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25 marzo 2018

Cosa gridi a Gesù? | 25 Marzo 2018 |

Che tipo di Messia ti aspetti per la tua vita? Un Messia soldato che sconfigga i tuoi nemici e ti dia vittoria in questa vita, o un Messia servo che guarisca la tua vita?---

Oggi vorrei iniziare facendo un gioco con voi: vediamo se conoscete il vero significato di alcune parole che tutti noi usiamo.

La prima è molto comune: “ciao”.

Ciao deriva da una parola in lingua veneziana, “s'ciao” che a sua volta deriva dal latino “sclavus”, che significa “schiavo”. “S'ciao” veniva usato tra i nobili veneti  in segno di riverenza verso  l'altro; chi lo diceva affermava all'altro "vi sono schiavo".

Quando dici “ciao” a qualcuno gli stai dicendo “sono tuo servo”.

Proviamo con una un po' meno comune: “mannaggia”.

Mannaggia deriva dalla frase usata a Napoli e nel sud Italia “mal n' aggia” che significa “male ne abbia”.

Quando dici a qualcuno “mannaggia a te” gli stai augurando di sperimentare qualche tipo di male.

Vediamo con una terza, più facile: “malanno”.

Questa è facile, perché non è altro che l'unione di due parole: mal + anno, per cui “anno cattivo”

Se dici di avere un malanno,  stai dicendo che sei stato malato tutto l'anno!

Ok. Ora proviamo con qualche parola che usiamo spesso come credenti.

Cominciamo con una usatissima: “amen”.

E' una parola ebraica che significa “certamente”, “davvero”,  e anche “sia così”.

Quando dici “amen”  affermi che quello che tu o altri hanno detto  è davvero così.

Un'altra comune: “alleluia”.

E' una parola composta ebraica composta da “halle” = lodiamo + “jah” = l'abbreviazione di “Yahweh” = Dio.

Quando dici alleluia stai dicendo “lode a Dio”!

Una ultima:  osanna.

E' una parola ebraica... ma piuttosto che spiegarvela, questa parola voglio mostrarvela in un passo della Bibbia che si lega a questa domenica di Quaresima, la domenica delle Palme.

E voglio riflettere su di essa assieme a voi per non usarla a sproposito nella nostra vita di credenti.

“1 Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero a Betfage, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, 2 dicendo loro: «Andate nella borgata che è di fronte a voi; subito troverete un’asina legata e un puledro con essa; scioglieteli e conduceteli da me. 3 Se qualcuno vi dice qualcosa, direte che il Signore ne ha bisogno, e subito li manderà». 4 Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta: 5 «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un’asina, sopra un asinello, puledro d’asina”». 6 I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato; 7 condussero l’asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli e Gesù vi si pose a sedere.  8 La maggior parte della folla stese i mantelli sulla via; altri tagliavano dei rami dagli alberi e li stendevano sulla via. 9 Le folle che lo precedevano e quelle che seguivano gridavano: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!3 Osanna nei luoghi altissimi!» 10 Quando fu entrato in Gerusalemme, tutta la città fu scossa, e si diceva: «Chi è costui?» 11 E le folle dicevano: «Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea». (Matteo 21: 1:11)

Vedete, qui c'è la parola “osanna” Da questa parola deriva un verbo italiano “osannare”, la cui definizione sul vocabolario Garzanti è questa: “fare oggetto di manifesta e accesa ammirazione”.

In Italia e nel mondo si “osannano”  cantanti, attori, calciatori, ...qualche politico...  pochi davvero!

A loro si manifesta ammirazione per quello che hanno fatto, una canzone, un film, un gol... difficilmente una legge!

E' questo ciò che le folle  stavano facendo con Gesù? Lo stavano “osannando”  per quello che aveva fatto?

Per saperlo dobbiamo capire cosa stavano dicendo gridando “osanna”, capire il significato di questa parola

Così' come quando dico “ciao”  affermo di volerti servire , cosa intendo quando dico “osanna”?

Se avete una Bibbia davanti,  dovreste avere una nota accanto alla parola “osanna” che indica che è una citazione del Salmo 118:25. Vogliamo vedere cosa dice il Salmo?

“O Signore, dacci la salvezza! O Signore, facci prosperare!” (Salmo 118:25)

Dov'è “osanna”? Io non la trovo nel salmo!

Chi ha scritto le note delle vostre Bibbie presuppone che siate esperti di lingua ebraica!

Infatti, nell'originale  quello che è tradotto con “dacci la salvezza”  In ebraico è parola ,“yasa”, che significa “sii aperto, dacci rifugio” per cui “dacci la salvezza”

Nel brano di Matteo quello che gridavano le folle  è la parola “yasa” + “na” = yasana. (diventato poi osanna). “Na” significa, semplicemente, “adesso”. Per cui le folle stavano gridando “dacci la salvezza adesso”.

Vedete, le folle non stavano “osannando” Gesù come facciamo noi con un cantante famoso o con Messi o Ronaldo, per quello che hanno fatto.

