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25 dicembre 2016

Egli è il dono | 25 Dicembre 2016 |


Come era il primo dono a Natale? Era un dono d'amore, di vita, di pace e di speranza.
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A chi piace fare regali? A chi piace ricevere regali?

Sapete, fare regali è un'arte...  ed è un'arte che, mia moglie e i miei figli lo sanno, non mi appartiene.

Chi sa fare regali sa fondere la bellezza di ciò che si regala con l'utilità per colui che riceve il regalo.

Se un regalo è bello, e utile, allora la carta colorata e i fiocchi non servono più di tanto. Conta il “contenuto”, non la forma. E spesso i doni più belli vengono dentro involucri poveri, come questa scatola di scarpe.

Voglio vedere assieme a voi un filmato...



Natale un tempo non era la stagione dei regali, in Italia i regali arrivavano invece per Santa Lucia o per l'Epifania.

Poi con l'avvento del “Natale commerciale”,  quello del Babbo Natale grasso e rosso della Coca Cola  per intenderci,   tutto il mondo ha iniziato a scambiarsi doni il 25 dicembre.

Non che sia completamente sbagliato, se fai regali a Natale non pecchi e se non li fai non pecchi uguale, ma il Natale è la storia di un dono, il dono d'un padre folle d'amore per un figlio perduto.

E' un dono che non è arrivato avvolto in carta dorata e con un gran fiocco sopra, ma piuttosto è arrivato in una scatola di scarpe. Isaia descrive  così il dono che sarebbe venuto

“Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci.” (Isaia 53:2)

Cosa c'è allora dentro la scatola da scarpe che Dio ci ha mandato e che noi, simbolicamente, festeggiamo oggi?

Speranza

Se non ci fosse stato il Natale, o meglio, quello che si ricorda a Natale, (“natus”, “è nato”),  allora non potremmo neppure festeggiare la Pasqua.

Paolo dice:

“Abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti,” (1 Timoteo 4:10b)

A Natale vogliamo che il mondo ricordi, o sappia, che non abbiamo solamente “sperato in Dio”, ma che Dio è venuto realmente a vivere tra noi.

“La Parola divenne uomo e visse qui fra noi,” (Giovanni 1: 14a)

Con la nostra gioia vogliamo testimoniare dinanzi a un mondo incredulo, che  dentro la scatola da scarpe non attraente, c'è l'Emmanuele,  il “Dio con noi”, vivente,  colui che è la nostra vera speranza.

Vita 

(Nella Parola) era la vita, e la vita era la luce degli uomini....E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi.” (Giovanni 1:4, 14)

Nella scatola di scarpe c'è colui che solo può dare vita a chi è morto:

(Gesù disse) Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.” (Giovanni 10:10b)

Dio ha mandato Gesù a nascere tra noi, Gesù ha portato la vita vera in colui che lo accetta.

Amore

“In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo.” (1 Giovanni 4:9)

Amore non è un sentimento,  ma è una azione. Nella scatola da scarpe del Natale, Dio ha posto l'azione  che esprime il suo amore infinito per noi: un figlio che viene, lui giusto, a morire per gli ingiusti, affinché con la sua vita tornino ad essere giusti.

“Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici.” (Giovanni 15:13)




Pace

Isaia parla così di Gesù:

“Sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.” (Isaia 9:5b)

Nella scatola da scarpe, assieme a tutto il resto, arriva colui che avrebbe dato pace a chi crede in lui.

(Gesù disse) Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà.” (Giovanni 14:27)

Qualcuno ha scritto questo:

"Il primo dono non era incartato,  non aveva un nastro,  non era stato acquistato online o in un centro commerciale.  Il primo dono di Natale era un regalo semplice, un dono sacro.  Era un dono d'amore, di vita, di pace e di speranza."

Era, soprattutto, un dono, che reca la vita eterna.

Dono

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha DONATO il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16 modificato)



La SPERANZA della VITA è nell'AMORE che DONA la PACE a chi crede.

Egli è il DONO. Buon Natale.

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18 dicembre 2016

Parole di Natale - 2° parte | 18 Dicembre 2016 |

Con quali parole posso trasmettere al mondo il senso del vero Natale?

Una settimana fa ci eravamo lasciati con tre parole:

  • Attesa
  • Luce
  • Pace

Avevamo visto che Natale è la fine dell'attesa per un salvatore, e che come credenti dobbiamo parlare di Gesù a coloro che sono in attesa.

Avevamo visto che la nascita di Gesù è stata segnata da una luce nel cielo, che Gesù stesso è la stella del mattino che ci guida, ma che ha anche trasferito la sua luce in noi, e che ora siamo luce del mondo. E per questo dobbiamo essere luce per chi è nel buio.

