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19 marzo 2017

Prepàrati a combattere! | 19 Marzo 2017 |


Per poter essere un credente efficace devo allenarmi e preparami per proclamare Cristo risorto.
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Per chi, come me, proviene dal cattolicesimo, la memoria di come era quaranta anni fa questo Paese è ancora impressa nella mente. Come era l'Italia quaranta anni fa. In questi periodi era “quaresima”! Si mangiava “di magro”,in TV non c'erano programmi comici, le persone facevano i “fioretti” (privazioni temporanee e volontarie da qualcosa cioccolata, alcoolici).

Le persone vestivano “di scuro”... era iniziata la “quaresima”.

Cinquanta anni dopo,  tutto questo è scomparso; la TV manda donne nude e programmi comici, le persone mangiano quello che vogliono.

A meno di non essere un cattolico praticante, nessuna delle regole della quaresima viene più neppure ricordata, figuriamoci seguita.

E' un male o un bene tutto questo? La “dissoluzione” delle abitudini legate alla Quaresima cattolica
è qualcosa che dovremmo “festeggiare” come evangelici, che non ci tocca come credenti, oppure su cui dovremmo meditare?

Potrà sembrarvi strano, ma la quaresima ha poco a che fare con la chiesa cattolica e moltissimo a che fare con la chiesa primitiva.

Come credenti evangelici,  siamo portati a pensare la chiesa primitiva  un po' come le nostre chiese:
incontri molto “liberi”, nessuna “liturgia” , (ovvero culti fatti sempre nello stesso modo) né “calendario liturgico”(ovvero date importanti da festeggiare in modo particolare, e un ciclo di letture bibliche ricorrenti durante l'anno).

Non so da dove abbiamo preso questa idea; forse come reazione estrema al cattolicesimo  e a tutte le sue contraddizioni e aggiunte. Perché, vedete, quello che emerge dalla storia della chiesa  del primo, secondo e terzo secolo (dall'anno 50 alla fine del 200) è qualcosa di completamente differente.

Le chiese primitive erano formate da credenti nati e vissuti in mezzo ad “altri” culti; molti all'inizio erano ebrei,  ed erano abituati alla “liturgia” del tempio.

Quelli che man mano si avvicinarono in seguito (i “Gentili”) anche loro erano abituati alla “liturgia” dei loro dei pagani.

Le chiese primitive utilizzarono spessissimo la “liturgia”, che erano i “modi e i tempi “provenienti dalla loro vita precedente, svuotando gli aspetti pagani, o incompleti (nel caso degli ebrei), e riempiendola con il messaggio di Cristo.

Allo stesso modo fu anche per l'abitudine di avere dei giorni o dei periodi speciali nell'anno, delle ricorrenze che segnassero date importanti per i credenti, e rammentassero realtà spirituali con gesti e azioni reali. Questo veniva chiamato “l'anno liturgico”.

Tra le varie ricorrenze di cui abbiamo nota nei primissimi anni della chiesa,
ci sono il battesimo di Gesù (6 gennaio),  il Natale (variabile a seconda della zona del mondo - tra maggio e dicembre) la Pentecoste, la Pasqua,  ma ce ne erano anche molte altre.

Tutte queste date che ora ci sembrano tanto “cattoliche”, in realtà erano festeggiate con gioia dai nostri progenitori nella fede.

Perché parliamo di questo, oggi? Perché la chiesa non nasce qua, a Montefiascone, ma ha una lunga storia, quasi sempre travagliata, talvolta contraddittoria,  piena di sbagli e di abusi (anche se siamo “santi” rimaniamo comunque umani e peccatori).

E, per capire dove dobbiamo andare come chiesa nel ventunesimo secolo, è importante capire da dove siamo venuti, guardando alle chiese più vicine a Gesù, quelle dal primo al terzo secolo.


Potrà sembrarvi strano, ma la chiesa tra il primo e il terzo secolo osservava la quaresima, ed ha a che fare con il processo di “catecumenato”.  Altra parola che ci ricorda la chiesa cattolica,  la “catechesi”, il “catechismo”, ma che in realtà è una parola greca  che significa null'altro che “colui che è stato istruito”.

