondo e nelle persone: lui stesso dice così in Giovanni 6:

“Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.” (Giovanni 6: 51a) 

E' lui il segno di Dio. Gesù è venuto a rivelare Dio,  a farlo conoscere a noi  in modi che possiamo capire. Se vuoi sapere com'è Dio,  guarda a Gesù!

Quando Filippo chiese a Gesù  di mostrare loro il Padre,  Gesù rispose:

"Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: “Mostraci il Padre”?  "(Giovanni 14: 9)

E tu,  hai visto Dio? Oppure, vorresti vederlo? Giovanni dice:

“Nessuno ha mai visto Dio, solo l'unico Figlio, Dio, che è unito al Padre, è quello che ce l'ha fatto conoscere!” (Giovanni 1:18)

In questo Natale cerca Gesù per vedere Dio, perché lui è venuto per trasformare la tua vita.

III. Dio parla per trasformare

Il miracolo del segno  non è solo nel fatto che Dio ci parla oggi  attraverso Suo Figlio,  ma che quel segno di duemila anni fa  ha ancora il potere di trasformare le nostre vite.

Il Natale è la celebrazione  del più grande segno mai mandato da Dio  è “Emmanuele”, Dio con noi.” La mano di Dio e scesa tanto in giù per poterci venire a toccare,  ad afferrare di nuovo,  a prenderci ancora una volta per mano come faceva nel giardino di Eden, a portarci con lui.

Paolo dice in 1° Timoteo:

“A questo modo, nel tempo stabilito, egli ha dato la prova che Dio vuol salvare tutti gli uomini.” (1 Timoteo 2:6 TILC)

Gesù venne “a tempo stabilito” nel “momento giusto”  per mostrare il segno di Dio  che dice che possiamo essere liberati dai peccati

Perché lo ha fatto? Perché un padre con un bambino sordo apprende la LIS? Perché vuole comunicare con lui, fargli sapere quanto lo ama, consigliarlo, aiutarlo, amarlo in modo completo. Dio voleva che noi sapessimo  quanto lui ci ama .

Gesù è nato per proclamare dare il segno che possiamo essere  liberati.

Che non dobbiamo vivere come prigionieri, che la colpa, i rimpianti, il dolore possono essere vinti.

Conclusione

Come uomini e donne del mondo riceviamo spesso messaggi  che cambiano la nostra  vita.  Un dottore che dice: “Mi spiace, è un cancro".  Una figlia adolescente che confessa: "Io sono incinta.  Uno sposo che afferma: " Non ti amo più, voglio il divorzio.

Siamo onesti: la vita cambia. Ma nel bel mezzo di tutto questo,  c'è un altro messaggio.

“Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Saranno forse le tribolazioni, l'angoscia, le persecuzioni, la fame, la mancanza di vestiti, il pericolo, oppure la spada?” (Romani 8:35 PV)

Il miracolo del segno del Natale è questo: un Dio che scende per dirti:

"Niente di niente potrà mai separarti dal mio amore.  Abbi fiducia in me con tutto il tuo cuore e non appoggiarti alla tua comprensione. Cercami, e dirigerò le tue vie.  Perdona quelli che ti maltrattano, perché io ti darò giustizia. Rallegrati nella sventura, perché il male è solo per un tempo. Parlami, ed io starò lì ad ascoltarti, e sarò pronto a risponderti."

“Né la morte, né la vita, né gli angeli, né i capi spirituali, né il presente, né il futuro né le potenze demoniache  e neppure le altezze o le profondità, nessuna cosa che Dio ha creato sarà mai capace di separarci dall'amore che Dio ci ha mostrato in Gesù Cristo, nostro Signore!” (Romani 8: 38b-39 PV)

Il miracolo del Natale è il miracolo del segno:  Dio ama te e me!  Stai ascoltando?

Preghiamo
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09 dicembre 2018

Il miracolo del momento giusto - I miracoli che porta il Natale 1° parte | 9 Dicembre 2018 |

Gesù non è venuto per caso: Dio lo ha mandato nel momento giusto. Tra i tanti che lo celebreranno senza sapere perché, il mio compito di credente è di testimoniare il miracolo della salvezza.
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(Vai al pulpito e guarda l'orologio per un minuto)

No, non è che mi sia  dimenticato cosa debba dire, e non ho neppure perso improvvisamente la voce; volevo solo farvi apprezzare,  farvi pensare, e farvi pesare, e farvi patire quanto è lungo un minuto!