E infine avevamo parlato della voglia di pace che c'è a Natale, ma che la pace che offre Gesù non è la pace che ci aspettiamo noi, ma è una pace che nasce non da cosa fa o non fa Gesù, ma da chi è Gesù. E che Gesù offre una pace diversa da quella che offre il mondo, e che noi dovremmo offrire agli altri questa pace speciale.

Oggi vediamo le altre tre  parole.

La quarta è

Gloria 

Il racconto del Natale che fanno i vangeli  è pieno di riferimenti alla gloria che viene in quella notte. Ma per poter capire quello che stava per accadere a Betlemme, dobbiamo prima capire cosa significhi la parola “GLORIA”

Il Esodo Mosè ad un certo punto, fa una domanda “strana” a Dio

"Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!»" (Esodo 33-18)

La parola che usa Mosè è “kabod”, che significa “peso”:

Che strano! Se io fossi stato Mosè, la prima cosa che avrei chiesto a Dio, sarebbe stato di vedere la sua faccia, non di sapere quanto pesava!

Ma “kabod” non significa solo peso. Significa anche “valore”, consistenza, ricchezza, onore.

Mosè stava chiedendo a Dio : fammi vedere quello che sei realmente capace di fare.

Dio risponderà:

“Il Signore gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del Signore davanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà». “

Se la domanda era strana, la riposta lo è ancora di più!

Dio, in effetti, sta rispondendo a Mosè, che gli aveva chiesto “fammi vedere quanto pesi, quello che sei capace di fare”

Se io fossi stato Dio, onnipotente, avrei scelto, che so, di far comparire un mare lì davanti,  o avrei fatto piovere fuoco dal cielo...

Per fortuna io non sono Dio, e lui decide che la cosa più devastante per mostrare il suo valore, è quella di fare  grazia ed avere pietà non di chi se la merita, ma di colui che egli deciderà, senza che abbia merito.

La nostra situazione prima di quella notte a Betlemme era quella che descrive Paolo:

“Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v’illudete: né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio.” (1 Corinzi 6:9-10)

Non ci meritavamo la grazia, ma la condanna, non ci meritavamo la pietà, ma la giustizia. Ma Dio aveva detto a Mosè che per fargli vedere quello di cui era capace,  avrebbe proclamato il nome del Signore.

Cosa avrebbe fatto di così potente, di così devastante quel nome?

“E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio.” (1 Corinzi 6:11)

La cosa più potente che Dio poteva mostrare a Mosè, e al mondo, era la grazia e la pietà che sarebbe arrivata tramite Gesù.

La gloria di Gesù, la potenza di Gesù, il peso di Gesù, stava per arrivare.

“E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. L'angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: "Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore.” (Luca 2:9-12a)

Come deve cambiare la mia testimonianza a Natale, sapendo che la gloria di Dio, la sua potenza inaudita,
è arrivata attraverso Gesù.

La prima cosa per mostrare la gloria di Gesù, è obbedire a quello che chiede Paolo:

“Io prego che, per mezzo di Gesù Cristo, possiate sempre agire in modo giusto e buono per portare gloria e lode a Dio.” (Filippesi 1:11 PV)

Sia che sia Natale, oppure che sia qualsiasi altro giorno dell'anno gli altri debbono vedere in noi la giustizia e la bontà, se vogliamo parlare agli altri della gloria che è giunta a Natale.

La seconda parola è

Gioia

La gioia è una delle caratteristiche che precede l'arrivo in terra di Gesù:

“In quel periodo, Maria si mise in viaggio e raggiunse in fretta un villaggio fra le colline della Giudea.  Entrata in casa di Zaccaria, saluto Elisabetta.  Non appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il suo bimbo fece un balzo dentro il suo ventre, ed ella fu riempita dello Spirito Santo.  Gridando di gioia, disse a Maria: "Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il tuo bambino!  Quale onore per me: la madre del mio Signore è venuta a farmi visita!  Quando mi hai salutata, appena ho udito la tua voce, il mio bambino è balzato dentro di me dalla gioia!  Beata te che hai creduto, perché le cose che Dio ha promesso si avvereranno!" (Luca 1:39-45 PV)

Elisabetta, e persino Giovanni il Battista, che era ancora nel suo grembo, provano una gioia smisurata per la sola presenza in quella stanza, di colei che porta il Salvatore in grembo.

Da dove viene tutta questa gioia? Non è di certo la semplice visita di una parente incinta che la provoca, infatti, la gioia precede persino l'apparire di Maria; a Elisabetta e al bambino infatti basta udire la sua voce per provarla.

Ci sono stati altri che hanno provato la stessa gioia  prima ancora di vedere il bambino:

“I Magi, dunque, ripresero il loro viaggio ed ecco, la stella apparve loro di nuovo e si fermò proprio sulla casa dov'era il bambino. Al vederla la loro gioia fu immensa! (Matteo 2: 9-10 PV)

Anche qui, i Magi non devono neppure arrivare a vedere il bambino per provarla.

