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26 giugno 2016

Trovare Cristo dopo averlo conosciuto | 26 Giugno 2016 |

Posso conoscere Cristo, e basta. Oppure posso conoscerlo, e trovarlo. E scoprire quale differenza fa nella mia vita.

Ruth e Nial Mac Càrthaigh, cresciuti entrambi nella chiesa cattolica in Irlanda, parlano proprio di questo: della differenza tra conoscere Cristo, e trovarlo. E, avendolo trovato, di come tutto è cambiato nelle loro vite.
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19 giugno 2016

Di chi posso fidarmi? | 19 Giugno 2016 |

Di chi mi posso fidare? Chi posso trovare che mi accetti, nonostante le mie imperfezioni e i miei sbagli?

Nial Mac Càrthaigh, attraverso Efesini e Romani, ci mostra come l'unico di cui possiamo fidarci in maniera totale è colui che ci ha accettati ed amati quando non eravamo né accettevoli né amabili, tendendoci la mano attraverso il sacrificio del suo figlio per noi.
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Efesini 1:1-14

1 Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso e ai fedeli in Cristo Gesù. 2 Grazia a voi e pace da Dio, nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.3 Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. 4 In lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 5 avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, 6 a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio.

7 In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia, 8 che egli ha riversata abbondantemente su di noi dandoci ogni sorta di sapienza e d’intelligenza, 9 facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé, 10 per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti. Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra.

11 In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, 12 per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. 13 In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, 14 il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria.

Romani 3:10-18

10 Com’è scritto: «Non c’è nessun giusto, neppure uno. 11 Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. 12 Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, {no,} neppure uno». 13 «La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno tramato frode». «Sotto le loro labbra c’è un veleno di serpenti». 14 «La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza». 15 «I loro piedi sono veloci a spargere il sangue. 16 Rovina e calamità sono sul loro cammino 17 e non conoscono la via della pace». 18 «Non c’è timor di Dio davanti ai loro occhi»
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12 giugno 2016

Essere disponibile per benedire gli altri | 12 Giugno 2016 |

Dio opera miracoli. Sempre. Ma spesso tu sei necessario, tu sei necessaria perché il miracolo si compia.
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Oggi vi voglio raccontare la storia di due ragazzi: Simone e Giuseppe, che un giorno uscirono da casa per andare ad incontrare una persona di cui avevano sentito parlare. Una persona che guariva gli infermi, e che aveva parole di incoraggiamento per tutti. Partirono da casa, con un piccolo fagotto con il pranzo, e s'incamminarono verso il mare di Galilea... fino a quando lo incontrarono!


"Molta gente, però, li vide partire e li riconobbe. Ne accorsero in tanti, a piedi, da tutte le città, e giunsero persino prima di loro. Fu così che, quando scesero dalla barca, un'enorme folla stava lì ad aspettarli. Gesù ebbe compassione di loro, perché sembravano pecore senza pastore, e si mise ad insegnare loro molte cose. Nel tardo pomeriggio i discepoli vennero a dirgli: "Manda la folla ai villaggi vicini o dai contadini, per comprare del cibo, perché non c'è niente da mangiare in questo luogo deserto, e si sta facendo tardi!" Ma Gesù rispose: "Pensateci voi a dar loro da mangiare!"E come?" domandarono i discepoli. "Ci vorrebbe un capitale per comprare cibo per tutta questa gente!" "Quanto pane avete?" domandò Gesù. "Andate a vedere!" (Marco 6:33-37)
"Allora Andrea, uno dei discepoli di Gesù, fratello di Simon Pietro, intervenne e disse: "C'è qui un ragazzo con cinque pani d'orzo e due pesci, ma a che servono con tutta questa gente?" (Giovanni 6:8-9)

Quando c'è un bisogno percepito da alcuni ed ognuno capisce la sua individuale responsabilità e da tutto ciò che ha aldilà delle probabilità, allora Gesù compie un miracolo.
  1. Quando c'è un bisogno
Gesù vede il bisogno spirituale della moltitudine
  • non lo vedono gli apostoli, ma Gesù si!
Più tardi la moltitudine si troverà ad affrontare un bisogno “fisico” (la fame)
  • Gesù sfrutta quel bisogno fisico per impartire ai discepoli una lezione sul come affrontare i bisogni (fisici e spirituali) delle moltitudini.
Cosa serve per vedere un miracolo?

