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26 aprile 2015

Non rubare | 26 Aprile 2015 |


Il furto è così comune al giorno d'oggi che molta  parte delle nostre vite la passiamo a proteggere i nostri beni, e non riusciamo più a capire quanto sia assurdo tutto ciò.  Cosa ha da dire Dio circa la nostra naturale inclinazione al furto?
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Siamo all'ottavo passo della legge di Dio per l'uomo.

Se nei primi quatto Dio aveva stabilito il tipo di rapporto che voleva con i suoi figli

  • 1. non avrai altri dei
  • 2. non farti scultura né immagine alcuna
  • 3. non pronunciare il nome di Dio invano
  • 4. ricordati del giorno del riposo

se con i successivi successivi tre aveva stabilito il rapporto che dobbiamo avere con la famiglia personale e dei credenti

  • 5. onora tuo padre e tua madre
  • 6. non uccidere
  • 7. non commettere adulterio

con gli ultimi tre stabilisce il rapporto che dobbiamo avere con tutti gli altri, della famiglia e non, credenti e non.

Anche qui possiamo affermare che

I Comandamenti non rubano la nostra libertà
ma donano la libertà in Cristo

Vi è mai accaduto che vi abbiano rubato qualcosa? Come vi siete sentiti, come vi siete sentite? Violati, defraudati, tristi... o cosa altro?

Vi è mai accaduto di rubare qualcosa? Si, perché se abbiamo sperimentato la sensazione bruttissima di avere qualcosa di caro rubato, significa che qualcun altro “essere umano” ce lo ha rubato.  Come ti sei sentito, come ti sei sentita mentre stavi “dall'altra parte della barricata”?

Magari non era un “furto” eclatante,  non stavi svaligiando una banca,  o una gioielleria, magari era qualcosa di piccolo, di poco valore.

Vi voglio raccontare io come mi sono sentito quando, una volta, sono stato “dall'altra parte della barricata”.

Avrò avuto sei, sette anni, ed ero ospite a Roma dei miei zii. Ero attratto in maniera magnetica da questo: un taglia-unghie che avevano in bagno. Nei miei occhi di bambino sembrava un piccolo coltello a serramanico, una piccola spada lucente. Fatto sta, che quando dovevamo partire per Montefiascone, il taglia-unghie “scivolò” nella mia tasca.

Per tutto il viaggio di ritorno non feci che pensare a quello che avevo fatto, con un misto di soddisfazione (adesso era mio!) e di rimorso (adesso ero un ladro).

Per mesi lo tenni nascosto, poi un giorno mia madre lo trovò: “E questo, da dove esce?” Mi inventai la scusa di averlo trovato per terra sull'autobus tornando da Roma. Lei ci credette, e, confortato, cominciai a giocarci di fronte a tutti.

Sino a quando, un giorno, mio zio lo vide: il taglia-unghie aveva una particolarità:  la punta della limetta interna era stata modificata da mio zio per poter svitate delle minute viti del rasoio da barba.

Che strano- fece lui prendendolo in mano e guardandolo- è proprio come quello che ho a Roma.”
A quel punto non ce la feci più: confessai che non era “come” quello.. ma che era “quello”, chiedendo scusa e dicendo che lo davo indietro.

Mio zio fece una gran risata... e mi disse: “Beh, non lo usavo da mesi, non mi serviva neppure più. Se me lo avesti chiesto te lo avrei dato io. Non rubare mai più... ma questo lo puoi tenere!"

Sapete già che io “non butto niente”;  ma questo in particolare non lo butto perché mi rammenta tre stati d'animo:

  • come mi sono sentito quando ho rubato,
  • come mi sono sentito quando ho confessato,
  • e come mi sono sentito quando sono stato perdonato.

Pare che il rubare sia una delle attività umane più frequenti, altrimenti non si spiegherebbero tutte le misure che adottiamo per impedire che ci rubino.

Pensate a tutti i soldi che spendiamo in cancelli, inferiate, serrature antiscasso, antifurti , cassette di sicurezza per impedire che quello che è nostro rimanga nostro.

Con l'avvento della tecnologia, abbiamo dovuto dotarci di software costosi e complicati per proteggere i nostri “dati sensibili”, sui nostri PC. Tablet, smartphone; le nostre foto, i nostri orari di uscita e di rientro a casa, le nostre carte di credito, i nostri conti correnti bancari.

Viviamo in un mondo popolato di telecamere per la videosorveglianza, guardie giurate di fronte a banche e gioiellerie.

Potreste pensare che tutto ciò accade solo nei posti “ricchi” dove ci sono “poveri”: non è affatto così.
Martin Lutero, che viveva in un mondo praticamente povero al 90%, dove il 10% della popolazione aveva tutte le risorse, affermava che se si fossero impiccate tutte le persone che rubavano non ci sarebbe stata sufficiente corda in Germania per soddisfare l'esigenza e  che avrebbero dovuto iniziare ad utilizzare le cinture dei pantaloni per sopperire alla necessità.

E non c'è differenza tra ricchi e poveri; qualche anno fa fece scalpore la notizia di Jennifer Capriati, campionessa del tennis degli anni Novanta, che fu arrestata per aver rubato un anello in una gioielleria.

Le persone, in qualsiasi era abbiamo vissuto, in qualsiasi strato sociale abbiano vissuto hanno rubato l'uno all'altro.

Non era così che aveva stabilito Dio all'inizio. E' per quello che Dio ha dovuto stabilire uno specifico comandamento: il popolo a cui era diretto era un popolo povero, in fuga dall'Egitto, in lotta per la propria sopravvivenza quotidiana...  ma che si rubavano la manna o le quaglie mandate da Do a vicenda!

Tutto questo serve a smentire l'idea di alcuni che dicono che l'uomo nasce buono, e che solo dopo è corrotto dalla società e diventa cattivo.

Non è vero! L'uomo nasce peccatore!  Deve imparare a comportarsi in maniera retta,  perché la sua propria natura peccaminosa lo spinge nella direzione opposta da quella che Dio vuole e che era all'inizio della creazione. Prova a lasciare le chiavi sulla porta di casa a Roma, andare via per una settimana e vedere quello che resta quando rientri!

Ti hanno mai rubato qualcosa?  Se si, sei in buona compagnia: persino a Gesù venivano “rubati” i soldi delle offerte da Giuda!

Ma, c'è un'altra domanda che voglio farti: che cosa hai rubato tu, nella tua vita?



Cosa è “rubare”?

Anche questa volta siamo di fronte a un comandamento “secco”:

“Non rubare.” (Esodo 20:15)

Poco o nulla da discutere su “non” ma moltissimo da discutere su casa si definisca “rubare”.

Tre aspetti che emergono subito dal versetto:

1. Dio crede nella proprietà privata

Molti hanno detto che Dio (e Gesù) sono stati i primi “socialisti” o i primi “comunisti” della storia;
questo non è assolutamente vero. Dio dice che tu hai il sacrosanto diritto di avere cose TUE che siano solo cose tue  e che se qualcuno di dice sono anche MIE tu hai il sacrosanto diritto di definirlo un ladro.

2. Dio ama il tuo prossimo

Se Dio amasse te, e solo te, chiuderebbe un occhio sui tuoi furti. Ma siccome ama te, ma ama anche il tuo prossimo, ti dice che ciò che è del tuo prossimo non è tuo ma è suo.

3. Noi abbiamo il diritto di impedire il furto

Laddove c'è una legge, c'è anche un diritto, sulla cui base si fondano i rapporti sociali e le eventuali sanzioni per chi lo viola.

L'universo del rubare

Nel rubare, nel furto, l'uomo ha dimostrato la sua enorme creatività (che gli proviene da Dio) utilizzata nella maniera sbagliata (che Dio non approva). Ne volete una prova?  Questo è un elenco “comprensivo e non esaustivo” come si dice nel gergo legale di cosa si intenda per “rubare”:

Appropriazione indebita, prestiti ad usura, scommesse clandestine, furto con destrezza,  violazione di domicilio,   intrusione nei sistemi informatici, tassazione ingiusta, scippo, furto in appartamento, rapimento, furto commerciale, estorsione, racket, evasione delle tasse,  evasione contributiva, falsa denuncia assicurativa, distrazione di denaro pubblico, uso inappropriato di danaro pubblico, eccessivo debito pubblico, falsa fatturazione, falso versamento di contributi, bancarotta fraudolenta,  abbandono del  posto di lavoro, doppio lavoro, lavoro a nero, mancato pagamento degli stipendi, furto di collettame, furto di prodotti immagazzinati, furto di proprietà intellettuale, falsa attribuzione di paternità per un'opera letteraria o musicale, plagio, scaricamento illegale da siti di materiale protetto, furto di identità...

Devo continuare? Dio dice: non rubare. Sarebbe interessante vedere come andrebbero le nostre economie e come sarebbe la situazione politica mondiale se obbedissimo tutti insieme a questo semplice comandamento.

Come applicarlo alla mia vita?

Cercherò di essere molto pratico.

Se sei un ladro d'appartamento, o uno scippatore, o un ladro d'auto, o se rubi al supermercato... insomma, se fai cose EVIDENTEMENTE in contrasto con questo comandamento, la ricetta è: smetti, chiedi perdono, restituisci.

Ma ci sono cose molto più sottili, aree più “grigie”, che sembrano andare bene o  quasi andare bene  nell'opinione generale,  e che invece sono in tutto e per tutto un “rubare” che Dio proibisce.

