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26 febbraio 2012

Una fede che salva | 26 Febbraio 2012 |

Quanto devo essere vicino a Gesù perché la sua potenza tocchi la mia vita? Cosa guarda Lui in me? E cos'è che mi salverà: l'averlo toccato, o aver avuto fiducia in lui?
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Oggi vorrei raccontarvi una storia; la storia di una donna di nome "Smadar" (che significa "colei che sboccia", nella sua lingua), vissuta tanti anni fa in un paese che noi definiremmo attualmente del "terzo mondo."
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"Smadar viveva in un piccolo villaggio di un di un piccolo paese del terzo mondo. Aveva circa 30 anni, il che ne faceva una donna matura per il suo paese, visto che la vita media delle donne era di circa 40.
Si era sposata quando ne aveva 14 anni, ed aveva dato alla luce tre figli... prima di ammalarsi.
Una notte si era svegliata di soprassalto; le girava la testa, aveva voglia di vomitare, e si sentiva tanto debole. Alon, suo marito, sentendola lamentarsi si era alzato, andando ad accendere la lampada ad olio per illuminare la stanza. Una volta accesa, Smadar vide che il letto dove era distesa era intriso di sangue... del suo sangue.
Fu quello l'inizio del suo lungo calvario.
Nel paese dove viveva, la sua non era una semplice, seppur grave malattia, ma era soprattutto un marchio d'infamia. Impresso a fuoco sulla sua fronte.
Significava, da quel momento in poi essere additata come "l'impura", la segnata da Dio, quella da tenere lontano.
Nel giro di qualche mese, la vita di Smadar cambiò in maniera totale: Alon la ripudiò come moglie, costringendola ad abbandonare la casa dove aveva vissuto fino ad allora, e tenendo con se i figli. Solo la pietà dei suoi familiari, che la rivollero in casa, le permise di non finire lungo le strade.
La gente prese ad evitarla quando usciva nel villaggio, fin quando ella decise di non uscire più.
Persino le amiche di un tempo, quelle con cui si erano confidati segreti e sogni, scomparvero.
Ora Smadar era veramente sola. Sola, ma non rassegnata. Anche se non avrebbe mai potuto riavere indietro la sua vita passata, SE fosse guarita, avrebbe comunque potuto avere una NUOVA vita, differente dalla prima e, chissà, essere riaccettata da Alon, poter tornare ad abbracciare i propri figli...
Aveva qualche risparmio, accumulato con fatica, e con quei soldi andò dal miglior medico che quella piccola somma poteva consentire.
A quel tempo e in quel paese, la medicina era più o meno stregoneria condita da assurdi e dolorosissimi rimedi che invece di migliorare la situazione sovente la peggioravano.
Smadar; ora aveva trenta anni. La sua giovinezza era sfiorita, persa nei dodici anni in cui aveva lottato passando di medico in medico, subendo le cure più strane, privandosi di ogni suo bene, pur di guarire. Il male non l'aveva abbandonata, ed il suo corpo, sfinito, ne mostrava i segni evidenti.
Più di una volta si era chiesta: "Sinceramente, che senso ha ormai lottare? Che senso ha quando, la mia vita potrà durare ancora qualche anno?"
Quanti avrebbero disperato, in una situazione del genere? Quanti si sarebbero finalmente seduti in un cantuccio ad aspettare la fine, augurandosi che giungesse il prima possibile?
Ma Smadar era diversa da tutti gli altri; mentre gli altri andavano al tempio ad offrire sacrifici a un Dio che non conoscevano, per una questione di tradizione familiare, lei ci credeva davvero! Lei parlava col suo Dio vero, lo implorava di aiutarla... e attendeva.
E aveva pianto tutte le sue lacrime quando un giorno un sacerdote l'aveva attesa ai piedi della scalinata del tempio per scacciarla poiché era una donna impura.
Ma Smadar credeva in Dio... e confidava in Lui.
Le giunse notizia che, in un villaggio vicino, era giunto un uomo il quale aveva già guarito migliaia di persone da qualsiasi malattia avessero. E quello che c'era di ancor più sorprendente, è che non chiedeva nulla in cambio; né soldi, né cose... anzi, chi lo aveva incontrato anche solo una volta era stato così tanto arricchito da quell'incontro, che la sua vita era cambiata per sempre. E raccontavano anche che non era a motivo della guarigione che le vite erano cambiate, ma per come egli parlasse di Dio e dei Cieli.
Smadar ascoltò ogni singola voce che parlava dell'uomo dei miracoli.
C'era un tale che era stato guarito ed a cui l'uomo aveva detto di raccontare quello che aveva ricevuto, e da quel momento aveva preso a girare per tutti i villaggi raccontando come e in nome di chi era stato guarito.
Smadar volle parlare anche con lui; ascoltò le parole dell'uomo che era stato guarito... gratis... nel nome del Signore, e decise di andare alla ricerca colui che guariva con la potenza del suo Dio....
Con le ultime forse rimaste, uscì nel sole e s'incamminò verso il villaggio, con la certezza nel cuore che, se fosse riuscita solo a sfiorare l'ombra di quell'uomo, la sua vita sarebbe cambiata per sempre..
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Il racconto potrebbe finire qui, lasciando a ciascuno di noi immaginare il finale che meglio si addice alla propria sensibilità.
Ma se non posso essere sicuro che la storia che vi ho narrato sia vera, posso affermare con assoluta certezza che Smadar incontrò quell'uomo... e che la sua vita, così come ella aveva sognato, fu cambiata per sempre da quell'incontro, la cui cronaca è stata scritta per noi, duemila anni fa, anno più anno meno.
 