È  sorprendente  quanto sembri lungo un minuto di silenzio...  ma pensa a quanto sia breve un minuto   quando stai facendo qualcosa che ti piace:

Pensa a quanto sembrasse breve un'ora passata assieme con il tuo sposo, o la tua sposa, nel momento che ti sei innamorata o innamorato di lei... figurati un minuto!

Pensa (e questo è per i giovani) quanto ti pesa staccarti per un minuto dalla PS4  e fare quello che ti hanno chiesto i tuoi genitori.

Lo sai,  ci sono solo 16 giorni e mezzo fino a Natale. Ciò significa che ci sono circa 396 ore  fino a quando il mondo ricorderà la nascita di Cristo. Ciò si traduce in circa 23.000 minuti.

Come investirai questi 23.000 minuti? Li passerai a preparare addobbi, comperare regali, pianificare cene e pranzi?

E in tutto questo,  Gesù, che parte avrà di quei 23.000 minuti?

Noi sappiamo che Natale non è il vero giorno in cui è nato Gesù. E' una data convenzionale, che in molti dicono ( a torto... ma non vogliamo discuterne oggi) che fosse la data di una festa pagana a Roma a cui la chiesa ha sovrapposto una festività cristiana...

Tutto questo a non non ci importa: lo sappiamo, e non crediamo neppure alla neve, alla stalla col bue e l'asinello, e a tante altre tradizioni umane.

Ma non di meno, è questo un periodo  dove possiamo più apertamente parlare alla gente di Gesù Non a tutti, forse non a moltissimi, ma a una considerevole parte, si.

Perché tutti sanno che il Natale festeggia la nascita di Cristo; a moltissimi non importa nulla  se non la festa, i dolci, le cene, ma per una  parte e non è piccola,  Natale è ancora legato alla venuta di Dio in terra.

Per questo tipo di  persone Gesù farà solo parte del panorama, oppure sarà la figura che lo domina?

Sapete, come credenti,  siamo chiamati ad essere “sale delle terra e luce del mondo” a far si che Gesù  non sia solo parte del panorama, ma sia colui che lo domini.

Molte chiese chiamano questo periodo  prima del Natale “Avvento”; il dizionario Treccani ci dice il significato e l'etimologia:

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avvènto s. m. [dal lat. adventus -us, der. di advenire = venire (giungere)+ ad (presso, vicino a)  

per cui «arrivare»]. –  Venuta, arrivo
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Il Natale parla di qualcuno che è giunto “vicino a”... di Dio che si fa uomo per “giungere presso” l'uomo.

Come credenti siamo chiamati a riempire questi 23.000 minuti dove tutti,  in un modo o nell'altro, parleranno di Gesù, con il sale della Parola.

Ma, per far questo, i primi a dover essere “vicini a Gesù” dobbiamo essere proprio noi che ci chiamiamo “credenti”.

Dove sei oggi? In quale modo ti appresti a guardare il mondo che parlerà di Gesù? Sei vicino, o vicina, o sei lontano, o lontana? Sei in attesa solo di festeggiare, oppure sei in attesa di ricordare simbolicamente il miracolo della nascita?

Il Natale parla di un miracolo... Il miracolo del “momento giusto”.

Abbiamo iniziato parlando di “tempo”. Ti sei mai fermato a considerare  quanto sia importante il tempismo per tutto ciò che esiste?  Pianti i pomodori a novembre?   Dipingi l'esterno di casa tua a gennaio?  Vai a nuotare al lago  a febbraio?  No? Perché no? Non è il momento giusto!

C'è un momento giusto per tali attività. Penso che saremmo tutti d'accordo  sul fatto che dicembre non è il momento migliore  per provare a iniziare una dieta, giusto?

Pensa all'importanza del tempo nello sport. Se Ciro immobile non salta col tempo giusto,  non riceverà la palla al centro dell'area  crossata da Luis Alberto,  e non segnerà l'ennesimo gol  per la grande Lazio!

