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30 aprile 2017

Non lamentarti, ma adora Dio | 30 Aprile 2017 |

Come sei, nella tua vita di credente? Ti "lamenti" oppure "adori"? Dio premia chi lo cerca, cerca chi lo adora.

(Messaggio di Giuseppe Longo)
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Dobbiamo riconoscere che noi Italiani siamo un popolo che spesso si lamenta delle situazioni della vita, e non siamo gli unici a farlo nel mondo. C’è chi lo fa un pochino di meno e chi in modo esagerato.

Per esempio, quello che assistiamo spesso è che …

  • Genitori che si lamentano del comportamento dei figli
  • Figli che si lamentano perché non ottengono quello che vogliono dai genitori
  • Operai che si lamentano della propria busta paga
  • Ci lamentiamo del Governo e delle autorità che da Dio sono state poste su di noi 
  • Ci lamentiamo del traffico in città
  • Il marito si lamenta della moglie e viceversa

Insomma, siamo della gente LAMENTOSA. Gente che non è mai contenta di quello che ha, che non è contenta di come vive ma che vorrebbe sempre di più vedere le cose migliorare intorno a noi.

Anche i credenti si lamentano:

  • Ci lamentiamo del vicino di casa (che è il nostro ‘prossimo’) 
  • Ci lamentiamo della famiglia che Dio ha istituito per il nostro bene 
  • Ci lamentiamo della chiesa del Signore; dei suoi membri; ci lamentiamo dei responsabili (anziani, pastori, diaconi) 
  • Ci lamentiamo dei nostri doni spirituali; perché desideriamo sempre avere quello degli altri piuttosto usare già quelli che abbiamo ricevuto in dono dallo Spirito Santo
  • Ci lamentiamo del nostro carattere; del nostro modo di essere o comportarci; non trovando la soluzione

Dobbiamo sapere che, quando ci lamentiamo non lo stiamo facendo solo con gli altri o con noi stessi, MA lo stiamo facendo soprattutto contro Dio.

Vi ricordate cosa Adamo ed Eva dissero quando furono scoperti da Dio di aver mangiato il frutto proibito nel giardino dell’Eden? Vs.12, Adamo disse: “La donna che tu mi hai messo accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato” … ed Eva disse, “Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato”.  Come dire, ‘il serpente che tu hai creato’ mi ha ingannata ed io ne ho mangiato.

La lamentela ce l’abbiamo radicata nel nostro DNA. È parte della nostra natura di peccato ereditata da i nostri progenitori, Adamo ed Eva.

Ma come possiamo guarire da questo atteggiamento negativo della Lamentela?
Qual è la soluzione?

Leggiamo il Salmo 95 e troveremo delle risposte.

1 Venite, cantiamo con gioia al SIGNORE, acclamiamo alla ròcca della nostra salvezza! 2 Presentiamoci a lui con lodi, celebriamolo con salmi! 3 Poiché il SIGNORE è un Dio grande, un gran Re sopra tutti gli dèi. 4 Nelle sue mani sono le profondità della terra, e le altezze dei monti sono sue. 5 Suo è il mare, perch'egli l'ha fatto, e le sue mani hanno plasmato la terra asciutta. 6 Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti. 7 Poich'egli è il nostro Dio, e noi siamo il popolo di cui ha cura, e il gregge che la sua mano conduce. 8 Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, 9 quando i vostri padri mi tentarono, mi misero alla prova sebbene avessero visto le mie opere. 10 Quarant'anni ebbi in disgusto quella generazione, e dissi: «È un popolo dal cuore traviato; essi non conoscono le mie vie». 11 Perciò giurai nella mia ira: «Non entreranno nel mio riposo!» 

Il Salmo 95 si divide in due parti:

1. vv.1-8; Invito all’Adorazione
2. vv.9-11; Invito ad non indurire il nostro cuore; in pratica a non protestare o Lamentarsi.

Adorazione e Lamentazione sono due azioni completamente opposte tra loro.

Se Adori il Signore non puoi Lamentarti di Lui;  Ma se ti Lamenti del Signore non puoi AdorarLo.
Con l’Adorazione si esalta la grandezza di Dio;  con la Lamentazione si mette in dubbio la grandezza di Dio.  Con la Lamentela tentiamo Dio, lo provochiamo mettendolo alla prova.

Con l’Adorazione al contrario riconosciamo Dio per quel che è, ovvero, che Lui è la Rocca della nostra Salvezza; che è un Dio grande e un grande Re sopra tutti gli dei; che è un Dio onnipotente; il creatore di tutte le cose.

Con la Lamentela, in sostanza, diciamo a Dio che lui non è in grado di fare nulla per i nostri bisogni. Che lui non esiste nella nostra vita, che non si interessa di me o di noi; in poche parole che è un Dio assente, non presente; infatti in Esodo 17:7 è scritto che –

“e a quel luogo mise il nome di Massa e Meriba a causa della protesta dei figli d'Israele, e perché avevano tentato il SIGNORE, dicendo: «Il SIGNORE è in mezzo a noi, sì o no?” (Esodo 17:7)

Ma con l’Adorazione, invece, stiamo dicendo a Dio quanto Lui è importante per noi; che solo Lui può prendersi cura di noi e risolvere i nostri problemi. Quando Adoriamo Dio stiamo dicendo che Lui è presente nella nostra vita e che ci guida con la Sua potente mano.

