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29 marzo 2015

Onora tuo padre e tua madre | 29 Marzo 2015 |


Dio ha stabilito la famiglia in un uomo ed una donna sotto la sua benedizione: e i figli sono tenuti ad onorare entrambi i genitori,  anche quando fanno di tutto per non essere degni.
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Voglio iniziare in una maniera un po' diversa stamattina. Chiudete gli occhi (non vi preoccupate che
non vi rubo i portafogli o i cellulari). Pensate ora al volto di vostra madre mentre ascoltate questa frase: “onora tua madre”.

Rimanete con gli occhi chiusi,  e ora pensate al volto di vostro padre e ascoltate questa frase: “onora tuo padre”.

Ora potete aprire gli occhi.   Rispondete mentalmente: quali sensazioni ha provocato l'immagine di tua madre associata alla frase “onora tua madre”? E quali sensazioni il volto di tuo padre associato alla frase “onora tuo padre”?

Per molti di voi è semplice ricordare i volti, perché li avete a fianco ogni giorno,  per altri è un po' più complesso, perché sono distanti fisicamente. Per altri ancora è la memoria di qualcuno che non c'è più da tempo.

Qualsiasi sia la tua situazione, la memoria di quei volti può avere una doppia valenza: incoraggiante e sicura, oppure dolorosa e devastante.

Per alcuni parlare di Comandamenti fa ritornare in mente gli ordini di un genitore dispotico. Ma in realtà...

I Comandamenti non sono un imposizione di un genitore dispotico ma l'obbedienza richiesta per crescere sani.

Siamo suo quinto comandamento, lo spartiacque della legge di Dio.


Se nei primi quattro comandamenti Dio aveva dettato le regole da rispettare per avere un rapporto con lui, “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Matteo 22:4) da ora in avanti parlerà del rapporto che dobbiamo avere con il nostro prossimo, esattamente come dice Gesù nel Grande Comandamento:  “Ama  il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22:5). E Dio inizia proprio dal prossimo più prossimo, la nostra famiglia terrena.

“Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà.” (Esodo 20:12)

Versetto secco: nessuna postilla, nessun se e nessun ma. Onora: in origine significa “essere pesante, avere peso”. Tuo padre e tua madre devono essere pesanti (non fraintendetemi),  devono avere “peso” nella tua vita, non puoi prenderli alla leggera.

Essere genitori, al giorno d'oggi, è più difficile che al tempo degli ebrei nel deserto.

Noi abbiamo separato il sesso dal matrimonio  e attraverso il controllo delle nascite e l'aborto le persone sono sessualmente attive senza pensare minimamente ad essere genitori.

Viviamo in una società in cui la psicologia e la psicoanalisi ha sancito con Freud che per essere liberi dobbiamo “uccidere” nostro padre; esattamente quello che abbiamo fatto all'inizio “uccidendo” il nostro Padre Celeste e che è la causa di tutti i nostri problemi in terra.

In Italia i figli vivono a lungo assieme ai propri genitori (i famosi “bamboccioni”) ma condividono solo lo spazio fisico, ma sono separati mentalmente e emozionalmente. Siamo figli del 68, dove la regola era non avere regola, e ribellarsi alle autorità precostituite, a partire dai propri genitori. E Dio chi chiede invece di onorare, dare peso, non prendere alla leggera i nostri genitori.

Come onoro mio padre e mia madre?

Dio ha detto “Onora tuo padre “: inizia con il padre. L'uomo è il capo della casa “Come Anche Cristo è CAPO della chiesa” dirà Paolo in Efesini 5:23.

Un capo che comanda, ma che è pronto a morire per la felicità della propria sposa. “e tua madre”: la congiunzione “e” l'abbiamo messa noi italiani traducendo dall'ebraico, nella struttura della frase in origine padre e madre sono assieme, indivisi, indivisibili, sullo stesso piano, l'uno parte dell'altro.

Forse non fa molto effetto alla nostra sensibilità occidentale erede del femminismo, ma lo faceva di sicuro agli ebrei dell'epoca di Mosè. All'epoca la donna, e per cui la moglie, non aveva un gran valore, doveva servire il marito, compiacere il marito, supportare il marito, e curarsi dei figli del marito.

Perché onorare il padre e la madre?

1. Perché Dio mi chiede di onorare il padre E la madre

Dio fa due categorie ben precise: un uomo e una donna sotto la benedizione di Dio divengono genitori da onorare. Non c'è spazio per “genitore 1 e genitore 2”,  né per due padri, né per due madri.

Sappiate che dicendo questo saremo chiamati bigotti, retrogradi, omofobi, ma stiamo semplicemente dicendo quello che nostro Padre Celeste dice. Un padre e una madre, che sono lì non solo per la nascita, ma anche per la laurea, e il primo lavoro, e il matrimonio,  e la presentazione dei nipoti...

Non alzate le mani, ma rispondete mentalmente: quanti di voi sono stati cresciuti in una famiglia dove c'erano favoritismi per uno dei fratelli? Dove c'era il “cocco di papà” e il “cocco di mammà”?

E' biblicamente accertato che succedono cose orribili quando i genitori hanno dei favoritismi in famiglia: finisce che i fratelli uccidono i fratelli (Abele) o li vendono ai mercanti di schiavi (Giuseppe).

Se questo che dico è vero per i genitori (non avere favoritismi) lo è ancora di più per i figli. Onorare il padre e la madre come fossero una sola cosa,  obbedire alle istruzioni del padre e della madre come fossero una sola voce.

Ricordate che Dio ha detto che quando un uomo e una donna si sposano sotto la Sua benedizione divengono un solo corpo. Questo porta di conseguenza che padre e madre devono onorarsi a vicenda:
se una madre dà dell'idiota al proprio marito, sta modellando un figlio o una figlia irrispettosa verso il padre, e viceversa.

Questo non significa che padre e madre non devono mai avere dispute (auspicabile ma utopico),  ma che devono gestirle lontano dagli occhi dei figli,  e che se capita di gestirle con i figli presenti devono gestirle nella maniera che onori Dio e l'altro: niente urla, niente insulti, non tramonti il sole sopra la vostra ira.

2. Perché Dio possa benedirmi

“affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà.”

Il frutto del mio onorare mio padre e mia madre saranno giorni “prolungati” sulla terra.

Qui c'è da capire il contesto:  Dio stava parlando a esuli dall'Egitto,  ex schiavi senza una terra e che potevano morire da un giorno all'altro per volere del faraone, che stavano nel deserto.

Dio sta dicendo loro: “Io ho già promesso di darti una terra dove potrai vivere in pace, dove scorre latte e miele,  che nessuno ti toglierà. Se vuoi vivere a lungo in quella terra, devi onorare tuo padre e tua madre.”

Paolo dice in Efesini 6:1-3 che questo è il primo comandamento che contiene una promessa.

Come onorare un padre o una madre non degni?

Parliamo prima dei come onorare un padre e una madre che non sono stati un esempio per noi, dei genitori “non degni”.

Nel comandamento di Dio non c'è alcuna postilla. Non c'è scritto “onora tuo padre e tua madre SE ne sono degni” Un padre che ti picchia, una madre dispotica sono ancora titolati perché io li onori?

La risposta è: SI! Non c'è nessuna postilla che possa fare eccezione. Come faccio allora?

1. Dai il tuo  perdono

Devi volontariamente allontanare l'amarezza dal tuo cuore. Se i tuoi genitori non sono stati un esempio per te,  se ti hanno trattato male, se ti hanno sminuito, se non sono stati attenti, o peggio... stavano seguendo un percorso di peccato.

Non lasciare che il loro peccato contagi anche te. Se non perdoni i tuoi genitori diventerai come i tuoi genitori. Perdonare non significa accettare quello che ci ha offeso, ma significa “passare oltre” quello che ci ha offeso.

Perdonare significa dire: “Quello che hai fatto contro di me era sbagliato: ma io non sono il giudice. Gesù saprà giudicare meglio di me. Per quanto mi riguarda, io ti perdono.”

2. Dai la tua grazia

Qualche volta è meglio non dire nulla, piuttosto che mentire. Se non puoi dare onore a tuo padre o a tua madre per quanto di buono hanno fatto, puoi dare loro onore non sottolineando quanto male hanno fatto.

Questa si chiama “grazia”. E' la stessa grazia per cui Dio non va ripetendo in giro le tue trasgressioni, i tuoi peccati, ma li cancella attraverso Gesù.

3.  Dai il tuo esempio

Se tu non onori tuo padre e tua madre, crescerai dei figli che non onoreranno il padre e la madre. La Bibbia dice che raccoglierai quello che semini. Anche se non puoi onorare i tuoi genitori per quello che hanno fatto, puoi insegnare ai tuoi figli l'importanza di essere un buon genitore.

4. Dai il tuo ringraziamento

Anche in un genitore disonorevole, è quasi impossibile non trovare qualche comportamento onorevole. Dai loro credito per quelli.  Se ci sono ancora, se sono ancora in vita digli che li hai apprezzati.

Paolo dice questo:

“Non sgridare duramente un uomo anziano, ma esortalo con rispetto, come se fosse tuo padre. Parla ai più giovani come se fossero tuoi fratelli.  Tratta le donne più anziane come madri, e le ragazze come sorelle, con assoluta purezza.” (1 Timoteo 5:1-2 PV)

La famiglia è un modello per i rapporti che avrai nel mondo; anche se la tua non lo è, o non lo è stato, il modello di Dio rimane valido, ringrazia Dio per questo modello, non per quello “difettato” che la vita e il peccato ti ha dato di vivere.

Come onoriamo nostro padre e nostra madre?

Ai tempi di Esodo c'era un metodo abbastanza semplice per assicurarsi che i figli onorassero i propri genitori:

“Se un uomo ha un figlio caparbio e ribelle, che non ubbidisce alla voce di suo padre né di sua madre e che non dà loro retta neppure dopo che l’hanno castigato,  suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della sua città, alla porta della località dove abita,  e diranno agli anziani della sua città: “Questo nostro figlio è caparbio e ribelle; non vuole ubbidire alla nostra voce, è senza freno e ubriacone”;  allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno a morte. Così toglierai via di mezzo a te il male, e tutto Israele lo saprà e temerà.” (Deuteronomio 21:18-21)

Figli, se non avete ancora ringraziato stamattina Gesù per qualcosa, ecco un buon suggerimento: grazie a Gesù non siete più sotto la legge ma sotto la grazia, e questo paragrafo non si applica più  a voi.

Ma questo versetto, anche se non è più applicabile nella sua seconda parte (la punizione) nella sua prima parte ci da una indicazione chiara: bisogna obbedire al Padre E alla madre.

Fino a quando?

Ecco una buona domanda: fino a quando vale questo? E' un principio valido fino alla prima media, o al primo liceo, o alla maggiore età,? Io ho cinquantadue anni, e sono ancora figlio di mio padre e di mia madre: mio padre è morto tredici anni fa, e lo posso onorare solo con il mio rispetto nel pensiero, nel comportamento e nel parlare di lui, ma mia madre la devo onorare ogni giorno.