Perché si decise di osservare la Quaresima?

Se guardate alla storia della chiesa in Atti, vedrete che il battesimo veniva impartito immediatamente dopo aver accettato Gesù.

Questo perché le persone erano quasi tutte ebree, o erano state comunque esposte alla cultura ebraica. Conoscevano i Comandamenti, avevano il concetto di peccato, di espiazione, ecc. Come in un puzzle, mancava solo il “tassello Gesù”, e il quadro era completato.

Man mano che ci si allontanava dall'anno zero (la nascita di Cristo) e man mano che si entrava in contatto con altre popolazioni  che non avevano mai sentito parlare del Dio di Israele,le cose cambiarono.

C'erano persone che credevano nell'esistenza di più dei, (ricordate che a Roma c'era il Pantheon - tutti gli dei), che credevano che le sacerdotesse del tempio di Venere rendessero un culto appropriato prostituendosi. Che per conoscere il futuro bisognava guardare nel fegato di bestie sacrificate, e così via.

Le chiese trovarono quindi nel tempo che c'era bisogno di una “catechesi” di un periodo in cui coloro che erano interessati alla fede in Cristo, fossero istruiti circa quello che era accaduto, sulla Bibbia, su Gesù, e dimostrassero un reale interesse nel far parte della chiesa, e non fossero esclusivamente “infiltrati”  che poi avrebbero denunciato i credenti all'imperatore  per farli sbranare dai leoni negli anfiteatri.

C'è evidenza negli scritti della fine del  secondo secolo (dall'anno 100)(perché del primo sappiamo nulla o quasi) che le chiese non impartissero il battesimo molto facilmente, ma le persone dovevano percorrere un cammino molto lungo.

Si iniziava con un primo periodo  n cui chi era interessato doveva dimostrare agli anziani e ai vescovi,
di essere realmente interessato alla fede che andava ad abbracciare.

Erano chiamati “audientes”, ovvero coloro che ascoltano.

Nella chiesa primitiva la riunione era sommariamente divisa in due parti: il “Culto della Parola”dove si leggeva la Bibbia, e il “Culto della Tavola”, dove si distribuiva il pane e il vino.

Gli “audientes” potevano partecipare al culto della Parola, ma non a quello della Tavola.

Dopo un po' di tempo,  quando decidevano gli anziani della comunità, gli “audientes” diventavano “catecumenos”, periodo nel quale dovevano dimostrare non solo di essere interessati, ma dovevano dimostrarsi pii,  praticare le discipline spirituali della preghiera, del silenzio e del digiuno, dimostrarsi   presenti costantemente nella comunità, essere caritatevoli e altruisti, e così via.

C'era proprio un rito speciale  con il quale i vescovi e la chiesa designavano i catecumenos, sui quali venivano imposte le mani, e talvolta venivano “segnati” con una “croce” sulla fronte, fatta tramite l'olio con il quale gli anziani ungevano gli ammalati cosi come aveva stabilito Giacomo nella sua lettera.

Era questo un segno che diceva due cose: stai per morire al mondo, e stai per essere guarito da Cristo.

I catecumenos rimanevano tali per almeno due anni, e in questo periodo potevano partecipare al Culto della Parola, ma non al Culto della Tavola.

Prima di essere mandati via, tutta la chiesa pregava per i catecumenos  affinché fossero protetti e guidati dallo Spirito Santo.

Alla fine di questi due anni i catecumenos diventavano “competentes” ovvero “coloro che conoscono”, ed iniziava un periodo intenso e concentrato  che li avrebbe portati ad essere battezzati, tutti quanti in un unico giorno, e precisamente il giorno di Pasqua (difatti la chiesa primitiva battezzava SOLO a Pasqua).

In questo periodo i competentes dovevano: digiunare, astenersi dal sesso, astenersi dall'alcool,  praticare il silenzio, studiare la Bibbia, e pregare ogni giorno più volte al giorno.

Questo periodo era di quaranta giorni, in memoria dei quaranta giorni passati da Gesù nel deserto  per essere tentato.

