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26 ottobre 2014

Il miracolo di un Dio che vuole parlare con me | 26 Ottobre 2014 |

La preghiera è un venire umili dinanzi al nostro Padre, è un confessare a Lui le mie mancanze per continuare il cammino assieme. Ma, soprattutto, è riconoscere il miracolo di un Dio che brama di parlare con me!

Amy Williams ci guida attraverso vari passi delle Scritture per illustrare il miracolo di un Creatore che vuole disperatamente parlare alla sua creatura.

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"Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese.  I miei occhi saranno ormai aperti e le mie orecchie attente alla preghiera fatta in questo luogo;  E quanto a te, se tu cammini davanti a me come camminò Davide tuo padre, facendo tutto quello che ti ho comandato, e se osservi le mie leggi e miei precetti, io stabilirò il trono del tuo regno, come promisi a Davide tuo padre, dicendo: “Non ti mancherà mai qualcuno che regni sopra Israele”." (2 Cronache 7:14-18)

"Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità." (1 Giovanni 1:9)

"Chi riconosce pubblicamente che Gesú è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio." (1 Giovanni 4:15)

"Siate sempre gioiosi;  non cessate mai di pregare;  in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesú verso di voi." ( 1 Tessalonicesi 5:16-18)

"Ringraziamo Dio, Padre del nostro Signore Gesú Cristo, pregando sempre per voi,  perché abbiamo sentito parlare della vostra fede in Cristo Gesú e dell'amore che avete per tutti i santi,  a causa della speranza che vi è riservata nei cieli, della quale avete già sentito parlare mediante la predicazione della verità del vangelo." (Colossesi 1:3-5)

"A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire irreprensibili e con gioia davanti alla sua gloria,  al Dio unico, nostro Salvatore per mezzo di Gesú Cristo nostro Signore, siano gloria, maestà, forza e potere prima di tutti i tempi, ora e per tutti i secoli. Amen." (Giuda 1:24-25)


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19 ottobre 2014

Immersi nell'amore di Cristo | 19 Ottobre 2014 |

Immergere una figlia che viene nell'amore di Gesù perché possa portare frutto e riconoscerlo come unico aiuto alla propria vita. 

E' questo il tema della presentazione di Noemi, ultima bimba nata nella nostra chiesa.

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Qualche rapida spiegazione per chi vede per la prima volta una “presentazione”.

Cosa NON è

Non è “ un “battesimo asciutto”... senza acqua: noi crediamo che il battesimo sia un atto di obbedienza di colui che ha capito che Gesù è morto per liberarci dai nostri peccati e per essere nostro mediatore presso il Padre. Per questo  battezziamo chi è adulto abbastanza da capire il Vangelo e la salvezza  e sceglie di obbedire a Gesù

Non è una cerimonia di “inclusione”: Noemi oggi non diventa “membro” di questa chiesa anche questo lo dovrà scegliere se mai da adulta.

Cosa è

Esisteva ai tempi dell'Antico Testamento (la prima parte della Bibbia), ed era presente anche al tempo di Gesù:

“I genitori portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, perché sta scritto nella legge di Dio: "Se il primo figlio di una donna è un maschio, deve essere consacrato al Signore".  In tale occasione i genitori di Gesù offrirono il sacrificio stabilito dalla legge: un paio di tortore o due piccioni.” (Luca 2:22-24 PV)

Noi non chiediamo tortore o piccioni! Magari un bel panino o una fetta di torta... ma dopo!

Cosa facciamo, allora? Ci stringiamo attorno ad Annamaria e a Mario che oggi prendono un impegno solenne davanti a Dio: aiutare Noemi a crescere nella consapevolezza che Dio esiste, è un Padre buono, e che Gesù è suo figlio ed è il nostro amico per la vita.

E' un compito difficile,  e noi come loro chiesa promettiamo solennemente di aiutarli in questo.

Vorrei raccontarvi una storia...la storia di questa “conca”            
                                     

Qualche mese fa l'ho buttata, e devo dire che non è stato facile... non perché fosse di alcun valore, era solo una conca in plastica, ma per quello che essa aveva rappresentato tra me e i miei due figli...

(Filmato)

Ogni sera io mi precipitavo a casa dal mio lavoro, riempivo di acqua calda la conca,  chiudevo la porta del bagno, prendevo mio figlio tra le mani e lo immergevo in qualcosa di buono,  qualcosa di rassicurante, qualcosa che gli ricordava forse il grembo di sua madre.

E mentre le mie mani  lo sostenevano nell'acqua  ci scambiavamo lunghi sguardi pieni d'amore.

In quei momenti io ero  il suo sostegno,  l'amore,  e il benessere.

Purtroppo i figli crescono (e noi ci invecchiamo), le conche si rompono, non basta più l'acqua calda e una mano sotto la testa... Mario e Annamaria sanno molto bene questo.

Come genitori forse ci piacerebbe continuare ad essere “indispensabili” ma c'è un momento in cui il ricordo della conca sarà lontano, sarà, appunto, un ricordo.

 E' questo il motivo che oggi presentiamo Noemi, perché Mario e Annamaria hanno compreso che c'è un solo modo per sostituire la “conca” che prima o poi si romperà,  il braccio del papà e della mamma che prima o poi sarà lontano  come lo sguardo d'amore.