Solo, il mio onorare mia madre è differente da quello dei miei figli. I miei figli sono tenuti ad onorare la propria madre e il proprio padre attraverso l'obbedienza.

Quando Mosè scriverà di nuovo la storia di come ricevette le tavole della legge in Deuteronomio, aggiungerà questo:

“Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.” (Deuteronomio 6:6-7)

Qui c'è una parola “difficile”: “inculcare” la parola originale significa “scolpire sulla pietra”.

Se il dovere dei figli è di obbedire al padre e alla madre, il dovere del padre e della madre è di scrivere nel cuore dei figli le leggi di Dio.

Ragazzi, ragazze, non ve la prendete con mamma e papà quando vi chiedono di obbedire fin tanto che siete bambini, poi adolescenti, stanno “scrivendo nei vostri cuori principi che Dio gli ha chiesto di scrivere in voi.

A un certo punto però finiranno di “scrivere”, quello che è fatto è fatto, andrete nel mondo. E quello che prima Dio vi chiedeva in termini di obbedienza, poi ve lo chiederà in termini di onore e supporto.

“Ma se una vedova ha dei figli o dei nipoti, sono loro che per primi devono imparare ad assumersene la responsabilità per la propria famiglia, ricambiando ai genitori il bene ricevuto, perché è questo che piace a Dio... Ma chi non si prende cura dei parenti che veramente ne hanno bisogno, soprattutto quelli di casa sua, ha rinnegato la fede ed è peggiore di chi non ha mai creduto. (1 Timoteo 5:4, 8 PV)

A un certo punto sarete chiamati a provvedere ai vostri padri e alle vostre madri: Gesù stesso ha affidato sua madre a Giovanni mentre moriva in croce.

Come diventare padri e madri onorabili?

Fin ad ora abbiamo parlato del fatto che i figli debbono onorare i genitori, qualsiasi tipo di genitore sia. Tuttavia, padri e  madri debbono anche essi lavorare al fine di essere più onorabili.

1. Tuo figlio è una benedizione

Talvolta può non sembrarlo, ma la Bibbia ci dice che:

“Ecco, i figli sono un dono che viene dal Signore; il frutto del grembo materno è un premio.” (Salmo 127:3)

2. Tuo figlio è una tua responsabilità

Non sto parlando solo del fatto che devi “tirarli su”, nutrirli, vestirli, curarli, istruirli. Ma sono una tua responsabilità anche dal punto di vista spirituale: ciò che fanno o non fanno nella loro vita di fede.

Giobbe aveva ben capito questo:

 “I suoi figli erano soliti andare gli uni dagli altri e a turno organizzavano una festa; e mandavano a chiamare le loro tre sorelle perché venissero a mangiare e a bere con loro.  Quando i giorni della festa terminavano, Giobbe li faceva venire per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva un olocausto per ciascuno di essi, perché diceva: «Può darsi che i miei figli abbiano peccato e abbiano rinnegato Dio in cuor loro». Giobbe faceva sempre così.” (Giobbe 1: 4-5)

Il tuo obiettivo non è quello di allevare un figlio che sia moralmente a posto, ma un figlio che sia una adoratore : non un figlio che faccia le cose giuste, ma un figlio che faccia il volere di Dio, non un figlio che sia bravo, ma un figlio che sia nuovo, una nuova creatura in Cristo.

Il problema è che spesso per limitare i conflitti, cresciamo figli morali invece che adoratori, lasciamo stare tanti aspetti legati all'essere credenti, basta che si comportino bene.

Se cresciamo figli morali, prima o poi dovranno decidere da soli le loro decisioni, e noi non saremo lì a suggerire e a proteggere per fare la scelta giusta. Se cresciamo dei figli nati di nuovo avranno Gesù a fianco per sempre come aiuto e suggeritore alle loro decisioni.

3. Tuo figlio è un tuo seguace

Tu sei il leader di tuo figlio, tu sei la guida di tuo figlio, tu leggi la mappa, tu indichi il percorso,
non viceversa. Giosuè dice questo:

“Quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore.” (Giosuè 24:15b)

Su alcune cose possiamo dare la possibilità di scelta, magari suggerendo ma non imponendo: il gusto dei gelati, il colore dei pantaloni, la scuola superiore da frequentare.

Ma per altre cose, sono il padre e la madre a decidere, a imporre: cosa vedere sul web, chi frequentare, a che ora tornare. Non c'è niente di più distruttivo di far scegliere tutto a un bambino di cinque, otto, dieci anni: non sono in grado di prendere decisioni ponderate su argomenti importanti, perché mancano di esperienza.

Come diventare un figlio o una figlia che onora il padre e la madre?

Gesù stesso è stato un bambino

“E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.” (Luca 2:40)

Che tipo di bambino era Gesù? Che tipo di adolescente era? Come tutti gli adolescenti “le combina grosse”.

Un giorno, mentre erano a Gerusalemme, si “intrufola” nel tempio, e lì comincia a parlare coi sacerdoti: Giuseppe e Maria credevano fosse con gli altri della comitiva, e solo a mezza strada tra Nazaret e Gerusalemme si accorgono he non c'è. Tornano di corsa a Gerusalemme, e trovano Gesù che sta insegnando agli insegnanti.

“Quando ebbe dodici anni, Gesù accompagno i suoi genitori a Gerusalemme per la festa di Pasqua, a cui partecipavano ogni anno.  A celebrazione conclusa, si rimisero in viaggio per ritornare a Nazaret, ma Gesù rimase a Gerusalemme senza che i suoi genitori lo sapessero.  Poiché pensavano che anche lui fosse nel gruppo, lo cercarono fra parenti e conoscenti. Non riuscendo a trovarlo, ritornarono a Gerusalemme per cercarlo. Finalmente, dopo tre giorni, lo trovarono: Gesù era nel tempio, seduto fra gli insegnanti, ascoltando e ponendo loro delle domande.  Quelli che lo sentivano parlare si meravigliavano della sua sapienza e delle sue risposte. I suoi genitori non sapevano cosa pensare. "Figliuolo", gli disse Maria, "perché hai fatto questo? Tuo padre ed io eravamo molto preoccupati mentre ti cercavamo!"  "Perché mi cercavate?" rispose allora Gesù. "Non sapevate che sarei stato nella casa di mio Padre?" (Luca 2:41-49 PV)

Gesù sapeva di chi era figlio, non di Giuseppe, e neppure di Maria, avrebbe potuto semplicemente “scaricare” i suoi genitori affidatari, e andare a vivere da solo (era Dio!). Ma Gesù, invece, sfrutta la situazione per mostrare come si onori un genitore:

“Poi Gesù scese a Nazaret con loro, e gli era sottomesso. Sua madre, intanto, serbava tutte queste cose nel cuore.  Così Gesù cresceva in saggezza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini. (Luca 2: 51-52)

Avrebbe potuto “fare da se”, ma ha deciso di vivere “sottomesso”. Dio, che vive “sottomesso” ad una sua creatura. Sembra un controsenso... ma invece è un esempio.

Ed è originale anche che il versetto leghi la sottomissione ai genitori con la crescita de Gesù, sia fisica (in statura), sia morale (in saggezza), sia spirituale (in grazia).

Figli, volete crescere? Per la vostra crescita fisica dovrete semplicemente alimentarvi con cibo sano,  ma per la  vostra crescita morale e spirituale, l'alimento principe è l'obbedienza ai vostri genitori.

Ma per i figli che non sono più sottomessi, che hanno abbandonato, da poco o da tanto, la casa dei propri genitori, la ricetta non cambia: la crescita morale e spirituale va di pari passo all'onore che date ai vostri padri e alle vostre madri terrene

Forse alcuni di voi  debbono chiedere perdono ai vostri genitori per il vostro comportamento, altri devono ringraziarli per il loro impegno nell'allevarli ed accudirli, perché non lo hanno mai fatto, altri ancora debbono sedere con loro e risolvere conti che sono ancora aperti. Per alcuni, invece, c'è solo da perdonare i propri genitori per le ferite che hanno provocato in voi.


Per tutti vale comunque un principio: sottomettersi al Padre, a Dio.

Se non lo hai ancora accettato, puoi farlo oggi, semplicemente confessando che hai bisogno della sua forza per chiedere perdono, ringraziare, risolvere, o perdonare i tuoi genitori terreni. Basta che accetti che Gesù è il tuo modello, e ti impegni a seguirlo da ora in avanti.

Se lo hai già accettato, ciò che devi fare è analizzare la tua vita e il tuo comportamento verso i tuoi genitori terreni alla luce del comportamento di Gesù.

“Poi Gesù scese a Nazaret con loro, e gli era sottomesso. Sua madre, intanto, serbava tutte queste cose nel cuore.  Così Gesù cresceva in saggezza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini.”

A chi devi sottomettere il tuo cuore, la tua vita per crescere in saggezza e in grazia davanti a Dio e agli uomini?

Preghiamo
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22 marzo 2015

Ricordati del giorno del riposo | 22 Marzo 2015 |


Dio ci ha donato il giorno di riposo affinché possiamo rispettare il ritmo con cui siamo stati creati e possiamo ricordare quello che Gesù ha fatto per noi.
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Siamo al 4° comandamento, e siamo ancora in quella sezione della legge che Dio dedica per illustrare
dove si parla del Sabato, o meglio del “Sabàt”, del giorno di riposo dal lavorare.

Abbiamo già detto che i comandamenti  non sono una prigione, ma un recinto, non sono una “nota del preside” a un alunno/a ma una lettera d'amore del Padre ai suoi figli, non sono  un limite alla nostra libertà ma una mappa di come usare la libertà che Dio ci ha concesso.

Con il quarto comandamento possiamo dire che i Comandamenti non sono una caccia al tesoro da seguire con affanno  ma una mappa certa su cui possiamo riposare.

Per migliaia di anni il Sabàt è stato celebrato in una maniera assolutamente devota. Ormai sembra che il Sabàt celebrato in quella maniera così rigida sia solo appannaggio di chi abita in Israele.

In Israele il sabato è tutto, tutto, tutto completamente fermo; negozi chiusi, banche chiuse, uffici chiusi, trasporto pubblico fermo. Esistono addirittura degli "ascensori sabbatici" che si fermano ad ogni piano senza dover schiacciare alcun tasto”, perché quello costituisce lavoro, e gli ebrei non vogliono violare il quarto comandamento.


Dovremmo celebrare anche noi il sabato? Se si, dovremmo celebrarlo in questo modo? E quale giorno deve essere il giorno di riposo?  Il sabato o la domenica? O qualche altro giorno?

Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro,  ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città;  poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato.” (Esodo 20:8:11)

Ci sono tre parole chiave che  vanno spiegate:

Ricordati. Il modo, la declinazione usata per il verbo “ricordati”, nella lingua ebraica non ha a che fare con il passato solamente,
ma esprime qualcosa che accadeva nel passato, sta accadendo adesso e accadrò nel futuro.
In italiano potremmo dire: “poni mente” “annotati”, “metti sul calendario”.