Per i datori di lavoro

Cominciamo con chi da lavoro ad altri: questo è quello che dice Giacomo:

“Voi non avete pagato gli operai che mietono nei vostri campi: questa paga rubata ora grida al cielo, e le proteste dei vostri contadini sono arrivate fino agli orecchi di Dio, il Signore Onnipotente. Voi avete vissuto quaggiù sulla terra in mezzo al lusso e ai piaceri sfrenati: vi siete ingrassati come bestie per il giorno del macello. “ (Giacomo 5:4-5 TILC)

Non pagare, o sottopagare, o pagare in nero una parte per risparmiare sui contributi è in tutto e per tutto rubare. L'unico motivo valido per non pagare i tuoi impiegati, è che non abbiano fatto il loro lavoro.

I datori di lavoro debbono comprendere che spesso i loro lavoratori hanno disperatamente bisogno di essere pagati; se li derubano del loro stipendio, non stanno derubando solo loro, ma la loro intera famiglia.

Gesù era molto sensibile per questo argomento:  lui stesso proveniva da una famiglia “povera” con un padre artigiano che doveva ricevere per poter dare alla famiglia. Sappiamo che erano poveri in quanto, quando sono andati a fare l'offerta al tempio, hanno usufruito di uno "sconto", e invece di offrire un agnello (che costava un botto), hanno offerto due tortore (che erano più economiche).

Qui Giacomo sta dicendo : “la ricchezza in cui ti stai rigirando con voluttà porcina ti proviene dal fatto che hai rubato i soldi ai tuoi lavoranti”

Se tu sei un datore di lavoro, e sei credente:  il Cristo che vai proclamando con la tua fede verrà associato alla tua correttezza negli affari.  Può essere la più grande arma per testimoniare chi è Gesù,
 se rispetti tutti i comandamenti, a partire dall'ottavo, ma può essere il più grande deterrente per avvicinarsi a Gesù  se li violi, a partire dall'ottavo.

Se non ruberai ai tuoi lavoratori, Cristo saprà attrarre attraverso la tua testimonianza altri a se.
Se ruberai, Cristo verrà ripudiato da chi ti sta accanto

Nella mia carriera di imprenditore ho avuto per un paio di anni due impiegati, che gestivano un altro punto vendita qua a Montefiascone; mentre gli affari della nostra vecchi attività continuavano ad andare bene,  quelli della nuova erano più che insoddisfacenti, tanto è vero che dopo due anni abbiamo deciso di chiuderla. Erano così insoddisfacenti che per gran parte dei due anni abbiamo dovuto finanziare questa seconda attività con i soldi provenienti dalla prima attività. Molte volte i soldi guadagnati da essa non riuscivano a coprire neppure la metà degli stipendi dei dipendenti. In molti mesi né io né mio fratello abbiamo preso lo stipendio dal nostro negozio,  perché i soldi servivano a pagare lo stipendio dei dipendenti. Prima venivano le esigenze di coloro a cui avevamo PROMESSO lo stipendio, poi venivano le nostre esigenze.

Per i lavoratori

Ma, se da una parte i datori di lavoro debbono non “rubare” i loro lavoratori, dall'altra i lavoratori non devono “rubare” ai loro datori:

“Esorta i servi ad essere soggetti ai propri padroni in ogni modo e a far tutto il possibile per accontentarli. Non devono contraddirli, né derubarli, ma dimostrare di essere fedeli in tutto e per tutto. Così facendo, faranno l'insegnamento di Dio, nostro Salvatore attraente in ogni modo. “ (Tito 2:9-10 PV)

All'epoca non si parlava di “impiegati”, non c'erano sindacati, il servo era proprietà privata del padrone che aveva, spesso, potere di vita o di morte su di esso. Nondimeno Paolo dice: “Lavorate come vogliono i vostri padroni”. In altre parole: “Guadagnatevi il vostro stipendio facendo al vostro meglio il vostro lavoro”.

Attenzione, perché Paolo dice che dobbiamo fare il “possibile”,  ovvero tutte le cose dove onestamente riesco ad arrivare,  senza contraddire... e senza derubare.

Se tu sei un lavoratore, e sei credente:  il Cristo che vai proclamando con la tua fede verrà associato alla tua correttezza nel tuo modo di lavorare.

Se non ruberai, Cristo saprà attrarre attraverso la tua testimonianza altri a se. Se ruberai, Cristo verrà ripudiato da chi ti sta accanto

In che modo derubo il mio datore di lavoro?

1. Quando non do il mio meglio

Paolo dice chiaramente che dobbiamo fare “tutto il possibile”. L'impiegato alla ASL che non da aiuto a compilare il modulo alla anziana, non sta dando il suo meglio. La commessa che non aiuta a cercare l'ennesima scatola di pisellini primavera alla massaia che li chiede, quando sa bene che sono nel terzo scaffale in alto a destra, non sta dando il suo meglio. Il magazziniere che non pensa a riordinare il filtro che è finito in magazzino, non sta dando il suo meglio... Io sto “rubando” al mio datore di lavoro”.

2. Quando rubo sul  tempo 

L'impiegato che timbra il cartellino e esce per il caffè, o per fare la spesa, il commesso che chiatta con lo smartphone tra un cliente e l'altro, l'infermiere che sullo schermo del computer in ufficio, su in alto a destra, ha l'iconcina di FB, tutti questi stanno rubando al proprio datore di lavoro.  Non rubano beni, ma rubano il tempo.

Molti uffici, sia pubblici che privati,  oltre a impedire i social sui pc (FB,  Twitter, Instagram)
sono stati costretti anche a “schermare” le strutture per impedire che le persone navigassero sullo smartphone.

3. Quando sono infedele e polemico/a

L'addetto alle vendite che fornisce il database clienti ad un concorrente della propria compagnia, l'impiegata che ogni volta entra in polemica sul modo di completare una pratica, il funzionario che sparla con i colleghi alle spalle del capo ufficio, tutti questi stanno rubando al proprio datore di lavoro.

Questo vale anche per gli studenti

Ma, se sei ancora studente, potresti pensare “a me mi riguarderà se e quando troverò un lavoro”. Mi spiace, già ti riguarda da un pezzi. I tuoi insegnanti, assieme ai tuoi genitori sono i tuoi datori di lavoro, sono le persone che stanno investendo forze e denaro perché tu nel futuro, possa dare frutto.

Quando a scuola non dai il meglio di te, quando a casa sai che devi studiare e fare compiti, e invece stai davanti alla PS3, quando polemizzi con i tuoi insegnanti, o con i tuoi genitori per il tempo che dedichi al tuo impegno scolastico, stai rubando. Stai infrangendo l'ottavo comandamento,
e, peggio, ti stai allenando a farlo anche nella tua futura vita lavorativa.

Se tu sei uno studente, o una studentessa, e sei credente:  il Cristo che vai proclamando con la tua fede verrà associato alla tua correttezza nel tuo modo di impegnarti a scuola.

Se non ruberai, Cristo saprà attrarre attraverso la tua testimonianza altri a se.
Se ruberai, Cristo verrà ripudiato dai tuoi amici.

Questo vale anche per i politici

Ma, tu potresti dire: “Io non sono né un datore di lavoro, né un lavoratore, né uno studente:
io sono un politico.” Mi spiace dirtelo, Tito 2:9-10 si applica assolutamente e perfettamente a te.

Tu sei lì perché nella democrazia rappresentativa è richiesto che qualcuno venga eletto “in rappresentanza” dei molti;  in un certo senso noi, come collettività, siamo il tuo datore di lavoro.

Tu dovresti fare “tutto il possibile” per accontentare il popolo che ti ha eletto, dando il tuo meglio,
tu non dovresti contraddire mai le idee per cui sei stato eletto e tramite le cui idee hai ricevuto il mandato dal popolo,  tu non dovresti mai “rubare” i soldi che il popolo versa con le tasse per sperperarli, o peggio, per metterteli in tasca,

Se tu sei un politico, e sei credente: il Cristo che vai proclamando con la tua fede verrà associato alla tua correttezza nel tuo modo di governare.

Se non ruberai, Cristo saprà attrarre attraverso la tua testimonianza altri a se.
Se ruberai, Cristo verrà ripudiato da chi stai governando.

L'uomo può forse derubare Dio?

Non vi stupite,  questa è la domanda (retorica) che Dio fa attraverso la voce di un profeta chiamato Malachia:

“L'uomo può forse derubare Dio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: "In che cosa ti abbiamo derubato?" Nelle decime e nelle offerte.” (Malachia 3:8)

Se fino ad adesso mi avete dato ragione,  è possibile che ora mi diate torto. Perché, sapete, finché parliamo di “rubare” agli altri, di “non prendere” qualche cosa che non è nostro... tutto ok. Ma quando parliamo di “dare indietro al Signore”... allora è tutto un altro “par di maniche”.

“Cosa c'entrano i MIEI soldi, Marco? Quando vengo qui voglio sentir parlare solo di cose spirituali. Non ti permetto di mettere le mani nelle mie tasche!”

Già, ma c'è un piccolo problema: che i tuoi soldi non soni i TUOI soldi, e che non è Marco a dirlo, ma è Dio a dirlo.

Partiamo da un presupposto: Dio non ha bisogno dei TUOI SOLDI... perché

  • a) non ha bisogno di soldi, 
  • b) è lui che ha inventato i soldi e 
  • c) i tuoi soldi sono quelli che lui ha inventato e ha dato a te.

Nei Vangeli i versetti in cui si parla di soldi sono tre volte tanto quelli di cui si parla di inferno e Paradiso.

Perché Dio è interessato ai miei soldi?