Al Vs.10, il Salmo afferma, che per 40 anni Dio ha sopportato il popolo d’Israele nel deserto avendone disgusto di quella generazione per il semplice fatto che si lamentavano di continuo.

Quando ci soffermiamo sulle circostanze della nostra vita siamo più propensi a lamentarci e a mostrare a Dio il nostro malcontento sulle cose che non vanno. Ma quando invece ci focalizziamo su Dio, e Lo riconosciamo per quello che è, e Lo ringraziamo per quello che ha fatto nella nostra vita, allora tutto cambia e il nostro cuore si lascia andare nel ringraziamento e nell’adorazione.

Avete mai provato a lodare e adorare il Signore con canti, inni di lode; e come vi siete sentiti, dopo?
Io, quando lodo e adoro il Signore, mi sento più forte nella fede; mi sento più pronto ad amare le persone e a mettermi a disposizione per loro; mi sento felice e gioioso; ripieno dello Spirito Santo; ripieno di gratitudine e riconoscenza.

La lode e l’adorazione a Dio è una grande potenza.
Vi ricordate cosa successe a Filippi con Paolo e Sila imprigionati a motivo del Vangelo?

‘Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano. Ad un tratto, vi fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle fondamenta; e in quell’istante tutte le porte si aprirono, e le catene di tutti si spezzarono’. (Atti 16:25-26)

Quando lodiamo e adoriamo il nostro Dio avviene un terremoto spirituale che contagia tutti coloro che ci sono attorno.

Oggi il Signore ci fa un invito. Di cosa si tratta? E’ un invito a …

  • Cantare con gioia al Signore …
  • Acclamare alla rocca della nostra Salvezza …
  • Presentarci a Lui con lode … 
  • Celebrarlo con Salmi … 
  • Adorare, inchinarci e inginocchiarci davanti a Lui …

Sono convinto che se trascorressimo più tempo nella lode e nell’adorazione non avremo più la necessità di lamentarci delle cose che non vanno nella vita.

Non ci lamenteremo del governo, della chiesa, e dei fratelli, ma loderemo e ringrazieremo Dio per loro e supplicheremo Dio che operi in loro come opera in noi.

Quanto tempo trascorri nel lodare Dio ed adorarlo? Quanto tempo trascorriamo come chiesa insieme a cantare e innalzare il nome del Signore che è degno di lode?

Neemia dice:

 “In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici, e si rallegrò perché Dio gli aveva concesso una gran gioia. Anche le donne e i bambini si rallegrarono; e la gioia di Gerusalemme si sentiva da lontano.” (Neemia 12:43)

Conclusione 

Oggi credo che dobbiamo decidere che tipo di credenti vogliamo essere: vogliamo essere dei credenti che si Lamentano ogni volta per le cose che non vanno in noi o intorno a noi; oppure, dei credenti che decidono di Adorare il Signore e riconoscere che Lui è grande, e che ha fatto cose grandi per noi?

Allora la ‘sfida’ che oggi lo Spirito Santo vuole darci è: oggi, se abbiamo udito la Sua Voce non induriamo i nostri cuori, lamentandoci di tutti e di tutto, PIUTTOSTO, Adoriamo il nostro Dio che va al di là delle nostre circostanze, e che provvede per noi tutto quello che abbiamo di bisogno.

Dio è Fedele! Lui non ti deluderà mai.  Continuiamo a dare tutta la gloria e la magnificenza al nostro Dio; ad esaltare il suo glorioso Nome; perché LUI è un Dio grande ed un gran Re sopra tutti gli dei.
NON LAMENTIAMOCI MA ADORIAMO DIO!

Amen!

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23 aprile 2017

Ringraziare Dio in ogni cosa | 23 Aprile 2017 |

Da dove viene la tua gioia? E per cosa ringrazi Dio? La Parola è molto chiara a proposito: non dobbiamo ringraziare "per" ogni cosa che ci accade, ma "in" ogni cosa che ci accade.
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"Siate sempre gioiosi; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. "

"Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; recuperando il tempo perché i giorni sono malvagi1.  Perciò non siate disavveduti, ma intendete bene quale sia la volontà del Signore.  Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito,  parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore;  ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo."
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16 aprile 2017

Testimoni del segno di Cristo - Pasqua 2017 | 16 Aprile 2017 |

Con quali "segni" testimonio il dono di Gesù a Pasqua?
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Oggi vorrei parlarvi di “segni”.

Cosa è un “segno”? Il vocabolario Treccani da questa definizione:

Segno: fatto, manifestazione, fenomeno da cui si possono trarre indizi, deduzioni o conoscenze.”

Noi come italiani siamo “maestri” dei segni, possiamo fare interi discorsi senza muovere un labbro,
siamo gli inventori di una “LIS” (Lingua dei Segni)...  a modo nostro!