Riposo. La frase “giorno del riposo” è in origine una sola parola, per l''appunto “Sabàt”.
Sabàt non significa tanto “riposo”, ma “cessazione del lavoro”.

Santificarlo. La parola “santificarlo”, proviene da “santo”: più di una volta abbiamo visto che “santo” è l'attributo principale di Dio.

“Tu considererai dunque il sacerdote come santo, perché egli offre il pane del tuo Dio: egli ti sarà santo, poiché io, il Signore, che vi santifico, sono santo.” (Levitico 21:8)

Santo significa “differente, separato tutto il  resto, messo da una parte”. L'unico che può rendere “santo, differente, separato da tutto il resto, messo da una parte” qualcosa è Dio in quanto lui è l'unico che è ”santo, differente, separato da tutto il resto, messo da una parte”.

Torniamo ad Esodo: Dio sta chiedendo al suo popolo di cessare di lavorare l'ultimo giorno della settimana e di renderlo “santo, differente, separato da tutto il resto, messo da una parte” attraverso il Suo intervento.

Un primo effetto del “Sabàt” è questo

1. Mi impedisce di adorare il lavoro

Io sono quello che in gergo inglese si chiama “workaolic”: chi è dipendente e vive per l'alcool è un “alcolic”, alcolista, alcool dipendente, chi dipende e vive per il lavoro è un “worckaolic”, lavorista, lavoro dipendente.

Io non so stare fermo un attimo, devo lavorare per sentirmi vivo, devo progettare, pianificare, fare e portare a termine per essere felice.

La società moderna esalta le persone come me, che lavorano sempre, le osanna, gli assegna premo su premi.

Ma io sono credente, e se su un piatto della bilancia c'è il mondo che mi dice “ben fatto”, sull'altro piatto c'è Dio che mi dice:  “Una volta a settimana DEVI smettere di lavorare, perché se lavori lavori lavori sempre, i tuoi pensieri saranno sempre diretti verso il lavoro”

A chi dovrebbero essere sempre diretti i miei pensieri, invece? A Dio! Se lavoro lavoro lavoro sempre, io sto adorando il mio lavoro. Secondo comandamento: tutto ciò che io adoro al di fuori di Dio è un idolo. Io sto sono un idolatra. Il mio Dio è il lavoro.

2. Mi impedisce di essere pigro

Ci sono persone che sono all'opposto di me, la cui attività principale è stare sdraiata di fronte alla tv, seduta davanti a un pc o a un tablet, o al bar con gli amici,  oppure che sono attivissimi,  presi dalle sedute di pilates, dalla palestra, dal fitness club.

Qui c'è un altro tipo di dipendenza: quella dal mio ego,  i cui pensieri sono sempre diretti verso le cose che mi fanno divertire o che mi rendono affascinante e attraente fuori.

A chi dovrebbero essere sempre diretti i miei pensieri, invece? A Dio! Se penso solo a divertirmi o al  mio aspetto, io sto adorando me stesso. Secondo comandamento: tutto ciò che io adoro al di fuori di Dio è un idolo. Io sto sono un idolatra. Il mio Dio è il mio piacere.

Cosa posso fare, allora?

Andiamo a vedere i versetto:

“Non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città.”

Dio sta dicendo : ”Non fare il lavoro che fai sempre. Smetti di lavorare per un giorno.” E dà come riferimento Genesi 2:2,

“poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno”

Secondo voi, aveva bisogno Dio di fermarsi il settimo giorno? Si era affaticato? Gli facevano male i muscoli? Dio stava dando un esempio. Stava modellando per noi un concetto: “Sei giorni di lavoro, uno di non lavoro, differente dagli altri, dove ti concentrerai in maniera particolare sul rapporto tra me e te.”

Sabato o Domenica?

Se avete un amico ebreo, oppure un amico avventista, non invitatelo a pesca il sabato, perché vi dirà di no. Lo troverai alla sinagoga, oppure in chiesa,  perché continuano a pensare che il “Sabàt” sia il sabato, e che chi lo osserva di domenica sta sbagliando. Chi ha ragione?

“Il settimo giorno Dio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta” (Genesi 2:2)

Il settimo giorno è il “Sabàt”, da cui deriva il nostro sabato. Poi arriva Gesù, e tutto cambia. Gesù muore il venerdì, e risuscita dopo tre giorni:  venerdì, sabato... domenica!

Tutti e quattro gli evangelisti sono concordi nel dire che Gesù risuscita “il primo giorno della settimana”... ebraica! = Domenica!. Giovanni in Apocalisse chiama la domenica “Il giorno del Signore”. Atti racconta questo:

“Il primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti per spezzare il pane” (Atti 20:7a)

Primo giorno della settimana ebraica = domenica.Pensate che sacrificio era per loro andare alla sinagoga il sabato, lavorare la domenica e riunirsi per celebrare Gesù la domenica!

Tutto questo è stato vero fino al 321 DC, quando Costantino (per motivi politici) decide di far diventare il cristianesimo religione di stato,e trasforma il primo giorno della settimana (domenica) nell'ultimo della settimana e in quello dedicato al Signore Gesù.

Dopo la scoperta dell'America, essa viene popolata da immigrati sia ebrei che britannici, italiani, spagnoli, ecc, e non potendosi mettere d'accordo su quale fosse l'ultimo giorno della settimana,
decisero che entrambi sarebbero stati festivi. Questo è il motivo perché esiste la settimana corta in occidente.

Il ”Sabàt" è vincolante per i credenti?

Noi, come credenti cristiani, possiamo leggere non solo l'Antico, ma anche il Nuovo Testamento.
Nel Nuovo Testamento vengono citati tutti i dieci comandamenti, tranne uno: quello del Sabàt. Paolo in Romani dice questo:

“Uno considera un giorno più importante di un altro, mentre l'altro dice che tutti i giorni sono uguali. Per questioni del genere ognuno agisca secondo le proprie convinzioni.  Chi rispetta un giorno particolare lo fa cercando di onorare il Signore, e lo stesso vale per chi mangia di tutto, perché per quel cibo ringrazia Dio.” (Romani 14:5-6a)

Paolo sta dicendo:  “Sabato va bene, domenica va bene... ma potrebbe essere anche un altro giorno, ma l'importante è che tu onori il Signore.”

Gesù ha detto che non è venuto per abolire la legge, ma per portarla a compimento. Non abbiamo più bisogno della legge per essere salvi, perché come dice Paolo

“Infatti, la fine della legge è Cristo che fa diventare giusti davanti a Dio tutti quelli che credono.” (Romani 10:4)

Non abbiamo più bisogno della legge dunque, anche il Sabàt non mi serve: ma Gesù ha detto:

"Il sabato è stato fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato!” (Marco 2:27)

Gesù afferma che il Sabàt è qualcosa che è stato fatto da Dio a favore, per aiutare, per rendere felice, per dare equilibro all'uomo.
Per cui, che sia di sabato, che sia di domenica, che sia di qualsiasi altro giorno,
 Dio ti chiede di rispettare il Sabàt, il riposo che Dio ha creato a tuo favore.

Voglio vedere assieme a voi sei ragioni per rispettare il Sabàt e sei modi per distruggerlo.

Sei ragioni per il Sabàt

1. Per ricordare l'opera di Gesù

E' vero o è falso  che possiamo essere salvati attraverso le opere? Vero! Attraverso le opere di Gesù!

E' vero che, come dice Paolo in Efesini 2:8, siamo salvati per grazia, ma la grazia è stata possibile solo attraverso l'opera salvifica di Cristo. E l'opera di Cristo è stata quella presentare un uomo che avesse rispettato tutta la legge di Dio affinché ciascun altro uomo che avesse creduto in lui potesse un giorno presentare a Dio non la propria carta di identità, ma quella di Cristo.

Quello che facciamo nel giorno del Sabàt è qualcosa completamente differente da quello che tutte le altre religioni fanno. Le altre religioni dicono che devi “fare” per essere salvo: ti devi reincarnare, purificare il tuo karma, andare alla Mecca, andare in Tibet, non rasarti alcun pelo per rispettare la Madre Natura, ecc.

A chi crede in Gesù invece Dio chiede di fermarsi: fermati, e ricorda che non devi fare nulla, ma che Gesù ha detto in Giovanni 19: 30 morendo sulla croce “tutto è compiuto”, “tutto è pagato”.

2. Per connettersi a Gesù e al suo popolo

Il Sabàt ci forza a passare tempo con Dio e con il suo popolo attraverso la preghiera comunitaria, l'adorare assieme, l'ascoltare la Parola assieme. Tutte cose che non possiamo fare durante le nostre vite super occupate.

3. Per prepararsi al riposo eterno

Ebrei dice questo:

“Chiunque è entrato nel riposo di Dio si è riposato anche lui dalle opere sue, come ha fatto Dio.  Facciamo dunque del nostro meglio per entrare anche noi in quel luogo di riposo, badando di non disubbidire a Dio, come fecero gli Israeliti.” (Ebrei 4:10-11 PV)

Ebrei sta parlando del riposo eterno. Cosa significa questo?  Che non faremo un tubo in eterno, svolazzando da una nuvoletta all'altra suonando l'arpa vestiti di tuniche azzurrine? Niente di più falso!

Gesù ha detto che più saremo stati fedeli, più ci saremo impegnati, più avremo appreso in questa vita, più alto sarà il nostro incarico in quella a venire. Lavoreremo, ma il nostro lavoro non ci produrrà alcuno sforzo. Il lavoro è stato maledetto a causa del nostro peccato:

“Il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi.” (Genesi 3:17b-18a)

Nel riposo di Dio lavorare sarà come respirare,  sarà come il battito del nostro cuore,  non ce ne accorgeremo neppure, non dovremo pensare e sforzarci,  sarà nuovamente benedetto.

4. Per rispecchiare il ritmo di Dio

Più volte nella storia l'uomo ha provato a sovvertire l'ordine della settimana: è successo in Francia dopo la rivoluzione di Robespierre, è successo in Russia dopo la rivoluzione bolscevica, per ultimo è successo in Cina a causa della rivoluzione industriale (tutto ormai è “made in China).

Hanno provato a fare una settimana più lunga, dieci giorni invece di sette, recuperando così sedici giorni lavorativi. L'effetto è stato che le persone impazzivano.

Dio non aveva bisogno di riposarsi, ma ci ha dato un modello: sa come siamo fatti e sa che abbiamo bisogno ogni sei giorni di una pausa per andare ad incontrarlo.

5. Per salvarci da noi stessi

Il peggior nemico di me stesso sono io, io sono  un “lavoro-dipendente”, se non c'è qualcosa o qualcuno che mi mette volontariamente a sedere, io continuo come l'orsetto delle Duracell!

Un paio di anni fa c'è stata una persona che mi ama che mi ha obbligato a prendermi un lungo periodo senza fare nulla per la chiesa, perché sapeva che a quel passo sarei presto scoppiato,
 e voi ne avreste pagato le conseguenze.

