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06 maggio 2018

Perdonare per essere guariti | 6 Maggio 2018 |

Dio non ci ha creati per vivere nel risentimento. Per guarire e per vivere senza stress devo vivere una vita di perdono: perdonare come siamo stati perdonati.
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Abbiamo iniziato da tre settimane a parlare di perdono. La scorsa settimana avevamo visto cosa intendeva Gesù per “vero perdono” quando dice 

“Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori.” (Matteo 6:12)

“Perdona i nostri peccati, come noi abbiamo perdonato a quelli che ci hanno offesi.” (Matteo 6:12 PV)


E avevamo visto che Gesù dice che per chi crede perdonare non deve essere un episodio, ma una abitudine.

E abbiamo visto la prima parte del racconto che lui fa del re che perdona il debito al servo:
lo rileggiamo brevemente:


“Perciò il regno de' cieli è simile ad un re che volle fare i conti coi suoi servitori.  E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato.Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto”. Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. (Matteo 18:23-27)



Il Re aveva deciso di scendere la piramide, aveva dato il perdono incondizionato qualcosa di immotivato (il servo non avrebbe mai potuto pagare) qualcosa che ha a che fare non con quello che è successo (il debito, la promessa del servo) ma con CHI è la persona offesa (il Re!).

Il servo era “libero” dal suo debito, il Re non era più legato a lui da quel debito. Da ora in poi Re e servo sarebbero stati di nuovo in pace e nessuno sarebbe stato legato all'altro.

Ho detto più volte che solo chi è stato perdonato perdona. Vi voglio fare una domanda: perché è venuto Gesù? Per salvarci? Senza dubbio! Ma essere salvati non basta! Gesù non vuole  solo salvarci  ma vuole che diventiamo suoi “discepoli”.

La parola “discepolo” significa “colui che apprende”. Ricordate il brano di Matteo 28 che chiamiamo “Il Grande Mandato”?

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.” (Matteo 28: 19:20)

Dio ci salva affinché impariamo da Gesù e possiamo insegnare ad altri quello che Gesù ci insegna.

Tutto ciò che ha fatto e detto Gesù contiene perciò un insegnamento che noi, se vogliamo essere suoi discepoli,dobbiamo imitare.

Quale era l'insegnamento di un Re che perdona un servo? (Ricordate che il Re rappresenta Dio.) La natura di Dio è quella di perdonare anche cose che sembra impossibile perdonare.

Se il servo avesse appreso la lezione, la storia potrebbe essere finita qua. Ma Gesù ci conosce, e per questo spesso le sue storie non sono “ideali” non raccontano di come gli uomini si dovrebbero comportare ma sono “reali”, ovvero di come l'uomo generalmente si comporta. E il servo rappresenta (ovviamente) come generalmente ci comportiamo noi.

“Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello che devi!"   Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò".  Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito.”  (Matteo 18:28-30)

Cento denari, ovvero 12 Euro! Un nulla  a paragone degli 8.600.000 suoi! Ma il servo era nel suo pieno diritto! C'era infatti una legge romana  che autorizzava lo “strangolamento del debitore” da parte del creditore fino al quasi soffocamento.

Da che parte ha deciso  di iniziare la piramide il servo? Ovviamente, dalla base! Questo, ci sta dicendo Gesù,  è la maniera normale di agire  degli uomini e delle donne.

Non ci credete?  Quante trasmissioni TV conosci dove ci sono persone che litigano? (GF, Isola, talk shows). In quante di queste trasmissioni  ci sono persone che si perdonano per le offese ricevute? ZERO! La società moderna indica il perdono come un segno di “debolezza”.

Tra Dio che ti ha perdonato e tu che lo avevi offeso, chi dei due è il più debole? Chi il più forte? Dio non è il “più forte”, Dio è ONNIPOTENTE!

Nel momento in cui tu perdoni, stai attingendo all'onnipotenza di Dio, stai imitando uno dei tratti distintivi del tuo Signore, la capacità di perdonare  partendo dall'alto della piramide.

Gesù ci sta dicendo: “Io voglio che tu come discepolo apprenda a perdonare anche la più piccola cosa come sei stato perdonato per il tuo debito enorme.”

Secondo voi, perché il servo non perdona 12 Euro? (13 giorni di paga) Probabilmente il servo non perdona, perché non aveva ancora compreso che non gli servivano più soldi per ripagare il Re.

In una parola:  si sentiva ancora “colpevole”.  Più le persone si sentono colpevoli,  più tendono a non perdonare.

Chi è perdonato, chi sa di essere stato perdonato grandemente, perdona grandemente. Paolo ci esorta così:

“Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.” (Efesini 4:32)

Genesi 1:27 dice che “Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio”: e non voleva dire che Dio ha  due braccia,  due gambe,  due occhi,  un pancreas, ma che Dio ci ha strutturati in modo che la nostra vita rifletta le le SUE caratteristiche, la SUA natura.