Se la terza frazionista della staffetta 4 x 100  non parte al momento giusto,  non riceverà il testimone tra le righe del cambio,  e non potrà completare la finale alle olimpiadi.

Pensa all'importanza di essere in tempo   nelle nostre vite quotidiane.

Se hai mai perso un volo  perché sei arrivato un minuto dopo l'imbarco  conosci l'importanza di essere in tempo.

Un momento, un intervallo di tempo,  posto nella giusta posizione,  può fare la differenza nel mondo.

Paolo in Galati 4: 4 dice:

“Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio” (Galati 4:4a)

Qui la Parola di Dio dice: " Quando il tempo era pieno,  quando non bisognava aggiungere altro,  quando il livello era riempito...  in QUEL momento preciso,   Dio ha mandato suo Figlio.  "

Un'altra versione dice:  .

"Ma, al momento stabilito, Dio mandò suo Figlio. "(PV) 

Questo rappresenta il miracolo del momento giusto.

I. Gesù è venuto al momento giusto

La Bibbia dice: "Quando il tempo arrivò al completamento, Dio mandò suo Figlio ..."  

Ma la cosa importante non era quella strana nascita in una stalla, ma che Gesù era nato.

Da quando era stata pianificata quella nascita? Fin dalla fondazione del mondo: Vi faccio solo tre esempi:

Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno. “(Genesi 3:15)

Scritto circa 1800 anni prima del primo Natale.

“Perciò il Signore stesso vi darà un segno: ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele” (Isaia 7:14)

Scritto circa 740 anni prima del primo Natale

“Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele.” (Michea 5:1a)

Scritto circa 680 anni prima:

Non solo i credenti stavano attendendo Gesù,  ma gli storici ci dicono  che il mondo romano era in grande attesa,  nel 40 AC un poeta romano, Virgilio, aveva scritto di un liberatore,  un “puer” un bambino di origine divina,  che darà vita ad un nuovo “saeclorum ordo“,  un "nuovo ordine dei secoli"... e da Gesù in poi i secoli saranno divisi in Avanti Cristo  e Dopo Cristo.

Nel mondo antico le vecchie filosofie  greca e romana venivano soppiantate da nuove religioni, e la fame spirituale era ovunque. Dio stava preparando il mondo  per l'arrivo di Suo Figlio. "

Mai come in questo periodo nel mondo era stato facile viaggiare. I romani avevano costruito strade  che collegavano città piccole e  città grandi,  Il mondo era in pace sotto il dominio romano,  e non era un rischio così grande spostarsi.

C'era finalmente una “lingua unica”  che quasi tutti conoscevano, il latino, e per questo  era facile parlare anche tra razze differenti.

Dio decide che “è il momento giusto”: Gesù nascerà in un mondo che lo aspetta, dove le persone sono alla ricerca di Dio, dove le persone possono muoversi e parlare una stessa lingua per  raccontare ad altri che Gesù è nato!

Ti suona familiare la situazione di un mondo dove le vecchie filosofie crollano? Guardati intorno: il comunismo (siate tutti uguali e sarete felici) ha fallito, il capitalismo (siate tutti ricchi e sarete felici) ha fallito, il consumismo (comperate tutto quello che desiderate e sarete felici) ha fallito... e la gente è alla ricerca di qualcosa in cui credere.

Un mondo dove è facile e sicuro spostarsi: i prezzi dei voli sono ormai simili a quelli dell'autobus, che tu ci creda o no, gli ultimi settanta anni sono stati i più pacifici che il mondo occidentale abbia mai conosciuto.

Un mondo dove le persone possono capirsi, perché ci sono due lingue largamente diffuse che quasi tutti capiscono (l'inglese e lo spagnolo).

Gesù ti mette a disposizione tutto questo... affinché tu faccia del Natale non una “adorazione pagana”, ma un mezzo con cui comunicare agli altri che lo cercano che lui è realmente venuto.

II. Gesù  provvede al momento giusto

Molte persone si accontentano di fare il “minimo sindacale”. Esattamente come moltissimi ai tempi di Gesù, si limitarono a “festeggiare” il miracolo senza “accettare” il miracolo.