6. Per divertirci e per creare ricordi

Così come a me piace di vedere i miei figli che si divertono, così come a me piace di andare in vacanza (fosse pure di un solo giorno) per fare cose di cui parleremo attorno al fuoco anni dopo, allo stesso modo il nostro Padre Dio vuole che ci divertiamo e che creiamo memorie diverse dal nostro lavoro, e persino dalla chiesa.

Personalmente non amo quelli che  che parlano solo del loro lavoro,  e neppure quelle che mi parlano solo di Gesù,  le trovo altamente noiose!

Gesù era divertente!  Tutti lo volevano a pranzo!  I bambini correvano da lui!  Sono persuaso che raccontasse delle barzellette stupende! Dio vuole che noi siamo divertenti al pari di Suo figlio.

Sei modi per "ammazzare" il Sabàt

1 Essere disorganizzati

Se non lavori organizzato durante i sei giorni prima,  finirai per fare parte del tuo lavoro nel giorno di riposo.

2. Le regole religiose

E' esattamente quello che fanno gli ebrei con l'ascensore sabbatico: diventa una “regola” invece di essere un dono.

"Il sabato è stato fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato!” (Marco 2:27)

3. Fare in Sabàt senza avere un cuore per esso

Molti prendono il giorno del riposo come una punizione: “E mò che fo? Non vedo l'ora che venga lunedì e vado al lavoro!” Ricorda che il giorno del riposo deve essere “santo” = separato, differente, messo da una parte. Se lavori con il fisico dovresti fare qualcosa in cui usi la tua mente,  se lavori con la mente dovresti fare qualcosa di fisico (io gioco a rugby).

4 Avere un “faraone”

Il faraone imponeva agli ebrei cosa fare e come pensare, nel giorno del Sabàt spesso hai un “faraone” anche tu, qualcosa che ti domina e che ti impone cosa fare: spesso ha le dimensioni 10 x 6, uno schermo touch e dei pulsanti,  il tuo smartphone.

Qualche tempo fa siamo stati al ristorante e nel tavolo di fronte c'erano due giovani che per tutto il tempo della cena si saranno scambiati dieci parole, ma hanno ininterrottamente messaggiato, facebookato, twitterato e quant'altro. Il “faraone” gli ha imposto cosa fare.. quale è il tuo faraone?

5. Non aver pianificato nulla

E' un po' la stessa cosa che diciamo ai nostri giovani che escono le prime volte con una ragazza o con un ragazzo da soli: pianifica ciò che farai per rimanere puro, altrimenti se non pianifichi nulla finirai coi sedili reclinati dietro a una siepe. Allo stesso modo, se non pianifichi il giorno del riposo non avrai nulla...  e tornerai al lavoro!

6. Non rispettare il giorno di Dio

Noi pensiamo che un giorno vada dalla mezzanotte e un minuto alla mezzanotte del successivo Dio la vede in un modo differente. In Genesi, ogni giorno dei sei giorni della creazione si chiude con questa frase:

“Fu sera, poi fu mattina:secondo giorno” (Genesi 1:8b) 

E poi terzo, quarto, quinto e sesto: Dio ci indica che l'inizio del giorno non è la mattina, ma la sera.
Questo significa che il giorno del riposo non è un intero giorno, ma è a cavallo tra  due giorni dell'uomo: ve lo illustro con un diagramma:



Questo significa che, se il mio Sabàt è domenica, NON devo lavorare come un matto fino alla mezzanotte del sabato... e poi riposare, ma che, alle 8, 8 e mezza del sabato è già iniziato il giorno del riposo, e che alle otto, otto e mezza della domenica è già il mio giorno di lavoro.

Questo significa: andate a letto con le vostre mogli e coi vostri mariti a un'ora degna non fate le tre di notte con gli amici.
E per chi non ha un giorno fisso?

Come commerciante il mio Sabàt è la domenica, ma poi sono anche pastore, e la domenica lavoro.

Il mio Sabàt è un Sabàt “creativo”: sono le due sere che vado a rugby, le uscite che faccio la domenica dopo chiesa con la famiglia, le domeniche che non c'è chiesa.

Paolo ha detto che non è il giorno importante, ma che deve esserci un tempo, quale esso sia.

Il fine ultimo del Sabàt

Dio è un pianificatore, non fa nulla a caso. Se ha stabilito che l'uomo deve riposare, ha stabilito anche un premio per chi rispetta il quarto comandamento

“Perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo”

Dio è un padre che ti ama e ha cura di te, e vuole benedire quel giorno, riempiendolo della Sua presenza.

Preghiamo.

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15 marzo 2015

Non pronunciare il nome di Dio invano | 15 Marzo 2015 |


Il nome di Dio deve essere santificato, perché è il faro che domina il mondo: quando lo pronunciamo invano, lo stiamo rendendo un cumulo di macerie.
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Siamo sul terzo comandamento: anche questo riguarda il mio rapporto con Dio.

I Comandamenti non sono un limite alla nostra libertà ma una mappa di come usare la libertà che Dio ci ha concesso.

Come voi sapete io ho un negozio frequentato da agricoltori. Gli agricoltori sono famosi per “aggiustare” i discorsi con le bestemmie; anzi, molto spesso aggiustano le bestemmie con i discorsi!

Non lo fanno per cattiveria; è nel loro DNA, è la loro maniera naturale di enfatizzare il discorso o di fare una pausa.

Qualcuno più gentile sostituisce il nome delle divinità, (Dio, Gesù e Madonna), con altri nomi. E qui c'è da sbizzarrirsi: c'è chi usa come sostitutivo il nome della nostra progenitrice Eva, chi tira in ballo i propri antenati, così Madonna diventa “mi nonna”, oppure luoghi geografici, soprattutto la Maremma, che diventa a seconda dei casi ladra o maiala. E così via.

Il problema è che stanno “per stile” semplicemente sostituendo i nomi, ma stanno comunque inveendo contro Dio, Gesù o la Madonna.

Che cosa NON significa pronunciare il nome di Dio invano

Alcuni sono portati a pensare che questo comandamento implichi di NON usare mai parole “sconvenienti”, che ci sia una lista di “parole cattive” che un credente non debba mai usare.

In realtà la Bibbia è piena di parole “sconvenienti”, Ezechiele usa parole, “sconvenienti”, così come Paolo, Isaia, e altri, Vi faccio un solo esempio tratto dal libro di Amos:

“Ascoltate questa parola, vacche di Basan che state sul monte di Samaria! voi che opprimete gli umili, maltrattate i poveri e dite ai vostri mariti: «Portate qua, ché beviamo!»”  (Amos 1:4)

Amos non si sta rivolgendo ad una mandria di mucche...  ma alle mogli degli israeliti!

La Bibbia non usa SPESSO parole così, ma le usa in maniera STRATEGICA. Per cui anche i credenti possono usare parole “forti” quando è il caso e se ne è il caso.

Un bel po' di tempo fa conoscevo un pastore che insegnava in una scuola biblica. Accadde che una sua studentessa, che aveva l'età di sua figlia, gli chiese di potergli parlare in privato circa un suo problema (la studentessa era sposata). Il pastore iniziò la consulenza matrimoniale con la studentessa... e finì per commettere adulterio con lei. Quale parola avrebbe usato Amos, secondo voi, per definire questo pastore? (Pensatela soltanto... non me la dite!)

Le parole “forti” non sono un peccato, se usate per i motivi appropriati. Dio nel terzo comandamento è più specifico; non parla genericamente di parole sconvenienti, ma di pronunciare il suo nome  “invano”.



“Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano; perché il Signore non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.” (Esodo 20:7)

Cosa significa, allora?

Quando e come posso pronunciare il nome di Dio senza commettere peccato? E adesso che sto nominando Dio nella predicazione, sto violando il terzo comandamento? Sta parlando delle bestemmie... o di cosa altro?

Certo, le bestemmie sono un pronunciare il nome di Dio invano,   e danno anche la statura della persona con cui stiamo parlando, ma ci sono altri modi, meno diretti, a cui non poniamo più attenzione, che si configurano come un violare il terzo comandamento.

La prima cosa che devo comprendere è il rapporto che c'è tra me e il nome di Dio.

1. Non sono io a dare un nome a Dio

Viviamo in un' era relativista (tutti hanno ragione e nessuna idea è sbagliata); in molti dicono “Secondo me Dio è...” La New Age ci ha dato una buona mano in questo. “Secondo me Dio è una forza, è nella natura,  “Secondo me Dio è Allah, Budda, Manitou, Krishna... tanto Dio è uno."

Quando noi diamo un nome a Dio, stiamo usando autorità su Dio, proprio come i nostri genitori hanno fatto con noi, dandoci il nostro nome.

Dio ci ha detto quale è il suo nome: Yahweh.  Gli ebrei per paura di violare il terzo comandamento, scrivevano solo le consonanti YHWH e quando le leggevano dicevano “Adonai” = Signore

2. Dio è il proprietario del suo nome

E' come sei io volessi aprire un mobilificio e metterci su l'insegna IKEA; non è mio il marchio, non lo posso fare,solo se prendo accordi con IKEA e IKEA è d'accordo di farmelo usare posso farlo.

Per Dio è la medesima cosa, lui mi dice che posso utilizzarlo, ma solo a certe condizioni, solo se non lo utilizzo “invano”.

La parola “invano” in origine significa “rendere qualcosa un mucchio di rovine” Dio ci dice “Non usare il mio nome per renderlo un mucchio di rovine”

3. Gesù mi dice come lo devo utilizzare

Vi ricordate il Padre Nostro?

Voi dunque pregate così: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.” (Matteo 6:9)

Santo significa “separato, differente, messo da parte, prescelto” Questo è il modo in cui debbo utilizzare il nome di Dio. Quando lo nomino è come una torre imponente che deve stagliarsi su tutto il panorama attorno; si deve vedere da lontano, gli altri devono vedere che è differente da tutto il resto, non devo mostrarlo come un mucchio di rovine.

In che modo posso pronunciare il nome di Dio “invano” rendendolo un mucchio di rovine?

1. False promesse

Spesso diciamo “Prometto davanti a Dio di...”, aggiungendo una NOSTRA promessa: Gesù ci dice questo:

“Voi ben sapete che nella legge di Mosè fu detto ai nostri antenati: "Non verrai meno ai giuramenti fatti a Dio, ma li manterrai tutti".  Ma io vi dico: non fate giuramenti, né per il cielo, perché il cielo è il trono di Dio,  né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi. E non giurate "per Gerusalemme!" perché Gerusalemme è la capitale del grande Re.  Non giurare neppure sulla tua testa, perché tu non hai neanche il potere di far diventare bianco o nero un solo capello. Dite semplicemente "sì", se è sì, "no", se è no. Ciò che aggiungeresti verrebbe dal maligno.” (Matteo 5:33-36)

Un tempo nei tribunali si giurava sulla Bibbia, ora si giura e basta: è meglio, ma per Gesù non è abbastanza, ma almeno non tiriamo dentro Dio.