Quello che ho in mano adesso è un cavatappi: è stato studiato per togliere i tappi. La sua forma è in funzione di ciò che deve fare. Fintanto che lo uso come cavatappi, non avrò alcun problema.

Ma supponiamo che un giorno decida che il mio cavatappi  non debba solo solo togliere i tappi, ma anche aprire le scatole di tonno. Volete provare? Rischierete di farvi male, forse riuscirete a farlo ma con grande fatica,  e gran tempo.

La stessa cosa vale per noi uomini e donne: non siamo stati studiati per odiare,  per serbare rancore, ma per perdonare, poiché la caratteristica di Dio sulla base della quale sono stato creato è di perdonare scendendo dall'alto della piramide  non salendo.

Ne volete una prova? Abbiamo detto con  il cavatappi  che la forma ne determina l'uso, fintanto che lo uso  per ciò per cui è stato creato non avrò problemi. Ha una forma adatta a sopportare lo sforzo di cavare un tappo. Se lo uso come apriscatole, probabilmente si romperà.

Allo stesso modo, se sono stato creato per poter mantenere il peso  del rancore e non perdonare, allora questo non dovrà provocare danni al mio fisico.

L'evidenza clinica non è proprio d'accordo: guardate questa scheda della Johns Hopkins University (la maggiore Università di ricerca al Mondo) circa gli effetti del non perdonare sul fisico:


“Gli studi clinici hanno evidenziato che lunghi periodi di non perdono provocano nel cervello una diminuzione dell'attività nella corteccia prefrontale e un aumento dell'attività nel sistema limbico, il quale comporta:
aumento dei livelli di cortisolo (aumento di peso peso, infiammazioni)

  • aumento della pressione sanguigna e battito cardiaco (aumentato rischio di infarto)
  • aumento del livello di colesterolo LDL (aumentato rischio vascolare/ictus)
  • diminuita funzionalità del pancreas (aumentato rischio di Diabete)
  • disturbi del sonno (aumentato rischio di depressione)
  • immunodepressione (riduzione delle difese immunitarie e aumentato rischio di infezioni/cancro)

In sintesi: stai cercando di fare l'apriscatole, quando sei un cavatappi.

Ogni qualvolta provi rancore e risentimento verso qualcuno,  sappi che quel qualcuno:

a) non ne subisce alcuna conseguenza
b) probabilmente neppure si ricorda del motivo del tuo rancore
c) l'unico che ne paga le spese sei te.

Giobbe afferma:

“Il cruccio non uccide che l'insensato e l'irritazione fa morire lo stolto.” (Giobbe 5:2)

Siamo stati studiati per perdonare, non per mantenere il rancore e il risentimento.

Gesù ha prima mostrato la natura di Dio (perdonare) e poi la tendenza dell'uomo (non perdonare). Ora tira le somme e mostra la conseguenza  della tendenza umana.

“Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti;  non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?"  E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva.” (Matteo 18:34)

In pratica il Re condanna all'ergastolo il servo,   essendo un debito impossibile, da ripagare.

La parola “aguzzini” in greco è “basanistace”  che significa “torturatori”.  Gesù è arrivato al punto:  se colui a cui Dio ha perdonato gli 8.600.000 Euro  strozza un suo collega per 12,  allora lo si dia ai torturatori.  Se tu a cui è stato perdonato  moltissimo  non perdoni il poco che ti deve l'altro,  allora devi essere dato al torturatore.  E sarà la tua stessa natura, sarai te stesso a torturarti!

Cosa è che non riesci a perdonare?  Quale cosa ti tortura tutte le volte che ci pensi?  Lasciala andare!
Liberatene!  E' per il tuo bene,  non per quello dell'altro!

C'è nel racconto di Gesù sul perdono, un'ultima e fondamentale indicazione:

“Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello". (Matteo 18:35)

Vi prego di notare la frase “di cuore”;   Gesù chiede di perdonare non con la  testa -  “io so che debbo perdonare perché lo dice la Bibbia/gli amici credenti/il pastore”  ma col cuore  (in questo caso la parola greca “kardia” intendeva proprio il sentimento, non la logica) “io sento il bisogno di perdonare”-:   "Lo so, lo sento, lo faccio, sono libero, sono libera!"

Le prossime volte parleremo  di cosa ci aiuta a perdonare e della differenza tra perdonare e dimenticare.

Dio non ti ha creato per serbare rancore, ma per lasciare andare,  perdonare, usare grazia.

Gesù ti chiama per il tuo bene a perdonare con la stessa grazia con cui sei stato perdonato, sei stata perdonata.

Fermiamoci a pregare.
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