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08 dicembre 2013

Agire come Cristo | 8 Dicembre 2013 |

La testimonianza più grande che io possa dare ai miei amici del Gesù che festeggiamo a natale è il
mio interesse verso le loro vite...così, come faceva Gesù!
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La scorsa settimana abbiamo parlato del tipo di “lingua” che usiamo per parlare agli altri di Gesù.

Avevamo detto che dovevamo “decrittare” i messaggi,  renderli semplici usando un linguaggio più “moderno” e meno da “addetti ai lavori per testimoniare al meglio il Vangelo, anche in vista del periodo natalizio,  scegliendo il tipo di linguaggio a seconda della persona che abbiamo davanti,
scegliendo accuratamente gli argomenti che possano risultare comprensibili ai nostri ascoltatori,
e trasmettendo gioia a chi ci ascolta, non depressione.

Oggi vogliamo fare un passo ulteriore per saper parlare meglio del Cristo che viene a Natale.

Se da una parte la comunicazione è gran parte,  dall'altra il contatto personale fa la differenza.

Nessuno vuole ascoltare e basta,  ma molti sono disposti ad ascoltare se capiscono che l'altro è interessato a lui. Gesù attirava folle enormi, ma le folle enormi erano persone reali, di cui Gesù si interessava.

Come sappiamo che Gesù era interessato non alle folle, ma ai singoli che le componevano? Perché Gesù AGIVA in maniera pratica nelle vite delle persone che incontrava. Le innumerevoli guarigioni miracolose lo stanno a dimostrare

Nei Vangeli sono moltissime le guarigioni, ma solo di 27 abbiamo la storia dettagliata Tramite esse possiamo vedere come agiva Gesù, e cercare di imparare qualcosa per noi e per la nostra testimonianza...non solo a Natale!

Questa tabella le riassume.



1. Gesù è attento alle necessità delle persone

"Nella città, vicino alla "Porta delle Pecore", c'è una vasca con il nome ebraico di Betesda, circondata da cinque portici. Molti malati, zoppi, ciechi e paralitici si mettevano sotto questi portici,  {aspettando che l'acqua della vasca si muovesse. Di tanto in tanto, infatti, un angelo del Signore veniva a smuovere l'acqua e la prima persona che vi entrava guariva.}  Fra quelli che aspettavano c'era un uomo invalido da trentotto anni. Quando Gesù lo vide lì sdraiato, sapendo da quanto tempo era malato, gli chiese: "Vuoi guarire?" "Signore," rispose l'uomo, "non ho nessuno che mi porti nella vasca, quando l'acqua si muove. Ogni volta che cerco di entrarci, c'è sempre qualcun altro che vi scende prima di me". 8 Allora Gesù gli disse: "Alzati, prendi la tua branda e cammina!" (Giovanni 5:2-7 PV)

Delle 27 guarigioni descritte in dettaglio, solamente 6 sono su specifica richiesta dell'ammalato. Per ben 10 volte Gesù AGISCE, senza che gli sia stato richiesto di farlo. Gesù vede la necessità, e agisce.

Per fare questo: Gesù viveva “fisicamente” a contatto con le persone,  camminava con loro e in mezzo a loro,  faceva quello che gli altri facevano, frequentava i posti che gli altri frequentavano. Ma non era lì per “passere il tempo, era lì con un proposito: VEDERE di cosa avevano bisogno le persone, era ATTENTO a cercare le opportunità per dimostrare amore...piuttosto che parlarne.

Noi dovremmo, come credenti, fare lo stesso.

2. Gesù è pronto a rispondere alle necessità delle persone

“Quando Gesù arrivo a Cafàrnao, un centurione romano venne a lui e lo supplico: "Il mio giovane servo è stato colpito da una paralisi, e soffre terribilmente!" Gesù disse: "Verrò a guarirlo". “ (Matteo 8:5-7 PV)

Gesù non dilaziona,  non prende tempo,  non dice :”Aspetta  che finisca quello che devo fare e poi vengo”. Ma AGISCE subito, interrompendo quello che stava facendo, di fronte alla necessità del prossimo.

3. Per Gesù ogni bisogno è il più importante

Tutte le guarigioni miracolose di Gesù non sono “programmate” ma avvengono come “interruzione”.