Da cosa viene tutta questa gioia, allora? Viene dalla consapevolezza che ciò che i profeti hanno promesso, si sta per avverare. Viene dalla constatazione che ciò che Dio a promesso a Mosè,  grazia e pietà, di cui abbiamo parlato prima, Dio mantiene.

Il Natale ci ricorda che il Regno di Dio è realmente disceso sulla terra, sotto forma di un uomo che nasce come tutti gli altri uomini: ed è questo che deve portarci gioia.

Paolo dice:

“Perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.” (Romani 14:17)

In che modo (interessa) la nostra testimonianza tutto ciò?

Come eredi del Regno, gli altri vedono in noi la gioia? La tua vita riflette la certezza in cui ha creduto Maria,  e per la quale Elisabetta la chiama “beata”, che significa felice? Sei gioioso, sei gioiosa nella vita di tutti i giorni?

Non c'è niente di peggio di un credente o di una credente “triste” che non gioisce, non festeggia e non partecipa a feste,  perché sta comunicando al mondo il messaggio sbagliato, che il cristianesimo è fatto per le “persone serie”, che divertirsi è sbagliato e pure un peccato.

Gesù, al contrario, è venuto per liberarci da tutto questo che era legato alla “religione” e alla “religiosità, mentre il cristianesimo è un rapporto con un uomo che è anche Dio e che ha detto questo:

“Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia completa.” (Giovanni 15:11)

La terza parola è

Adorare

Nel racconto della nascita di Gesù c'è la prima “adorazione”,  quella dei Magi:

“Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo»... Entrati nella casa, videro il bambino con sua madre, Maria, e s'inginocchiarono per adorarlo, poi, gli offrirono i loro tesori: oro, incenso e mirra. (Matteo 2:2, 9-11 PV)

E' sintomatico, che i primi adoratori di Gesù fossero, con tutta probabilità dei non credenti.

I Magi erano degli scienziati-astrologi, che erano in cerca del nuovo re dei Giudei non il Salvatore, il Messia, il “Dio con noi”.

Ma, nonostante questo, ci danno un esempio di cosa significhi adorare Gesù

Adorare Gesù è un'atto della volontà, non ci viene naturale adorare nessuno se non noi stessi! (Noi ci adoriamo!) Ma comporta tre cose:

1. Adorare comporta impegno

I Magi sono partiti dall'oriente,  da una città che ormai è tristemente nota: Aleppo, dove c'era una scuola di astronomia/astrologia.

Hanno studiato il cielo per giorni e giorni, Hanno percorso 700 chilometri a dorso di cammello hanno cercato il posto dove fosse il re che veniva.

Quale testimonianza dai tu al mondo del tuo impegno come credente?

2. Adorare comporta abbassare se stessi

La prima cosa che fanno i Magi entrando nella casa  è di inginocchiarsi... inginocchiarsi di fronte a un bambino!

Per loro significava sottomettere tutta la loro scienza, a colui che ancora non conoscevano. Non sapevano che era il Messia, il Salvatore, il “Dio con noi”.

Tu lo sai.  Per poter dare testimonianza al mondo del Salvatore che viene, cosa devi sottomettere della tua vita? Il tuo lavoro, i tuoi soldi, che altro?

3. Adorare comporta donare il meglio

I tre doni che i Magi recano, oltre ad essere profetici, oro perché era il metallo che si donava ai re, incenso perché era usato per onorare Dio durante le celebrazioni, mirra perché era usato per profumare il corpo delle persone morte, erano anche doni costosissimi.

I Magi, non credenti, avevano scelto apposta quei doni.

Tu che credi, tue sai chi è Gesù, stai dando il meglio del meglio al tuo Salvatore, stai scegliendo di dargli le migliori cose, le più costose, quelle che sono care nella tua vita a lui, oppure gli stai donando quello di cui non ti interessa molto?

Tre modi pratici per testimoniare a Natale

Anche questa volta voglio darti tre modi pratici  con cui puoi far diventare questo periodo di festa un periodo di testimonianza per Gesù.

1. Agisci con giustizia e bontà

Dimostra la gloria di Dio  agendo non più come un peccatore sotto la legge ma come un peccatore sotto la grazia.

Un peccatore che meritava la condanna, ma che è stato lavato tramite la grazia di Gesù che è nato
realmente, e per questo può riversale quella medesima grazia su gli atri, indistintamente.

2. Vivi nella gioia

Come potrà Gesù essere testimoniato, se le persone non vedono in te la gioia  che ha portato nel mondo nascendo ma anzi vedono solamente una serie di regole di vita  che non portano alcuna gioia?

Ricordati che tu sei stato chiamato o chiamata  ad essere di quella gioia, non a nasconderla.


