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20 maggio 2018

La strategia di Dio per chiedere perdono | 20 Maggio 2018 |

Esiste una strategia per chiedere perdono?  La Bibbia è disseminata di istruzioni,  di piani, di strategie che il Signore predilige, perché sa che sono quelle  realmente efficaci.---

Esiste una strategia per chiedere perdono? Perché, sapete,  siamo molto bravi a fare piani per ferire gli altri, ma quando si tratta di chiedere scusa sovente non sappiamo da dove iniziare.

C'è una indicazione nella Parola di Dio che mi aiuti a sapere “come fare” un piano studiato da Dio attraverso cui le mie probabilità  di di essere perdonato,  di essere perdonata siano più alte?

Fortunatamente  la risposta è: Si! Dico ironicamente “fortunatamente” in quanto Dio ci conosce, e sa che non siamo molto capaci  a studiare piani perfetti.

Ed è per questo che la Bibbia è disseminata di istruzioni,  di piani, di strategie che il Signore predilige, perché sa che sono quelle  realmente efficaci

Proverbi dice che:

“Ci sono molti disegni nel cuore dell’uomo, ma il piano del Signore è quello che sussiste.” (Proverbi 19:21)

Spetta a noi cercali, trovarli ed applicarli.

Nel Vangelo di Luca, Gesù  spiega che il Padre è alla ricerca di coloro che sono perduti,  e lo fa attraverso tre racconti: quello di una pecora che si è involontariamente persa, quello di una moneta che involontariamente è stata persa e infine quello di un uomo che volontariamente si è perso, allontanandosi dal padre e dalla sua casa.

Mentre nei primi due racconti  non c'è volontarietà di perdersi da parte di nessuno in quello del “figliol prodigo” c'è una chiara volontà e una altrettanto chiara offesa del figlio verso il padre.

La fine della storia, lo sappiamo tutti, è positiva: il figlio viene riaccolto in casa, si uccide il vitello grasso, gli viene ridato l'anello  che simboleggia la possibilità di agire,  comprare, vendere e stabilire contratti  come fosse il padrone di tutto.

Ma tutto questo non è avvenuto “in un attimo”, non è stato “automatico” il perdono del padre; non è stato un semplice  “scusa pà ” rientrando a casa da parte del figlio a riabilitarlo. C'è stato un processo,
un piano che Dio a messo lì affinché aiuti noi  a sapere quale sia il piano migliore per chiedere perdono.

Tutto parte dal nostro egoismo

Leggiamo assieme l'inizio della storia:

“Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni.” (Luca 15:11-12)

Quello che fa il figlio è chiedere un terzo  dei possedimenti del padre  che normalmente otterrebbe quando il padre muore.

A noi occidentali questo versetto  appare come una domanda un po' “bizzarra”, un po' avventata del figlio, ma niente di più.

Per gli ebrei che ascoltavano invece aveva un impatto completamente differente: il figlio, difatti, stava chiedendo al padre  di andare più volte  CONTRO la legge ebraica.

Per prima cosa,  lui non era il primogenito, ma il secondo. Il primogenito aveva, per legge, la priorità sul possesso  e sulla scelta dell'eredità

Per seconda cosa,  stava disobbedendo al quinto Comandamento, che recita “onora tuo padre e tua madre”, e chiedendogli di avere i soldi prima della sua morte gli stava dicendo: “Per me tu sei come morto”; stava disonorando il padre.

Per terza cosa, c'erano delle leggi  che impedivano la vendita del terreno  al di fuori della famiglia.

Israele era un paese di allevatori di bestiame, la ricchezza si calcolava  non in palazzi o azioni in banca, ma in capi di bestiame posseduti. Ma, per poter nutrire il bestiame, era necessario possedere terreni.

E' per questo che la legge di Mosè metteva grandissime restrizioni  sulla cessione della terra ad altri,
tanto è vero che che, dopo cinquanta anni, nell'anno del Giubileo, le terre dovevano ritornare ai proprietari anche se le avevi pagate. così da non disperdere il patrimonio di terreni con cui nutrire gli animali.

Gesù ci da una indicazione molto chiara: il peccato,  tutti i peccati, nascono dall'egoismo.

Quando mi concentro su di me e io divento il centro dell'universo, sono disposto a passare sopra qualsiasi legge fosse anche quella di Dio.

L'egoismo porta sempre alla separazione

“Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.” (Luca 15:13)

Quando c'è un'offesa, c'è sempre una separazione. Ed è interessante che la separazione,
stavolta avviene a causa di chi ha offeso di chi dovrebbe essere perdonato, non di chi dovrebbe perdonare.

Quando pecchiamo contro gli altri, stiamo dicendo: “Io sono più importante di tutti, io ho più diritto degli altri, io merito di più degli altri”. E così ci separiamo dagli altri.

Paolo  consiglia, invece, l'esatto opposto.

“Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri.” (1 Corinzi 10:24)

In un altro passo (Romani 12:10)  dirà che dobbiamo fare “a gara” per renderci l'onore. In un'altro che dobbiamo stimare gli altri più di noi stessi.