Altre volte diciamo “Dio mi è testimone...”, e anche chi aggiungiamo qualcosa che riguarda solo noi. Gesù dice: “Cerca di testimoniare di te stesso con le tue azioni, e non tirare in ballo mio padre.”

Tra credenti, spesso si dice che per concludere un contratto basti una stretta di mano, “Tanto siamo credenti, lo facciamo in nome di Dio.” L'esperienza dice che, laddove c'è bisogno di una carta scritta, è giusto farlo.

2. False profezie

“Il Signore mi disse: «Quei profeti profetizzano menzogne nel mio nome; io non li ho mandati, non ho dato loro nessun ordine e non ho parlato loro. Le profezie che vi fanno sono visioni menzognere, divinazione, vanità, imposture del proprio cuore.” (Geremia 14:14)

Tutte le volte che diciamo “Così dice il Signore”, oppure “Dio mi ha detto”, senza che realmente Dio ci abbia parlato davvero, stiamo nominando il nome di Dio invano.

Questo include anche tutti i falsi insegnamenti basati più o meno sul cristianesimo:

  • per gli Ebrei Gesù non è mai venuto;
  • per i musulmani Gesù non è il figlio di Dio, è un profeta, e nemmeno il più grande, perché Maometto è il più grande; 
  • per i Testimoni di Geova Gesù è l'arcangelo Gabriele, non Dio Creatore;
  • per i Mormoni è un dio, ma non è Dio, e non è neppure eterno.

Questo include tutte le varie profezie sulla fine del mondo: i testimoni ti Geova hanno profetizzato che la fine del mondo sarebbe stata:

  • nel 1914,
  • poi nel 1918,
  • poi nel 1925,
  • poi nel 1941,
  • poi nel 1975,
  • poi nel 2000...

poi hanno smesso di fare pronostici... al momento...

Questo include anche tutti i “Dio mi ha detto” che pronunciamo... Esistono due tipi:

  • Dio mi ha detto” 
  • “Dio mi ha detti di dirti"
“Dio mi ha detto”

Ne parleremo da ottobre in poi, ma sappiate che Dio parla ancora, ma raramente parla in maniera diretta.

Parla attraverso sogni, e visioni,  ma il 98% dele volte parla... tramite la Sua Parola. Se Dio ti ha dato un versetto, OK.,parliamone; ma se Dio ti ha dato qualcosa di diverso,  di “nuovo”  qualcosa che nessuno ha ancora capito o che nessuno ha ancora mai detto...  è probabile che non eri connesso al numero giusto.

“Dio mi ha detto di dirti”

Ad ottobre parleremo anche di questo, ma se Dio vuole comunicare con qualcuno,  il primo a cui si rivolgerà non sei tu...  ma la persona con cui vuole comunicare

3. Falsi scopi

Il terzo modo con cui nominiamo il nome di Dio invano è quando usiamo il nome di Dio per uno scopo differente da quello di Dio. Gesù la mette i questi termini:

“Non chiunque mi dice: “Signore, Signore!” entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?”  Allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!” (Matteo 7:21-23)

Mi ha sempre stupito questo passo: abbiamo delle persone che conoscono Gesù, che credono il lui, che conoscono il suo potere, che usano la sua potenza, che operano miracoli... e Gesù dice: “Io non vi conosco”?

Gesù sta dicendo:“Opere buone, scopi sbagliati.” Sta dicendo che avete fatto questo IN nome mio,
non PER il nome mio.

Tutto quello che hanno fatto è inefficace per loro perché il pronunciare il nome di Dio, l'imporre le mani e guarire malattie, scacciare demoni, risuscitare dai morti non era un fare la volontà del Padre,  ma un guadagnare fama, rispetto, e forse danaro attraverso il nome di Dio e di Gesù.

Vi faccio una domanda:  è bene che le persone sappiano che siamo credenti? Certamente si, sia che tu abbia un lavoro tuo sia che tu sia impiegato.

Ma, attenzione, se tu ti dichiari per quello che sei – credente-  devi anche comportarti da credente
devi agire in modo che il nome di Gesù venga onorato, devi agire come Gesù agirebbe non IN suo nome, ma PER il suo nome perché altrimenti stai nominando il nome di Dio invano.

4. Falsa enfasi

Vi è mai capitato di incontrare una persona che ha come intercalare la frase “Gloria a Dio”?

“Gloria a Dio, siamo arrivati in tempo allo stadio”
“Gloria a Dio, mi sono ricordato la via del veterinario”
“Gloria a Dio stasera vado al ristorante”.

Dio fa dire ad Ezechiele questo:

“Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele e non lascerò più profanare il mio nome santo; le nazioni conosceranno che io sono il Signore, il Santo in Israele.” (Ezechiele 39:7)

Cosa significa “profanare” il nome di Dio? La parola originale significa “inquinare, sminuire, rendere banale qualcosa o qualcuno”. La sua origine viene dall'azione di suonare il flauto.

Quando è che profaniamo, che inquiniamo, che sminuiamo, che rendiamo banale il nome di Dio? Quando diventa un intercalare, un “cioè”,, un “in ultima analisi” un “ehmmm”. Lo facciamo diventare “aria in una canna”, invece che il tuono del nome potente del nostro Creatore.

L'avvento dei cellulari ha modificato la lingua mondiale: sono nati gli “emoticon”, le faccine fatte con linee, punteggiature e parentesi e sono nate le abbreviazioni:

  • KE invece di che,
  • LOL per ridere a crepapelle,
  • e anche OMD = Oh mio Dio (in inglese è OMG... Oh my Goodness... che sostituisce God, tanto per farci illudere che non stiamo violando il terzo comandamento)

Anche quello è uno sminuire il nome di Dio.

Quale è il VERO nome di Dio?

Avevamo già detto all'inizio che il vero nome di Dio è Yahweh.  Quando Dio disse a Mosè di andare dal Faraone e di chiedere che lasciasse andare il Suo popolo, Mosè chiese :” Chi debbo dire che mi manda”? Dio rispose: “Io mi chiamo Yahweh, mi chiamo 'Io sono colui che sono'

Il tempo del verbo “sono” che Dio usa non ebraico non significa “che sono ora”, ma significa “che ero, che sono e che sarò”, “io sono ero e sarò colui che  sono che ero e che sarò”.

Dio sta affermando: “Io sono quello che c'è sempre stato prima della creazione del mondo e che ci sarò quando il mondo cesserà di esistere."

Quasi 1400 anni dopo, qualcuno pone la stessa domanda a Gesù: “con chi ho il piacere di parlare?” E Gesù risponde così:

“Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono».” (Giovanni 8:58)

Per gli ebrei il riferimento era lampante: questo giudeo, questo profeta cialtrone sta dicendo che lui è l' “Io sono”, Yahweh, Dio. La punizione all'epoca di Gesù per aver violato il terzo comandamento era la lapidazione.

“Allora essi presero delle pietre per tirargliele; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.” (Giovanni 8:59)

Non lasciare che nessuno ti dica che Gesù non è Dio, che serve qualcosa altro nella tua vita, Gesù e... Maria, le opere, la carità, la chiesa.

Gesù era, è e sarà Dio! Gesù non è morto: è vivente! Gesù è la torre che svetta sul panorama del mondo e che lo domina.

Quando noi nominiamo il nome di Dio invano, con false promesse, false profezie, con falsi scopi, con falsa enfasi, noi stiamo rendendo il nome di Gesù un cumulo di macerie.

“Voi dunque pregate così: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.” (Matteo 6:9)


Il nome di Dio, il nome di Gesù deve essere santificato, perché è il faro che domina il mondo,
e ha scelto noi, e spetta a noi farlo brillare.

“Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta,  né si accende una luce per nasconderla sotto un vaso, ma per dare luce a tutti quelli che sono in casa.  Allo stesso modo, lasciate che la vostra luce risplenda fra tutti, affinché vedano le vostre buone opere e diano lode a vostro Padre che è nei cieli.”(Matteo 5:14:16 PV)

Stai mostrando la luce di Cristo nel mondo, affinché il mondo dia lode al Padre?

Non pronunciare il nome di Dio invano, ma fallo splendere dinanzi al mondo.

Preghiamo.

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08 marzo 2015

Non farti scultura né immagine alcuna | 8 Marzo 2015 |

A chi rendo la mia adorazione? Sto parlando al mio Signore, o sto servendo un'immagine?
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I Comandamenti non sono una “nota del preside” a un alunno/a ma una lettera d'amore del Padre ai  suoi figli.

Se nel primo comandamento Dio ci aveva detto che lui era il solo, unico, vero dio, che non ce ne erano altri, nel secondo ci spiega come vuole che lo adoriamo.

Per capire il 2° comandamento dobbiamo prima capire che cosa è l'adorazione,  e come l'adorazione può diventare una cosa completamente differente, che si chiama  idolatria.

Ognuno adora qualcosa

Ognuno adora qualcosa. Gli atei adorano. I buddisti adorano. Gli agnostici adorano. I cristiani adorano. Se sei vivo, tu sei un adoratore.  Perché l'adorazione è un'idea che Dio ha messo in noi, nel nostro DNA.

Solo che non tutti adorano la medesima cosa. Si può capire cosa adora ciascuno, semplicemente vedendo la maniera in cui vive. Alcuni adorano idoli: il lavoro, lo sport, le auto, il fisico, la famiglia, una rock star. La domanda non è SE siamo adoratori, ma cosa adoriamo.

Abbiamo detto che dobbiamo capire la differenza che c'è tra adorazione ed idolatria. Voi sapete che amo l'etimologia delle parole,  e mai come in questo caso ci viene in soccorso:

  • adorare: dal latino “orare” = parlare + “ad” = a, con , verso
  • idolatrare: dal greco “latres” = servire + “eidolon” = immagine

La differenza balza agli occhi: un adoratore “parla a” un essere che ha vita.
Un idolatra serve un'immagine, qualcosa in cui non c'è stata mai vita: Geremia dice questo:

“Come voi mi avete abbandonato e avete servito dèi stranieri nel vostro paese, così servirete gli stranieri in un paese che non è vostro”.  Annunciate questo alla casa di Giacobbe, proclamatelo in Giuda e dite:  Ascoltate ora questo, popolo stolto e senza cuore: hanno occhi, ma non vedono, hanno orecchi, ma non odono.” (Geremia 5: 19b-21)

Il filosofo Peter Kreef afferma: “ L'opposto del cristianesimo non è l'ateismo, ma l'idolatria”. Persino l'ateo parla a qualcuno, a se stesso, al dio che è in lui, al progresso, alla scienza, mentre l'idolatra serve ed è schiavo di una immagine.

Molti a questo punto possono pensare:” Per fortuna non sono nato tremila anni fa tra gente stupida che serviva immagini o cose.” Se è quello che pensi ti prego di guardare queste immagini:

(Foto tifosi allo stadio)

Cosa penserebbe un Ebreo del periodo di Esodo se entrasse in uno stadio al giorno d'oggi? Ci sono simboli e colori che tutti portano, ci sono fuochi,  ci sono “riti” (il sale dietro la panchina, l'acqua versata in campo, il segno della croce prima di entrare, il toccare l'erba con la mano prima di oltrepassare la linea)... è un sabba! E' un rito!