Certo, molti  sapevano dei suoi insegnamenti e anche dei suoi miracoli, ma non lo stavano osannando per quelli!

Gli stavano gridando  “dacci la salvezza... adesso”. Di chi, o da cosa, avrebbe dovuto salvarli?

Sapete,  il popolo stava attendendo un Messia soldato, qualcuno che avrebbe preso in mano la spada di Davide, che avrebbe scacciato gli invasori romani  che da oltre sessanta avevano occupato Israele.

Quello che stavano urlando, era: “Dacci la salvezza adesso, dacci il potere adesso, facci sentire forti, facci sentire bene, facci sentire potenti!"

E, invece, Gesù come si presenta? A dorso d'asina, senza spada, con una truppa di straccioni al seguito!

Immagina per un momento di essere stato o stata lì  in quella domenica delle Palme; avresti dato credito ad un re del genere?

Nelle nostre vite, talvolta Gesù arriva su un purosangue, fa cose incredibili,  miracoli incredibili, liberazioni incredibili...

E' più raro, ma succede: un tumore che guarisce al 5° stadio, una causa ingiusta che vinci in cassazione... dei soldi che arrivano dal nulla  quando sotto casa c'è il furgone per lo sfratto.

Ma è più normale vederlo arrivare su un'asina; non lo noti subito che sta intervenendo, ma te ne accorgi guardandoti indietro, vedendo tutte le varie tappe che hai attraversato fino alla liberazione!

Che tipo di Messia stai aspettando oggi? Un Messia poco appariscente,  che agisce un poco alla volta ma in maniera costante,  oppure qualcuno che ti dia potenza, che ti faccia essere più grande, che ti faccia sedere al tavolo dei vincitori?

Sai, non ti stupire se ti dico che persino tra gli Apostoli c'erano persone che stavano attendendo  un Messia su un purosangue,  con la spada  e su un trono!

Se leggi qualche versetto prima  di quelli che abbiamo letto, troverai due Apostoli, Giacomo e Giovanni, e la loro madre, che chiedono forza, prestigio e potere per QUESTA vita.

“Allora la madre dei figli di Zebedeo si avvicinò a Gesù con i suoi figli, prostrandosi per fargli una richiesta.  Ed egli le domandò: «Che vuoi?» Ella gli disse: «Di’ che questi miei due figli siedano l’uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra, nel tuo regno».” (Matteo 20:20-21)

"Osanna! Rendimi famoso ADESSO! Rendimi potente ADESSO!"  Giacomo e Giovanni (e la loro madre) stavano pensando anche loro a un regno con troni, palazzi, regge, dove più in alto siedi, più vieni servito.

Gesù spiega loro, invece, che il suo regno è un regno al contrario, dove chi è primo, deve essere ultimo,

“Chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo;  appunto come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.” (Matteo 20:26-28)

C'è una frase di Paolo che illustra bene la situazione:

“Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini.” (1 Corinzi 15:19)

Quale tipo di Salvatore stai aspettando? Quale tipo di Redentore  festeggerai domenica prossima?

Stai aspettando  un Messia soldato su un purosangue, o un Messia servo su un'asina?

Per quale vita stai sperando?

Molti di quelli che cantavano,  anzi, che gridavano “Osanna” nella domenica delle Palme stavano sperando per questa vita.

Molti di quelli che gridavano Osanna  la domenica delle Palme e stavano sperando per questa vita, si sarebbero trovati cinque giorni dopo un venerdì,  il Venerdì Santo in una piazza non molto distante a gridare “Crocifiggilo”!

Ma non tutti! Marco, raccontando lo stesso episodio nel suo Vangelo, ci parla di qualcuno che aveva gridato non per chiedere potere, fama, vittoria, ma per essere guarito.

“46 Poi giunsero a Gerico. E come Gesù usciva da Gerico con i suoi discepoli e con una gran folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, cieco mendicante, sedeva presso la strada. 47 Udito che chi passava era Gesù il Nazareno, si mise a gridare e a dire: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!» 48 E molti lo sgridavano perché tacesse, ma quello gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»  50 Allora il cieco, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51 E Gesù, rivolgendosi a lui, gli disse: «Che cosa vuoi che ti faccia?» Il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io recuperi la vista». 52 Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». In quell’istante egli recuperò la vista e lo seguiva per la via.” (Marco 10:46-52)

Bartimeo non gridava per avere potere, ma per avere guarigione. Non gridava per  essere sopra gli altri ma per  essere come gli altri.

Non gridava per il regno secolare di Dio ma gridava per il regno di Dio nel suo cuore.

Ma, soprattutto, a Bartimeo non serviva vedere il regno con il suo trono (era cieco!), il suo esercito,  ma era sufficiente avere fede nel Re servitore, in Gesù. il versetto 52 dice:  Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato»

Sono sicuro che Bartimeo fosse là quella mattina (Marco lo dice che, riacquistata la vista, seguiva Gesù).

E sono anche convinto  che gridava assieme agli altri “Osanna”, “salvami ora” ma con il cuore giusto. Con il cuore di colui che sa di essere stato guarito attraverso la fede in in Re servitore.