“Vendete ciò che possedete e date a quelli che ne hanno bisogno. Fatevi un capitale che non perderà il suo valore: un tesoro in cielo che non scomparirà, là nessun ladro potrà arrivare, né le tarme distruggere. Perché, dove è il vostro tesoro sarà anche il vostro cuore.”  (Luca 12:33-34 PV)

Dio sa come siamo fatti;  Dio non vuole che violiamo il Primo Comandamento ed il denaro divenga il nostro dio.

Il DARE CON REGOLARITA' il PRIMO 10% al Signore  (significa il 10% dei miei guadagni PRIMA delle tasse – la primizia) uccide il mio orgoglio,  uccide la mia voglia di essere “al sicuro” perché ho i soldi,  non perché sono amato da Dio.

Tu potresti dirmi: “Ma Marco, tu vaneggi! Non siamo più sotto la Legge, ma sotto la Grazia! La regola del 10% non vale più”! Io ti risponderei: “Hai assolutamente ragione: difatti Gesù ha detto che  non è venuto ad abolire la legge... ma a completarla. E ogni volta che Gesù completa qualcosa della Legge, alza di un paio di stalli la sbarra dell'ostacolo.”

“Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare.” (1 Corinzi 16:2)

Se nell'Antico Testamento “bastava” il 10%, nel Nuovo Testamento  non basta più. Più ti è stata concessa prosperità, più sei chiamato a dare... come decima! Poi ci sono le offerte! Diciamo che il 10% è una buona base su cui cominciare... da lì c'è poi da costruire.

A chi dare la decima?

Paolo lo dice:  la dai la domenica nella tua chiesa, quando si raccolgono le collette.

A cosa serve la decima?

“Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso...  Perché l’adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi, ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio.” (2 Corinzi 9:7,12)

Paolo ci dice due cose:

1. La decima non è una TASSA

Qualcosa che si da a denti stretti allo stato, ma una gioia nel sapere che Dio ci ha scelti per provvedere alla sposa di suo figlio.

2. La decima serve ai “bisogni dei santi”.

Chi sono i santi?

“Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”  (1 Pietro 2:9)

Sta parlando della chiesa.  Sta parlando della chiesa locale.  Sta parlando di noi. Le decine servono alla chiesa locale a sopravvivere e a PROCLAMARE le virtù di Cristo al mondo.

Cosa sono le offerte?

Malachia parla non solo delle “decime”, ma anche delle “offerte”.

Nell'Antico Testamento la decima andava al tempio e ai sacerdoti: poi, quando c'erano delle occasioni speciali, quando c'era bisogno all'interno della comunità,  le persone davano qualcosa “extra” oltre la decima. Ad esempio, io do la decima in chiesa, e poi sostengo personalmente una bambina di Compassion. Molti di noi fanno cose simili.

Sapete cosa c'è di triste? Molti credenti NON danno NULLA. E non sono triste perché le chiese ne soffrono,  ma perché loro soffrono a causa della loro decisione. Paolo dice:

“Voglio che sia un dono sincero, e non una cosa forzata.  Tuttavia, chi semina soltanto pochi semi, avrà un piccolo raccolto; mentre chi semina molto, mieterà molto.” (1 Corinzi 9:5b-6 PV)

Chi poco da, poco riceve: in tempo di recessione, se tu vuoi mietere nel futuro, devi dare nel presente.

La teologia della povertà e la teologia della prosperità

Quando cito questo passo faccio sempre un a precisazione: attenti alla teologia della prosperità,  e attenti alla teologia della povertà.

La prima dice che se vuoi diventare ricco devi dare più soldi al Signore,  e che la quantità di soldi che hai è in funzione di quanto sei gradito a Dio.

La seconda dice che solo i poveri sono vicini al Signore, e che se sei un uomo o una donna di successo con tutta probabilità sei destinato all'inferno.

Ambedue sono sbagliate: soprattutto alla luce di quello che ha detto Gesù:

“Poi Gesù si mise a sedere di fronte alla cassetta delle offerte nel tempio, a guardare come la gente vi metteva il denaro, e notò che molti ricchi offrivano grosse somme. Venne anche una povera vedova che lasciò cadere nella cassetta solo due monetine. Gesù chiamo i discepoli, e osservò: "Quella poveretta ha dato di più di tutti gli altri, perché essi hanno dato una parte del loro superfluo, mentre la donna, nella sua povertà, ha offerto tutto quello che le serviva per vivere".” (Marco 12: 41-44)

Se fosse vera la teoria della prosperità, Gesù avrebbe dovuto disprezzare la donna perché aveva dato così poco, dicendo che la sua povertà mostrava il fatto che lui non la amava.

Se fosse vera la teologia della povertà,  Gesù avrebbe dovuto applaudire alla donna, senza compatirla per quella povertà che, in realtà, era un segno di elezione.

Gesù invece a preso ad esempio la povertà della donna per mostrare dove la vera fede in Dio risiede. Risiede in un Dio che saprà darti tutto quello di cui hai bisogno per vivere... se ti affidi a lui!

Gesù ha speso un quarto dei suoi insegnamenti su come essere saggi amministratori del denaro, su come non finire nei debiti fino al collo e su come gestire la ricchezza.

I soldi non sono né una dimostrazione di benedizione, né una dimostrazione di possessione. Sono semplicemente un “martello”: lo puoi usare per  costruire la tua casa, oppure o puoi usare per costruire la tua bara.

Cosa fare se ho rubato?

Nell'Antico Testamento la pena era stabilita così:

“Se uno ruba un bue o una pecora e li ammazza o li vende, restituirà cinque buoi per il bue e quattro pecore per la pecora... Il ladro dovrà risarcire il furto. Se non può farlo, sarà venduto per pagare ciò che ha rubato. ” (Esodo 22:1, 3)

Se hai rubato un iPhone, ne devi dare indietro cinque, altrimenti vendono te. E tutto l'iPhone... :) ! Ma noi siamo sotto la grazia:  io ero sotto la grazia confessando a mio zio il furto del taglia-unghie  e proponendomi di restituirlo.

Se tu hai rubato al tuo dipendente,  dai indietro ciò che hai trattenuto.

Se hai rubato al tuo datore di lavoro o ai tuoi insegnanti e genitori , non dando il tuo meglio non dando il tuo tempo,  essendo infedele decidi di tornare a lavorare al tuo meglio per tutto il tempo e fedelmente.

Se hai rubato allo stato, facendoti uno "sconto" sulle tasse, o chiedendo di non battere lo scontrino al negoziante per non pagare l'IVA, smetti, e inizia a testimoniare agli altri che Gesù ha detto "date a Cesare quel che è di Cesare."

Ma se hai rubato a Dio,  pentiti, prega e ritorna sui tuoi passi.

Se un uomo come mio zio è stato capace di sorridere per il mio pentimento, vedendo l'onestà del mio cuore, trasformando il corpo del reato in un dono, allora immagina cosa può un Padre perfetto, vedendo la fede del tuo cuore.

Il corpo del reato è stato appeso sulla croce assieme al corpo di Cristo, e il peccato che ti condannava è diventato l'amore che ti salva.

Preghiamo.

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19 aprile 2015

Non commettere adulterio | 19 Aprile 2015 |


L'adulterio è come tagliare alla base la vite che rappresenta l'unione tra un uomo e una donna che Dio ha progettato: non solo distrugge la famiglia, ma disonora il patto che Dio ha benedetto. 
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Qualche hanno fa ho piantato una vite davanti a casa: L'idea era quella di farla crescere abbastanza così da poter fare un pergolato e avere ombra nei giorni d'estate dove poter sedere al fresco. Non sono mai stato un giardiniere, per cui ho cominciato con qualcosa di semplice.

La vite ha cominciato a crescere in altezza, ha cominciato a coprire la zona che desideravo...
Poi un giorno, mentre stavo tagliando l'erba con il decespugliatore di fronte a casa, in in momento di disattenzione... l'ho tagliata! In un istante ho compreso quello che avevo fatto e che non potevo più riparare in alcun modo: tutti i miei sforzi, tutte le cure, tutto l'amore per la vite era ormai inutile.

Avevo ucciso la mia vite....in un istante di disattenzione.

L'adulterio è proprio così: il salmo 128 dice:

“La tua sposa (è) come vite feconda nell'intimità della tua casa: i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.” (Salmo 128: 3-4 CEI)

Dio paragona giustamente il matrimonio ad una vite: devi investire su di essa, attendere tempo, essere paziente  per ottenere frutti.

E l'adulterio è come tagliare alla base la vite: è interessante che le foglie della mia vite non sono diventate immediatamente gialle,  c'è voluto un po' di tempo prima che il nutrimento non arrivasse più loro ed iniziassero ad accartocciarsi.

Quello che decisi allora di fare è di attendere che la vite germogliasse di nuovo,  investire altro tempo ed alto amore, ed altre cure su di essa,  così che col tempo potesse ritornare al punto in cui era quando l'avevo tagliata.

Mi auguro che nessuno di vi si trovi in questa situazione oggi,  ma per coloro che lo fossero, prego che possiate scegliere di fare la stessa cosa che io ho fatto con la mia vite.

Siamo sul settimo comandamento: anche in questo caso possiamo fare una affermazione:

I Comandamenti non sono una lapide alla libertà dell'individuo
ma il terreno fertile dove far sviluppare la propria vita


"Non commettere adulterio" (Esodo 20:14)

Anche questa volta, come nel precedente, è una affermazione secca; e, come la volta scorsa, se c'è poco da discutere sulla prima parte - “non”-  sulla seconda (che in ebreo è una unica parola  - nâ’ap̱- ) - “commettere adulterio”  c'è molto da discutere.