Vorrei vedere assieme a voi un brevissimo filmato  per illustrare meglio ciò che affermo. E' il filmato di una guida italiana che insegna agli americani a parlare la lingua dei “segni italiani”.

(Video)

Perché usiamo “segni”  invece di parole?

Un segno è qualcosa che,  con poco, spiega tanto; è una “scorciatoia” ad un discorso più lungo, una “sintesi” che ci fa conoscere qualcosa di nuovo, o ricordare qualcosa di vecchio in un secondo.

Un segno fa lavorare il nostro cervello, ci stimola a pensare,  a creare collegamenti, occupa “spazio” davanti a noi, è qualcosa che fa lavorare gli occhi, la mente, il corpo.

Noi italiani siamo dei maestri dei segni... ma c'è chi ci batte.

E ci batte perché è colui che ci ha creati, che ci ha programmati.

Gesù sa come sono fatto,  come siamo fatti,  e sa che  i segni, spesso, sono molto più potenti delle stesse parole, la realtà fisica più è più potente dei pensieri.

Gesù ha disseminato la sua vita terrena di segni: la Parola dice che la sua nascita  è stata annunciata da un “segno” nel cielo: la stella dei re che compare su Israele.

“Dov’è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo.” (Matteo 2:2)

Gli angeli hanno detto ai pastori  da quale “segno” avrebbero riconosciuto Gesù:

“E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia” (Luca 2:12)

Quando è stato battezzato nel Giordano  è apparso su di lui un “segno”  lo Spirito di Dio che scende “come una colomba” su di lui.

“Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall’acqua; ed ecco, i cieli {gli} si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.” (Matteo 3:16)

Sono segni messi lì non a caso, ma messi lì a ricordarci, che Gesù è re, ma che viene come l'ultimo dei poveri nel mondo, e che lo Spirito di Dio scende sulla terra attraverso di lui.

Nell'ultima cena Gesù da due segni, il pane e il vino, come simbolo che ci ricordi il nuovo patto.

“Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi.” (Luca 22:19-20)

Sul Golgota Gesù trasforma un segno di morte,  la croce in un segno di salvezza.

Un giorno, un gruppo di persone che odiavano Gesù, che credevano di avere la “verità” in tasca, che non credevano lui fosse il Figlio di Dio, per sfidarlo, gli dissero: “Facci un segno! E noi crederemo in te!”

Gesù non fece alcun segno, quella volta, ma ne promise uno.

“Alcuni maestri della Legge e alcuni farisei dissero a Gesù: 'Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno miracoloso'. Gesù rispose: 'Questa gente malvagia e infedele a Dio vuole vedere un segno miracoloso! Ma non riceverà nessun segno, eccetto il segno del profeta Giona. Come Giona rimase nel ventre del grande pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo rimarrà sepolto nella terra tre giorni e tre notti. ” (Matteo 12:38-40 TILC )

Il segno di Giona: un essere umano, morto per tre giorni,  (perché nella pancia di un pesce non si vive bene, eh!) che torna a vivere.

La Pasqua è il medesimo segno. Gesù ci dice che l'unico segno  di cui ha bisogno questa generazione, è il segno della Pasqua, di una tomba vuota, di lui risorto e asceso al cielo e ritornato.

Gesù non stava parlando della “sua” generazione,  ma di OGNI generazione  che sarebbe venuta da allora in poi, sino al suo ritorno.

Questa generazione è la tua, e la mia: e lui ci ha chiesto espressamente  di parlare di quel segno  a questa generazione.

“... e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra.” (Atti 1:8b)

L'ultimo segno che Gesù lascia, è quello che festeggiamo oggi, una tomba vuota, delle fasce a terra,
nessun corpo.

Gesù ci conosce, sa che, come uomini, dopo un po',  le parole perdono il loro reale “peso”.

Le parole che un tempo non osavi neppure pensare, oramai sono diventate linguaggio corrente in TV.
Ne vuoi qualche esempio?... Meglio di no, che è la domenica di Pasqua!

E' per quello che ha lasciato dei segni. E non li ha lasciati a caso (Gesù non fa mai nulla per caso), ma perché fossero strumenti per noi con i quali ricordare e raccontare.

Quante volte usi questi “segni”  (la stella, la croce, la tomba) nella tua vita quotidiana,
per ricordare  quello che ha fatto Gesù per te?

Quante volte li usi nella tua vita nel mondo per raccontare agli altri quello che Gesù ha fatto per gli altri oltre te?

Morgana mi sta insegnando,  piano piano, qualche semplice segno  che usano i sordi per comunicare.

E i segni che i sordi fanno  per parlare di Dio, di Gesù, della fede,  beh, mi hanno fatto riflettere, su quanto le parole della mia fede siano state diluite nel tempo, tanto da non suscitare più alcuna reazione.


Mi hanno fatto riflettere di quanto io mi ricordi “poco” durante il mio giorno, di chi è Gesù  e di quello che ha fatto per me.

Vi ricordate che abbiamo parlato delle “discipline spirituali”, di quelle attività che ci portano più vicini a Dio? E tra le varie discipline (preghiera, digiuno, solitudine ecc), c'era anche il “silenzio”.