Gesù era venuto per cambiare le loro vite, in molti si recarono a vedere il neonato, in molti lo avranno ascoltato nei trentatré anni seguenti... ma senza alcun impatto sulle loro vite.

Gesù non è solo venuto al momento giusto; se fosse solo nato,  se fosse venuto solo a “vedere com'è essere umani”, non avremmo alcun motivo di festeggiare. Ma è venuto per provvedere al momento giusto.

 Romani 5: 6 dice:

"Mentre eravamo ancora senza forza, al momento giusto, Cristo è morto per noi peccatori.” (Romani 5:6 PV)

Quando hai bisogno di un miracolo?  Quando non hai più opzioni e risorse. Quando è finita la corda  che ti separa dal baratro. Quando la diagnosi è: malattia terminale.

Solo allora cerchi, solo allora sei in grado  di ricevere un miracolo da Dio.

La nostra malattia era terminale, la nostra corda era esaurita... ma Gesù, “al momento giusto”, è arrivato.

Quante delle persone che conosci  faranno il “minimo sindacale”?  Festeggiare il Natale senza accettare il miracolo? Festeggiare Dio che viene per provvedere alla vera malattia terminale, il peccato, senza accettare il dono, la salvezza.

Io e te siamo chiamati per primi a ricordare che Gesù  è il provvedimento di Dio; che Gesù è venuto per provvedere la salvezza, ma che la salvezza può essere festeggiata, ma prima deve essere accettata.

III. Gesù dice che ora è il momento giusto

Sembra che stiamo sempre aspettando  il momento giusto per fare qualcosa.

Aspettiamo il momento giusto per cambiare lavoro, o per cambiare casa; per comperare l'auto nuova o per dire qualcosa di importante a un nostro caro.

Il Natale ci ricorda che è il momento giusto  per accettare Cristo  come Salvatore e Signore.

Paolo in 2 Corinzi 6: 2 dice::

"Ti ho ascoltato nel tempo giusto e ti ho soccorso nel giorno della salvezza". Ecco, questo è il momento giusto! Oggi è il giorno della salvezza!" (2 Corinzi 6:2 PV)

Ora è il momento giusto  per prendere quell'impegno verso Cristo.  Gesù disse in Marco 1:15:

"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo." (Marco 1:15)

Ora è il momento giusto  per  ricevere il dono di salvezza di Dio. Se non l'hai mai fatto, questo è il momento giusto. Ma il Natale non serve solo  a testimoniare a chi non crede ancora, a chi è curioso e a chi cerca.

Il Natale, questo Natale, può servire a ciascuno di noi per ravvivare la decisione presa tanto (o poco) tempo fa.

Per riaccendere il fuoco sotto la pentola della nostra passione per Cristo. Per mettere nuove  energie nella tua chiesa. Per tornare a lavorare sulla tua famiglia e sul tuo matrimonio. Per rinnovare il tuo impegno a camminare  in stretta comunione con Cristo.

Il momento giusto di avvicinarsi al Signore è ora! Di riempire quel minuto vuoto con cui ho iniziato il messaggio con un “si, Gesù!” che può cambiare la tua vita, o rigenerare la tua fede in lui.

Hai 23.000 minuti da qui a Natale, ma non rimandare questo impegno devi farlo oggi  perché ora è il momento giusto.

Preghiamo

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02 dicembre 2018

Guardare con gli occhi della fede - Saper gestire lo scoraggiamento 3° parte | 2 Dicembre 2018 |

Spesso siamo scoraggiati da ciò  che i nostri occhi vedono. Questo perché guardiamo il mondo e le situazioni della nostra vita con i nostri occhi umani. E invece, come credenti, dobbiamo imparare a guardarli con gli occhi della fede in Cristo.