Una partita di calcio sembra più un rito collettivo verso dei stravaganti  piuttosto che un evento legato allo sport. Alcuni adorano la propria squadra.

Altro ambiente: il centro commerciale: somiglia un po' ai mercanti nel tempio... quelli che Gesù scaccio! Molti adorano la spesa.

Alcuni adorano il proprio corpo, alcuni la propria auto, alcuni il proprio lavoro.

Alcuni adorano un cantante, alcuni adorano i politici; alcune volte vediamo una persona come un salvatore personale o nazionale.

Vi chiedo ora, alla luce dell'etimologia delle due parole  (adorare = parlare a qualcuno,  idolatrare = servire un'immagine), chi adora una squadra, lo shopping, il coro, l'auto, il lavoro, un cantante, un politico è un adoratore o un idolatra?

Il problema 

Il problema più grande è che gli idoli “mentono”: fanno promesse che non possono mantenere,  le macchine si rompono, il fisico invecchia, il lavoro può non esserci, e le rock star passano di moda, i politici cambiano partito, un'altra squadra vince lo scudetto...

E chi li segue, non sta parlando a qualcuno,  ma sta servendo ed è schiavo di un'immagine.

Questo è il tema più grande che troviamo in Esodo: il peccato ci rende schiavi promettendo di renderci liberi mentre Dio ci da la vera libertà

E' per questo che il secondo comandamento è assolutamente necessario, forse più al giorno d'oggi che all'epoca. Satana ha imparato a dissimularsi bene,  e solo raramente ci appare come una statua o un'icona davanti a cui inginocchiarsi, ma più spesso si nasconde in un'attività, in una persona o in un modo di vivere a che ci rende schiavi,  perché serviamo un'immagine e non abbiamo rapporto con un qualcosa di vivo.

Con il primo comandamento Dio ha messo a posto il CHI adorare. “Non avere altri dei all'infuori di me”. Ma è col secondo che ci dice COME.

Un altro problema

Già, perché c'è un altro problema: ed è che, anche se ho abbandonato tutti gli altri dei,
se sono credente e adoro Dio, mi è rimasta  attaccata, ho portato con me l'abitudine di essere un idolatra, piuttosto che un adoratore, l'abitudine di servire un'immagine, piuttosto che parlare con Dio.

Dio mi conosce, sa come sono,  e che posso scegliere il giusto Dio,  ma rimanere schiavo del peccato, diventando un idolatra; ed è per questo che mi dà il secondo comandamento:


“Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. “ (Esodo 20:4-6)

Dio sta dicendo: “Io non voglio che tu abbia nulla e nessuno che faccia da mediatore tra me e te. Neppure qualcosa che tu immagini somigli a me o al posto dove sto o creature con cui sto.”

Satana in questo è abilissimo:  sfrutta la nostra voglia di stare vicino a Dio, per portarci lontano da lui! Ci incoraggia in questo,  ci da perfino la sensazione che facciamo bene, che siamo sulla via della santificazione... mentre stiamo ritornando a vestire le catene e i ceppi dello schiavo.

Perché non devo prostrarmi davanti a un'immagine

1. IO sono l'immagine di Dio

“Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.” (Genesi 1:27)

Possiamo sapere com'è Dio? Alto, basso, magro, grasso, biondo, moro? Nessuno lo sa... perché Dio non ha corpo, perché Dio è spirito.

Vi rifaccio la domanda: possiamo sapere com'è Dio? Certamente che possiamo!  Dio è amore, Dio è bellezza, Dio è compassione, Dio è pace, Dio è aiuto... Tutte le volte che tu dimostri amore, compassione, pace, che dai aiuto, tu rifletti l'immagine di Dio... e non ti serve un'immagine, perché TU sei l'immagine!

Tu potresti dire “OK, io devo riflettere l'immagine di Dio... ma la Bibbia mi dice che nessuno ha mai visto Dio... io come faccio allora?” Io ti risponderei: “Continua a leggere Giovanni 1.”

2. GESU' è l'immagine di Dio

“Nessuno ha mai visto Dio, solo l'unico Figlio, Dio, che è unito al Padre, è quello che ce l'ha fatto conoscere!” (Giovanni 1:18)

Noi non idolatriamo un'immagine,  ma se siamo cristiani, credenti, adoriamo, parliamo, abbiamo un rapporto personale con Gesù! Paolo in Colossesi dice che:

“Cristo è l'immagine del Dio invisibile, il primo figlio, nato da Dio e superiore ad ogni cosa creata.“ (Colossesi 1:15)

Dio ci dice:”Non farti un'immagine di me: tu sei la mia immagine SE hai rapporto con mio figlio. Se hai visto lui , hai visto me. SE vuoi somigliare a me, allora devi somigliare a lui.”

Io, non me ne vergogno, ho conosciuto Cristo per la prima volta in una chiesa cattolica, ed ho accettato Cristo ad otto anni in una chiesa cattolica: è lì che ho visto Cristo,   ma ho visto anche le vetrate e i dipinti con le storie della Bibbia, e dei santi della chiesa primitiva. E ho visto anche persone inginocchiate davanti a quei vetri e a quei dipinti.

C'era un motivo, tanto tempo fa per quelle vetrate e quei dipinti. Erano i primi “videoclip” con cui spiegare a chi non sapeva leggere cosa era accaduto.

Ma poi, pian piano, la gente invece di essere ispirata dal videoclip ed adorare Gesù,  ha iniziato ad adorare il videoclip. Ha cominciato ad adorare il  Dio giusto, ma in una maniera sbagliata.

Cosa facciamo allora dell'arte?

Cosa facciamo allora dell'arte? Dipinti, statue, vetrate, poesie, musica... buttiamo tutto? I padri della riforma protestante lo fecero: distrussero statue, vetrate e quant'altro. Era una reazione forse eccessiva, ma motivata dalla idolatria imperante nella chiesa di allora.Noi, ringraziando loro, possiamo essere più “rilassati”; la scissione c'è stata già, e possiamo permetterci di non essere così rigidi.

Cosa ne facciamo della “creatività”?

La nostra creatività proviene dal fatto che siamo stati creati ad immagine di Dio Creatore.

Quando la creatività allora diventa idolatria?

1. Quando diventa un mediatore tra me e Dio

Se entro in una chiesa, guardo le vetrate, i dipinti, le stature e dico” questo posto mi fa sentire più vicino a Dio”, quella è idolatria. Un edificio non può avvicinarmi a Dio più di quanto Cristo mi abbia avvicinato, azzerando lo spazio.

Io ho visitato a Barcellona la “Sagrada Famila”, e posso dire che sono stato molto colpito: ogni angolo della cattedrale è un inno alla magnificenza, alla grandezza, alla luce di Dio. E' una preghiera in forma di chiesa... ma non mi avvicina di un micron a Dio

La stessa cosa vale per una bella canzone; può ispirarmi adorazione, riverenza, rammentarmi della grandezza di Dio o del sacrificio di Cristo, ma non può sostituire Cristo. Se lo faccio, se mi serve la cattedrale o la musica per adorare, per parlare con Dio, per avere un rapporto con Cristo,  allora Satana ha ottenuto ciò che desiderava...  ed io sono di nuovo schiavo, perché sto servendo un'immagine.

2. Quando tenta di illustrare Dio Padre

Come è rappresentato Dio nei dipinti... tipo “la Cappella Sistina”? Come un uomo vecchio con una grande barba bianca!

La Bibbia ci dice che Dio non è un uomo, e perciò non può invecchiare. Noi, come dice Chesterton, “Diventiamo vecchi perché pecchiamo.” Gesù descrive così il Padre:

“Dio è Spirito, e quelli che lo adorano bisogna che lo adorino in spirito e verità” (Giovanni 4:24)

3. Quando confonde il creato e il Creatore

Paolo dice:

“Essi, anziché credere alla verità di Dio, hanno preferito credere alla menzogna, adorando e servendo le cose create, invece del loro Creatore che è benedetto in eterno!” (Romani 1:25 PV)

Quando qualcuno ti dice che tu sei Dio (la new age) , oppure che la natura è Dio (il panteismo), quello sta facendo esattamente ciò che dice Paolo.

4. Quando la Parola di Dio non è il centro dell'adorazione

Dio ha promesso che ci avrebbe parlato, e lo fa ogni giorno, attraverso la sua Parola. Il vostro stare seduti ed ascoltare i brani che mostro sullo schermo, che leggete negli appunti, o che cercate sulla vostra Bibbia è un atto di adorazione.

Una delle prime volte che Dio ha parlato in modo diretto all'uomo è stato dopo il peccato in Genesi. Ogni volta che l'uomo pecca, Dio gli parla: attraverso i suoi profeti (Isaia, Geremia, ecc.) attraverso i suoi pastori (Lutero, Calvino, ecc.). Paolo dice così:

“La fede, dunque nasce dall'udire il messaggio di Cristo.” (Romani 10:17 PV) 

E' per questo che la nostra è una chiesa incentrata sull'insegnamento della Parola. Non ci riuniamo per metterci in cerchio e raccontarci le nostre vite...  non solo, anche, ma studiamo la Parola di Dio. Non ci riuniamo per cantare lodi a Dio...  non solo, anche, ma studiamo la Parola di Dio.

Ogni volta che una chiesa si allontana dall'insegnare la Parola di Dio sta scivolando verso l'idolatria.
I miei figli mi dicono :”Perché le tue prediche sono così lunghe?” Io rispondo “Perché il libro è così buono”!

L'altra faccia della medaglia

Ogni comandamento “negativo” (tipo “non commettere adulterio”), ha come sua altra faccia un comandamento “positivo” (“Sii fedele a tua moglie”) L'altra faccia della medaglia di “non farti immagine alcuna” quale è, dunque?

“Teniamo lo sguardo fisso su Gesù, principio e fine della fede” (Ebrei 12:2)

Chi stai fissando nella tua vita? Stai fissando un'immagine, o Cristo? A chi stai sottomettendo la tua vita? Stai servendo un immagine (anche un'immagine tua di Cristo), o stai avendo un rapporto con Cristo?

Stai idolatrando (servendo un'immagine), o stai adorando (parlando a Cristo)?

Gli idoli sono comodi,  raramente ti dicono di no,  sono indulgenti: “Ma ssii! Puoi fare quello, se ti piace!”  Raramente ti diranno di no.

Gli idoli non sono gelosi: “Ma ssiii! Puoi avere me e quell'altro idolo, tanto io non mi offendo!”

Gli idoli sono più “attraenti”; vendono meglio il prodotto. Ci sono luci, odori, incenso, suoni, tutto quello che può attrarre la nostra mente. La Bibbia aveva già detto che il Cristo sarebbe venuto come qualcuno che non vorremmo mai vedere:

“Non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.” (Isaia 53:2b-3)

Gli idoli mentono, anche quando hanno l'aspetto rassicurante di qualcosa che conosciamo, qualcosa che somiglia a Cristo e a Dio,  che è correlato a Cristo e a Dio,  ma non è Cristo o Dio.