Stare in silenzio dinanzi a Dio, estraniarsi dai rumori del mondo, e dalle sue parole.

Stare in silenzio per entrare in contatto, ascoltare, capire.

Chi è sordo vive questa realtà ogni giorno, ed è forse per questo che i segni delle sue parole sono potenti illustrazioni di ciò che ha fatto Gesù per noi a Pasqua.

Vi farò qualche esempio.

Cosa provo in me quando pronuncio il nome“Gesù”?

(Il segno LIS ricorda le mani forate)

Avete visto il segno che ho fatto (e che ha fatto meglio Morgana)?

Mi ricordo  quando pronuncio il suo nome che Gesù, il Re dei re,
il Signore dei signori, colui che era presente ed agiva nella Creazione (una vecchia canzone dice “quelle mani che stesero i cieli”) ha avuto le mani forate, pur di riscattarmi dalla morte?

Dovrei. Lo faccio?
Chi è sordo lo fa ogni volta che pronuncia il suo nome con un segno.

Cosa provo quando davanti agli altri,dico che sono una “persona credente”?

(Il segno LIS è un pugno sul cuore)

Avete visto il segno? Mi ricordo che l'amore di Gesù dovrebbe essere piantato, profondo, con forza,
e riempire il mio cuore sino a che non ci sia nient'altro dentro?

Cosa mi ricordo quando parlo dello Spirito Santo?

(Il segno LIS è qualcosa che scende dall'alto)

Mi ricordo che è un dono disceso sulla terrae proviene dal Cielo, dal Padre, da Dio?

A Pasqua parlo della “tomba vuota”.

(Il segno LIS è un mezzo cerchio nell'aria e una mano che lo chiude) 

Ma mi ricordo che la tomba era chiusa, sigillata, con i soldati a guardia,
che le persone hanno cercato Gesù dentro essa, ma non l'hanno trovato?

E infine, cosa suscita in me la parola “resurrezione”?

(Il segno LIS è indice e medio a forma di due gambe che prima sono sotto la mano poi sopra) 

Guardate il segno.

Comprendo fino in fondo che un uomo come me e te, è riuscito a tornare da sotto terra, e che se lui lo ha fatto, sarò capace anche io di farlo se lo accetto, se credo in lui,  e lo seguo?

Quando parlo di queste cose,dovrei ricordare ogni volta che i segni che Gesù mi ha lasciato stanno a significare verità che vanno oltre le semplici parole.

Chi è il sordo, allora? Chi è il muto, allora?

Pasqua è un segno dell'amore di Dio... ma spesso lo usiamo solo a Pasqua...

(Il segno LIS è una mano che finge ti avere qualcosa da agitare) 

Lo dovremmo come credenti usare sempre invece, ricordarci che Gesù è entrato trionfalmente in Gerusalemme, festeggiato da rami di palme, e nella mia vita, ...così come i sordi lo fanno in LIS ogni volta che pronunciano la parola “Pasqua”.



Non so dove  sei tu oggi, non dico col tuo corpo, (con quello se qui) ma col tuo cuore.

Forse segui Gesù da tempo, ma col tempo hai dimenticato i segni, li dai per scontati... e non li usi più nella tua vita quotidiana.

Gesù ti dice oggi che devi ricordare  ogni volta che pronunci il suo nome di ciò che ha fatto per te.

O forse è poco che lo hai accettato, e quei segni sono per te ancora vivi.

Oggi Gesù ti chiede di fissarli nella tua mente, di mostrarli alla tua generazione, perché il segno della Pasqua arrivi fino alle estremità della terra.

O forse sei qui con i tuoi dubbi, il tuo carico di ferite e di delusioni,  e non ne vuoi provare altre.

Se sei lì con la tua vita,  voglio darti una ultima riga dalla Bibbia:

“...perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato.” (Romani 10:9)

Gesù oggi ti dice:“Io sono che è stato crocifisso per te, non sono più più nella tomba, ma risorto e sono tornato come Spirito Santo, per portarti assieme a me.

Preghiamo

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09 aprile 2017

Le armi per vincere | 9 Aprile 2017 |

Gesù nel deserto ti ha detto come vincere la tentazione. Sul monte delle Beatitudini ti spiega il perché.
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Da tre settimane abbiamo iniziato  questa serie di messaggi messaggi in preparazione alla Pasqua. Abbiamo parlato della quaresima  come periodo di preparazione dei battezzandi nella chiesa primitiva,e abbiamo visto l'utilità delle discipline spirituali (preghiera, digiuno, studio, memorizzazione, silenzio, solitudine, ecc.), anche per noi, come allenamento per potenziare i nostri “muscoli” spirituali.

Ma avevamo anche visto che il fatto di praticare le discipline spirituali, non ci mette completamente al riparo dalle trappole del diavolo che si chiamano “tentazioni”.

Gesù stesso è stato tentato nel deserto

Se ricordate, abbiamo detto anche che Gesù è il nostro modello, e tutto quello che ha fatto lo a fatto per lasciarci  un segno,   un avvertimento, e una... anzi LA  soluzione!