Quale Messia stai cercando nella tua vita? Un Messia per questa vita, che sconfigga i tuoi nemici umiliandoli che ti riservi un posto assieme a lui, oppure in un Messia che...

“Non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.” (Matteo 20:28)

In questa domenica delle Palme, se già lo hai accettato, gridagli Osanna  per riaffermare che sei salvo solo attraverso il suo sacrificio.

Se non lo hai ancora accettato, e vorresti guarire dal male  qualsiasi male  fisico, economico, spirituale, che c'è nella tua vita gridagli come Bartimeo «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!»

Riceverai la medesima risposta, ora e sempre: «Va’, la tua fede ti ha salvato»

Fermiamoci a pregare.

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18 marzo 2018

La ricetta per una fede perfetta | 18 Marzo 2018 |

Esiste una ricetta per avere una fede "perfetta"? Cose da fare o da astenersi di fare, tempi da rispettare, passi da studiare? Davide Campo, attraverso Marco 5:21-43, ci dimostra che la ricetta è... che non esiste una ricetta per una fede perfetta!
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Gesù guarisce una donna e risuscita la figlia di Iairo

"21 Gesù passò di nuovo {in barca} all’altra riva, e una gran folla si radunò attorno a lui; ed egli stava presso il mare. 22 E uno dei capi della sinagoga, chiamato Iairo, venne e, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregò con insistenza, dicendo: «La mia bambina sta morendo. Vieni a posare le mani su di lei, affinché sia salva e viva». 24 Gesù andò con lui, e molta gente lo seguiva e lo stringeva da ogni parte. 25 Una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, 26 e che molto aveva sofferto da molti medici e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era piuttosto peggiorata, 27 avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra la folla e gli toccò la veste, perché diceva: 28 «Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva». 29 In quell’istante la sua emorragia ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella malattia. 30 Subito Gesù, conscio della potenza che era emanata da lui, voltatosi indietro verso la folla, disse: «Chi mi ha toccato le vesti?» 31 I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi come la folla ti si stringe attorno e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32 Ed egli guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo. 33 Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo quello che le era accaduto, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse tutta la verità. 34 Ed egli le disse: «Figliola, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace e sii guarita dal tuo male». 35 Mentre egli parlava ancora, vennero dalla casa del capo della sinagoga, dicendo: «Tua figlia è morta; perché incomodi ancora il Maestro?» 36 Ma Gesù, udito quel che si diceva, disse al capo della sinagoga: «Non temere; soltanto abbi fede!» 37 E non permise a nessuno di accompagnarlo, tranne che a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero a casa del capo della sinagoga; ed egli vide una gran confusione e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 Ed essi ridevano di lui. Ma egli li mise tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui, ed entrò là dove era la bambina. 41 E, presala per mano, le disse: «Talità cum!», che tradotto vuol dire: «Ragazza, ti dico: àlzati!» 42 Subito la ragazza si alzò e camminava, perché aveva dodici anni. E furono {subito} presi da grande stupore; 43 ed egli comandò loro con insistenza che nessuno lo venisse a sapere; e disse che le fosse dato da mangiare." (Marco 5:21-43)
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11 marzo 2018

Quando sei tu ad aiutare nella tempesta - 3° parte | 11 Marzo 2018 |

Come credente Dio ti ha affida  il compito di portare persone a Lui per essere salvate, soprattutto quelle che sono lontane da Lui ... anche quelle che non piacciono a te!
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La settimana scorsa ci eravamo lasciati con Paolo che aveva affermato  di appartenere, servire e credere in Dio e che nessuno sarebbe morto.

Controlliamo se Paolo ha visto bene stavolta e se succede  quello che l'angelo ha promesso.


" 33Finché non si fece giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo, dicendo: «Oggi sono quattordici giorni che state aspettando, sempre digiuni, senza prendere nulla.  34 Perciò vi esorto a prendere cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza; e neppure un capello del vostro capo perirà».  35 Detto questo, prese del pane e rese grazie a Dio in presenza di tutti; poi lo spezzò e cominciò a mangiare.  36 E tutti, incoraggiati, presero anch’essi del cibo.  37 Sulla nave eravamo duecentosettantasei persone in tutto.  38 E, dopo essersi saziati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare. … 42 Il parere dei soldati era di uccidere i prigionieri perché nessuno fuggisse a nuoto.  43 Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito e ordinò che per primi si gettassero in mare quelli che sapevano nuotare, per giungere a terra,  44 e poi gli altri, chi sopra tavole e chi su rottami della nave. E così avvenne che tutti giunsero salvi a terra. "(Atti 27:33-38, 42-44)

Questa settimana vedremo le ultime quattro fasi di questa tempesta e cercheremo spunti per le nostre vite di credenti.

Fase 5: “Esortava tutti”

“Finché non si fece giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo, dicendo: «Oggi sono quattordici giorni che state aspettando, sempre digiuni, senza prendere nulla. Perciò vi esorto a prendere cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza; e neppure un capello del vostro capo perirà».”( v. 33-34)

A questo punto della tempesta, Paolo sembra essere diventato  il vero comandante della barca.