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Siamo all'ultimo messaggio della serie sullo scoraggiamento: nei precedenti due messaggi abbiamo detto che:
  • è un male universale (tutti lo provano prima o poi)
  • è un male ricorrente (non è possibile diventarne immuni)
  • è un male contagioso (persone scoraggiate fanno scoraggiare altre persone)
  • ed è un male subdolo (comincia così lentamente che non riconosciamo di esserlo).
Il libro di di Neemia ci mostra che lo scoraggiamento arriva  principalmente per quattro cause;
  • la fatica,
la cura è : RIPOSA!
  • la frustrazione
la cura è: BUTTA VIA L'IMMONDIZIA SPIRITUALE!
  • i fallimenti
la cura è: NON MOLLARE DOPO UNA SCONFITTA!
  • e la fifa, 
la cura è : NON ASCOLTARE LA VOCE DI CHI TI ODIA

Abbiamo poi visto che  non dobbiamo solo curare lo scoraggiamento, ma che lo dobbiamo superare
  •  avvicinandoci a Dio
digiuno e preghiera sono un buon metodo
  • ricordando chi è Dio
farlo a voce alta è un buon metodo
  • riorganizzando la nostra vita
cambiare ciò che fai, oppure trovare un modo migliore di farlo.
  • combattendo il pessimismo
non abbandonandoci allo scoraggiamento senza lottare.

Sapete, il libro di Neemia  è uno di quei libri della Bibbia, che ci presenta un Dio “silenzioso”: in tutto il libro non c'è un solo versetto dove si dice che Dio ha apertamente parlato, a chiesto,  ha ammonito,  ha domandato  o a comandato  qualcosa a Neemia o ad altri.

Tutto sembra avvenire per volontà di Neemia... Siamo sicuri? Questo è quello che dice Neemia al capitolo 1,  quando era ancora in Babilonia, e tutto doveva ancora avere inizio:

“Ricòrdati della parola che ordinasti al tuo servo Mosè di pronunciare: ‘Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica, anche se sarete dispersi negli estremi confini del mondo, io di là vi raccoglierò e vi ricondurrò al luogo che ho scelto per farne la dimora del mio nome’.” (Neemia 1:8-9)

Qualche volta siamo scoraggiati perché pare che Dio si sia dimenticato di noi. Che non si curi più delle nostre pene, che ci abbia abbandonato a noi stessi, a noi stesse, che sia silenzioso...e non voglia più parlarci...

Quello che afferma Neemia in questo versetto, attraverso un “imperativo retorico”, (“Ricordati”... come se Dio potesse dimenticare...) è che ciò che ha detto Dio quello avverrà... se...

Dio non cambia; Dio ha promesso di non abbandonarci mai se... e fra un po' vedremo quel se.

Neemia ricorda che è scritto:

“Ma di là (dalle deportazione in Babilonia) cercherai il Signore, il tuo Dio, e lo troverai, se lo cercherai con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua. Nella tua angoscia, quando tutte queste cose ti saranno accadute, negli ultimi tempi, tornerai al Signore, al tuo Dio, e darai ascolto alla sua voce; poiché il Signore, il tuo Dio, è un Dio misericordioso; egli non ti abbandonerà e non ti distruggerà, non dimenticherà il patto che giurò ai tuoi padri.” (Deuteronomio 4:29-30)

Neemia ha lottato contro lo scoraggiamento, e lo ha vinto, perché si ricordava che Dio  è un dio fedele, che non cambia le sue decisioni  se.. Se tu lo cerchi  e gli obbedisci.

Nel precedente messaggio  avevamo appena accennato dell'episodio degli esploratori mandati da Mosè nella terra promessa per vedere se sarebbe stato facile entrare. Oggi lo vediamo meglio, perché ci è di aiuto nel capire che lo scoraggiamento spesso nasce  da cosa vediamo con gli occhi.

Il Signore aveva detto questo a Mosè:

“Il SIGNORE disse a Mosè... 'Vi farò entrare nel paese che giurai di dare ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe. Io ve lo darò in possesso; io sono il SIGNORE' "(Esodo 6:1, 8)

(Contesto: il popolo di Dio è arrivato alla Terra Promessa. Durante il viaggio Dio li ha guidati, nutriti e fatti consapevoli della sua presenza in centinaia di occasioni - Mar Rosso, manna, quaglie, tavole delle legge ecc.-. Mosè manda 12 esploratori a vedere com'è questa terra che ha dato loro il Signore.)