E spessissimo all'inizio dei quaranta giorni  gli anziani ponevano sul capo dei competentes un pugno di terra, più spesso di cenere perché era più facilmente reperibile nelle case dove si riunivano, per ricordare a chi si battezzava Genesi 3:19:

“Mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai.” (Genesi 3:19)

Legavano a un gesto fisico  (la terra o la cenere sparsa sul capo) una realtà spirituale (senza Cristo sei destinato a tornare polvere).

E così come la chiesa intera pregava per i catecumenos, la chiesa intera si affiancava alla preparazione dei competentes verso il battesimo, agendo nello stesso modo  (tranne la domenica, che era un giorno “franco” in quanto ogni domenica si festeggiava la resurrezione).

Quanto dura la Quaresima? Quaranta giorni.

Quando inizia la Quaresima? Quaranta giorni prima della Pasqua, un mercoledì, il “mercoledì delle Ceneri”. (quest'anno era il 1 marzo). 

Questa è la storia di come è nata la Quaresima, di come non fosse un culto prettamente cattolico, ma di una caratteristica delle primissime chiese  un periodo riservato ai battezzandi  per concentrasi su quello che stavano promettendo a Cristo nel giorno in cui  tutte le chiese del mondo unite  ricordavano che Cristo era morto e risorto per darci la vita.

Qualcuno potrebbe pensare: “Eccola là. Marco vuole reintrodurre la catechesi, la Quaresima, le Ceneri, ecc.” Non vi preoccupate, non è questo.

La domanda che mi pongo io, che porgo a voi, e che lascio aperta, e la seguente: la nostra libertà di culto, il nostro aver “destrutturato” la chiesa, abbandonando quasi tutte le consuetudini,  e qualsiasi “liturgia” della chiesa primitiva,  ci ha reso più efficaci per la testimonianza nel mondo, oppure ci ha reso più vulnerabili nei confronti del mondo?

Se i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo dell'anno 100, quelli che avevano creduto alla Resurrezione
 avvenuta appena sessanta anni prima, trovavano utile avere dei periodi di preghiera digiuno e meditazione, per prepararsi alla Pasqua, dovremmo farlo anche noi del 2017?

La crescita esplosiva della chiesa avveniva nonostante la  presenza di tali usanze, la Quaresima, le Ceneri, l'unzione della fronte, la liturgia della Parola e della Tavola, oppure avveniva a motivo di tali usi, che preparavano spiritualmente alla battaglia con il mondo ciascun credente?

Sono consapevole come pastore, che spingermi su questi temi è un po' come entrare in un campo “minato”.

Proveniamo da diverse culture,  da chiese diverse, abbiamo spesso sensibilità differenti su cosa sia meglio fare in chiesa.

Per questo vi dico che qualsiasi opinione abbiate  qua sarà ben accetta. (E' possibile pure che non abbiate nessuna opinione, che mi diciate “quale è il problema?”).

Per onestà voglio dirvi come vostro pastore, dopo aver studiato, confrontato, e ascoltato, sono arrivato alla conclusione che uno dei problemi principali  della NON crescita della chiesa nell'ultimo secolo in occidente, è l'aver abbandonato tutte quelle pratiche spirituali  che facevano di un credente un soldato per Cristo.

Abbiamo fede, si, e vogliamo testimoniare Cristo,  ma ci comportiamo come la mia squadra di rugby, che ieri ha disputato un torneo.

La mia squadra è stata vincente, un tempo, perché eravamo un gruppo compatto  che si allenava due volte a settimana, che passava tempo assieme, che studiava tempi di entrata e tattiche di gioco.

Poi, col tempo, ci siamo un po' “annoiati” di tanto impegno, e abbiamo cominciato a calare il numero degli allenamenti da due volte a settimana ad una. e poi, piano piano, da una ventina che si allenavano regolarmente, ormai non siamo più di sette/otto.

Sapete che il rugby è uno sport di contatto, dove devi essere abituato a “sbattere” contro l'avversario. E sbattere addosso a qualcuno, alla nostra età (ma a qualsiasi età) fa ogni volta “male”.