La fede?
  • É importante, ma alcuni miracolati non avevano assolutamente fede.
La preghiera?
  • É importante. Ma ci sono miracoli che non hanno visto scendere in campo la più piccola preghiera.
Ogni miracolo inizia con un problema
  • E' buono, perché se ho un problema sono candidato per un miracolo
  • Se hai un problema Dio può fare qualcosa di straordinario nella tua vita.
  • (Se non hai un problema...hai un problema! Possiamo pregare per coloro che non hanno problemi).
  1. Quando c'è un bisogno percepito da alcuni
Gli apostoli avevano capito che c'era un bisogno (Gesù già lo sapeva, tanto che aveva chiesto "Filippo, dove possiamo comprare del pane per sfamare tutta questa gente?" (Giovanni 6:5)
  • Non c'è bisogno che un gran numero sappia del bisogno per avere un miracolo... bastano i pochi discepoli
  • Non c'è bisogno che un'intera chiesa voti “si” alla tua richiesta di miracolo
  1. Quando c'è un bisogno percepito da alcuni ed ognuno capisce la sua individuale responsabilità
  • I discepoli vanno da Gesù e illustrano il problema: “Gesù, è tardi, abbiamo deciso in riunione che puoi mandare via le folle per cercare cibo”
  • Invece di un “OK” ci penso io, ottengono “pensateci voi”!
  • Penso che avrebbero voluto scomparire( OK... è un ottimo giorno per pregare e digiunare!)
  • Non avevano capito che per compiere un miracolo Dio ha bisogno di una persona.
  • Ogni volta che esiste un problema Dio cerca una persona
    Gesù ribalta la responsabilità del miracolo su di loro.
  • Se siamo onesti, ci piacerebbe tanto dare il compito a Dio di operare, e aspettare l'esito.
  • Signore, ecci o il mio problema: te lo lascio qui... lo so hai tanti altri problemi... prendi tutto il tempo che vuoi
  • Per incoraggiarlo a risolverlo gli canto canzoni, gli leggo un sacco di passaggi della Bibbia, gli rammento di quanto è potente....
Dio non vuole “incoraggiamento, ma vuole il mio coinvolgimento; quando i discepoli gli presentano il problema, Gesù li sprona ad agire, ad essere parte attiva del miracolo.
Nelle sua sovranità Dio ha deciso di usare le persone per operare:
  • non capisco perché, non ha molta logica, quando sarò in cielo glie ne chiederò il motivo, perché non sono nemmeno d'accordo con questo....
Sapete la storia: i Discepoli vanno a cercare nella moltitudine chi avesse cibo, e trovano solo Simone (perché forse la mamma gli aveva preparato il cestino). Tutti gli altri erano impreparati.
  • Probabilmente quando Simone ha sentito che stavano cercando cibo, ci si è seduto sopra per nasconderlo. (meglio frittella che niente. I motivi per cui avrebbe dovuto nasconderlo sono principalmente due
  • E' difficile occuparsi degli altri quando noi stiamo bene. Simone aveva il suo pranzo. A lui non serviva un miracolo. E in fin dei conti non gli serviva neppure Gesù per operare il miracolo. Lui aveva il suo pranzo
  • Quando abbiamo tutto ciò che ci necessita è molto semplice rilassarsi e non pensare agli altri
  • La richiesta non aveva senso “Gesù vuole sfamare 5000 persone con il tuo pranzo”.
  • Personalmente ho rifiutato spesso il mio “pranzo” a Dio perché era insignificante
  • altrettante volte ho consigliato a Dio cosa LUI volesse! Dandogli richieste in preghiera con le risposte già scritte...
  • Ho dato migliaia di preghiere con risposte a Dio... non ne ha accettata nemmeno una. Non vuole i miei suggerimenti, ma vuole il mio pranzo
  • Non gli serve la ricetta, non gli serve il menù, ma solo il mio pranzo. Noi perdiamo benedizioni e direzione quando ci mettiamo a discutere sul pranzo
  • E' solo un pranzo, e Gesù dice “Io posso fare molto di più di quello che tu puoi fare con esso, ma non posso fare nulla prima che passi dalle tue alle mia mani.
  • Come posso contribuire al miracolo? Semplicemente dandogli il mio pranzo: e non appena gli do il mio pranzo, il miracolo inizia.
Quel giorno avrà di sicuro segnato la vita di Simone, perché avrà ricordato per tutta la sua vita di quel giorno in cui LUI e Gesù avevano sfamato 5000 persone! L'avrà raccontata ai suoi figli e ai suoi nipoti, perché quel giorno Simone aveva capito che quando coopero con Dio i miracolo accadono.