C'è da stabilire soprattutto cosa è un “matrimonio”. Come pastore ho la fortuna di aver celebrato matrimoni tra credenti, e conosco la gioia del primo giorno di matrimonio. Ma l'importante non è come viene vissuto il primo giorno di matrimonio... ma tutti gli altri, sino alla fine

Molti credono che il matrimonio porterà via un bel po' di tentazioni e di problemi. Sbagliato; satana ha sempre gli stessi comportamenti, e ha cominciato ad agire nel mondo appena dopo il primo matrimonio, quello di Adamo con Eva. E' bene che ricordiate questo, perché saprete che satana le proverà tutte pur di dividere ciò che il Signore ha benedetto e ha trasformato in una sola carne.

Che cosa è dunque un matrimonio cristiano? E' un atto che firmiamo davanti al sindaco, e poi confermiamo davanti al pastore, o cos'altro?

1. Il matrimonio è un patto

Ormai viviamo in un mondo dove il matrimonio è un semplice atto amministrativo tra due persone, talvolta persino dello stesso sesso: si va al comune, si firma, si esce.

Dio non la vede così:  e perché Dio non la vede così noi come Chiesa della vera Vite non la vediamo così: Ci sono molti passi che lo affermano. Malachia 2:14 dice:

“Perché il Signore è testimone fra te e la moglie della tua giovinezza, ... la moglie alla quale sei legato da un patto.”

Noi non sposiamo un credente e un non credente,  perché sottoscriverebbero un atto davanti al  Signore che non avrebbe alcun senso, mentre Dio vuole che  sottoscrivano lo stesso patto dinanzi a lui

2. Il matrimonio è una unione

Due persone che si uniscono in matrimonio dove Dio è testimone,  non sono hanno stabilito un patto, ma sono anche uniti in un solo individuo: Genesi 2:

“Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne” (Genesi 2:24) 

Paolo spiega in dettaglio come questo avviene

“Perché una donna, quando si sposa, non ha più autorità sul proprio corpo, ne diventa padrone il marito; così pure il marito non ha più diritti sul proprio corpo, che appartiene alla moglie.” (1 Corinzi 4:7 PV)

La rappresentazione principale di questo concetto sta nel “consumare il matrimonio”: il sesso. E' stato studiato da Dio per dare figli,  ma è stato stabilito da Dio per unire l'uomo e la donna.

Paolo stava parlando di quello: del rapporto sessuale che il marito e la moglie DEVONO avere all'interno del patto per essere un uno,  nel rispetto reciproco dove ognuno  agisce per il bene e per il piacere dell'altro, non per il proprio.

Cosa manca nel matrimonio civile?

C'è l''aspetto della “consumazione”: un uomo e una donna vanno a letto assieme. C'è una unione, ma non c'è un patto che leghi l'unione: alla base non c'è un progetto che lo mantenga e lo sorregga.

Difatti, il matrimonio civile è un atto che si può sciogliere: non è un progetto di due corpi che diventano un solo corpo. I due corpi separati decidono di andare per mano, ma in qualsiasi punto del percorso possono slegarsi e procedere ognuno per la propria strada.

Ma, se è un atto di due esseri umani,  chi mi dice che deve essere solo tra un uomo e una donna? E' giusto, può essere che due persone dello stesso sesso vogliano fare un pezzo di strada assieme; un uomo e un uomo, una donna e una donna.

Ma perché solo due?  E' possibile che vogliamo fare la strada tenendoci per mano..... che so, tra due uomini e una donna, o tra tre donne e due uomini.

Nessuno poi mi impedisce di scegliere tra le persone che ho più care all'interno della mia famiglia... un fratello, una sorella...

E nessuno mi impedisce di fare il tratto di strada tenendo per mano, io che ho cinquantadue anni,  una ragazza, o un ragazzo  di dieci anni.

Siete scioccati? Non dovreste!  Questo è quello che propugnano attualmente le teorie “gender”,
dove si afferma che il sesso non è determinato alla nascita dal proprio patrimonio cromosomico,
ma dalla individuale percezione di come ciascuno si vede.

Sono un facile profeta se vi dico che, durante la mia vita, vedrò legalizzati non solo i matrimoni omosessuali (già lo sono in più parti del mondo occidentale), ma anche la poligamia (un uomo con più donne) la poliamoria (più di un uomo con più di una donna), la pedofilia (ai tempi di Roma ogni potente aveva il ”puer delicatus”, che avevano ereditato dalla cultura greca).

Nel tempo la definizione di matrimonio verrà "ampliata".

La parola “definire” viene dal latino “finis «confine»”  e significa “delimitare circoscrivere decidere”. Il reale problema è che in occidente viviamo nella “assenza di definizione di matrimonio”.
Ci siamo ingegnati di ampliare strada facendo la definizione di matrimonio, ponendo ogni volta il confine un miglio più avanti.

Come dobbiamo comportarci?

Per i credenti il confine INVALICABILE è la Parola di Dio,sono i Comandamenti di Dio

Nessuno di questi elencati era, è, e sarà mai un “patto”; nessuno di questi elencati era è e sarà mai una “unione”.

“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente.” (Romani 12:2a)

“Perché questa vecchia natura corrotta, che è dentro di noi, è contro Dio: non è soggetta alle sue leggi, né mai potrà esserlo.”(Romani 8:7 PV)

Se sei credente, la tua visione del mondo DEVE essere assolutamente differente dalla visione del mondo.

Quale è la definizione cristiana di matrimonio?

Per poter capire quale sia la definizione cristiana di matrimonio,  dobbiamo capire cosa rappresenta uno sposo o una sposa agli occhi di Dio.

“Rallegriamoci, esultiamo e diamogli onore, perché è giunto il momento delle nozze dell'Agnello, e la sua sposa si è preparata.” (Apocalisse 19:7)

“Allora uno dei sette angeli che avevano versato i calici contenenti i sette ultimi flagelli, mi si avvicino, dicendo: "Vieni con me, ti mostrerò la sposa, la moglie dell'Agnello!” (Apocalisse 21:9)

Ogni sposa, ogni sposo per Dio è una immagine di quello per cui suo figlio Gesù è venuto a morire, la chiesa, e quello in cui Gesù si delizierà per sempre, a cui sarà unito per sempre da cui sarà amato per sempre e a cui il suo amore andrà per sempre!

E' questo quello che Dio pensa di uno sposo! E' questo quello che pensa Dio di una sposa! Esiste nulla di più sacro? Esiste nulla di più amato della sposa del suo Figlio?

Il matrimonio cristiano è un patto che ricorda il patto che Gesù ha stretto con la sua chiesa attraverso il suo sangue,  a cui Dio in qualità di testimone da il suo consenso.

E' per questo che chi sostiene il matrimonio tra persone dello stesso sesso spesso sostiene anche quello che viene chiamato “universalismo”: “Tutte le religioni portano a Dio! Dio è dentro di te! Tu sei Dio! Tutti saremo salvati! Tutti andremo in paradiso!”

Noi siamo legati a Dio da un patto, che è stato scritto tramite il sangue di Gesù; se siamo confusi su patto che ci lega al nostro sposo e alla nostra sposa, lo saremo anche sul patto che ci  salva.

Noi non siamo una chiesa liberale:  se dicessimo che il patto tra un uomo e una donna non è l'unico patto possibile, dovremmo affermare anche che il patto tra Gesù e la sua chiesa non è l'unico patto possibile. Dovremmo affermare che la Bibbia “cambia” nel tempo.

Abbiamo già citato Genesi 2

“Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne” (Genesi 2:24) 

Gesù cita lo stesso versetto in Matteo:

“Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina1 e disse:  Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne”? (Matteo 19:4)

Paolo ripete il medesimo versetto:

“Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola” (Efesini 5:31)

Il messaggio non cambia. La Bibbia non cambia. Dio non cambia.

Quale è la pena per l'adulterio?

Se il matrimonio è un patto, allora quale è la pena per la rottura di questo patto? Nella Bibbia ci sono tre tipi di pena: una nell'Antico Testamento, una nel Nuovo Testamento, e una nel Regno di Dio. Vediamo la prima

1. La pena dell'Antico Testamento è la morte

Molto semplice:

“Se uno commette adulterio con la moglie di un altro, se commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno essere messi a morte.” (Levitico 20:10)

Niente se e niente ma: una volta basta. Alcuni di noi, se fossimo nati in un'epoca differente, ora non sarebbero qua. E' questo il metro di quanto Dio prenda sul serio il patto del matrimonio.

Vediamo se ci va meglio nel Nuovo Testamento

2. La pena del Nuovo Testamento è il divorzio

Se nell'antico Testamento la pena era la morte, nel Nuovo è il divorzio: Gesù lo dice:

“E vi dico questo: chiunque divorzia da sua moglie, salvo che per motivo di adulterio, e ne sposa un'altra, commette adulterio, e anche chi sposa una donna divorziata commette adulterio” (Matteo 19:9 PV)

Gesù ci dice che se  divorzi e ti risposi commetti adulterio, a meno che il tuo sposo o la tua sposa non siano stati adulteri.

Nella nostra chiesa non abbiamo mai, mai, mai, mai suggerito il divorzio ad alcuno o ad alcuna. Ma, in taluni casi dove c'era stato un EVIDENTE ADULTERIO, e dove c'era una EVIDENTE volontà di non pentirsi da esso e cessare, abbiamo esposto la verità biblica.

Attenzione, non abbiamo MAI incoraggiato il divorzio, abbiamo sempre incoraggiato il pentimento e la riappacificazione, ma abbiamo anche detto che in quel caso ci sono validi motivi biblici per considerare il divorzio come una possibile soluzione,  ben sapendo che, comunque, quando ci sono figli, il divorzio non “termina” il rapporto”: ci sono i compleanni, la scuola, le visite mediche, le malattie.