3. Vivi in adorazione

Adorare non è solamente, cantare, pregare, invocare il nome di Gesù ma soprattutto agire nella tua vita, dando la priorità a Dio, piuttosto che alla tua vita.

Se farai questo, non solo a Natale, altri vedranno in te quel Gesù che celebrano senza conoscerlo, e verranno a lui attraverso la tua testimonianza vivente.

Preghiamo.

GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIO
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11 dicembre 2016

Parole di Natale - 1° parte | 11 Dicembre 2016 |

Quali parole posso usare a Natale per far comprendere agli altri il motivo della festa?
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La settimana scorsa avevamo visto che l'uomo ama ricordare avvenimenti importanti,e per questo usa festeggiare alcune date (vi ricordate le festività delle varie nazioni?).

Ed avevamo visto che anche Dio aveva istituito dei giorni o dei periodi speciali affinché il popolo si ricordasse che Lui era stato presente nella loro storia, e che lo era ancora (vi ricordate  Capanne, Purificazione, trombe ecc.?).

Ma abbiamo anche detto che non commettiamo se non le festeggiamo, poiché non siamo più sotto la legge,  ma sotto la grazia, e che nel Nuovo Testamento non c'è alcun comandamento di festeggiare “nuove” ricorrenze neppure il Natale o la Pasqua.

Ma vorrei leggere assieme a voi l'inizio di un Salmo di Asaf, il 78: dice così:

Ascolta, popolo mio, il mio insegnamento; 
porgete orecchio alle parole della mia bocca!
Io aprirò la mia bocca per esprimere parabole, 
esporrò i misteri dei tempi antichi.
Quel che abbiamo udito e conosciuto, 
e che i nostri padri ci hanno raccontato,
non lo nasconderemo ai loro figli; 
diremo alla generazione futura le lodi del Signore,
la sua potenza e le meraviglie che egli ha operate. 
Egli stabilì una testimonianza in Giacobbe,
istituì una legge in Israele 
e ordinò ai nostri padri di farle conoscere ai loro figli,
perché fossero note alla generazione futura, ai figli che sarebbero nati. 
Questi le avrebbero così raccontate ai loro figli,
perché ponessero in Dio la loro speranza 
e non dimenticassero le opere di Dio, 
ma osservassero i suoi comandamenti. (Salmo 78:1-6)

Non siamo più sotto la legge,ma poiché siamo sotto la grazia  vogliamo raccontare ai nostri figli le meraviglie che Dio ha operato.

Vogliamo raccontare ai nostri figli di un Dio che decide di scendere fra gli uomini, di diventare Emmanuele, Dio con noi, per poter essere 'Agnello che toglie i peccati dal mondo attraverso il suo sangue.

La settimana scorsa abbiamo visto le lettere dei bambini, ma noi, come adulti,  quali parole vogliamo usare per raccontare ai nostri figli  (ma anche ai nostri amici,  ai conoscenti, ai colleghi di lavoro)
che cosa rappresenti davvero il Natale, quando forse per loro è solamente regali, luci e cibo.

Vorrei suggerirvi sei parole da poter usare nella vostra vita di tutti i giorni, su cui poter riflettere per voi stessi  e da poter condividere con gli altri per testimoniare Cristo in queste tre settimane che ci portano a Natale.

La prima parola è

Attesa

Gesù non è sceso “per caso”,  era stato promesso da Dio, e c'è chi viveva nell'attesa del Messia:

“Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone. Quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora, o Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola;perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli,luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». (Luca 2:25-32)

In molti non hanno avuto la gioia riservata a Simeone,  infatti Ebrei afferma:

“Tutti costoro, (Abraamo, Giacobbe, Mosè, ecc.)  pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato promesso; perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi.” (Ebrei 11:39-40)

Noi siamo stati benedetti al pari di Simeone,  poiché la nostra fede non si basa sulla speranza  in una promessa, ma sulla certezza di una nascita. Natale, viene dal latino “natus”: “è nato”... è nato davvero!

Come deve cambiare la nostra testimonianza in questo Natale, se sappiamo che la nostra attesa è finita e che Dio è davvero nato?

Dobbiamo, semplicemente, fare quello che fece la profetessa Anna, presente anche lei assieme a Simeone nel tempio:

“Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Penuel, della tribù di Ascer. Era molto avanti negli anni; dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. (Luca 2:36-37)

Anna aveva ottantaquattro anni,  e da allora in avanti  la sua vita sarebbe stata spesa a raccontare di Gesù  a coloro che erano in “attesa”.

Durante questi giorni giorni,  e in quelli a seguire, e fino a che avrai vita, la tua occupazione principale deve essere  quella di raccontare di Gesù a coloro che sono in attesa. In attesa di avere speranza,  in attesa di essere guariti,  in attesa di dimenticare un male,  in attesa di dare un senso alla vita.