4. Quando c'è un bisogno percepito da alcuni ed ognuno capisce la sua individuale responsabilità e da tutto ciò che ha aldilà delle probabilità, allora Gesù compie un miracolo.

Nella moltitudine c'erano due tipi di persone:
  • quelli che avevano ricevuto il miracolo
  • e Simone.
Simone non aveva necessità del miracolo (lui aveva il suo pranzo), ma era stato il veicolo tramite il quale la grazia di Dio era arrivata a altre 4999 persone affamate. 

Questo era l'insegnamento che volava dare Gesù ai suoi discepoli. Per sfamare la moltitudine, come pure per riempire il suo vuoto spirituale, non servivano 5000 pasti, ma 5 pani e due pesci, offerti da un ragazzo, che diventava il veicolo della benedizione di Dio.

Quando c'è un bisogno percepito da alcuni ed ognuno capisce la sua individuale responsabilità e da tutto ciò che ha aldilà delle probabilità, allora Gesù compie un miracolo.

Sono certo che Simone, da quel giorno in poi, non è mai più uscito di casa senza portare quei cinque pani e due pesci con se. Poiché sapeva ce, prima o poi, avrebbe incontrato di nuovo Gesù, e vole essere pronto a sfamare assieme a Lui i cinquemila affamati.

Preghiamo.

Gesù può fare infinitamente di più di quello che tu puoi, se solo decidi di mettere nelle sue mani il tuo pranzo.Quale pranzi o non gli hai ancora dato nella tua vita? Il tuo lavoro, la tua famiglia, il tuo tempo libero? Tu lo sai. Sappi che c'è una benedizione con cui Gesù vuole inondare la vita di altri che passa per quello che tu tieni ora saldamente nelle tue mani.
Se le mie parole ti hanno toccato oggi, allora sei pronto a lasciare il tuo pranzo nelle mani di Gesù. Prega con me.

Caro Gesù, ecco i miei cinque pani e i due pesci, ecco il mio pranzo, ecco la mia vita. Il la metto nelle tue mani, perché diventi per altri fonte di benedizione, e per me fonte di gioia estrema nel vedere le moltitudini sfamate...da Te e da me.

Amen

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05 giugno 2016

Tu sei importante per la tua chiesa! | 5 Giugno 2016 |

Così come ogni giocatore è importante per una squadra di rugby, ogni credente è indispensabile per costruire la squadra di Cristo che è la chiesa locale.
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Questo messaggio ha origine da un sentimento che non è assolutamente cristiano: il senso di colpa. Già, perché ieri, invece di scrivere un messaggio domenicale, sono andato con la mia quadra di rugby a fare un torneo.

Ho riflettuto molto se sarebbe stato il caso di andare, visto che durante tutta la settimana ero stato impegnato e non avevo avuto tempo di scrivere la predica. ed alla fine, con molto rammarico, ho deciso che non sarei andato al torneo.

Ma, verso l'ora di pranzo, mi è giunto un whatsapp di Ugo, il mio presidente, che mi diceva: “Daje, che sei importante: abbiamo bisogno di te”

Ho cambiato la mia decisione, allora, ma sono partito con un "senso di colpa" dentro che mi diceva che sarei dovuto invece restare a casa a scrivere.