Il divorzio non è una decisione da prendere in fretta, bisogna avere dei  maturi cristiani come consiglieri, ma certo non può essere nascosta a chi ha subito adulterio.

Se la pena nell'Antico Testamento era la morte,  nel Nuovo è il divorzio, quale è la pena nel Regno di Dio?

3. La pena del Nuovo Testamento è la dannazione

Si può andare all'Inferno per questo!

Sinceramente, avrei preferito non predicare questa parte; la tentazione di fare un rapido riferimento, e passare ad altro, è stata grande. Ma come vostro pastore, non posso nascondervi la verità,  non posso “illudervi”...

“Non sapete, forse, che nel regno di Dio non c'è posto per gli ingiusti? Non v'illudete: non saranno certo gli immorali a far parte del regno di Dio, e nemmeno gli idolatri, né gli adulteri, né i travestiti, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né quelli che oltraggiano il prossimo, e neppure gli imbroglioni!” (1 Corinzi 6:9- 10 PV)

"Non v'illudete", dice Paolo: il problema è che satana ama creare l'illusione che, in fondo, tutti saremo salvati dalla grazia di Dio... tanto basta credere...

Paolo dice : “No, un attimo... non è proprio così”;

  • quelli “immorali” (greco “porneia” da cui “pornografia”) 
  • quelli che adorano un altro dio, 
  • quelli che tradiscono la propria sposa o il proprio sposo, 
  • quelli che si vestono come fossero del sesso opposto, 
  • quelli che hanno rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, 
  • quelli che rubano al prossimo, 
  • quelli che accumulano e non danno al prossimo, 
  • quelli che dipendono da sostanze stupefacenti, 
  • quelli che abusano del prossimo, 
  • quelli che imbrogliano il prossimo,

quelli non ci saranno nel Regno”.E se non sono nel regno di Dio, l'unico altro posto che rimane è il regno di satana.

Tu potresti dirmi. “Un attimo, Marco, non mi hai detto fino a cinque minuti fa che siamo sotto la grazia, e che OGNI peccato può essere lavato?” Io ti risponderei: “E' esattamente quello che afferma Paolo”:

“Alcuni di voi erano così, ma il Signore Gesù Cristo e lo Spirito di Dio vi hanno purificati, vi hanno fatto santi, e vi hanno giustificati.” (1 Corinzi 6:11 PV)

Tutto sta in quel passato prossimo: “erano”: Lo Spirito Santo purifica e giustifica coloro che sono “nel processo di santificazione” non quelli perfetti, ma quelli che cercano di obbedire ogni giorno di più al volere di Dio,  anche gli adulteri che si pentono, e si impegnano a non cadere ancora.

Qualche numero sull'adulterio

Quando si parla di adulterio è difficile fare statistiche, Perché le persone non dicono la verità,
sia dalla parte dei traditori (o traditrici), che dalla parte delle tradite (o dei traditi).

 Il 56% sono uomini in media sopra i 40 anni, con una laurea in tasca (65%) o un diploma (21%),
sono alla ricerca di una donna, meglio bionda e disinibita, tra i 25 e i 45 anni.

Nella maggior parte sono manager, informatici o dipendenti statali (a volte ricoprono incarichi governativi), e il 72% ha un reddito sopra la media nazionale.

Quanto alle donne, rappresentano il 44% dei traditori, ma aumentano nelle grandi città.  In media hanno 38 anni e lavorano nel marketing, nel settore bancario o delle vendite.  Laureate (64%) o diplomate (27%) hanno un reddito nella media (67%).

Quello che stupisce non sono tanto le statistiche, ma il rapporto con il tradimento: esistono siti online dove procurarsi un'adulterio. (Ashley Madison) che fanno pubblicità sulle maggiori reti nazionali.

Ma c'è di peggio: ci sono siti on line per “credenti” che vogliono fare lo scambio di coppie... (Christian Swingers) nel cui sito si dice:

“Per i cristiani che vogliono fare lo scambio di coppia le cose non sono facili - spesso altre persone religiose li giudicano , per ignoranza o per invidia ,dicendo che il loro stile di vita e le loro pratiche di amore  sono sbagliate . Ma la Bibbia ci insegna ' non giudicate se non volete essere giudicati '”

Sapete quale è il vero dramma? E' che non ci facciamo più caso, che tutto questo non c'indigna più.

Esistono programmi televisivi dove le persone raccontano il tipo di tradimento che hanno commesso ai danni del proprio partner.

Personaggi come Rocco Siffredi – pornoattore, adultero, vengono osannati e invitati regolarmente nei talk show e nei reality. Ogni fiction prevede, se non è basata su, una serie di adulteri tra i protagonisti.

Quando è stata l'ultima volta che hai sentito alla radio o in TV una canzone che parlava di una coppia che si amava ed era fedele l'un l'altra per tutta la vita?

Sapete perché? Perché c'è chi vuole “ingannarvi”. Satana ha fatto il suo buon lavoro per abbassare le tue difese e farti credere che tutto questo è “normale”, mente Gesù è venuto per “alzare le difese” contro l'adulterio:

“Voi avete udito che fu detto: “Non commettere adulterio” Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.” (Matteo 5:27-28)

Gesù dice che ciò che tu commetti con il tuo corpo,  comincia nei tuoi occhi e nel tuo cuore.

Tutto quello che vedi, e che credi e che non valuti come adultero,  ti predispone all'adulterio.

Questo include la pornografia. Le statistiche dicono che i siti porno hanno un maggior traffico di Facebook e Twitter e Amazon messi assieme.

Questo include anche i “tradimenti” emotivi. Quando un'amicizia dell'altro sesso diventa più importante del tuo sposo o della tua sposa, quando ti confidi a lui, o a lei, invece che a tuo marito o a tua moglie. Tua moglie dovrebbe essere la tua amica più grande, tuo marito dovrebbe essere il tuo amico più grande.

Cosa posso fare?

Cambiare la tua mentalità. Cambiare la tua mentalità egoistica come dice Paolo:

“Seguire l'istinto egoistico conduce alla morte, seguire lo Spirito conduce alla vita e alla pace. Perché quelli che seguono le inclinazioni dell'egoismo sono nemici di Dio, non si sottomettono alla legge di Dio: non ne sono capaci. Essi non possono piacere a Dio, perché vivono secondo il proprio egoismo.” (Romani 8:6-8)

La legge è chiara” Non commettere adulterio” neppure nel tuo cuore, neppure se il tuo matrimonio è difficile, neppure se il tuo matrimonio è sotto stress.

Qualche consiglio pratico

1. Comincia da giovane ad essere fedele

La mentalità moderna dice che è OK avere sesso prima del matrimonio con il tuo ragazzo o la tua ragazza. Ricorda, l'unione  è riservata a chi ha stabilito un patto con Dio come testimone: se violi questa regola, stai allenandoti a violarla anche e se avrai un patto matrimoniale dove Dio è testimone.

2. Stare senza sesso si può, ma tra sposi è importante

La mentalità moderna dice che fare sesso è come respirare: non è possibile farne a meno. Questa è una bugia di satana. Paolo afferma:

“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5:22)

Se sei single stare senza sesso è possibile: una volta era un pregio la verginità, ora è una cosa su cui essere presi in giro.

Ma, lo stesso Paolo dice ai mariti e alle mogli:

“Non vi private l'uno dell'altro, se non di comune accordo e per un periodo di tempo limitato, per dedicarvi completamente alla preghiera. Ma subito dopo tornate insieme, per evitare che Satana vi tenti, facendo leva sui vostri istinti.” (1 Corinzi 7:5)

Il sesso nel matrimonio non è fondamentale, ma è importante.

3. Non tradire Dio

La fedeltà inizia dall'essere fedeli a chi la fedeltà protegge non violare il primo comandamento. Non avere altri Dei

4. Vigila sui tuoi occhi

Ricorda che l'adulterio comincia nel pensiero, e il pensiero comincia negli occhi.

“Io avevo imposto ai miei occhi di non guardare con passione le ragazze.” (Giobbe 31:1 TILC)

5. Fai un piano per non peccare

Qualche consiglio personale:

  • Io non rimango mai oltre le 11.30 da solo davanti a un PC (a meno che non debba scrivere la predicazione);
  • non ho una stanza chiusa come ufficio, ma un soppalco dove tutti possono vedermi.
  • Mia moglie ha diretto accesso a ogni mio pc o tablet, e pagina FB.
  • Io ho un solo cellulare.
  • Tutto quello che è sul mio pc ha un backup che può essere interrogato da chiunque.
  • Non esco mai da solo con un'altra donna a meno che mia moglie non sia informata, mi autorizzi e che sappia dove sono in ogni momento.
  • Non faccio amicizia su FB con donne a meno che mia moglie non sia anche lei amica.
  • Non abbraccio mai un'altra donna se non alla presenza di mia moglie.
  • Se viaggio non dormo mai da solo in albergo.
  • Quando mi sento tentato chiamo mia moglie.

6. Uomini, siete di più dei vostri soli  ormoni

La biologia va bene, ma l'autocontrollo è fondamentale.

7. Donne, non sottovalutate gli ormoni maschili

Imparate a guardarvi nello specchio: un vestito per voi è spesso solo qualcosa di carino, per gli uomini è una scarica di testosterone puro al 100%.