Tu sei benedetto, o benedetta, poiché la tua attesa è terminata se hai accettato Gesù, ma per molti il Natale non è mai arrivato. Anna parlava del bambino a tutti coloro che aspettavano la redenzione, al pari dovresti fare tu, ed io.

La seconda parola è

Luce

Il Natale è la festa delle luci, in passato erano candele, o lampade ad olio,  poi è arrivato il gas, poi le  lampade ora sono il led...

La luce che imitano i nostri addobbi  è in ricordo di una luce ben più grande, più grande del sole, poiché il sole è stato da lei creato.

“Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni; egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto.” (Giovanni 1:6-10)

C'erano all'epoca persone che studiavano le luci nel cielo,  e che guardando il cielo di notte  avevano capito che quella luce stava venendo, e che furono guidati loro stessi da una luce.

“Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all'epoca del re Erode. Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo»...Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra. Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.” (Matteo 2:1-2, 9-11)

In Apocalisse 22:16 Gesù afferma di essere la “stella del mattino”, qualcosa che ci indica la strada sin dall'inizio nelle nostre giornate, e noi non dobbiamo più cercare come i magi,  domandare ad altri dove trovarlo, perché ora sappiamo dove è il Re dei Giudei che è nato, e dove è la sua luce.

“Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può essere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” (Matteo 5:14-16)

Gesù è venuto come luce del mondo  e ha trasferito la sua luce in noi,  e ora noi siamo la sua luce del mondo.

Come deve cambiare la nostra testimonianza in questo Natale, se sappiamo che Gesù,
che è luce, ha trasferito la sua luce in noi?

Dobbiamo fare quello che fecero per primi i pastori  in quella notte “eccezionale”:

“Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto sapere». Andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino.” (Luca 2:15-17)

Dio ci ha fatto sapere che è realmente sceso, e quando lo abbiamo accettato ha trasferito la sua luce in noi, non perché rimanga nascosta, ma perché venga divulgata, raccontata, ed illumini chi è nel buio,
chi non riesce a vedere la luce in fondo al tunnel delle propria vita, a chi non vede via d'uscita e continua a sbattere.

Tu sei la luce, ed anche io, e devi raccontare  ed illuminare gli altri in questo Natale,  come in ogni giorno della tua vita.

La terza parola è

Pace

A Natale il mondo vorrebbe che scoppi la pace, che tutto  ritorni a posto, che guerre, sopraffazioni, conflitti sociali cessino, ma anche inimicizie, dissidi, invidie; così, come per magia!

Così che, “almeno a Natale” ci possiamo sentire col cuore leggero, non dobbiamo pensare al male nel mondo, alla fame, alle carestie, ecc.

Oltre ad essere una utopia,  qualcosa di completamente irrealizzabile, la domanda che dobbiamo porci è questa: cosa intendiamo quando a Natale parliamo di pace?

La maggioranza delle persone,  quando parla di pace pensa semplicemente alla non presenza del suo opposto, all'assenza di conflitti, di guerre o di inimicizie.

Ma è questa la pace di cui parla il Natale? Isaia, profetizzando 740 anni prima del primo Natale, disse questo:

"Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace."(Isaia 9:5)

Colui che sarebbe venuto non avrebbe portato solamente la pace, ma avrebbe portato consigli ammirabili, consigli senza uguali, sarebbe stato un Padre,  ed avrebbe avuto la potenza di Dio.

Gesù non viene per dare al mondo l'opposto della guerra,  l'opposto della fame, l'opposto delle sopraffazioni.

Molti lo pensano, ma è egli stesso che li smentisce:

“Voi pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma piuttosto divisione.” (Luca 12:15)

Gesù è nato per dare una pace completamente differente. In Giovanni 14:27 Gesù dice:

“Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà.” (Giovanni 14:27)

E' una pace differente, non quella generica del mondo, una pace che scaturisce non da cosa (l'assenza di guerra) ma da chi (la presenza di Dio).

Michea, vissuto allo stesso periodo di Isaia,  dipinge così colui che sarebbe venuto.

"Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni.... Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra. Sarà lui che porterà la pace." (Michea 5:1-4a)

Il motivo perché la pace di Gesù è diversa da quella del mondo, non risiede in ciò che egli fa, ma in chi egli è.

Michea afferma che Gesù sarà grande fino all'estremità della terra, la sua grandezza riempirà i cieli, e i mari, e la terra emersa, che la sua forza sarà la medesima del Dio che quella terra, quei mari, quei cieli ha creato, perché Dio, il Signore, è RE di ciò che ha creato.