Se leggete qualche versetto prima vedrete che ha sventato la fuga di tutti i marinai che volevano abbandonare la nave  su una scialuppa di salvataggio. I soldati si sono fidati delle parole Paolo, sono andati a controllare, e hanno tagliato la fune della scialuppa, così che nessuno potesse più abbandonare la nave.

Come era successo tutto questo? Come era diventato Paolo così autorevole, degno di fiducia?

Semplicemente, attraverso la sua testimonianza. Paolo non si era preso da solo il comando, (e come avrebbe fatto? Lui era un prigioniero!) Paolo si era”meritato sul campo” la fiducia che ora tutti gli davano.

Riflettete: aveva annunciato la tempesta  quando ancora non c'era una nuvola... e la tempesta era arrivata.

Aveva affermato che non sarebbe morto nessuno, e, nonostante tutto,  nessuno dopo due settimane era morto.

Non aveva preso a male parole nessuno, neppure il centurione o il padrone della nave, perché non avevano creduto che arrivava una tempesta, anzi aveva incoraggiato tutti dicendo : “state tranquilli”.

Paolo aveva testimoniato che era di Dio, non solo perché aveva detto  che  apparteneva a Dio,
che serviva Dio e che credeva in Dio, ma, soprattutto,  attraverso il suo comportamento da uomo di Dio.

Molte volte   persone che hanno avuto  una vita “turbolenta” e che poi sono state salvate dal Signore  e lo hanno accettato vengono da me e mi dicono:  “Marco, io vorrei parlare agli altri di Gesù, ma quando ci provo, mi ridono in faccia, non mi credono;non riesco a far vedere che sono diverso, cambiato.”

Io rispondo : ” Le persone VEDONO il tuo cambiamento?”

Come ti comporti? Continui a  parlare e a fare le stesse cose che facevi prima, oppure le persone VEDONO che sei cambiato?

Sapete, spesso siamo bravissimi a dividere la nostra vita  in “compartimenti stagni”.

Abbiamo accettato Gesù, lo conosciamo, studiamo la Bibbia, andiamo in chiesa... abbiamo un comportamento da credente... ma solo tra credenti.

Già, perché al posto di lavoro, o tra gli amici, continuiamo a dire e fare le medesime cose che facevamo prima della conversione.

Continuiamo a fare le stesse battute sul sesso, o ad alimentare i pettegolezzi.

Se siamo dipendenti  continuiamo a fare il minimo sindacale, o a buttarci malati il fine settimana  per avere il week end libero.

Se abbiamo un'attività continuiamo a fare una dichiarazione dei redditi “di fantasia” non certo quello che realmente  guadagniamo... e ce ne vantiamo con gli altri, perché vogliamo apparire “furbi” e scaltri!

E qualche volta  giustifichiamo il nostro comportamento dicendo che lo facciamo per non sembrare troppo “strani” troppo “estremisti troppo “integralisti”.

Paolo aveva raggiunto la fiducia degli altri non perché aveva detto che credeva in Dio, ma perché gli altri vedevano in lui, qualcosa di diverso... vedevano l'amore di Dio... e amare non è un sentimento, ma una azione!

Il testo non lo dice,  ma possiamo facilmente immaginare che tutti nella nave fossero disperati, urlassero, piangessero. Paolo, invece, era l'unico calmo,  quasi rilassato.

Aveva fronteggiato minacce più grandi, (due volte era stato lapidato,  era stato inseguito per essere messo a morte prima dai cristiani poi dai farisei e dai Romani) e, soprattutto, aveva ricevuto la visione da Dio  di come le cose si sarebbero concluse.

Due insegnamenti per me e per te:

1. Quello che faccio rivela agli altri quello che sono

Se dico di appartenere a  Gesù e gli altri non vedono la differenza, difficilmente crederanno a Gesù attraverso di me.

Se voglio che altri accettino Gesù gli altri devono vedere  la differenza che ha fatto nella mia vita, specialmente se sono persone che mi conoscono. Devono vedere il cambiamento!

2. Come reagisco nella tempesta rivela in chi ripongo la tua fiducia.

Se mi dispero nella tempesta, gli altri non sapranno  che ripongo la mie fiducia in Dio.

Se voglio che gli altri affidino la loro vita a Gesù gli altri devono vedere che io ho affidato la mia vita a Gesù. Solo così sarò capace di affrontare la fase successiva.

Fase 6: “Prese il pane e rese grazie”

 “Detto questo, prese del pane e rese grazie a Dio in presenza di tutti; poi lo spezzò e cominciò a mangiare.” (v. 35)

Paolo, in mezzo a una tempesta, tra prigionieri, marinai e soldati, spezza il pane e rende grazie... Fa quello che noi chiamiamo “santa cena”.

Non so se sia stata una vera e propria celebrazione, il testo non lo dice, ma mi sembrerebbe strano  che Paolo si sia lasciato sfuggire l'occasione per pregare Gesù...