“Quando Gesù ebbe attraversato il lago in barca e fu giunto sull'altra riva, una gran folla si radunò intorno a lui.  Ed ecco che uno dei capi della sinagoga, un certo Iairo, gli si avvicinò e si gettò ai suoi piedi,  implorandolo di guarire la sua figlioletta....  Gesù andò con l'uomo, mentre la folla lo seguiva e lo stringeva da tutte le parti. Fra la gente c'era una donna che da dodici anni soffriva di perdite di sangue  e aveva sofferto molto; si era affidata alle cure di diversi medici, che le erano costati tutto il suo denaro, ma non aveva avuto miglioramenti, anzi, stava sempre peggio.  Questa donna ... pensava: "Se riesco anche solo a toccare il suo vestito, sarò guarita!"  E fu proprio così: non appena lo toccò, l'emorragia si fermò, e la donna sentì di essere guarita. Gesù s'accorse subito che una forza gli era uscita, perciò si rivolse alla folla, chiedendo: "Chi mi ha toccato i vestiti?"... Fu allora che la donna, tremante e impaurita per quello che le era successo, si fece avanti e si getto ai suoi piedi spiegando tutta la verità. Allora Gesù le disse: "Figliola, la tua fede ti ha salvata; vai in pace, guarita dalla tua sofferenza!" (Marco 5:21-34 PV)

Era importante guarire la figlia di Iairo? Certamente si,  ma anche la guarigione della donna era importante! E' per quello che si ferma, la cerca, per confermarle che quello che aveva sentito non era una sua speranza, ma che era realmente guarita.

Allo stesso modo noi dovremmo reputare ogni bisogno degli altri come importante.

4. Gesù ascolta le persone che gli portano i problemi degli altri

Delle 27 guarigioni, 11 le si devono a persone che hanno presentato i problemi di un altro

“Ed ecco che si presentarono alcuni uomini che portavano un paralitico in barella e cercavano di farsi largo tra la folla per portarlo davanti a Gesù, ma non ci riuscivano. Allora salirono sul tetto sopra di lui, tolsero delle tegole e calarono la barella con l'invalido giù tra la folla, proprio davanti a Gesù. Vedendo la loro fede, Gesù disse a quell'uomo: "Amico, i tuoi peccati ti sono perdonati!"... Poi, rivolto al paralitico, gli comando: "Alzati, raccogli la tua barella e vattene a casa tua!" Immediatamente, sotto gli occhi dei presenti, l'uomo balzo in piedi, raccolse la barella, e se ne andò a casa sua lodando Dio.” (Luca 5:18-25 PV)

Spesso le persone che conoscono meglio i problemi del prossimo, sono gli amici più stretti di colui che ha il problema. Gesù li ascoltava.
Questo ci insegna due cose:

a) per conoscere i bisogni di chi ci sta vicino, dovremo spesso ascoltare i suoi amici.
b) se portiamo a Gesù i problemi dei nostri amici, Gesù ci ascolta.

5. Gesù non ha timore di toccare chi ha bisogno.

“Ed ecco che un lebbroso si avvicinò, s'inginocchiò davanti a lui e lo implorò: "Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi!"  Gesù lo toccò con la mano e disse: "Sì, lo voglio. Sii guarito!" E subito la lebbra scomparve.” (Matteo 8:2-3 PV)

Gesù non aveva bisogno di toccare il lebbroso per guarirlo, ma stava modellando per noi come dovremmo comportarci.

Dobbiamo superare lo “schifo” e la paura, per poter essere efficaci, L'amore “a distanza”, è mezzo amore... e il mezzo amore non è amore affatto.

6. Gesù è emotivamente coinvolto con i problemi delle persone

“Mentre si avvicinava alla porta del villaggio, ecco che stava arrivando un funerale: il morto era l'unico figlio di una vedova, e molte persone della città l'accompagnavano.  Quando il Signore la vide, ebbe pietà di lei. "Non piangere", le disse. 14 Poi si avvicino alla bara e la tocco.I portatori si fermarono. "Ragazzo", comando Gesù, "alzati!"  Il ragazzo si mise a sedere e comincio a parlare. Così Gesù lo restituì a sua madre.” (Luca 7:12-14 PV)

“Quando Gesù vide Maria e i Giudei che piangevano, si sentì profondamente turbato: "Dov'è sepolto?" domandò."Vieni a vedere", risposero.  Gesù pianse.” (Giovanni 11:33-35 PV)

Gesù è Dio, e Dio è un dio “emotivo”: la Bibbia dice che Dio piange, Dio ride, Dio si adira, Dio, è triste, Dio cambia idea... Non è un dio assente e abulico, ma un Dio presente e volitivo.

Conclusione

Per testimoniare del Cristo che viene, non basta cambiare il nostro linguaggio ma dobbiamo cambiare la nostra agenda personale; per dimostrare amore, dobbiamo agire in amore.

Dobbiamo essere attenti alle necessità di chi ci sta a fianco, dobbiamo rispondere con velocità ai bisogni, perché ogni bisogno è importante. Dobbiamo ascoltare chi intercede per altre persone,
senza avere paura di “contaminarci” né di farci coinvolgere emotivamente.

Per testimoniare Cristo che viene tra i nostri amici, non dobbiamo solo parlare diversamente, ma dobbiamo soprattutto agire in modo diverso, così, come il  Cristo che viene e che annunciamo è diverso.
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