In quella notte a Betlemme gli angeli cantarono pace:

«Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra agli uomini che egli gradisce!» (Luca 2:14)

La prima parola che pronuncia Gesù da risorto è pace:

“Mentre le porte del luogo in cui si trovavano i discepoli erano chiuse per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!»” (Giovanni 20:19b)

Come deve cambiare la nostra testimonianza in questo Natale,  se sappiamo che la pace di Gesù è completamente differente, una pace che riempie l'universo e che proviene dal creatore?

“E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti.” (Colossesi 3:15)

“E così, quelli che si danno da fare per la pace, ne seminano i semi e ne raccolgono poi il frutto: la giustizia.” (Giacomo 3:18 PV)

Dobbiamo ricordarci che non abbiamo semplicemente la pace di Gesù ma che siamo stati “chiamati” da Gesù a quella pace.

Noi non apparteniamo più a noi stessi, ma apparteniamo a Gesù. E Gesù ci chiama a seminare quella pace differente.

Il mondo è alla ricerca di pace a Natale; ricordati che sei chiamato, sei chiamata a seminare ogni giorno, anche a Natale, ma non solo,  quella pace differente che Gesù ha portato nascendo.

Tre modi pratici per testimoniare a Natale

La gente attorno a te vive l'attesa del Natale in maniera quasi frenetica: “Dobbiamo sbrigarci, perché tra poco è Natale!”

Ma quanti tra i tuoi amici e conoscenti vivono una vita “in attesa” In attesa di avere un lavoro,  in attesa di avere la promozione, in attesa di trovare l'amore della vita, in attesa che il male passi.

Una vita senza luce, una vita senza pace. In attesa di trovare un senso alla vita, di trovare una luce nella vita, e di trovare pace nella vita.

Cosa posso fare per loro in questo Natale? Fai quello che fece Anna,  nonostante i suoi ottantaquattro anni:

(Anna) Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. (Luca 2:36-37)

1. Parla di Gesù  a chi è in attesa

Cerca chi è in attesa , prega che Dio te li metta di fronte, e non parlare a loro del Natale come festa di uomini, ma del bambino che è nato del Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.

2. Sii luce per chi è nel buio

Che tu ci creda o no,  la gente ti ascolterà quando parlerai a loro di Gesù, di come ha cambiato la tua vita dall'attesa alla certezza. Ma poi guarderanno alla tua di vita, se quello che dici rispecchia quello che sei. Se la luce di cui parli si vede in ciò che fai.

E' un lavoro che comincia da distante;  non puoi fingere a Natale di essere luce del mondo  se non lo si per i rimanenti dodici mesi dell'anno, ma puoi di certo mostrare che la tua vera gioia non è per la festa ma per colui che il mondo festeggia.

3. Offri pace a chi la cerca

Non puoi far scoppiare la pace nel mondo, ma puoi parlare di una pace diversa.

Se hai “conti aperti” con qualcuno,  ti prego, chiudili in nome della pace a cui sei stato chiamato.

Parla ai tuoi amici della pace che Dio ha promesso  attraverso la sua la presenza sulla terra.

La Bibbia afferma che  coloro che “seminano vento e raccoglieranno tempesta” (Osea 8:7)  ma anche che coloro che seminano pace raccoglieranno giustizia.

Usa il Natale per obbedire a ciò che ha detto Asaf:

“Diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha operate." (Salmo 78:4)

Preghiamo.

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04 dicembre 2016

Lettere di Natale | 4 Dicembre 2016 |

Sappiamo che il 25 Dicembre non è realmente il giorno in cui è nato Gesù, ma come posso sfruttare questa occasione per testimoniare di Gesù agli altri? Cosa posso prendere per me della festa?
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E' iniziato da poco il mese di dicembre,  e siamo a quattro settimane dal Natale. E' una cosa molto “umana” ricordare avvenimenti attraverso delle date: facciamo una prova:

Italia
1° Maggio (festa del lavoro)
25 Aprile (la liberazione)

Nigeria
1 Ottobre (indipendenza dalla Gran Bretagna)

Angola
11 Novembre (Indipendenza dal Portogallo)

Inghilterra: 5 Novembre (Guy Fawkes)

Romania:
22 Dicembre  (la rivoluzione contro Ceaucescu)

Si celebra un evento importante, si festeggia non quello che accade,  ma quello che è accaduto tanto (o poco) tempo fa.

Il mondo cristiano ha cominciato a celebrare il Natale in varie date già nei primi secoli della chiesa.

Noi sappiamo benissimo che Gesù non è nato il 25 dicembre, come pure sappiamo che non è morto la domenica successiva alla prima luna piena di primavera (si calcola così la Pasqua... è una semplificazione, il calcolo è più complesso). Soltanto nel 325 il Concilio di Nicea stabilì queste due date per far si che tutti le celebrassero assieme, e non litigassero sulla data giusta.

Ora, vi domando: a Dio serve  il Natale? (vi avrei potuto chiedere anche “gli serve la Pasqua?”). La risposta è, ovviamente :”NO”!