Mi sembra strano che Luca  usi le stesse parole  che ha usato nel suo vangelo

“Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». (Luca 22: 19)

Non so se fosse una vera e propria “santa cena” ma sicuramente era qualcosa che gli rassomigliava, il cui effetto è questo:

 “E tutti, incoraggiati, presero anch’essi del cibo.” (v. 36)

Provate voi a convincere  276 tra prigionieri, marinai e soldati, su una nave senza più controllo, nel bel mezzo di una tempesta  che dura da due settimane a guardare al “lato positivo” della situazione, e a banchettare fino a saziarsi, e poi a buttare allegramente il resto del cibo in mare!

Qui c'è un intervento divino, qualcosa che va oltre la normalità! Paolo spezza il pane,  lo benedice, lo distribuisce... e la speranza riaffiora! Pietro dice:

“Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni.  Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo una buona coscienza.” (1 Pietro 3:15b-16a)

Paolo era pronto a rendere conto della sua speranza, con mansuetudine,  con rispetto,  con buona coscienza, ma senza arretrare un passo  dalla sua fede in Cristo.

Quando hai ospiti non credenti in casa, preghi prima di spezzare il pane con loro? Dovresti!  Non puoi immaginare  quante discussioni profonde sulla fede  ho iniziato con amici a casa  proprio a motivo di quella preghiera fatta prima di mangiare.

Quando tu chiedi a Dio di benedire il cibo, non stai chiedendo di benedire le fette di pane, o il coscio d'abbacchio... ma le persone che sono lì, il tempo insieme che tu passi con loro... E Dio prende sempre molto sul serio quando tu preghi col cuore.

Fase 7: “Volendo salvare Paolo”

“Il parere dei soldati era di uccidere i prigionieri perché nessuno fuggisse a nuoto.   Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito.” (v. 42-43a)

Mi sono chiesto: “Perché salvare Paolo?” In fondo non era un prigioniero “speciale”, qualcuno da portare a tutti i costi a Roma. Era stato Paolo a voler essere processato da Nerone.

Qualcosa deve essere accaduto nel centurione, tanto da proteggere Paolo a tutti i costi. Avrà creduto?  Non lo sappiamo, ma sta di fatto  che il comportamento è singolare. Paolo ha fatto un “buco” nel cuore del centurione... e attraverso quel buco, non solo Paolo,  ma tutti i prigionieri trovano salvezza!

In una delle precedenti predicazioni avevamo visto che il miracolo di Gesù che calmava la tempesta per i discepoli aveva una efficacia anche sulle barche  che erano assieme ai discepoli sul mar di Galilea.

Qui vediamo la stessa cosa: non è un miracolo quello che riceve Paolo, ma una “grazia”. E la grazia che salva Paolo è efficace anche per i suoi compagni di prigionia.

Pensate che Dio non lo sapesse? Pensate che si sia stupito ed abbia detto: “ Tò, che fortuna! Ho messo in cuore al centurione di salvare Paolo  e quello mi salva anche tutti gli altri!”.

Dio non era stupito. Dio sapeva esattamente cosa sarebbe successo. Dio stava utilizzando la benevolenza che Paolo si era guadagnata sul campo, col suo dare consigli saggi, col suo non essere aspro  ma anzi di conforto ed esortazione, col suo essere affidabile, affinché altri fossero salvati!

Non credere che, se tu hai un cattivo rapporto con Dio e per questo non ricevi benedizioni questo riguardi solo te.

Più volte ho detto  che il posto più vicino tra un non credente e Dio sei tu. Tu sei un canale attraverso cui  Dio vuole benedire gli altri.

Più tu sei in comunione con Dio, più Dio ti benedice, più le tue benedizioni  possono estendersi ad altri oltre te

Infatti...

Fase 8: “Tutti giunsero salvi”

 “ordinò che per primi si gettassero in mare quelli che sapevano nuotare, per giungere a terra, e poi gli altri, chi sopra tavole e chi su rottami della nave. E così avvenne che tutti giunsero salvi a terra.” (v. 43b-44)

Nonostante la imperizia del centurione e del padrone della nave nonostante la tempesta, nonostante i marinai che volevano scappare, nonostante 14 giorni di mare senza controllo, nonostante l'aver buttato a mare tutto il cibo,  nonostante i soldati che volevano uccidere tutti i prigionieri nonostante il naufragio, nonostante tutto... ciò che Dio aveva detto a Paolo si è avverato!

Dio è fedele. Dio mantiene sempre ciò che ha detto. Dio aveva promesso “nessuna morte”, e così è stato.

Però, non vi siete fatti una domanda? Io si: “Perché Dio salva “tutti”? Nella barca c'erano brave persone da salvare (Paolo, forse i prigionieri, il centurione), ma c'erano anche tante persone “fetenti” che se fossero morte tra le onde nessuno avrebbe pianto più di tanto (i marinai che volevano scappare con la scialuppa, i soldati che volevano ammazzare tutti i prigionieri).