E' per quello che Dio ci dice che non dobbiamo avere idoli,  nemmeno quelli che vorrebbero rappresentare lui.

Dio vuole avere un rapporto con noi, Satana vuole renderci di nuovo schiavi di una immagine.

Un Dio geloso

Dio stesso afferma “Io sono geloso”. Gli idoli non sono gelosi, i demoni non sono gelosi,  satana non è geloso. Dio lo è!

E questa è una buona notizia! Perché Dio è per noi come lo sposo ideale sempre fedele,  il cui amore è esclusivo, le cui promesse sono sempre mantenute.

E in questo versetto è racchiusa una promessa, ma anche un avvertimento:

“Sono un Dio geloso; punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.” (Esodo 20:5b-6)

La promessa è questa: “Se mi tradisci io corro dietro a te e ai tuoi discendenti per un bel po', ma se mi sei fedele io accompagnerò te e la tua discendenza per sempre!”

Il versetto ci dice che SOLO quelli che si ostinano a odiare Dio,  che insegnano ai figli che insegneranno ai figli che insegneranno ai figli di odiarlo verranno puniti. Se tu sei vissuto, se tu sei vissuta in una famiglia dove ti hanno insegnato a servire delle immagini,  anche fossero state quelle di un Dio dipinto,  tu puoi spezzare la maledizione, e recare benedizione a te e alla tua discendenza per mille generazioni!

Davanti a chi ti prostri? Davanti ad un'immagine,  oppure davanti ad uno sposo fedele con cui parli quotidianamente?

A chi stai servendo? In idolo, che sia esso reale (un'immagine, una persona, una squadra, un'altra
religione), o virtuale ( uno stile di vita )  oppure colui che promette di esserti fedele fino alla millesima generazione se gli obbedisci?

Stai parlando al tuo Signore, o stai servendo un'immagine?

Preghiamo.

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01 marzo 2015

Non avrai altri dèi | 1 Marzo 2015 |


La libertà  non è la capacità di fare ciò che vogliamo, ma la capacità di fare ciò per cui siamo stati creati da Dio. E noi siamo stati creati per riconoscerlo come unico Dio.
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Qualcuno potrebbe pensare che facciamo i “10 Comandamenti” sulla scia emotiva del successo
televisivo di Benigni. La verità è che avevamo già deciso a Luglio scorso che li avremmo letti assieme. Questa comunque è un'ottima occasione per rimettere a posto le molte castronerie di dimensione biblica riportate dal pur bravo attore.

Quello che faremo è passare dieci settimane su Esodo 20. Esodo è uno di cinque libri che compongono il Pentateuco (Penta = cinque Teuco = libri): Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Tutti e cinque i libri sono stati scritti da Mosè.

Genesi ed Esodo ci raccontano la storia del mondo all'inizio  Adamo, Eva, Caino, Noè,
e poi del “nuovo inizio” dopo il diluvio. Dio adotta un popolo attraverso Abraamo, il popolo è costretto dalla fame a spostarsi in Egitto, lì diviene prima potente con Giuseppe, poi schiavo al tempo di Mosè. Il Signore ama il popolo che si è scelto e lo libera dalla schiavitù attraverso Mosè.

Liberati  ma non vivendo liberi

Sono passati circa 440 anni da quando gli Ebrei erano arrivati in Egitto; Erano schiavi del Faraone, e schiavi di quello che commettevano nella loro vita, I loro cuori si sono induriti durante questi quattro secoli. Commettono impunemente ogni tipo di peccato: sono adulteri, rubano l'uno all'altro, sono bugiardi, desiderano ciò che l'altro possiede. Non stanno crescendo i loro figli nell'amore del Signore:
li educano piuttosto ad adorare falsi dei di pietra e di legno...

Dio li libera: ora non sono più schiavi del Faraone... ma continuano ad essere schiavi! Anche se sono stati liberati non stanno vivendo come uomini e donne libere, dovrebbero essere liberi e correre nella loro libertà,  ma si incatenano da soli ai propri peccati.

Vi suona familiare? Un popolo schiavo è stato liberato, un popolo in catene è stato riscattato, quello che era accaduto con Mosè in piccolo e in un tempo, Dio lo ha fatto su scala planetaria, e per sempre con Gesù.

E tuttavia così come gli Ebrei liberati tramite Mosè, uomini e donne liberati da Cristo continuano a vivere incatenati ai propri peccati.

Commettono impunemente ogni tipo di peccato: sono adulteri, rubano l'uno all'altro, sono bugiardi, desiderano ciò che l'altro possiede. Non stanno crescendo i loro figli nell'amore del Signore:
li educano piuttosto ad adorare falsi dei che parlano di successo, di soldi, di sesso...

I Comandamenti non sono una prigione ma un recinto.

E' per questo che i Dieci Comandamenti sono ancora assolutamente rilevanti per noi: essi rappresentano non una prigione, ma un recinto, uno steccato.

Il problema è che spesso, come credenti, li sentiamo come una “prigione”: “Se fai questo ti amerò, se non fai questo ti odierò” “Non fare questo che ti fulmino”

Non è questo: bisogna capire il contesto di Esodo 20;  ed il contesto è quello di un Dio d'amore che è già intervenuto, ha già protetto, ha già liberato, ma che ora interviene perché vede il peccato che li incatena e vuole che i suoi figli e le sue figlie siano veramente liberi.

La libertà infatti non è la capacità di fare ciò che vogliamo,  ma la capacità di fare ciò per cui siamo stati creati da Dio.

Si dice che le cose importanti vanno dette per prime, e  prima di dare la legge, Dio dice così:

IO sono il Signore

“Allora Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù.” (Esodo 20:1-2)

E' come se Dio battesse sulla spalla di ciascuno ebreo  per farlo girare, e dire “Alo? Mi vedi, sono io! Ti ricordi di tutto quello che ho fatto per te?” E allo stesso modo batte sulla spalla a ciascuno di noi per rammentarci: “Ti ricordi che queste sono le mie parole? Che questa è la mia voce? Che se mi cerchi nella Bibbia io ti parlo?”

Le cose importanti vanno dette per prime: e Dio comincia con la cosa più importante: "Io sono il TUO Dio, io desidero, bramo un rapporto personale con te, ed io ti voglio parlare."

E' stupefacente! Tutto quello che dirà da ora in poi non saranno “leggi”, ma saranno un discorso d'amore verso il proprio figlio, la propria figlia.

Questo era necessario, perché i primi cinque libri dell'Antico testamento costituivano per gli Ebrei  la “Torah”. Una brutta traduzione di Torah, è “legge”; il 68,5% di questi primi cinque libri contengono “leggi”, e se ne contano ben 613. I Dieci Comandamenti sono la sintesi delle 613 leggi contenute nei cinque libri della Torah.

Quanti di noi sono favorevolmente impressionati quando sentiamo la parola “legge”?
Immaginatevi come reagireste se vi dicessi che, per le prossime 10 settimane vi illustrerò la nuova legge di stabilità del Governo Italiano. E' per questo che i comandamenti non vanno letti come una legge, ma come una lettera d'amore dal nostro Padre:

“Caro figlio, cara figlia, mi manchi tanto. Ti amo. Ricordati di mettere il maglione pesante che la mattina fa fretto e non voglio ti venga una polmonite. Ricordati di mangiare di tanto in tanto un po' di verdure, e non solo le schifezze che comperi al supermercato perché hai fretta. Ti serve un po' di fibra per il tuo intestino, che è messo male”.

Gli Ebrei erano stati soggetti alle leggi del Faraone: qual'era la differenza tra quelle leggi e queste leggi? Il Faraone voleva ottenere il massimo per se da quelle leggi,  Dio vuole ottenere il massimo per te da quelle leggi!

Quando Dio riunisce ai piedi del Monte Sinai il suo popolo e gli da le leggi, non sta dicendo “Fate questo e io vi adotterò”. Sta dicendo: ” Io vi ho già adottato, voi siete gli uomini e le donne che io amo! Ed è necessario che osserviate queste leggi perché vi amo e voglio il meglio per voi e per tutti gli altri che ancora non mi conoscono.”

Ritorniamo all'immagine di prima: i 10 comandamenti non sono una prigione, ma piuttosto uno recinto, uno steccato.

Quando siamo andati a casa nuova, davanti a casa c'era una discesa di terra e alla fine un muretto con un salto di circa un metro, Noi l'avevamo lasciata così, in attesa di farci un muro. Poi è arrivato Matteo, il nostro primo figlio. Un giorno ha deciso di prendere la bici e lanciarsi giù, con tanto di craniata sul cemento sottostante. E' allora che ho capito che dovevo mettere un recinto, non per limitare mio figlio, ma per impedirgli di farsi del male. Sarebbe strano che Matteo, discutendo con i suoi amici ora, recriminasse circa la mancanza di libertà che gli avevo imposto costruendo il recinto.

Ogni comandamento di Dio è una tavola nello steccato fatto per difendere i suoi figli. E la libertà non è saltare lo steccato, ma giocare nel giardino, al sicuro, protetto.

Prima di iniziare a studiare i comandamenti, voglio rispondere ad una domanda che mi ha fatto uno di voi: “I comandamenti sono ancora importanti? Ora non siamo più sotto la Legge, ma sotto la Grazia.”

Come chiesa della Vera Vite noi crediamo che l'intera Bibbia, da Genesi a Apocalisse, parli di Gesù;
e non lo crediamo per una convinzione personale, ma perché Gesù stesso ce lo ha detto:

“Poi (Gesù) disse loro: «Queste sono le cose che io vi dicevo quando ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi». (Luca 24:44)

Tutta la Bibbia parla di Gesù;  e Gesù stesso dice anche che non è venuto per cancellare la Legge, ma per completare la legge:

"Non pensate che io sia venuto per abolire la legge di Mosè e gli scritti dei profeti. No, non sono venuto per fare questo, ma per adempirli." (Matteo 5:17 PV)

La Legge ci fa vedere quanto noi abbiamo bisogno di un Salvatore; perché capiamo che non saremo mai all'altezza di un Dio perfetto, buono, giusto e santo, ed è per quello che Gesù è venuto: qualcuno che potesse vivere come uomo una vita di obbedienza totale alla legge, quella che tu ed io non avremmo potuto mai fare.

Qualcuno potrebbe però dirmi: “Perché debbo obbedire alla Legge, tanto è Gesù che mi salva, non la legge”. Se pensi questo, ti invito a leggere con me 2 Pietro:

“Perché ognuno è schiavo di ciò che lo ha vinto” (2 Pietro 2:19b)

Qui si parla di schiavi: erano felici gli ebrei in Egitto? No! Erano stati liberati per non soffrire più.

Molti pensano: “Non riguarda me. Ringraziando Dio vivo in un paese dove non esiste la schiavitù”. Certo che esiste; è solo che gli abbiamo cambiato nome...  o forse qualcuno che ci odia gli ha cambiato nome...  per non farci spaventare, per non farci preoccupare.