8. Pensa alla tua vita tra dieci anni prima di agire

Non agire in maniera impulsiva alla tentazione di tradire, valuta l'impatto su te, sulla tua famiglia, sulla tua vita di credente, sulla tua vita di chiesa.

9. Nutri la fedeltà

Così come io nutro la mia passione per il rugby giocandolo regolarmente e guardandolo regolarmente, allo stesso modo nutri la tua passione per la tua sposa o per il tuo sposo divertendoti assieme e ammirando quello che fa.  "La lode non si allontani dalle vostre labbra", dice Paolo.

10. Decidi di smettere prima di essere preso (o presa)  con le mani nel sacco

Non puoi vivere con lo stress di essere scoperto, smetti finché sei in tempo. Non pensare “se confesso tutto la mia relazione subirà danni irreparabili. Se  stai tradendo la tua relazione ha già subito danni, ma con Gesù puoi riparali.

Parlane col tuo sposo, parlane con la tua sposa, ma prima parlane con un maturo cristiano, parlane col tuo pastore; ci sono accorgimenti che possono aiutarti a trasformare il dramma di una vite tagliata nel lavoro di farla ritornare a crescere. Puoi forse parlarne assieme al tuo partner di fronte a un maturo cristiano o al pastore.

Cosa pensa Gesù dell'adulterio?

Ricordi la storia dell'adultera colta in flagranza di reato? La pena per l'adulterio era, abbiamo visto, la morte. Gesù fu richiesto di decidere la pena,  ma la sua risposta fu “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”

Gesù avrebbe avuto tutto il diritto di scagliare la pietra. Lui, senza peccato, e santo. Ma Gesù decise differentemente.

Il cuore di Gesù, che odiava il peccato, scelse di lasciar cadere la pietra, scelse di amare l'adultera, non il suo peccato. Scelse di darle una nuova dignità, e una nuova vita in lui.

“Allora Gesù si rialzo e le chiese: "Dove sono tutti quelli che ti accusavano? Neppure uno di loro ti ha condannata?"  "Nessuno, Signore", mormoro la donna.E Gesù disse: "Neppure io ti condanno. Va' e non peccare più". (Giovanni 8:10-11 PV)

Preghiamo.

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12 aprile 2015

Non uccidere | 12 Aprile 2015 |

Se crediamo in Cristo, oggi dobbiamo prendere posizioni "impopolari" circa aspetti della vita moderna che, in tutto e per tutto, violano il Sesto Comandamento, soprattutto l'aborto e l'eutanasia.
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Oggi affrontiamo un comandamento su cui in teoria c'è poco da commentare: siamo al sesto comandamento, che è composto da due sole parole:

“Non uccidere.” (Esodo 20:13)

Se da un lato c'è poco o nulla da discutere sulla prima parola, “Non” sulla seconda “uccidere” c'è un bel po' da discutere.

Esistono otto parole differenti nell'Antico Testamento che si riferiscono al togliere la vita a un essere vivente: sono parole usate per indicare sacrifici di animali, uccisioni in battaglia, uccisioni di civili, morti per incidente, e così via.

La parola usata qui è “râṣaḥ”, letteralmente “fare in pezzi qualcuno”: veniva usata principalmente per coloro che provocavano la morte di un altra persona in maniera deliberata, sia violenta, sia per negligenza, sia per abbandono.

In italiano non ci sono molte parole per descrivere il togliere la vita, e tutti i traduttori della Bibbia hanno usato la più  comune: “uccidere”, quando in realtà quella più vicina alla parola ebraica è “assassinare”.

É la differenza che esiste tra uccidere qualcuno perché hai perso il controllo dell'auto sul terreno bagnato, e accelerare perché c'è la tua ex moglie sulle strisce pedonali.


Cosa non dice il comandamento

Questo comandamento è stato da sempre usato per dipingerei cristiani come un vago popolo di pacifisti “ante litteram”, coloro che anche se gli stermini la famiglia continueranno a sorriderti e a darti pacche sulle spalle.

Il comandamento non dice assolutamente questo: la Bibbia non dice assolutamente che non si deve uccidere. In uno scontro a fuoco con dei terroristi che hanno ucciso ostaggi, anche il credente può uccidere; se la sera rientrando trovi uno con un'ascia di fronte a casa tua deciso a provare se è affilata su di te, e tu hai una pistola, è giusto che la usi. Il Sesto Comandamento non sta parlando di questo.

Di cosa parla il 6° comandamento?

Il comandamento parla del togliere in maniera deliberata e premeditata la vita di qualcuno che non ci ha offeso né minacciato la nostra stessa vita: per fare qualche esempio, l'infanticidio, il suicidio, l'eutanasia, l'aborto, le azioni terroristiche. Il Sesto Comandamento parla di questo.

Perché l'assassinio è un peccato?

Noi viviamo in una società dove crediamo che il piano etico e il piano legale non si incontrino più: qua c'è la morale cristiana e qua c'è la legalità della legge. E invece viviamo in una società che ha derivato gran parte delle proprie leggi dall'etica dettata dalla legge di Dio.

Difatti...

I Comandamenti non sono una norma morale per i soli credenti 
ma il fondamento da cui derivano gran parte delle nostre leggi.

Nessuno ci avrebbe detto che uccidere era legalmente sbagliato se non ci fosse stata la legge di Dio che lo diceva. Genesi dice questo:

“Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine.” (Genesi 9:6)

L'assassinio è peccato,  è sbagliato in quanto l'uomo – e solo l'uomo- porta in se l'immagine di Dio.

In quasi nessuno stato al mondo possiamo essere imprigionati o messi a morte perché abbiamo ucciso un coniglio, e ci abbiamo fatto pranzo, eppure è un  togliere in maniera deliberata e premeditata la vita di un essere che non ci ha offeso né minacciato la nostra stessa vita.

Ma in quasi tutti gli stati al mondo l'assassinare un uomo ci porta in carcere o davanti al plotone d'esecuzione. Questo perché nel coniglio Dio non ha messo la sua immagine,  mentre nell'uomo si.

Se ci fosse un incendio a casa, ed io avessi là dentro un cane e mio figlio,  non c'è dubbio che prima salverei mio figlio,  e poi, se mai, il cane.

Molte persone sono realmente contraddittorie: fanno lotte civili per i diritti degli animali,  ma non spendono una parola circa l'aborto o l'eutanasia.  Questo viene da una concezione evoluzionistica del mondo -  solo il più forte sopravvive; e il neonato e il vecchio o il malato non lo sono.

Esperti nell'assassinare

Il fatto di togliere deliberatamente la vita ad un altro essere umano non è un problema semplicemente sociale, ma viene da un preciso piano del diavolo. Gesù stesso lo dice:

“Siete degni figli di vostro padre, il diavolo, e volete comportarvi come piace a lui. Fin da principio egli è stato un assassino e non è mai stato dalla parte della verità, perché in lui non c'è un briciolo di verità!” (Giovanni 8:44a PV)

Dio dà la vita e satana la toglie:  satana gioisce quando persone vengono messe a morte ingiustamente o prematuramente.

Siamo così abituati ad assassinare altri esseri umani che abbiamo creato nuove parole per descrivere questa pratica: parliamo di “genocidio”, di “pulizia etnica” Quello che è accaduto in Germania nella Seconda Guerra mondiale, in Rwanda, in Bosnia, sono tutti esempi di questa nostra natura che è manipolata da satana: lo è stata sin dall'inizio, con l'assassinio di Abele da parte di Caino.

Basti pensare che nel 20° Secolo (il secolo più sanguinoso della storia del mondo) quattro uomini da soli hanno assassinato 175 milioni di persone: Hitler, Lenin, Mao, e Stalin. 175 milioni di persone sono più della popolazione di Francia e Gran Bretagna messe assieme.

Stiamo parlando di credenti? Certamente no, stiamo parlando di persone atee: Dio dice in Proverbi :

“Tutti quelli che mi odiano amano la morte” (Proverbi 8:36b)

La natura demoniaca dell'uccidere è così radicata nella nostra cultura che si calcola che ogni giovane che arriva a 18 anni abbia già visto nella sua vita tra film, telegiornali e videogame 80.000 omicidi:
e film e videogame fanno a gara per renderli sempre più realistici e dettagliati.

Come la mettiamo con la pena di morte?

Qui c'è da introdurre un concetto basilare,  quello di autorità e di autorità massima. 

Dio è l'unico che detiene la massima autorità nell'Universo, ne è creatore, amministratore,regolatore, motore,  è giusto che lui abbia l'autorità definitiva su tutto. Lui è l'autorità massima.

Dio à tuttavia concesso in “comodato d'uso” una parte della sua autorità all'uomo o a un  gruppo di uomini: si chiamano governi. Paolo ce lo dice molto chiaramente:

“Ubbidite alle autorità, perché è Dio che le ha stabilite; non c'è ne uno che Dio stesso non abbia messo al potere.  Perciò chi disubbidisce alle autorità, si oppone a ciò che Dio ha stabilito e sarà punito.  Perché quelli che agiscono bene non hanno niente da temere, ma quelli che fanno del male devono aver paura dei magistrati. Volete vivere senza temere le autorità? Comportatevi bene, e i vostri superiori vi loderanno Le autorità sono state istituite da Dio per il vostro bene; pero, se fate il male, avete ragione di stare in ansia, perché prima o poi arriverà la punizione. Il magistrato è dato da Dio proprio a questo scopo."” (Romani 13:1-4 PV)

Le autorità, che lo sappiano o no, che lo ammettano o no, posseggono la loro autorità solo perché gli è stata delegata da Dio. Ma stiamo parlando di uomini,  a cui Dio  ha concesso la libertà di scegliere se seguire la sua via o meno. Se seguire la via della santificazione o quella del peccato.