1) Il segno: “Preparati per annunciare il Vangelo”
2) L'avvertimento: “Il deserto non significa che Dio ti ha abbandonato”
3) La soluzione: “Conosci la Parola di Dio per vincere la tentazione ”

Gesù si è esposto deliberatamente alle tentazioni del diavolo, per dimostrarci che, come uomini e donne, possiamo vincere sul diavolo.

Gesù è uscito dal deserto vittorioso sul diavolo, ma non ha solo vinto,  uscito da esso infatti ha iniziato a fornirci le armi per vincere il mondo, sconfiggere il diavolo, e affrontare la tentazione.

Nella mia Bibbia il capitolo 4 (il deserto) sta nella colonna di sinistra, mentre nella colonna di destra c'è il primissimo insegnamento di Gesù: il “Sermone sul Monte”, o “le Beatitudini”

Nel deserto Gesù ci aveva spiegato il COME” vincere le tentazioni rimanendo vicino a lui,  sapendo che non ci abbandona (neanche nel deserto), studiando la Parola, memorizzandola e usandola come scudo contro il diavolo. Nel Sermone sul Monte ci spiega il PERCHE'.

Nel deserto Gesù aveva incontrato se stesso, e il suo cuore di uomo: aveva sperimentato quello che ciascun credente, da allora in poi, avrebbe affrontato se avesse voluto seguirlo come discepolo:
la fame, (aveva digiunato) (“trasforma le pietre in pane”) la paura per la propria vita,  (era stato posto sul pinnacolo del tempio) (“buttati giù, e fatti acchiappare dagli angeli”) e infine la fama (aveva visto i regni di tutto il mondo... che sapeva lo avrebbero disprezzato) (“sarai osannato e rispettato da tutte le genti nel mondo”).

Non so quanto tempo sia trascorso tra il deserto e il Sermone, ma sono sicuro che Gesù avesse bene in mente quelle esperienze dolorose, perché le Beatitudini  rispondono perfettamente a ciascuna di esse.

1. La Fame 

"E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.  E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani».  Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”». " (Matteo 4:2-4)

La fame è uno stato umano  che impedisce qualsiasi altra azione: se hai fame,  non riuscirai a fare altro che pensare che vorresti mangiare.

La fame nel mondo non è un problema di mancanza di cibo, ma un problema di mancanza di giustizia. Se l'1% della popolazione nel mondo, detiene il 99% della ricchezza del mondo  (non sono dati miei, ma dell'organizzazione Oxfam),  allora la fame non è un problema di cibo, ma di mancanza di giustizia, da parte di chi ha in mano il cibo per sfamare il mondo.

La tua fame può essere fisica, e mi auguro che tu che mi ascolti non abbia fame fisica oggi,  perché mio dovere come credente sarebbe di invitarti a pranzo,  a cena  e metterti qualcosa nella sacca per domani

Ma può essere anche anche “sociale”, dovuta a quanto vali nel mondo, a come ti vedono le persone attorno dove tu non conti nulla, e i tuoi diritti vengono calpestati dal potente di turno.

Dove vai quando hai “questo” tipo di fame?

Ricordati, Gesù ha vinto il deserto, e la fame, e ora sul monte delle Beatitudini ti dice:

“Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.” (Matteo 5:6)

Se sei credente, le persone guarderanno a te con una certa soddisfazione se le cose per te vanno “di male in peggio”... “Dov'è il tuo Dio?” .. il Salmo 42 lo dice.

Gesù invece ti dice: “I conti si fanno alla fine”. Salomone conclude Ecclesiaste così:

“Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male.” (Ecclesiaste 12:16)

Quando hai fame per la giustizia che non vedi nella tua vita, sappi che Gesù ti promette che sarai saziato

La seconda esperienza dolorosa  nella nostra vita di credenti è

2. La Paura

“Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio,  e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: “Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo” e “Essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti col piede contro una pietra».  Gesù gli rispose: «È altresì scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”.  (Matteo 4:5-7)

Siamo onesti: viviamo in un mondo che non ci ama, che ci mette ogni volta sotto la lente di ingrandimento, che si aspetta che cadiamo per vedere se il nostro Dio interviene...

E qualche volta noi stessi iniziamo a dubitare che Dio interverrà...

E nasce la voglia di “mollare”, di uniformarsi al mondo, di scegliere le stesse vie,
le stesse scappatoie, le stesse scorciatoie che usano gli altri, perché ci sentiamo su una guglia del tempio,e, si, sappiano che Dio è potente... ma se poi non mi risponde?

Dove vai, quando ti senti così? Gesù sul monte delle Beatitudini, ti ricorda due cose:

“Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati” (Matteo 5:4)

Non ci sarà lacrima che non verrà asciugata: Apocalisse afferma:

“(Dio) asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate”.  (Apocalisse 21:4)

L'altra cosa che ti ricorda è questa:

“Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.  Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e {, mentendo,} diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.” (Matteo 5:10-12)

Gesù ti sta dicendo: “Essere mio discepolo non è facile: non ci saranno applausi, e più di una volta ti porteranno sul tetto di un palazzo per buttarti giù...  Lo hanno fatto con me... lo faranno anche con te! Ma sappi: hanno trattato così quelli che parlavano di me prima che io venissi, che hanno avuto fede in qualcosa che non avevano ancora visto... Tu mi hai visto, tu hai visto la croce, e la tomba vuota... Sii mio testimone, oltre la tua paura."