Al rientro degli esploratori, il 16,6% di essi (ovvero 2) dissero “se po fa”,  mentre l'83,3% (cioè 10)  dissero “nun è cosa”.

Qual'è la causa di questa maggioranza schiacciante? Che l'83% guardava il futuro con gli occhi della paura. Cosa succede quando faccio questo?

1. Amplifico gli aspetti negativi  

“Fecero il loro racconto, e dissero: "Noi arrivammo nel paese dove tu ci mandasti, ed è davvero un paese dove scorre il latte e il miele, ed ecco alcuni suoi frutti. PERO', il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e grandissime, e vi abbiamo ANCHE VISTO dei figli di Anac. (Numeri 13:27-28)

Vedono gli aspetti positivi: scorre latte e miele,  frutta gigante. Ma vedono soprattutto gli aspetti negativi: popolo potente,  città fortificate e grandissime,  popolazione di giganti! Se guardo con gli occhi della paura,  vedrò solo gli aspetti negativi, dimenticando completamente quelli positivi che spesso sono uguali o più grandi.

2. Sviluppo una mentalità perdente

"Gli Amalechiti abitano la parte meridionale del paese; gli Ittiti, i Gebusei e gli Amorei, la regione montuosa; e i Cananei abitano presso il mare e lungo il Giordano". (Numeri 13:29)

I dieci esploratori  si mettono a fare il conto di tutte le popolazioni, se avessero avuto Google  avrebbero cercato i dati della popolazione.

Contano e ricontano... e alla fine stabiliscono: “siamo più deboli non abbiamo sufficiente forza non ce la faremo mai non proviamo nemmeno”.

Se guardo con gli occhi della paura tutto intorno diventa più alto di due metri, più pesante di cento chili, più distante di dieci chilometri.

3. Accetto la sconfitta a tavolino

“Ma gli uomini che vi erano andati con lui, dissero: "Noi non siamo capaci di salire contro questo popolo, perché è più forte di noi".” (Numeri 13:31)

Avete presente quando una squadra di calcio non si presenta in campo? L'arbitro fischia la fine  di un incontro mai iniziato, e alla squadra che c'era  viene assegnato il 3 a 0 a tavolino.

4. Influenzo negativamente altri 

“E screditarono presso i figli d'Israele il paese che avevano esplorato, dicendo: "Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo vista, è gente di alta statura,  e vi abbiamo visto i giganti, figli di Anac, della razza dei giganti. Di fronte a loro ci pareva di essere cavallette; e tali sembravamo a loro” (Numeri 13:32-33)

Se io, che ho visto il paese con i miei occhi dico ad altri che non lo hanno visto  che non si può entrare, nessuno più penserà che si possa entrare. Facendo questo sto dicendo:
  • a) non penso che io sia capace, 
e sono depresso;
  • b) non penso che nessuno ne sia capace,
e sono depresso;
  • c) neanche tu dovresti sentirti capace: 
sentiti depresso assieme a me!

5. Mi sento un  fallito/una fallita

“Allora tutta la comunità gridò di sgomento e alzò la voce; e il popolo pianse tutta quella notte. Tutti i figli d'Israele mormorarono contro Mosè e contro Aaronne, e tutta la comunità disse loro: "Fossimo pur morti nel paese d'Egitto! O fossimo pur morti in questo deserto!” (Numeri 14:1-2)

Comincio a piangermi addosso,  accuso gli altri di ciò che mi accade, penso che anche le mie azioni passate  sono state un  fallimento,  o comunque errate

Sapete quale è l'origine di TUTTI questi cinque punti? È un unico punto: quando guardo con gli occhi della paura...

# Dimentico le promesse di Dio

Neemia aveva detto a Dio, (ma piuttosto a se stesso) “Ricordati che hai promesso di raccoglierci e di darci una nazione dove vivere in pace” .

E l'effetto del mio dimenticare le promesse è che comincio a fare piani da solo, per cercare di cavarmela senza Dio.