Come la mettiamo con la guerra?

E' possibile secondo la Bibbia per un credente partecipare ad una guerra dove sarà partecipe se non protagonista di uccisioni?

Nella Bibbia non esiste un concetto di “guerra giusta”. Ci sono molte guerre,  e tutte quelle che Dio approva sono a difesa del suo popolo.

In maniera molto sommaria, molto generale, assolutamente approssimativa e assolutamente parziale, Dio permette nella Bibbia tre tipi di guerra:

1. Le guerre per dare al suo popolo un futuro

Quelle guerre fatte per provvedere un posto dove vivere in pace, avere cibo, acqua, sicurezza; è quella che hanno fatto gli Ebrei rientrando dall'Egitto per insediarsi in Terra Santa.

2.  Le guerre per la protezione del suo popolo

Quelle guerre fatte per permettere al suo popolo di continuare a vivere in pace; è quella che hanno fatto gli ebrei per rimanere nella Terra Santa.

3. Le guerre per una giusta causa

Quelle guerre fatte per impedire che qualcosa di male avvenga in un luogo, contro il suo popolo e, talvolta, contro un altro popolo; è quella che regolarmente gli Ebrei facevano contro i popolo idolatri che li circondavano a difesa delle persone che vivevano a confine.

Cosa ne pensa Dio della guerra?

E' Dio felice che le sue creature si facciano guerra l'un l'altro? Assolutamente no! Isaia dice:

“Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l'arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d'aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra, e non impareranno più la guerra.” (Isaia 2:4)

Lo stesso medesimo versetto sarà pronunciato, centinaia di anni dopo, dal profeta Michea. Entrambi stavano parlando della  Nuova Gerusalemme di Apocalisse, del mondo che sarà.

Il progetto è quello,  ma nel frattempo viviamo in un mondo dove la guerra è una realtà. Gesù stesso era consapevole che l'uomo sarebbe stato eternamente in guerra finché sarebbe stato sulla terra:

“Quando sentirete parlare di guerre vicine o lontane, non abbiate paura: sono cose che devono accadere, ma non sarà ancora la fine. Nazioni e regni si scaglieranno gli uni contro gli altri e ci saranno carestie e terremoti in molti paesi.” (Matteo 24:6-7 PV)

Gesù non incita alla guerra, ma conforta dalla guerra. Il progetto è che non ci sarà più guerra,  ma non su questa terra così come è ora.

Come la mettiamo con l'aborto?

Questo è un tema dibattuto in tutto il mondo.  E' dibattuto e controverso per un semplice motivo: l'interpretazione soggettiva di “inizio vita”.

Quando possiamo definire che una vita inizia? 

Inizia al concepimento, qualche istante dopo che lo spermatozoo è penetrato nell'ovulo?
Inizia quando le cellule cominciano a moltiplicarsi e segmentarsi?
Inizia quando cominciano a comparire gli organi vitali (reni, polmoni, fegato, cervello)?
O infine, inizia quando la nuova creatura esce dal grembo della madre?

Giocando, manipolando e interpretando in maniera differente la definizione di vita  possiamo giocare, manipolare e interpretare in maniera differente la definizione di aborto.

La gestazione dura mediamente 40 settimane. La legge in Italia stabilisce che l'aborto può essere praticato “di norma” (ma si può andare ben oltre con l'aborto cosiddetto “terapeutico”) entro la dodicesima settimana di gravidanza, al 30% del cammino.

Per fare un esempio, la legge britannica stabilisce che l'aborto può essere praticato entro la ventiquattresima settimana di gravidanza, al 60% del cammino. 

I miei nipotini sono stati partoriti prematuri alla ventottesima settimana di gravidanza, al 70% del cammino. 

Una persona che conosco bene ha ottenuto un “aborto terapeutico” per possibili malformazioni alla nascita alla trentesima settimana., all'75% del cammino. 

Ognuno tragga le proprie conclusioni individuali, ma se sei credente non puoi non considerare il punto di vista di Dio. 

Quando comincia la vita secondo la Bibbia?

Secondo la Bibbia la vita inizia nell'istante del concepimento

Chi è che lo dice?

1.  Dio lo dice

Il Salmo 139: 13 dice:

“Sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre.” (Salmo 139:13)

Dio ispira al salmista di parlare di se stesso come una creatura che andava costruendosi nell'utero materno, non come un qualcosa che sarebbe divenuto un uomo, ma come un uomo già reale, che si forma e cresce.

2. Lo Spirito Santo lo dice

In Luca 1:15 L'angelo dice a Zaccaria come dovrà allevare Giovanni il Battista:

”Non dovrà mai bere vino, né altre bevande alcooliche, sarà pieno di Spirito Santo già prima della nascita.” (Luca 1:15b PV)

Lo Spirito Santo non riempe cose, ma uomini.

3. Gesù lo dice 

Poco più avanti, in Luca 1:41, Maria va a trovare Elisabetta:

“Non appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il suo bimbo fece un balzo dentro il suo ventre.” Luca  1:41a PV)

La parola che viene usata in greco per “bambino” è “brephos”. Quando Gesù, in Luca 18 dirà:

"Lasciate che i bambini vengano da me, non li ostacolate, perché il Regno di Dio è per quelli che sono come loro.” (Luca 18:16b PV)

userà la stessa parola: “brephos” per “bambini”.

Ci sono ancora molte altre evidenze nella Bibbia che la vita inizia al concepimento; profeti come Isaia e Geremia erano stati chiamati a servire Dio “sin dal grembo materno”.

Cosa ne pensa Dio dell'aborto?

Abbiamo fatto tutto questo bel discorso, per “deduzione”, ma c'è un brano della Bibbia dove Dio esprime chiaramente cosa pensa: se pensa che un embrione è una “cosa” o un uomo. Si trova – manco a farlo apposta- in Esodo

“Se durante una rissa qualcuno colpisce una donna incinta e questa partorisce senza che ne segua altro danno, colui che l’ha colpita sarà condannato all’ammenda che il marito della donna gli imporrà; e la pagherà come determineranno i giudici;  ma se ne segue danno, darai vita per vita,  occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione.” (Esodo 21:22-25)

Questa è la prima volta che compare “Occhio per occhio, dente per dente”; tutte le prossime volte sarà riferito a uomini e donne adulte.

Dio sta dicendo che se tu rechi danno a ciò che sta dentro una donna incinta lo stesso danno andrà inflitto a te che lo provochi, vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano...

Hai assassinato una vita, pagherai con la vita. La pena per chi uccide un bambino nell'utero è la morte

Non c'è molto altro da aggiungere.  La stima in Italia per il 2013 è di circa 113.000 interruzioni di gravidanza – tra legali e non- Montefiascone conta circa 13.000 abitanti.

Se sommiamo la popolazione dei luoghi da dove veniamo: Marta, Tuscania, Civitella, Vitorchiano e Viterbo non arriviamo a 99.000.

Bisogna aggiungere la città di Vetralla per pareggiare il conto. In un solo anno siamo stati capaci di uccidere l'equivalente delle popolazioni dei Viterbo, Vetralla, Montefiascone, Tuscania, Marta, Vitorchiano, Civitella.

Sapete quale è il problema?  Che non ci facciamo più caso.  Che c'indigniamo per i poveri cagnolini abbandonati e salvati da Stoppa a Striscia la Notizia, ma abbiamo smesso di indignarci per una strage che – solo in Italia, uccide ogni anno l'equivalente dell'intera popolazione dei luoghi da dove veniamo,  più un terzo della provincia di Viterbo.

Satana è stato abilissimo a cambiare il “nome” di ciò che l'aborto realmente è: da “assassinio” a “maternità responsabile",  da “reato contro la vita” a “scelta individuale”.

Come la mettiamo con l'eutanasia?

Prima di concludere, vogliamo vedere un ultimo aspetto del sesto comandamento legato alla società moderna; l'eutanasia.

Il termine greco di per se è una contraddizione nei termini per un credente:  eutanasia significa “buona morte”;  sta a indicare la deliberata interruzione di una vita che è diventata una sofferenza.

Come credenti sappiamo che la morte non è mai “buona”: la morte è un nemico che si è introdotto nelle nostre vite attraverso il peccato. Paolo afferma in 1 Corinzi 15:26 che “L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte.

Non possiamo avere un “buon nemico”:  un nemico è qualcuno che vuole il nostro male, non il nostro bene.

Cosa dice la Bibbia sulla malattia e sulla morte?

Anche qui ci sono molti passi che parlano della “sofferenza” del credente, e di come dovremmo affrontarla. Ne vediamo solo uno, tratto dal libro di Giobbe:

“Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle! L’uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita; ma stendi un po’ la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia».  Il Signore disse a Satana: «Ebbene, egli è in tuo potere; soltanto rispetta la sua vita».  Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe di un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo; Giobbe prese un coccio con cui grattarsi e si sedette in mezzo alla cenere.  Sua moglie gli disse: «Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio e muori!»  Giobbe le rispose: «Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?» In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.” (Giobbe 2:4-10)

Quale è il consiglio della moglie a Giobbe? “Lascia perdere Dio! Non vedi come sei ridotto? L'unica via di uscita per porre fine alle tue sofferenze; è una “buona morte.”

A Giobbe viene proposta l'eutanasia; la vita fa troppo male,  non può essere più neppure considerata vita, la soluzione migliore è interromperla.

Giobbe risponde con saggezza dicendo che la vita non è vita solo quando tutto gira bene, che Dio non è presente solo nei giorni di sole, ma anche in quelli di buio totale.