La terza esperienza difficile  nella vita dei credenti è

3. La Fama

Sarebbe meglio dire “la mancanza di fama”, o anche “la cattiva fama”

Quando avete accettato Gesù, quanti dei vostri amici non credenti hanno detto “WOW! Che bello!” ? Quanti vi hanno offerto da bere? Quanti hanno voluto sapere di più?

Il diavolo aveva provato a lusingare Gesù con la fama:

“Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo, gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse:  «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori».  Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto”»" (Matteo 4:8-10)

Il diavolo non poteva vedere nel futuro... ma conosceva Isaia 53:

“Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.” (Isaia 53:3)

“Chi te lo fa fare, Gesù?  Non dirgli la verità! Digli che qualsiasi cosa faranno saranno salvi! Batti i pugni sul tavolo, e fatti valere! Gonfiati, fai la ruota come fa il pavone! Pensa a te per primo! Fai lottare l'uno contro l'altro per avere il massimo per te! E tutti ti “osanneranno”!

C'è stata mai una volta in cui avresti voluto “contare di più” entrare in un ufficio con tutti che si alzano, prendere la tua vendetta contro colui che ti ha fatto del male?

Dove vai quando senti queste tentazioni dentro di te, quando invidi qualcuno che è potente,  ed ha fama?

Gesù ti dice:

“Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli...  Beati i mansueti, perché erediteranno la terra...Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.  Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.  Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio!

(Matteo 5: 5, 7-9)

Essere credente significa andare “contro” quello che ti dice la società:

“Fatti furbo!”  “Chi pecora si fa il lupo se la mangia!”  “Tanto non lo viene a sapere nessuno!”

Gesù invece ti chiede di essere differente,  per essere suo testimone. Ed afferma che la felicità non è nell'essere uguali al mondo ma nell'essere come il Padre vuole.
Conclusione

Se Gesù nel deserto ti ha detto come vincere il diavolo stando vicino a Dio cercando la sua presenza anche quando sembra lontano, studiando e memorizzando la Sua Parola, sul Monte delle Beatitudini ti spiega perché: perché i conti si faranno alla fine, e allora sarai saziato per sempre, perché sarai in eterno consolato per aver corso il rischio di testimoniare di Lui, perché l'unica fama che conta è quella che ti costruisci davanti al Padre.

Nel giorno in cui il mondo cristiano  ricorda l'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, voglio sfidarti: se gridi “osanna” a lui la domenica ma poi cerchi le vie rapide,  il consenso del mondo, la sua fama, stai mancando la felicità che Gesù ti garantisce verrà...

Forse non arriverà ora,   ma a via dolorosa del Golgota, porta a una tomba vuota che ha vinto la morte... la mia e la tua, se accetti di percorrerla fino in fondo.

Preghiamo
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02 aprile 2017

Preparati per vincere | 2 Aprile 2017 |

Talvolta il deserto della mia vita è il posto dove imparo a lottare ed a vincere attraverso la Parola di Dio.
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Due settimane fa abbiamo iniziato questa serie di messaggi in preparazione alla Pasqua. E abbiamo visto che già nella chiesa primitiva  c'era un periodo di quaranta giorni che precedeva la Pasqua, che conduceva la battesimo dei neo credenti.

Un periodo di preghiera, digiuno e silenzio per coloro che sarebbero stati battezzati, a cui la chiesa si univa per sostenerli. Fu chiamata “quaresima”,  in ricordo dei quaranta giorni passati da Gesù nel deserto  per prepararsi al suo ministero nel mondo, e le cose che si fanno durante essa (ma non solo durante essa) sono dette “discipline spirituali”.

Vi ho lasciato con una domanda: dovremmo prepararci anche noi alla Pasqua, alla proclamazione della nostra certezza, per essere efficaci come testimoni della fede in Gesù? E vi avevo lasciato anche qualche versetto su cui riflettere  e pregare che il Signore mostrasse  in quale modo vuole prepararti, quali passi ti sta chiedendo di fare, quali “discipline” vuole tu pratichi, a cosa devi rinunciare e cosa devi aggiungere  per essere efficace per lui,

La settimana scorsa Janet ci ha detto che gli allenatori atletici dicono che  “se non fa male non fa bene”, se fai le cose che trovi facile non cresci, e che per crescere devi fare le cose che trovi difficile.

Le discipline spirituali  (preghiera, digiuno, studio, memorizzazione, silenzio, solitudine, ecc.) sono i nostri “attrezzi” con cui cresciamo i nostri “muscoli” spirituali.

Spero che abbiate praticato almeno alcune di queste discipline, durante queste due settimane, così che ora avrete scoperto che quando uno le applica  è completamente al sicuro,  protetto dal peccato,  ed inavvicinabile dalla tentazione...

E' così, vero? Assolutamente no!

Posso ben testimoniare che, per me non è così! Quando sto studiando, ad esempio, devo costantemente vincere la tentazione di “mangiare cioccolato”... io che non amo la roba dolce!