Tutto questo perché sa che se ci isoliamo attraverso il peccato dal resto del mondo, e da chi ci ama,  la rovina è lì a due passi

“Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava.” (Luca 15:14-16)

Come chiedere perdono secondo Dio

Spesso si dice che, quando scendiamo in basso, per risalire  dobbiamo toccare il fondo, darci una spinta per tornare su.

E quello che da qui in avanti Gesù illustra, è  come il giovane prende coscienza, pianifica ed agisce per poter chiedere il perdono del padre.

Questo è un metodo molto pratico che io e te possiamo applicare quando ci troviamo a dove chiedere perdono e non sappiamo da dove cominciare.

1. Valuta obiettivamente le tue azioni

“Allora, rientrato in sé, disse” (Luca 15:17a)

La prima cosa che fa il giovane, è valutare con obiettività  il suo comportamento.

Qui Gesù sta dicendo che, quando commetti peccato sei “fuori di te”. Sei stato progettato per essere felice, fintanto che segui le “istruzioni per l'uso” di ti ha creato.

Il peccato ci porta fuori dal piano di Dio, e per poter ritornare ad essere felici, dobbiamo “ritornare” dalla nostra passeggiata  fuori da noi.

2. Valuta la differenza tra prima e adesso

“Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!” (Luca 15:17b)

La seconda cosa che fa il giovane, è valutare la differenza tra la situazione prima dell'offesa, e dopo l'offesa: “qua fame,  a casa di mio padre abbondanza”

In sostanza ciò che devi fare  è di valutare quale beneficio  hai tratto dal tuo peccato.

Spesso sembra che il nostro peccato porti al nostro utile, altrimenti, perché lo faremmo!

Per il figlio era stato così:  mesi di donne e champagne... ma poi era arrivata la fame.

Se valuti l'impatto a lunga scadenza delle tue azioni,  vedrai che che il bilancio  tra guadagno e perdita è sempre negativo.

3. Fai un piano

“Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi’”. (Luca 15: 18-19)

Il giovane non ha semplicemente preso il primo autobus verso casa, ma si è fatto un piano mentale ben preciso: questo vedremo che lo aiuterà quando vedrà il padre, a non dimenticarsi le cose importanti da dire: offesa (ho peccato contro te), conseguenza (non sono più degno), prezzo disposto a pagare (trattami come un tuo servo).

Fare un piano di quello che dirai è importate.

a) Per prima cosa perché ti “rilassa: sai perfettamente quello che dirai anche sotto stress.

b) Dimostra all'altro che ci hai pensato, che non è una decisione impulsiva.

c) Ti obbliga a riflettere  sulle possibili conseguenze delle tue azioni.

d) Offre all'altro la possibilità  di mostrare grazia nei tuoi confronti.

4. Agisci

“Egli dunque si alzò e tornò da suo padre.” (Luca 15:20a)

Sembra quasi superfluo dirlo, ma credetemi che non lo è. Non potete immaginare quante persone
facciano tutto bene nei primo tre passi... ma si blocchino sul più importante:  l'azione.

E questo avviene per i più svariati motivi: paura di essere rifiutati timidezza, imbarazzo, non trovare il momento giusto, e neppure cercarlo...

I primi tre passi, non valgono nulla se non decidi di agire.

5. Ammetti la tua colpa senza se e senza ma

“Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò.  E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. (Luca 15:20b-21)

Quando chiedi scusa, non appellarti alle “attenuanti generiche” ai “si però anche tu...”. ai “che vuoi, io sono fatto così” ai “ho avuto un'infanzia difficile”...

Quello che devi fare, è ammettere TUTTA la tua colpa, e appellarti alla clemenza della corte.

Avete notato?  Il giovane ha usato pare pare le parole che aveva pensato quando ha elaborato il piano.

Non ha dovuto improvvisare lì sul momento, con l'emozione di rivedere casa, il padre che lo abbraccia e lo bacia.

Se non avesse fatto il piano, non sarebbe stato probabilmente capace di chiedere scusa per filo e per segno del suo peccato.

Conclusione

Gesù concluderà così la storia:

“Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”. (Luca 15:22-24).

Questa serie di predicazioni si intitola “Perdonare come Dio mi perdona”. Gesù vuole illustrare che Dio non sale la piramide dal basso, ma scende dall'alto ad incontrarci e perdonarci. Non posso assicurarti che troverai un interlocutore simile a Dio  quando chiederai perdono.

Qualche volta sarai stupito  di vedere che chi avevi offeso non vedeva l'ora di poterti perdonare.

Altre volte sarai rifiutato, ma tu avrai fatto del tuo meglio; il resto lo dovrai lasciare all'altro.

Il percorso per chiedere perdono che Gesù ci mostra, è impegnativo, perché coinvolge tutto di noi: il ravvedersi, il fare un piano, l'agire, l'umiliarsi.

Costa fatica, ma ricordati:  Dio è più interessato al tuo carattere che alla tua comodità.

Perché il mondo comodo prima o poi finisce, ma il carattere,  quello lo porterai con te per l'eternità.

Fermiamoci  a pregare.

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