Eppure Dio ha stabilito durante la storia del suo popolo diverse feste  così che il popolo ricordasse quello che Dio aveva fatto per lui. Le ricordate?

La Pascha (pasqua ebraica): ricordava il passaggio dell'angelo della morte in Egitto e la liberazione dalla schiavitù.

  • Festa dei pani azzimi: ricordava la fuga dall'Egitto.
  • Festa delle primizie: ricordava il primo raccolto fatto nella terra promessa.
  • Festa della Pentecoste: sette settimane dopo il raccolto si ringraziava il Signore per quanto ottenuto.
  • Festa delle trombe: ricordava (semplificando) la discesa di Dio sul Monte Sinai.
  • Il giorno dell'espiazione: era l'unico giorno in cui il Sommo Sacerdote entrava alla presenza di Dio nel luogo Santissimo per espiare, pagare, cancellare i peccati del popolo attraverso sacrifici.
  • Festa delle Capanne o Tabernacoli: : ricordava l'esodo dall'Egitto nel deserto del Sinai.


Quale era lo scopo di tutte queste feste?  Far ricordare al popolo che Dio era stato presente nella loro vita e che ancora lo era! La festa non serviva a Dio, ma al suo popolo per ricordare.

Tutte queste feste noi non le celebriamo più. Eppure erano state comandate da Dio. Perché non le celebriamo più? Stiamo peccando?

No. Non stiamo peccando. Almeno non per questo. Perché è vero che siamo comunque peccatori... ma non siamo più sotto la legge, ma sotto la grazia.

Non dobbiamo più celebrare gli Azzimi, perché non siamo più un popolo in fuga, perché, ovunque siamo, siamo il popolo di Gesù.
Non dobbiamo più festeggiare le primizie, perché la terra promessa è il dimorare in  Gesù.
Potremmo (ed alcuni lo fanno) festeggiare la pentecoste, per ringraziareGesù di averci mandato lo Spirito Santo.
Non dobbiamo più festeggiare la festa delle trombe, perché Dio è sceso in terra attraverso Gesù e ci è rimasto attraverso lo Spirito Santo.
Non dobbiamo più festeggiare e sacrificare il giorno dell'espiazione perché Gesù è stato sacrificato una volta, per tutti e per sempre.
Non dobbiamo più festeggiare capanne perché non siamo più esuli ma siamo il popolo di Gesù

Avete notato quante volte ho  nominato Gesù? Se c'è da festeggiare, allora, se dobbiamo ricordare qualcosa, chi o cosa dobbiamo ricordare?

Vi ripeto la domanda cambiando il soggetto: serve a Gesù il Natale (e anche la Pasqua?) Serve a noi per ricordare.

Per ricordare due cose fondamentali: che è grazie al suo sacrificio di venire a morire che sono salvo
e che è grazie al suo venire a nascere che sono salvo.

Se la Pasqua ci ricorda che Gesù è realmente risorto (era questa la frase che i primi credenti si scambiavano per riconoscersi tra di loro), il Natale ci ricorda che Gesù è realmente venuto ad abitare tra di noi.

“La Parola divenne uomo e visse qui fra noi, e noi abbiamo visto la sua gloria, la gloria dell'unico Figlio del Padre pieno di grazia e di verità.” (Giovanni 1:14 PV)

Che pizza “sto messaggio”!” potresti dire! OK,  basta con la teologia.

Però, voglio farvi riflettere su come cambia la nostra vita sapendo che Gesù è realmente venuto, quale differenza ha fatto nella tua vita. E lo voglio fare attraverso una “tradizione” tipicamente italiana (ignoro se esita all'estero) ovvero le “letterine a Gesù bambino”.

Normalmente i bambini del resto del mondo scrivono le letterine a Babbo Natale, noi in Italia scrivevamo le letterine a Gesù (siamo in una nazione cattolica, dopo tutto).

Erano lettere dove i bimbi esprimevano i loro buoni propositi per l'anno a venire, dove ringraziavano e chiedevano anche che si realizzasse qualche loro sogno. In fondo erano “preghiere scritte”.

Con l'avvento del “Natale commerciale”,  anche i nostri bambini hanno cominciato a seguire la moda del resto del mondo  ed hanno iniziato ascrivere le lettere a Babbo Natale..  ma qualche volta anche a Gesù Bambino...

Leggiamone qualcuna assieme:


Vanessa ha capito quasi tutto del Vangelo: ha promesso di non abbandonarlo mai: solo i bambini riescono ad esprimere dei concetti così assoluti. Non ti abbandonerò mai, ti amerò per sempre.