Quando sto pregando, invece, devo vincere la tentazione di controllare la mia posta elettronica...

Vi capita anche a voi? Beh, se vi capita, sappiate che siete in buona compagnia! Non la mia, ma quella di Gesù!

Tra i brani che vi ho dato da leggere, ce n'è uno che normalmente viene letto durante la quaresima,
ed è in Matteo;  leggiamolo assieme:

1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2 E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3 E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”». 5 Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: “Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo” e “Essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti col piede contro una pietra”».  7 Gesù gli rispose: «È altresì scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”». 8 Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo, gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori». 10 Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto”4». 11 Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano.”(Matteo 4:1-11)

Gesù è nel bel mezzo della preparazione, sta praticando molte discipline spirituali: digiuna, prega, sta in silenzio, è da solo,  parla col Padre (che equivale per noi a leggere la Scrittura) ma, nel bel mezzo di tutto questo  viene tentato.

Gesù è il nostro modello, e tutto quello che ha fatto lo a fatto per lasciarci  un segno,   un avvertimento,
ma soprattutto una  soluzione!

Dal deserto di Gesù possiamo trarre tutti e tre.

1) Il segno: Preparati per annunciare il Vangelo”

Gesù aveva vissuto sino a quel punto a Nazaret,come un anonimo giudeo. La Parola non ci dice se lui praticasse le discipline spirituali prima di allora; non ce ne è evidenza nei Vangeli.

Ma sappiamo che PRIMA di iniziare il suo ministero, per un periodo  lo Spirito lo porta lontano da tutto e da tutti, dove lui prega, digiuna, sta in silenzio, è da solo...

Se vuoi essere efficace come testimone di Cristo al mondo, devi vivere NEL mondo, ma, di tanto in tanto,  devi avere un periodi LONTANO dal mondo  per caricare le tue batterie spirituali.

Può essere un periodo lungo (i quaranta giorni di Gesù) oppure  breve:

“Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.  Ed egli disse loro: «Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco». Difatti era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare. Partirono dunque con la barca per andare in un luogo solitario in disparte.” (Marco 6:30-32)

O anche brevissimo

“Poi, la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e là pregava.” (Marco 1:35)

“Dopo aver congedato la folla, (Gesù) salì sul monte in disparte a pregare. E, venuta la sera, rimase là da solo.” (Matteo 14:23)

“In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte in preghiera a Dio.” (Luca 6:12)

Forse non puoi stare quaranta giorni lontano o lontana da tutto e da tutti, ma hai mai considerato un “ritiro, anche solo di un paio di giorni? Gesù prendeva i suoi in disparte, affinché fossero più efficienti una volta tornati nel mondo.

Ma quello che assolutamente puoi (e devi) fare, è avere ogni giorno un periodo breve dove se solo assieme al tuo Signore, per parlare, ma soprattutto per ascoltare.

2) L'avvertimento: “Il deserto non significa che Dio ti ha abbandonato

Praticare le discipline spirituali qualche volta porta alle esperienze “mistiche” quelle esperienze che vanno oltre i nostri cinque sensi, come quelle vissute da Isaia, Paolo, o Giovanni.

Ma non è sempre così: qualche volta può portarti anche in un deserto, dove trovi la tentazione.

“E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.  E il tentatore, avvicinatosi, gli disse...” (2-3a)

Qui nel testo dice che il diavolo si “avvicina” ovvero è più vicino di quanto normalmente non sia.

Attenzione a pensare che il diavolo sia sempre vicino a noi: il diavolo è un angelo caduto, e in Daniele 8:21 la Bibbia afferma che gli angeli si spostano in “rapido volo”, ma non possono stare dappertutto in ogni istante, non è onnipresente, non è Dio,  e  neppure i demoni suoi servi.

Quando qualcuno mi dice :” Sono stato tentato dal diavolo” io rispondo: “Ammazza! Proprio tu! Allora sei proprio importante!."

Il diavolo può avvicinarsi a noi  proprio nel periodo in cui stiamo cercando  di avere maggiore intimità con Dio.

Il fine?  Distrarci da Dio: “Smetti di scrivere la predicazione, Marco per dieci minuti”. Farci concentrare su noi stessi: “Prendi quel bel pezzo di cioccolata che tua moglie a comperato per fare il dolce stasera”. E portarci a peccare.

La tentazione di Gesù nel deserto  ha a che fare con l'incontro con il diavolo, ma a anche (e forse soprattutto) a che fare con l'incontro con se stesso.

Come rugbysta so che devo provare il placcaggio in allenamento, ma non saprò mai se ho imparato bene il gesto se non lo provo durante una partita, contro un vero avversario, contro uno che vuole a tutti costi passare, anche facendomi male.

Gesù ha dovuto sperimentare prima di agire nel mondo, se il suo essere Dio poteva funzionare dentro il corpo di un uomo, se l'uomo sarebbe stato in grado di sconfiggere il diavolo, attraverso l'aiuto di Dio.

Sapete, la vera battaglia per il domino sul mondo, è stata vita in quel deserto. Se Gesù avesse ceduto, e perso, non ci sarebbe stato il pane e il vino, né il Golgota, né la Croce, né la tomba vuota,  né la salvezza per te... e per me che ti parlo.