L'eutanasia è in tutto e per tutto un assassinio, perché vuole controllare un aspetto della vita – la morte – sul quale l'uomo non ha giurisdizione: Ecclesiaste la pone in questi termini:

“L'uomo non è padrone della sua vita, non può evitare la morte.” (Ecclesiaste 8:8 TILC)

La morte è un evento naturale.  A volte Dio permette ad una persona di soffrire a lungo prima di morire; altre volte la sofferenza è limitata.  A volte i piani di Dio sono rivelati attraverso la sofferenza: 

“Nel giorno della prosperità godi del bene, e nel giorno dell'avversità rifletti. Dio ha fatto l'uno come l'altro…” (Ecclesiaste 7:14).

Romani 5:3 ci insegna che la tribolazione porta la perseveranza.  Dio non è indifferente a coloro che desiderano morire in modo da poter porre termine alla propria sofferenza.  Dio dona uno scopo alla vita fino alla fine.  Solo Dio sa ciò che è meglio,  e i Suoi tempi sono perfetti, anche per quanto riguarda il momento della morte.

Cosa posso fare io?

Viviamo in una società dove il comandamento “non uccidere” è più volte disatteso: 'aborto lo infrange, l'eutanasia lo infrange.

Cosa posso fare io, come credente? Su tutti, vale il consiglio di Paolo in Efesini:

“Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni;  perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità –  esaminando che cosa sia gradito al Signore.  Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele;  perché è vergognoso perfino il parlare delle cose che costoro fanno di nascosto.” (Efesini 5:6-12)

E' possibile che anche tu che mi ascolti abbia partecipato alle opere infruttuose delle tenebre”, che hai interrotto una vita che stava sviluppandosi; che hai aiutato un familiare a terminare i suoi giorni.

Non voglio tu esca da qua con un sentimento di giudizio. Dio non vuole giudicarti, ma riconciliarsi con te.

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.  E tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione.” (2 Corinzi 5:17-18)



Il passato è passato:  se sei in Cristo ogni peccato è pagato da Cristo sulla croce: “Padre, perdona loro”. Gesù è morto perché persino gli assassini potessero essere perdonati, e cambiati

La nostra speranza è nella resurrezione: noi abbiamo ucciso Dio,  e tramite quell'assassinio  Gesù ha conquistato potere sul peccato e sulla morte e ci ha riconciliati col Padre.

Sii consapevole che tu sei una persona nuova, che il passato è dimenticato, che qualsiasi peccato è perdonato, se hai accettato ciò che ha fatto Cristo.

Preghiamo.

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05 aprile 2015

Liberàti da Cristo per vivere liberi – Pasqua 2015 | 5 Aprile 2015 |

La Pasqua  non è un piano "logico", ma l'atto d'amore di un Padre che fa del tuttto per far tornare il sorriso nel cuore dei propri figli.
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Nei piani del nostro Padre Celeste c'è da sempre stata la liberazione di coloro che ama. Abbiamo un
padre che non ci abbandona, che, nonostante tutte le nostre disobbedienze,  i nostri umani limiti,  nonostante nessuno di noi avrebbe mai potuto rispettare in tutto le sue leggi, non si è mai dato per vinto.

Riesci ad immaginare cosa abbia provato Dio nel sapere che il suo popolo  era prigioniero, senza un futuro, senza una speranza?



E' difficile, ma proverò a fartelo immaginare con una foto.



Quali sensazioni provoca in te questa foto? Se non la conosci già, voglio spiegarti di cosa si tratta

E' la foto di una bambina siriana. Hudea ha quattro anni, è una profuga, in fuga dal'Isis; essendo profuga è possibile anche che appartenga ad una famiglia cristiana.  Hudea abita in un campo profughi ai bordi nord della Siria, vicino alla Turchia; ha percorso 150 chilometri a piedi assieme a quello che resta della sua famiglia;  sua madre e due fratelli.

Questa è stata la sua reazione quando una fotografa le ha puntato contro l'obiettivo della sua macchina fotografica. Istintivamente, ha alzato le mani, in segno di resa.

Cosa muove in te questa foto? Cosa muovono in te quegli occhi, e quelle mani alzate? Ti dico cosa suscita in me... cosa provo.

Ogni volta che la guardo, sento un crampo allo stomaco, sento che non è giusto... E vorrei poter prendere un aereo, volare là,  prendere Hudea, i suoi due fratelli, sua madre vedova,
e portarli via di là.

Vorrei poter vedere un sorriso su quelle labbra, vorrei che le braccia si allargassero in un abbraccio,
e le mani si aprissero in una carezza... E sento l'impotenza di non esserne capace.

Forse non rendo l'idea,  forse quello che provava Dio era molto diverso, non so. Ma posso arrivare a sapere cosa ha provato Dio  vedendo quello che provava suo figlio Gesù  di fronte a persone che erano prigioniere, senza un futuro, senza una speranza.

Leggiamo Luca 7.

“Non molto tempo dopo, Gesù andò al villaggio Nain. I suoi discepoli erano con lui, insieme a una grande folla. Mentre si avvicinavano alla porta del villaggio, incontrarono una processione : era l'unico figlio di una donna che era trasportato per la sepoltura. E la madre era vedova. Quando Gesù la vide, il suo cuore si spezzò. Lui le disse: "Non piangere." Poi si avvicinò e toccò la bara. I portatori si fermarono. Egli disse: "Ragazzo, io ti dico: alzati" Il figlio morto si mise a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre.” (Luca 7-11:15 Trad. da "The Message")

Gesù, per strada, incontra la disperazione più nera. Per poter vivere in Israele a quei tempi una donna doveva avere un marito, una donna vedova era una donna morta. Solo se aveva un figlio maschio in casa avrebbe potuto continuare a sostentarsi.

Abbiamo visto la scorsa settimana che il quinto comandamento imponeva di onorare il padre e la madre, e parte dell'onore alla madre lo si dava quando il padre non c'era più, sostentandola.

Ma la donna stava seguendo un feretro,  quello del suo unico figlio maschio

Gesù vide la donna,  ma non vide solo il suo volto,  le sue lacrime,  la sua tristezza.

Gesù vide “dentro” la donna, vide il suo cuore,  lesse la sua mente.

Non sono gli occhi di Gesù a vedere,  e non sta guardando la donna,  ma il suo cuore.  Cuore a cuore, vita a vita, spirito a spirito.

Non l'aveva mai vista,  eppure la conosceva da sempre.

La frase che qui è tradotta con “Il suo cuore si spezzò” e in altre traduzioni “ebbe pietà”, o “ebbe compassione” è una sola parla greca, che significa “sentire qualcosa che si muove nelle viscere”.

A quel tempo si credeva che il pensiero risiedesse nel cuore,  e le emozioni nelle viscere,

Gesù non ha riflettuto sul fatto che la donna rischiava di morire di fame, non ha non ha attivato la sua “logica” per studiare un rimedio, proporre un piano, dare un ventaglio di soluzioni.

Gesù ha sentito un crampo allo stomaco; non la sua intelligenza è stata smossa, ma le sue emozioni.
Più e più volte i Vangeli raccontano che Gesù sia scoppiato in lacrime.

Ebrei dice:

“(Gesù) non è un sommo sacerdote incapace di soffrire con noi nelle nostre debolezze, anzi, è stato tentato esattamente come noi, ma non ha peccato.” (Ebrei 4:15 PV)

Gesù, il Creatore, non è un progettista asettico e freddo, ma è un poeta,  è un innamorato,
chiama il suo popolo che è  la chiesa “la mia sposa”.

 "Non piangere." Poi si avvicinò e toccò la bara. I portatori si fermarono. Egli disse: "Ragazzo, io ti dico: alzati" Il figlio morto si mise a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre.”

Prima di risolvere, Gesù conforta il cuore della donna. E la soluzione non nasce dalla logica,  ma da un cuore che trabocca d'amore per la donna.

Lo stesso crampo allo stomaco che ha provato Gesù,  lo provava Dio per il suo popolo,  prigioniero,
senza un futuro,  senza una speranza.

E la soluzione non nasce dalla “logica” di Dio; non c'era un “piano B” se il primo non avesse funzionato, ma da un cuore che trabocca d'amore per le sue creature.

Gesù decise di scendere, per affrancarci dalla schiavitù del peccato  che ci separava da un Padre santo e perfetto perché liberati, vivessimo liberi.

“è stato tentato esattamente come noi, ma non ha peccato.”

Quello che non potevamo noi, obbedire alla legge di Dio, lo ha fatto Gesù per noi.

Dov'è il tuo cuore oggi? Gesù ti conosce da sempre, Gesù legge la tua mente,  vede il tuo cuore. Non sta guardando a come sei fuori, ma al tuo cuore. Cuore a cuore, vita a vita, spirito a spirito.

Dov'è il tuo cuore? Gesù gli ha già detto, “non piangere”,  e ora è nelle sue braccia, oppure segue ancora il feretro dei tuoi dolori e delle tue sconfitte?


Ma oggi è un giorno di festa, bisogna sorridere, e festeggiare, e cantare, e gridare, e non c'è alcun
motivo che ti possa impedire di farlo.

Perché se io mi sentivo impotente dinanzi alla foto di Hudea e non potevo fare nulla per far tornare il sorriso sulle sue labbra e nella sua vita.

Sappi che nella Resurrezione c'è tutta la potenza di cui hai bisogno, per far tornare il sorriso, per far allargare  un abbraccio, per dare e ricevere una carezza.

Perché, liberato,  tu possa vivere libero,  perché liberata tu possa vivere liberà.

Preghiamo

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