Satana è abilissimo nell'illuderci  che stiamo sfruttando la nostra libertà...  mentre invece siamo tornati ad essere schiavi. Non la chiamiamo più “schiavitù”, la chiamiamo “dipendenza”.

Pietro dice che tutto ciò che mi controlla,  tutto ciò che guida la mia giornata,  tutto ciò che i impone uno stile di vita,  un ritmo di vita, tutto ciò che mi ha vinto...  è come il Faraone.  Ed io sono il suo schiavo.

Sono “tossicodipendente”: sono schiavo della droga.  Sono alcool dipendente: sono schiavo dell'alcool.  Sono video dipendente: sono schiavo della TV, o dei videogiochi, o del tablet/smartphone/pc.  Sono porno dipendente: sono schiavo del sesso virtuale che trovo in rete.

Ci sono mille modi in cui posso tornare ad essere schiavo: dipendere dai soldi, o dalla carriera, o dall'aspetto fisico.

Tutto ciò per cui vivo mi ha vinto. Ed io sono uno schiavo.

Scegliere di peccare è scegliere di soffrire. Ma non solo. Immagina che tuo padre ti dica di non correre con l'auto: lo fa perché ti ama, perché vuole che tu non ti faccia male.  Ma tu decidi di essere libero, o libera, e corri, così tanto da avere un incidente, e rimani completamente paralizzato per il resto dei tuoi giorni. Non solo avrai spezzato la tua di vita,  ma avrai spezzato anche il cuore di tuo padre.

Quando decidi di peccare, non solo stai spezzando la tua di vita,  ma stai anche spezzando il cuore di tuo Padre, del Signore, del tuo Dio.

Allora, arriviamo alla prima tavola nello steccato:




"Non avere altri dèi oltre a me." (Esodo 20:3)

Anche qui vale la stessa regola: le cose più importanti si dicono per prime;  Abbiamo già accennato che i 10 Comandamenti sono la sintesi delle 613 leggi contenute nei cinque libri della Torah.

La prima legge è la più importante:  "Io voglio essere il tuo unico, solo, esclusivo Dio: non voglio essere il uno dei tanti, e non mi sta bene neppure che sia il primo di tanti altri."

“Io ho Dio... poi ho il mio lavoro... poi ho i miei amici.. ecc”.

Sapete, noi credenti siamo molto bravi a difendere il fatto che c'è un solo Dio, e che Allah, Manitou, Budda, Confucio, Krishna, sono falsi, ma poi in casa, nella nostra vita, ci creiamo dei “tempietti privati” a nostro uso e consumo.

Abbiamo il nostro Dio reale e il nostro dio funzionale (più di uno spesso). Al primo ci crediamo, ma operiamo attraverso gli altri: so che c'è Dio, ma faccio del tutto per fare carriera; so che c'è Dio, ma faccio del tutto per accumulare soldi, so che c'è Dio, ma faccio del tutto per provare piacere nel sesso.

All'epoca erano pieni di dei:  Astarte, Baal, Moloch, Chemos (tutti citati nella Bibbia); a Roma c'è il Pantheon: “tutti gli dei”.

Quando leggiamo la Bibbia pensiamo: “Che persone sciocche c'erano all'epoca Sacrificavano a Baal, a Moloch o ad Astarte per ottenere potere, sesso, soldi, fama, vittoria.” Noi non siamo differenti:  sacrifichiamo le nostre vite per il potere, per i soldi, per il sesso e per la fama... solo che non ci sembra di stare ad adorare falsi dei, vero?

Satana è stato capace di cancellare i vecchi nomi dei suoi demoni, facendoci credere che non li stiamo più adorando,  ma che stiamo invece sfruttando la nostra libertà.

Crediamo in Dio, sappiamo che è reale  ma ci piace “flirtare”, corteggiare, amoreggiare con altri dei funzionali. Dio qui dice una cosa: “Aspetta un attimo, io e te siamo sposati: se tu sei credente fai parte della chiesa di Cristo. E se fai parte della chiesa, Cristo è il tuo sposo.

“Poi venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò, dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell’Agnello».” (Apocalisse 21:9)

Nella mia vita io non ho mai stato tradito da una donna, anche perché mia moglie è stata l'unica e sola donna con cui sia mai stato fidanzato, per cui non saprei come descrivervi cosa si prova. Ma, sapete che Dio usa parlarmi attraverso i sogni, e la notte che in cui stavo scrivendo questo messaggio, ha provveduto a colmare questa mia lacuna, facendomi sognare mia ma moglie tra le braccia di un altro; io ero lì, assieme ad un'altra donna anche io, e vedevo mia moglie agire come agiva con me.  E tra me pensavo: “Aspetta un attimo: noi siamo sposati, ci siamo promessi di amarci per tutta la vita, di non avere altri o altre, di dedicare i nostri abbracci e i nostri baci solo ed esclusivamente all'altro e all'altra.”

Mi sono svegliato di soprassalto, col cuore in gola... Istintivamente mi sono girato cercando con la mano Janet, per essere rassicurato che fosse solo un sogno un brutto sogno, che lei era ancora lì, che nulla era cambiato tra noi dalla sera prima.
 n quel preciso istante ho sentito Dio sussurrarmi: “Marco, ora sai come mi sento io. Quello che tu hai provato in un sogno, io lo provo ogni volta che  tu flirti con uno dei tuoi dei funzionali. Ogni volta che mi tradisci con i tuoi peccati.Ogni volta che mi rinneghi scegliendo la via più facile, la via più redditizia, la via più piacevole... non la mia via.”

Scoprire i tuoi dei funzionali

Io amo il mio Signore. Io non voglio che Dio si senta a causa mia come mi sono sentito io quella notte: mai più.  E non voglio che si senta così neppure a causa tua.

Ti do cinque metodi per scoprire quali sono i dei funzionali con cui stai flirtando.

1. Per chi o per cosa stai vivendo?

Per il tuo sposo, la tua sposa, i tuoi figli, il tuo lavoro, i tuoi soldi, il sesso, la tua bellezza?  Molte di queste sono cose buone e degne: ma quando sono vissute come centro della propria vita, diventano il tuo dio funzionale,  e stai tradendo con lui il tuo vero Dio.

2. Di chi o di cosa non puoi fare a meno?

C'è qualcosa o qualcuno di cui non riesci a privarti?  La TV,  i videogiochi,  un sito web,  oppure un'amicizia? Quando non possiamo fare a meno di qualcosa, faremo del tutto per non privarcene,  e questo condizionerà tutte le nostre decisioni.

3. Da chi o da cosa corri nei momenti difficili?

Hai avuto una giornata pessima: cosa fai?  Apri una bottiglia,  oppure fai una telefonata? Dio vuole aiutarti anche attraverso gli altri,  ma vuole che tu lo cerchi per primo nei momenti difficili.

4. Cosa produce in te le gioie più grandi e i dolori più profondi?

A chi dai il merito dei tuoi successi?  Alla tua bravura,  al tuo sex-appeal,  al tuo amico potente?
E a chi dai la colpa per le tue sconfitte?  Dio è in controllo di ogni cosa.  Ogni benedizione proviene da lui,  ed è con te in ogni dolore.

5. Chi o cosa è al centro della tua vita?

Su cosa o su chi pianifichi la tua vita?  Attorno a chi o o cosa orbitano le tue emozioni quotidiane? E' Dio, o un dio funzionale il centro della tua vita?

Perché le persone liberate non vivono libere?

Paolo dice questo:

“Cristo ci ha liberati perché rimanessimo liberi; resistete dunque e non vi lasciate sottoporre di nuovo alla schiavitù della legge.” (Galati 5:1 PV)

Ci sono cinque motivi perché  le persone continuano a vivere come schiavi, anche se Cristo le ha liberate.

1. Io non posso cambiare

“Io sono fatto così!” Questa è una bugia! Se credi in Gesù sei già stato cambiato. Ma devi dare il permesso a Gesù di continuare a cambiarti. Inizia a farlo non avendo altri dei.

2. Ho più paura del cambiamento che della schiavitù del peccato.

Una delle reazioni tipiche di coloro che sono stati in carcere per moltissimi anni è la paura di uscire dal carcere, perché lì si sentono protetti. Esci dal tuo carcere, e rimani all'interno del recinto che Dio ha disegnato per te attraverso i Dieci comandamenti; lì sarai protetto.

3. Non posso tradire la mia storia personale e familiare

“Io ho un'identità: la mia famiglia, i miei amici mi conoscono per come sono. Se accetto di vivere secondo le regole di Dio, perderò i miei amici, la mia famiglia, la mia identità di fronte agli altri”. L'unica identità che ti deve interessare, è quella di colui che ti ha creato, e che conosce realmente chi tu sei.

4. Ho ancora abitudini che mi rendono schiavo/schiava

"Ho avuto una giornata tremenda... e mi scarico guardando il porno sul tablet."
"Il capo mi ha fatto un “cazziatone” di fronte a tutti... ed io distruggo il barattolo della Nutella."
"Ho litigato con mia moglie.... ed io apro la nuova bottiglia di grappa."

Stai  chiedendo ai tuoi “dei funzionali” di distoglierti dalla tua situazione...  mentre stai lasciando fuori l'unico Dio che può risolvere quella situazione.

5. In fondo non stavo poi così male prima

“Si, avevo qualche problemino, ma nulla di serio. Anzi, qualche volta stavo anche meglio di adesso”.
E' la stessa cosa che dicevano gli Ebrei a Mosè:

“Tutta la comunità dei figli d’Israele mormorò contro Mosè e contro Aaronne nel deserto. 3 I figli d’Israele dissero loro: «Fossimo pur morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando sedevamo intorno a pentole piene di carne e mangiavamo pane a sazietà! Voi ci avete condotti in questo deserto perché tutta questa assemblea morisse di fame!» “ (Esodo 16: 2-3)

Ti è mai capitato di ricordare ridendo con gli amici di quelle volte che ti sei ubriacato al liceo e hai vomitato? Se si guarda la schiavitù stando seduti nella libertà spesso può apparire  persino divertente.

Liberati per vivere liberi

Sei stato, sei stata liberata? Dio vuole portarti all'interno del recinto della sua legge. Devi solo accettare Suo Figlio Gesù: fallo ora!

“Di questo siamo certi: le nostre vecchie persone sono state inchiodate alla croce con Cristo, distrutti, così che non siamo più schiavi del peccato.” (Romani 6:6 PV)

Se lo sei già stato, stai vivendo all'interno del suo recinto? Rinnova il tuo patto con Lui ora!


Gesù ha conquistato e sconfitto il nostro Faraone, Satana! Noi siamo stati liberati. Ora possiamo
vivere liberi.

Ricorda: la libertà non è saltare lo steccato, ma giocare nel giardino, al sicuro, protetto.

La libertà  non è la capacità di fare ciò che vogliamo, ma la capacità di fare ciò per cui siamo stati creati da Dio. E noi siamo stati creati per riconoscerlo come unico Dio: “Non avrai altri dei”.

Preghiamo.

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