Ma Gesù ha vinto lì nel deserto... tutto il resto, dopo, era facile; umiliante, faticoso, doloroso, straziante, ma la vittoria non era più in dubbio.

Quando pratichi le discipline spirituali, quando preghi, digiuni, studi, sei da solo, quando cerchi di essere più pronto o più pronta per servire Dio, e accettare il dono di Gesù a Pasqua, allora puoi conoscere meglio il tuo cuore, sapere come reagirai di fronte ai problemi e alle tentazioni.

I gesuiti dicono che, come credente, dovresti essere sempre in grado di rispondere a due domande:

a) Cosa ti sta dicendo Dio in questo momento?
b) Come fai a sapere che è proprio Dio a parlarti?

Per rispondere a questo,  c'è la necessità di conoscere te stesso e di conoscere il tuo cuore

Geremia dice:

“Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? «Io, il Signore, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni».” (Geremia 17:9-10)

Nel deserto Gesù incontra il diavolo, ma incontra se stesso, e il suo cuore di uomo: come usare il potere che lui aveva per soddisfare i propri bisogni, (“trasforma le pietre in pane”), quanto e quando richiedere interventi divini a supporto delle proprie azioni,  (“buttati giù, e fatti acchiappare dagli angeli”) e infine la gloria umana (“sarai osannato e rispettato da tutte le genti nel mondo").

Il deserto, talvolta, non è un male, perché nel deserto impari a conoscere te stesso.

Geremia dice che il cuore è ingannevole, e Dio lo mette alla prova. Se stai attraversando un deserto nella tua vita in questo momento, se le prospettive per la tua vita sono oscure, non pensare sia solo a causa tua, o neppure che Dio si sia disinteressato a te. Perché potresti essere proprio al centro della volontà dello Spirito.

Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per incontrare il diavolo, e per incontrare se stesso,
perché nel deserto potesse capire che l'unica soluzione al deserto e alla tentazione è questa.

3) La soluzione: Conosci la Parola di Dio per vincere la tentazione ”

Gesù avrebbe potuto decidere di trasformare il deserto in un'oasi, con il solo schiocco delle dita (e neppure quello sarebbe servito).

Essendo Dio, avrebbe potuto farlo... ma poi? Come avremmo fatto noi?  Lui sarebbe rimasto l'unico uomo al mondo capace di fare una roba del genere.

Quale era la soluzione, allora? Farci vedere che esiste un'arma SEMPLICE,  ma LETALE,  DISTRUTTIVA,  FINALE, che ciascun uomo avrebbe potuto usare, in ogni parte del mondo, in ogni era,  in ogni cultura, in ogni razza: la Parola di Dio!

Gesù risponde ad ogni tentazione del diavolo, con un passo della Parola. E non sceglie un libro a caso: sceglie il libro di Deuteronomio.

Deuteronomio è il libro dove un Mosè ormai vecchio, mette seduto il popolo di Dio nel deserto,
e racconta alle nuove generazioni perché sappiano, alle vecchie generazioni perché ricordino, tutto quello che il Signore ha fatto per loro, tutto quello che il Signore farà per loro,  e tutto quello che il Signore vuole da loro.

Secondo me Gesù ci sta indicando che, quando siamo nel deserto, è importante ricordare ciò che Dio ha fatto per noi, ed è fondamentale la conoscenza della sua Parola.

Il diavolo è sconfitto, e il banchetto inizia!

Se ti stai preparando per Dio, se provi il deserto nel mentre che pratichi le discipline spirituali, mentre ti stai impegnando per crescere nel Signore, per servirlo, per proclamarlo sappi che il deserto è per un tempo, finisce...

Il brano inizia con “Allora” e termina con “Allora”. Così come la Quaresima, la preparazione per il battesimo dei “competentes” (vi ricordate? Erano i “battezzandi”) finiva con la Pasqua, allo stesso modo il periodo inteso di preparazione deve finire. per tornare a una vita più “normale”, più equilibrata.

Ci toniamo più forti, più pronti, più preparati, e con la consapevolezza che possiamo sconfiggere la tentazione e il diavolo attraverso la Parola di Dio



Gesù, dopo questa preparazione, tornerà nel mondo, tra le folle, per predicare il Sermone sul Monte... ovvero le Beatitudini. Ma di questo parleremo la settimana prossima.

CONCLUSIONE

SE vuoi che Dio ti usi, durante questo periodo di avvicinamento alla Pasqua, e oltre  durante la tua vita di credente NEL mondo, oggi Gesù ti sta dicendo tre cose:

1) Preparati ad annunciare il Vangelo: stai con me, parlami,  cercami,  ascoltami.

2) Se sei nel deserto, non pensare che io non ti veda: sei lì, dove sono stato anche io, ma tu puoi vincere il deserto!

3) Per vincere ricordati di quello che ho già fatto per te, vivi nella mia Parola, studiala, meditala, memorizzala... perché se fai questo avverrà ciò che è già successo...


“Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano.” (v. 11)

Preghiamo.

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