La differenza è che, da grandi, quel mai diventerà “quasi” mai. “Si, sarò del Signore... quasi sempre, il più delle volte... ma, oh, fare sempre sempre la volontà di Gesù, è tosta , eh? E così di tanto in tanto, ci prendiamo delle belle “pause di riflessione” sappiamo cosa vorrebbe Gesù che noi facessimo,  ma facciamo l'opposto.

Paolo ne sapeva qualcosa:

“Perché il bene che voglio non lo faccio, mentre cio che faccio è proprio il male che non voglio!   Quindi, se faccio ciò che non voglio, non sono più io che agisco, ma il peccato che abita in me!   Trovo, allora, questa regola: pur volendo fare ciò che è giusto, il male è presente in me.  Dentro di me, infatti, amo fare la volontà di Dio,   ma sento qualcos'altro radicato dentro di me, che è in lotta contro ciò che la mia mente approva, e mi rende schiavo del peccato che è ancora in me.   Povero me! Chi mi libererà da questo corpo che mi porta alla morte? (Romani 7:19-24 PV)

Usa il Natale per ricordarti che Gesù è venuto davvero per risolvere questo tuo problema e per rendere possibile il sogno di Vanessa di non abbandonarlo mai:

1) Gesù è venuto per non abbandonarmi mai

“Ma sia ringraziato Dio perché l'ha fatto per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore!” (Romani 7:24 PV)



Marco ha capito una cosa importante nella vita,  e vuole che Gesù lo sappia: gli altri non devono essere uguali a te per poterli apprezzare. Lui è Marco, e l'altro è Mark (ha lo stesso nome) ma è “scuro”... ma anche se è scuro gli piace il basket come piace a lui!

I bambini sono stupendi, perché non vedono la diversità come una barriera, ma come un dato di fatto:
io chiaro, lui scuro. Punto.

Crescendo invece, cominciamo a vedere la diversità come un “ostacolo”: “Ma... tu sei... “ e qui aggiungete quello che volete: nero, femmina, giovane, vecchio, ecc.

Dio sa come siamo fatti , e fa dire a Paolo questo:

“Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.” (Galati 3:28)

Sfrutta il Natale per rammentare che Gesù è realmente nato per abbattere le barriere tra uomo e uomo:

2) Gesù è venuto per abbattere le barriere

“Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Lui, infatti, è la nostra pace; lui, che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione, abolendo nel suo corpo terreno la causa dell'inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la croce, sulla quale fece morire l'inimicizia.” (Efesini 2:13-16)

Talvolta il fatto di aver introdotto un diverso “protagonista” del Natale,  porta a dei “cortocircuiti veramente esilaranti: tipo questo.



Il bambino ha scelto Gesù, e ha scelto bene, ma è il fatto che la decisione tra Gesù e Babbo Natale  non è dovuta al fatto che uno è un personaggio reale e uno no, ma dalla valutazione sull'affidabilità tra i due!

Quante volte siamo come questo bambino? Pensiamo di “meritarci” il cucciolo, il premio, perché non abbiamo mai chiesto nulla... puoi controllare?

Ed è l'esatto opposto di quello che Gesù dice di fare:

3) Gesù è venuto per ascoltarmi

“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa.” (Matteo 7:7)

Sfrutta il ricordo che il Natale fa della discesa di Gesù sulla terra per ricordarti di chiedere più spesso,
ma di farlo aggiungendo, come fa il bimbo, “Grazie Gesù”, ancor prima di ottenere.



Molte, moltissime volte, facciamo come fa Cristiano, facciamo la “ruota” come fa il pavone davanti a Gesù, gli facciamo vedere tutte le nostre buone opere,  senza ricordarci che Dio dice così:

“Poiché io desidero bontà, non sacrifici, e la conoscenza di Dio più degli olocausti.” (Osea 6:6)

Natale è avvenuto perché serviva qualcuno che potesse sostituire le opere con la grazia:

4) Gesù è venuto per darmi la grazia

“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti. (Efesini 2:8-9)

Cosa deve allora suscitare in noi questa festa  che serve solo  come promemoria per ricordarci che Gesù è veramente nato ed è stato veramente uomo?

Cosa possiamo trarre dal clima di festa, senza farci  trascinare dentro al vortice del Natale consumistico, fatti di regali, cibo e lustrini? Penso che la sintesi potrebbe essere contenuta in questa ultima lettera a Gesù bambino:



Il bimbo forse non sa che sta pregando una preghiera che comprende quasi tutto il creato: pace in terra,
unità nelle famiglie, e rispetto per il creato.

Ed è esattamente quello che avevano cantato gli angeli nella notte di Betlemme:

«Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra agli uomini che egli gradisce!» (Luca 2:14)

Usa il Natale, che è una festa di uomini, come promemoria per proclamare anche tu quello che proclama il bimbo, scrivendolo con la penna rossa come il sangue di Cristo:

“Gesù, io ti voglio tanto bene”.

Preghiamo


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