“Perché il Signore ci conduce in quel paese dove cadremo per la spada? Là le nostre mogli e i nostri bambini diventeranno preda del nemico. Non sarebbe meglio per noi tornare in Egitto?» 4 E si dissero l’un l’altro: «Nominiamoci un capo, torniamo in Egitto!” (Numeri 14:3-4)

Siamo arrivati al capolinea della nostra fede:
  • c'è il terrore - "Là le nostre mogli e i nostri bambini diventeranno preda del nemico." (v.3)
  • la disobbedienza - "E si dissero l'un l'altro: "Nominiamoci un capo" (v.4a)
  • che ci fa prendere cattive decisioni - "Torniamo in Egitto!" (v.4b)
All'inizio della predicazione avevamo detto che Dio non cambia idea, mantiene le promesse, se...

Sapete,vero, cosa c'è dopo quel se? “Se ti fidi di me, se mi obbedisci, se segui le mie regole, se cerchi il mio volto ogni giorno.”

Ma se tu non ti fidi, non obbedisci, non lo segui non lo cerchi,  le conseguenze sono inevitabili:

“Tutti gli uomini che hanno visto la mia gloria e i miracoli che ho fatto in Egitto e nel deserto, quelli che mi hanno tentato già dieci volte e non hanno ubbidito alla mia voce, certo non vedranno il paese che promisi con giuramento ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà; (Numeri 14:22-23)

L'antitodo 

Quale è l'antidoto  che mi impedisce di guardare la realtà con gli occhi della paura?

Impara a guardare con fede!

“Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè, e disse: "Saliamo subito e conquistiamo il paese, perché possiamo certamente farlo".  (Numeri 13:30 ND)

Non si sconfiggono le paure rintanandosi in un buco. Non riprenderai sonno se prima non sarai sceso a vedere cosa ha causato quel gran rumore in cucina.

Devo affrontare le mie paure e sconfiggerle muovendomi versi di loro, non lontano da loro.

Muoviti contro le tue paure. Credi di poter avere ciò che Dio ti ha promesso; Gesù stesso ha detto in Giovanni 11:40:  «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?»  Smettila di nutrire le tue paure!

Come posso avere gli occhi della fede? Ci sono due passi da fare.

1. Invito Gesù in ogni stanza della mia vita

"Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove." (2 Corinzi 5:17)

Quali “stanze” non hai fatto ancora entrare Gesù? Quale deve essere ancora “rinnovata? La sala da pranzo,  dove nutri la tua vita con le cose che possiedi e che mangi oppure la camera da letto,  dove vivi la tua vita col tuo sposo o con la tua sposa oppure lo studio,  dove svolgi il tuo lavoro o forse il il ripostiglio quel luogo oscuro dove si nascondono tutte le cose che non vogliamo che mai nessuno veda?

Se voglio gli occhi della fede  non mi basta SAPERE che Gesù può cambiare OGNI stanza...  ma sono IO che devo aprire la porta!

2. Faccio tutto quello che Dio mi dice di fare

“Giosuè ... e Caleb.... dissero al popolo: "Il territorio percorso in lungo e in largo durante la nostra esplorazione è davvero una bella terra. È una terra dove scorre latte e miele. Basta che il Signore sia a noi favorevole: ci condurrà in essa e ce la darà in possesso. Non ribellatevi al Signore! Non dovete aver paura degli abitanti di quel territorio: li mangeremo vivi! Gli dèi che li proteggono, li hanno abbandonati; invece il Signore è con noi. Non devono farvi paura!". (Numeri 14:6-9 TILC)

Conlusione

Con quali occhi vuoi guardare l'anno che viene,  e il decennio che viene?  Con quelli della paura, o con quelli della fede?

Neemia, Caleb, Giosuè non solo ricordavano le promesse di Dio ma AGIVANO perché sapevano che Dio avrebbe mantenuto quelle promesse.

La fede è movimento;  farai quei  passi? Inviterai Gesù in OGNI stanza,   farai tutto quello che Dio ti dice di fare?

Neemia chiude il suo libro così:

“Ricòrdati di me, mio Dio, per farmi del bene!” (Neemia 14:31b)

Cosa vuoi che ricordi di te Gesù? Il tuo sguardo di paura, oppure gli occhi della tua fede in lui.

Paolo afferma:

“io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13)

Dio non dimentica le promesse. Dio non cambia. Dio usa te per il suo regno...se hai fede in quelle promesse.

Preghiamo.


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