Non poteva Dio estendere la benedizione di Paolo solamente alle persone “per bene”? Io l'avrei fatto... perché non sono Dio.

Dio è un dio giusto, ma soprattutto è un Dio d'amore:

“Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.” (2 Pietro 3:9)

Il giudizio ci sarà, alla fine, ma Dio le proverà tutte  pur di salvarne uno di più.

E la cosa più stupefacente di tutto questo, lo sai quale è? E' il chi si occuperà di portarne uno di più a lui!

Versetti 23 e 24 (li abbiamo visti la settimana scorsa:

“Poiché un angelo del Dio al quale appartengo, e che io servo, mi è apparso questa notte,  dicendo: “Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te”. 

Dio affida a Paolo TUTTI quelli nella nave, non solo i buoni, i bravi, i giusti, quello che piacciono anche a noi, ma anche quelli brutti, sporchi e cattivi, quello che vogliono farci del male, abbandonarci, ucciderci. Anche, anzi, SOPRATTUTTO quelli... perché quelli mancano tra le schiere del popolo di Dio!

Sono io, sei tu, siamo noi le persone a cui Dio ha affidato di portare alla terra promessa sani e salvi tutti gli occupanti  di questa nave che si chiama terra.

Spetta a me e a te affermare che appartieni, servi e hai fede in Dio, nutrire il tuo rapporto con lui, affinché possa parlarti, farti vedere il futuro un po' per volta, parlare con rispetto e senza risentimento, incoraggiare gli altri  TUTTI gli altri spezzare il pane  e benedire chi mangia assieme a te.

Spetta a me e a te costruire il regno di Dio perché Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te, affinché tu li ami così come lui ha amato ed ama te!

Preghiamo.
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04 marzo 2018

Quando sei tu ad aiutare nella tempesta - 2° parte | 4 Marzo 2018 |

Dio ha una strategia per portare le persone a se. Spetta a noi seguirla e testimoniare di Lui agli altri.
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La settimana scorsa ci eravamo lasciati quando la tempesta prevista da Paolo, puntuale come un
orologio svizzero, si era scatenata.

Vogliamo vedere altre due fasi della tempesta per vedere come si è comportato Paolo e applicarlo alle nostre vite di credenti.

"18 Siccome eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno dopo cominciarono a gettare il carico.  19 Il terzo giorno, con le loro proprie mani, buttarono in mare l’attrezzatura della nave.  20 Già da molti giorni non si vedevano né sole né stelle, e sopra di noi infuriava una forte tempesta, sicché ogni speranza di scampare era ormai persa.  21 Dopo che furono rimasti per lungo tempo senza mangiare, Paolo si alzò in mezzo a loro e disse:  «Uomini, bisognava darmi ascolto e non partire da Creta, per evitare questo pericolo e questa perdita. 22 Ora però vi esorto a stare di buon animo, perché non vi sarà perdita della vita per nessuno di voi ma solo della nave.  23 Poiché un angelo del Dio al quale appartengo, e che io servo, mi è apparso questa notte,  24 dicendo: “Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te”.  25 Perciò, uomini, state di buon animo, perché ho fede in Dio che avverrà come mi è stato detto.  26 Dovremo però essere gettati sopra un’isola». " (Atti 27:18-26)

Fase 3: “non vi sarà perdita della vita per nessuno”

“Ora però vi esorto a stare di buon animo, perché non vi sarà perdita della vita per nessuno di voi ma solo della nave. “(v. 22)

Prima di partire Paolo aveva “visto”  un “grave danno per le persone”, forse dei morti. Ora invece afferma  che nessuno perderà la vita.

Come mai? Aveva visto “male” la prima volta? Aveva “esagerato”? Probabilmente Dio aveva fatto vedere a Paolo  la gravità della tempesta, ma non altro.

Spesso Dio non ci dice tutto e tutto insieme, ma ce lo dice un poco alla volta, passo passo. E questo accade sia per le cose negative, che per quelle positive.

Perché questo? Perché Dio non è “onesto” con noi, e non ci fa vedere  tutto il nostro cammino, dall'inizio alla fine?

Esistono principalmente due motivi: il primo è: lo fa per proteggerci.

Dio ci conosce, e sa che non saremmo quasi mai capaci di sopportare l'intera visione. Dio non vuole spaventarci, ma aiutarci.

Secondo me non è questo il caso di Paolo; Paolo aveva spalle abbastanza larghe da sopportare anche visioni catastrofiche. Più volte le ha avute,  e ne è uscito rafforzato piuttosto che spaventato.

Secondo me è il secondo motivo: lo fa perché  è strategico alla sua opera affinché le persone lo conoscano e lo accettino.

Immaginatevi che Dio avesse fatto vedere a Paolo tutta la tempesta,  il gettare prima il carico poi le attrezzature a mare, l'oscurità e la fame per giorni e giorni... Se lui avesse detto tutto questo, quale sarebbe stata la reazione dei soldati e dei marinai sentendo questo racconto?