Vogliamo “immergere” metaforicamente Noemi in un “altro” tipo di conca,  fornire un “altro” tipo di braccia  e un altro sguardo d'amore: questo:

“Signore, tu mi hai esaminato e mi conosci.  Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero.  Tu mi scruti quando cammino e quando riposo e conosci a fondo tutte le mie vie.  Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, Signore, già la conosci appieno.  Tu mi circondi, mi stai di fronte e alle spalle e poni la tua mano su di me.” (Salmo 139:1-5)

Annamaria e Mario desiderano far crescere Noemi  nella consapevolezza che Dio la conosce e la ama,  e che sarà sempre al suo fianco.

Non è cosa da poco nel nostro mondo relativista, dove credere non è così importante,  tanto ce la faccio da solo, oppure basta credere a qualsiasi cosa,  filosofia o religione,  tanto vale lo stesso.

Ma Gesù ha detto:

“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giovanni 14:6)

Ci sono tante filosofie e religioni affascinanti ma sono per “l'oggi”, appagano  noi stessi, Ma non è questo che vogliono Annamaria e Mario per Noemi.

L'apostolo Paolo in 1° Corinzi 13 afferma cha “l'amore non verrà mai meno”: stava parlando dell''amore di Cristo; quando hai un rapporto personale con lui. quello non verrà mai meno.

Il mondo lotterà per far credere a Noemi che non esiste nulla, che una filosofia o l'altra vanno bene ugualmente, ed è per questo che avrà bisogno di aiuto: Annamaria e Mario saranno lì ad aiutarla, ma loro stessi avranno bisogno di aiuto: per prima cosa di Gesù:

“Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me, e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla.” (Giovanni 15:5)

Gesù ha promesso che sarebbe tornato, ha detto ”Non vi lascerò orfani, tornerò da voi” (Giovanni 14:18); sarebbe tornato come Spirito Santo.

Oltre allo Spirito avranno bisogno delle preghiere e dell'aiuto pratico della loro chiesa, perché l'amore non è un sentimento, ma un'azione, e noi, come chiesa, vogliamo agire dimostrando amore verso Annamaria, Mario e Noemi.

Ma, nonostante tutto questo, nonostante l'impegno di Annamaria e Mario, della loro chiesa,  l'ultima parola se accettare tutto ciò  spetterà a Noemi, quando sarà abbastanza grande da capire questo:

“Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Giovanni 7:38)

Spetterà a Noemi decidere di accettare Gesù, credendo in Lui diventando ella stessa acqua che conforta,  braccio che sostiene  e sguardo d'amore.

Noi oggi la presentiamo a Dio, che la conosce bene,  pregando per lei e per i suoi genitori affinché possiamo sentirla dire un giorno queste parole:

“Poiché tu sei la mia speranza, Signore, Dio; sei la mia fiducia sin dalla mia infanzia. Tu sei stato il mio sostegno fin dal grembo materno, tu m’hai tratto dal grembo di mia madre; a te va sempre la mia lode.” (Salmo 71:5-6)

Preghiamo assieme per lei.
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12 ottobre 2014

Ritornare nel tempio di Dio assieme a Gesù | 12 Ottobre 2014 |

Possiamo commettere due grandi errori nelle nostre vite: innalzarci troppo, e pensare che senza Gesù ce la facciamo da soli, oppure abbassarci troppo, e sentirci indegni di entrare nel tempio di Dio. Gesù ci chiede di abbassarci, perché possa lui innalzare noi, e portarci nel tempio assieme a lui.
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"Disse ancora questa parabola per certuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri:  «Due uomini salirono al *tempio per pregare; uno era *fariseo, e l'altro *pubblicano.  Il fariseo, stando in piedi, pregava cosí dentro di sé: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adúlteri; neppure come questo pubblicano.  Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo”.  

Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!”  Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato»." (Luca 18:9-14)

"Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio;  perché mediante le opere della legge nessuno  sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà la conoscenza del peccato.  
Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti:  vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesú Cristo, per tutti coloro che credono – infatti non c'è distinzione:  tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio –  ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesú...   Dov'è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede;  poiché riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge." (Romani 3:19-24, 27-28)
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05 ottobre 2014

Un padre che cerca, un padre che accoglie, un padre che fa festa. | 5 Ottobre 2014 |


Dio è un padre che cerca, che non si stanca, che gioisce nel ritrovare; ma è anche un padre che sa attendere il ritorno del figlio per festeggiare assieme a  lui.
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"Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a lui per ascoltarlo. Ma i farisei e gli scribi
mormoravano, dicendo:«Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

 Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro:"Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta". 

Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.

«Oppure, qual è la donna che se ha dieci dramme e ne perde una, non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova? Quando l'ha trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo:"Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta". 

Così, vi dico, v'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede»

Disse ancora:«Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre:"Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta". Ed egli divise fra loro i beni. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. 

Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava. Allora, rientrato in sé, disse:"Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò:'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi'". 

Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse:"Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te:non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai suoi servi:"Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa. 

Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze. Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse. Quello gli disse:"È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli rispose a suo padre:"Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici. Ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato". 

Il padre gli disse:"Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato" (Luca 15:1-31)
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