Ma sta nelle regole del gioco;  per giocare bene, per vincere, devi essere disposto a provare un po' di dolore e devi “abituarti” in allenamento, andando a “sbattere” contro un tuo compagno di squadra, per poi saperlo fare quando sari contro l'avversario per davvero.

E noi, con la scusa che ormai siamo “vecchietti”, abbiamo smesso di allenarci anche su questo fondamentale, ci alleniamo facendo il “touch rugby”, dove devi solo “toccare” l'avversario,  e quello si ferma come se fosse stato placcato.

E poi, quando come ieri devi fare un vero torneo, dopo cinque minuti non ce la fai più,
ti gira la testa, manca l'ossigeno, non vuoi provare dolore nel placcaggio, e lasci passare l'avversario.

Nella vita delle chiese è avvenuto un po' la stessa cosa. Abbiamo pian piano rinunciato agli “allenamenti ferrei”, perché abbiamo detto che non erano necessari, si perdeva un bel po' di tempo,  e non piacevano a tutti.

Abbiamo smesso di allenarci come squadra, di andare a “sbattere” contro il nostro fratello e la nostra sorella, per abituarci al dolore necessario  per poi andare a sbattere contro il mondo dei non credenti, e fermarli, placcarli, vincerli a Cristo.

La chiesa primitiva aveva scoperto  che era fondamentale essere costantemente pronti alla  gara,
e aveva stabilito una serie di “allenamenti” per i credenti, gli aveva dato un nome, “Discipline Spirituali” digiuno, silenzio, solitudine, castità, studio, preghiera ecc. gli aveva dato un luogo durante l'anno, le Ceneri, la Quaresima, la Pasqua, la Pentecoste, ecc., affinché nella partita di rugby contro il mondo ciascun credente fosse allenato, sapesse gli “schemi di gioco” e non avesse paura di farsi male andando a sbattere contro il mondo.

Paolo ha sintetizzato tutto questo mio lunghissimo discorso in una coppia di brani:

“Non che io abbia già ottenuto il premio, o abbia raggiunto la perfezione, ma continuo la mia corsa per afferrarlo, perché anch'io sono stato afferrato da Cristo.  No, cari fratelli, non credo d'averlo già conquistato, ma due cose faccio: dimentico il passato e mi lancio verso cio che mi aspetta, correndo verso il traguardo per ricevere il premio celeste a cui Dio ci ha chiamati per mezzo di Gesù Cristo.” (Filippesi 3:12-14 PV)

“Sapete, quando si fa una corsa, molti corrono, ma soltanto uno vince il premio. Perciò, correte anche voi per vincere!  E sapete bene che gli atleti si sottopongono ad una rigida disciplina: lo fanno soltanto per ottenere in premio una corona che presto appassisce! Noi, invece, lo facciamo per una corona che non appassirà mai.  Perciò, io corro dritto al traguardo, mettendocela tutta; lotto come un pugile che vuol vincere, e non tiro colpi a vuoto. Mi sottopongo a dei sacrifici, come un atleta, e tengo il mio corpo a disciplina, per paura di essere squalificato e ripreso, proprio io che ho predicato agli altri!” (1 Corinzi 9:24-27 PV)

Come ci stiamo preparando  per la gara col mondo? Come ti stai, come mi sto preparando
per proclamare a Pasqua che “Cristo è veramente Risorto”.

Come avete visto, non avete “appunti” per questa predicazione, ma una serie di versetti, che vi prego di leggere, di studiare, e di meditare durante le prossime due settimane.

Poi, il 2 Aprile, vedremo assieme come Gesù si è preparato per affrontare il mondo.



Durante queste due settimane,  mentre leggerai i versetti, prega che il Signore ti mostri in quale modo vuole prepararti, quali passi ti sta chiedendo di fare, quali “discipline” vuole tu pratichi,
a cosa devi rinunciare e cosa devi aggiungere, per essere efficace per lui, contro quali avversari devi sbattere per abituarti a quel poco di male che è necessario per vincere gli altri a Cristo.

Che il Signore benedica la preparazione di ciascuno di noi per testimoniare e festeggiare la sua resurrezione a Pasqua.

Preghiamo.




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