I marinai sono notoriamente una categoria moto superstiziosa: qualche esempio che ho trovato sul web:

“Per i Romani , tagliarsi i capelli e le unghie quando il tempo era buono, era di cattivo augurio; mai portare in barca un ombrello su una barca italiana; verreste scaraventati in acqua; mai parlare di conigli su una barca francese,  idem come sopra mai portare banane su una barca inglese, idem come sopra."

C'era già stato un altro credente che si era trovato un una tempesta, e che aveva sperimentato  la superstizione dei marinai: era Giona.

“Il Signore scatenò un gran vento sul mare, e vi fu sul mare una tempesta così forte che la nave era sul punto di sfasciarsi... Poi si dissero l’un l’altro: «Venite, tiriamo a sorte e sapremo per causa di chi ci capita questa disgrazia». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona...  Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò.”  (Giona 1:4, 7, 15)

Qui la realtà era che la tempesta era proprio per colpa di Giona.

Ma se Paolo avesse raccontato “tutto”, sarebbe con tutta probabilità finito in mare  assieme al cibo e agli attrezzi come iettatore (in fondo era solo un prigioniero).

Quale era, invece, la strategia del Signore? Far sapere a Paolo lo stretto necessario perché potesse dirlo a marinai e soldati e accreditarsi come persona attendibile una volta che sarebbe arrivata la tempesta.

Difatti Paolo dice: “Uomini, bisognava darmi ascolto e non partire da Creta”

In realtà, Paolo avrebbe avuto tutto il diritto di prendere a male parole centurione e pilota, di urlargli in faccia “ve l'avevo detto!” e lì finire,  farli cuocere a fuoco lento  nel brodo della loro paura e dei loro rimorsi.

Spesso noi siamo così; spesso, quando vediamo che qualcuno è nei guai perché non ha seguito un nostro saggio consiglio (a proposito, tutti i consigli saggi sono merito di Dio – noi non siamo saggi di nostro alcuni di quelli stupidi vengono da satana  e la gran parte di quelli stupidi vengono da noi). ci piace farli “rosolare” nel proprio brodo, almeno per un po', quando invece potremmo  toglierli subito dal tegame.

Paolo non lo fa: Paolo si limita  a rammentare la sua visione, ma nella stessa frase,  nello stesso respiro si occupa di confortare tutti dicendo: “tranquilli, perderemo barca e carico, ma qua non muore nessuno.”

Noi abbiamo come uomini, una insana tendenza a far pagare conti carissimi ai nostri colleghi umani.... salvo poi cristianamente perdonarli, eh!

Gesù ha detto:

“Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Giovanni 3:17)

Conoscete il versetto prima, vero? Sono sicuro che OGNUNO DI NOI sa citare a memoria Giovanni 3:16:

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio,  affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16)

Lo scriviamo sui muri delle nostre case, lo mandiamo tramite Whatzapp. Ci fa sentire bene,  ci parla della vita eterna... la NOSTRA!

… mica quella degli altri! Mica quella dei nostri nemici,  delle persone che non ci piacciono, delle persone che ci stanno antipatiche, delle persone che ci hanno fatto male... per quelle il giudizio  è il minimo che ci aspettiamo.

Ma la parte più importante,  la “missione impossibile” che Gesù ha accettato di fare sta proprio in Giovanni 3:17: venire in un mondo ingiusto, tra gente scorretta, malvagia, (NOI!, IO! TE! Eravamo così … In parte siamo ancora così!).

Lui santo,  puro,  perfetto,  che odia il peccato... che viene non per giudicare, ma per salvare!

C'è una strategia nel far vedere a Paolo e all'equipaggio quello che basta, quello che serve. La strategia di Gesù in tutto il suo ministero terreno non è stata mai quella di dare tutta l'informazione  su cosa fare e cosa non fare per seguirlo al primo incontro.

Gesù non ha detto ai suoi discepoli  la prima volta che li ha visti, Se uno vuole venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” (Matteo16:24) Ma la prima volta che li ha visti gli ha detto: a quelli che gli chiedevano “Dove abiti?” ha risposto: “Venite e vedrete”(Giovanni 1:39)

Tra il “venite a vedere” e il “venite a morire” Gesù intenzionalmente aumenta pian piano il fuoco sotto la pentola della loro fede, così che non possano essere spaventati, ma possano essere pronti ad ascoltare,  accettare,  e crescere.

La strategia di Dio  non è quella di giudicare la non fede del Centurione e del pilota, di fargli passare “un brutto quarto d'ora”, ma è quella di aiutare Paolo a testimoniare di Gesù a poco a poco,  dopo aver costruito attorno a se il rispetto dell'equipaggio  per il consiglio saggio di non partire affinché i cuori fossero aperti per ascoltare la testimonianza di Paolo e accettare Gesù.

Dio non ha fatto vedere tutto a Paolo,  non ha spaventato l'equipaggio  e Paolo non è stato gettato a mare perché voleva Paolo dentro la barca, e perché voleva che le persone ascoltassero Paolo, dandogli la possibilità di testimoniare per portare gloria a Dio e anime a Gesù.