Man mano che facevo la strada ho iniziato però a riflettere sulla frase di Ugo: perché ero importante? Ed ho riflettuto su alcune cose, che hanno cambiato il mio senso di colpa in orgoglio di vestire la maglia della mia squadra, il simbolo che dice : "Io appartengo a questa squadra"

Ed ho anche riflettuto che, come credenti facciamo parte di una stessa squadra la chiesa.

“Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. “ (Efesini 2:19)

Così come io, nonostante il mio essere scarso al rugby sono chiamato a far parte della mia squadra
allo stesso modo come discepolo di Gesù sono chiamato non solo a credere in lui, ma anche a a far parte della sua famiglia.

Il piano di Dio è stato chiaro sin dall'inizio: in Genesi Dio dice:

 “Non è bene che l'uomo sia solo” ( Genesi 2:18)

Facciamo parte di una famiglia, di una squadra, siamo chiamati a essere membri insieme; la Bibbia dice che siamo co-eredi, eredi assieme, che saremo rapiti assieme e che passeremo l'eternità assieme.

Che tipo di squadra è la mia?

Ieri la mia squadra di rugby ha ha perso l'imbattibilità dopo più di un anno; siamo una squadra forte, ma, evidentemente, non imbattibile. 

Che squadra è la mia squadra di chiesa?

Quanto è forte, invece la mia squadra di chiesa? Gesù ce lo dice:

“E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere.” (Matteo 16:18)

“Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata.” (Apocalisse 19:7)

E chi è la “sposa” dell'Agnello? Paolo lo indica:

“Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei.” (Efesini 5:25)

Cristo è lo sposo, la chiesa è la sposa. Vi ricordate quando vi siete sposati? Quanto era importante importante il vostro sposo, la vostra sposa nel momento che dicevate “si”? Probabilmente se fossero spariti tutti dal posto dove vi sposavate non ve ne sareste accorti!

Perché era importante che io fossi presente?

1. Perché sono necessario

Non perché sono un fuoriclasse, ma perché sono uno in più nella squadra, che ha bisogno di tutti
perché, anche se non placco nessuno, “impegno l'avversario”, gli faccio fare un giro più lungo dove c'è qualcuno che lo placca al posto mio.

Tu puoi non essere un “fuoriclasse” nella squadra della chiesa, nessuno di noi lo è, ma ognuno ha un compito ed ognuno è importante più dell'altro.

“Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma {anche} quello degli altri.” (Filippesi 2:3-4)

2. Perché testimonia che siamo una squadra

Il momento più bello della partita è quando prima della partita ci promettiamo di aiutarci a vicenda.
testimoniando di essere uniti.

Allo stesso modo far parte della chiesa è testimoniare che siamo uniti da qualcosa che va oltre l'amicizia pura e semplice, ma soprattutto è testimoniare chi ci unisce:

“Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli:se avete amore gli uni per gli altri.” (Giovanni 13: 34b-35)

3. Perché mi aiuta a giocare meglio

Negli allenamenti si imparano delle cose che poi servono nella partita: conoscenza senza applicazione non da nessun frutto.

Allo stesso modo se conosco solo la Bibbia, ma non la metto in pratica nella chiesa locale, non posso crescere

“Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore.” (Efesini 4:16)

4. Perché servo a spingere nel pack

Anche se peso poco, ogni chilo in più in mischia (o pack)  aiuta il mio compagno di squadra a non retrocedere

Allo stesso modo nella chiesa io sono necessario per “spingere l'altro”.

“Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si può dire:«Oggi», perché nessuno di voi s'indurisca per la seduzione del peccato.” (Ebrei 3:13)

“Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.” (Giacomo 5:16)

Conclusione

La vita cristiana è come essere parte di una squadra di rugby,  dove tutti sono indispensabili. Essa include l'impegno verso altri cristiani. Io avrei potuto non andare ieri, ma la mia squadra avrebbe sofferto.

“Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno.” (Ebrei 10:24-25)

Preghiamo.

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