Fase 4 : “appartengo, servo, ho fede in Dio”

“Poiché un angelo del Dio al quale appartengo, e che io servo, mi è apparso questa notte,  24 dicendo: “Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te”.   25 Perciò, uomini, state di buon animo, perché ho fede in Dio che avverrà come mi è stato detto. (v. 23-25) 

Paolo (veramente Dio attraverso Paolo) “alza il fuoco”  sotto la pentola della sua testimonianza.

La prima volta aveva detto,  semplicemente, “vedo una tempesta” senza specificare come o chi  gliela avesse fatta vedere.

Ma ora che ha l'attenzione di tutti, perché la sua profezia si è avverata.  può, anzi, DEVE testimoniare
e dire a tutti  da chi provengono quelle visioni.

Attenzione a come lo fa, perché è una indicazione importante per noi  per sapere come testimoniare agli altri.

Paolo avrebbe potuto semplicemente dire: “Dio mi ha mandato un angelo”: e avrebbe dato l'informazione corretta. Marinai, soldati e prigionieri  avrebbero saputo che c'è un Dio che parla a Paolo, e che non dice fesserie.

Ma a Paolo non basta: aggiunge tre verbi, che significano tre azioni che lui, Paolo, non Dio fa di sua volontà: appartengo, servo, ho fede.

La prima cosa che dice Paolo è APPARTENGO: in greco “eimi”, che hanno tradotto con “appartengo”. Hanno giustamente sintetizzato in una sola parola  un concetto più complesso: “Eimi” significa “è il motivo per cui io esisto”. Proviamo a sostituirlo nel versetto:

“Poiché un angelo del Dio il quale è il motivo per cui io esisto”

Suona malissimo, è questo il motivo per cui  lo hanno tradotto con “appartengo”.

La PRIMA cosa che si affretta a fare Paolo, è dire a tutti che lui esiste perché c'è Dio.

Paolo viveva in un mondo dove si dava per scontata l'esistenza di Dio, magari non di quello vero
(c'erano una miriade di dei, a Roma c'era il Phanteon = tutti gli dei dove i Romani “collezionavano ogni nuovo dio nell'impero). Ai nostri giorni è meno scontato che le persone diano per certa l'esistenza di Dio.

Ti faccio una domanda diretta: gli altri, lo sanno? Sanno che tu credi in Dio? Ma soprattutto, sanno che tu esisti  perché Lui ti ha voluto?

Sai, non viene automatico, non si vede da fuori, non c'è nessuna aureola sulla tua testa... Sei TU che devi rendere chiaro a tutti che appartieni a Dio. E' una azione volontaria che devi FARE.

La seconda cosa che dice Paolo è “SERVO”. Ai giorni nostri questa parola ha perso enormemente la sua forza. Quando parliamo di “servire”, ci viene in mente il cameriere al ristorante, o la domestica nelle case dei ricchiqualcuno stipendiato,  con i contributi  e il sindacato che lo difende.

All'epoca sapete chi “serviva” vero? Gli “schiavi”. Paolo stava affermando non solo  che lui viveva perché Dio lo voleva, ma anche che per questo lui era suo servo, suo “schiavo”, sottoposto totalmente alle volontà del suo Signore.

E' questo quello che vedono in te come credente? Sei tu in grado di affermare che la volontà del tuo Signore prevale sulla tua, come quella di un padrone col suo schiavo?

La terza cosa che dice Paolo è che “HO FEDE”. Afferma che vive per Dio,  è suo suo servo/schiavo, e che ha fiducia in tutto quello che fa.

Quello che afferma Paolo, saresti capace di affermarlo tu, oggi? Sai, è importante che le persone attorno a te vedano la tua totale sottomissione.

Paolo lo sapeva: sapeva che quelle sue affermazioni sarebbero state analizzate a fondo, perché, ancora una volta, stava profetizzando qualcosa  che non era ancora avvenuto.

Paolo e gli alti erano ancora nella tempesta, senza controllo, senza strumenti, senza cibo, ed esausti. Se il Dio di Paolo avesse fatto esattamente  quello che Paolo aveva detto, allora i naufraghi avrebbero preso in considerazione il fatto di vivere per Dio, di essere suoi schiavi e di avere fiducia incondizionata in Lui.

Sappi che su questa terra, chi più chi meno, siamo tutti un po' naufraghi. Ognuno ha affrontato le proprie tempeste, e sa quanto siano difficili e dolorose.

Quello che affermi mentre sei nella tempesta  circa il tuo appartenere a Dio, il tuo servire Dio e la tua fede in Dio porterà gloria a Dio  quando la tempesta sarà passata, e altre persone accetteranno Gesù. Ma devi farlo nella tempesta.

La prossima settimana vedremo che questa testimonianza di fede assoluta di Paolo e la fedeltà di Dio che fa ciò  che ha promesso farà sì che Paolo potrà  distribuire la Santa Cena, tra marinai pagani, soldati romani e prigionieri, in una barca alla deriva.

Preghiamo

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