 "Una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni -  molto aveva sofferto da molti medici, e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era piuttosto peggiorata - avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra la folla e gli toccò la veste, perché diceva: "Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva".  In quell'istante la sua emorragia ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella malattia. Subito Gesù, conscio della potenza che era emanata da lui, voltatosi indietro verso quella folla, disse: "Chi mi ha toccato le vesti?"  I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi come la folla ti si stringe attorno e dici: "Chi mi ha toccato?""  Ed egli guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo. Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo quello che era avvenuto in lei, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse tutta la verità.  Ma Gesù le disse: "Figliola, la tua fede ti ha salvata; va' in pace e sii guarita dal tuo male". Marco 5:25-34

Gran parte delle storie che incontriamo nella Bibbia, e soprattutto nei Vangeli, contengono informazioni per ciascuno di noi su due livelli:

1. Io = come si applica questo passo alla mia vita?
2. Dio = cosa mi insegna questo passo del carattere di Dio?

Ed anche questo racconto non sfugge a questa logica.

1. Io

La prima frase che mi colpisce in questo brano è "avendo udito parlare di Gesù" (v. 27)
Ognuno di noi è oggi qui perché un giorno "avendo udito parlare di Gesù"... è uscito , al pari di Smadar, sotto il sole, nonostante i mali, nonostante le umiliazioni e la povertà del passato, per andare ad incontrarlo.

L'altra frase che mi colpisce è "se riesco a toccare almeno la sua veste, sarò salva".(v. 28)
C'è la natura umana che parla in questo versetto; ora so la potenza di Gesù, ora so, che basta il tocco della sua veste per essere salvo... ma ho paura di non riuscire ad arrivare abbastanza vicino... ho paura che lui mi rimanga troppo distante... ho paura di non essere degno di comparire al suo cospetto. Mi basta toccare la sua tunica.

Dove sei tu oggi? Dove va la tua vita? Sei nella gioa, come Smadar per i primi diciotto anni della sua vita, oppure sei nella disperazione e nella malattia, come lei era per dodici anni?
Sei in un angolo a piangerti addosso, e attendi che tutto sia finito, o come Smadar sei li che lotti ogni giorno, parlando a un Dio che sembra apparentemente distante, ma in cui credi?
Sei seduto per terra, in un angolo buio della tua stanza, o sei in piedi nel sole, come Smadar, per andare a sfiorare la tunica di che ti può salvare?

C'è una buona notizia per Smadar, in questo brano, come pure per te e per me!

2. Dio
A Gesù non basta che una sua figlia gli tocchi solo la tunica. Vuole che quella figlia veda il suo volto, che oda la sua voce, che possa ricevere il suo abbraccio per tenerla stretta a se.
"Chi mi ha toccato le vesti?" (V. 30) il buon Pietro (vedi Luca 8:45) risponde in maniera logica: "Gesù, co' tutta ' sta folla che spigne, me chiedi chi te tocca?"
Ma, ancora una volta, Gesù non cerca risposte "logiche" ma risposte di fede: la domanda era incompleta: "Chi è colei che mi ha toccato che crede che io possa guarirla?"
Non basta credere nella potenza di Gesù (anche Satana crede alla Sua potenza), ma bisogna credere che quella potenza PUO' trasformare la mia vita.
Gesù è potente, ma non può trasformare la tua vita se tu non lo vuoi, se tu non lo accetti e non sottometti TUTTO di te a Lui; dal più insignificante attimo della tua giornata alle preoccupazioni e ai dolori più grandi.
V 32"Ed egli guardava attorno per vedere colei che l'aveva toccata".
Gesù è alla tua ricerca, e non si stancherà mai di cercarti.
V 33"" Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo quello che era avvenuto in lei, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse tutta la verità.
Quand'è l''ultima volta che hai detto "tutta la verità" a Gesù? Che gli hai confessato le tue paure, le tue ansie, le tue gioie?
Quand'è l'ultima volta che lo hai fatto partecipe VERAMENTE della tua vita, che non lo hai escluso dalle stanze buie dove non vuoi che lui entri, che ancora forse conservi e a cui sei tanto affezionato?
Fai come la donna; gettati ai suoi piedi, e digli tutta la verità.
Guarda la risposta di Gesù; V. 34 "Figliola, la tua fede ti ha salvata; và in pace e sii guarita dal tuo male."
Gesù non ti sgriderà mai per le tue paure, ma brama quell'attimo dove tu sei veramente tu; dove tu riesci FINALMENTE a capire che senza di lui non ce la puoi fare, che lui è in controllo, e non tu, della tua vita.

"La tua fede ti ha salvata": l'esigenza primaria della tua vita NON è in sperare questa vita, ma salvare la prossima, ottenere quel lasciapassare che ti permetterà di sedere assieme a Gesù per l'eternità.
Gesù è interessato a dartelo, MUORE per darti quel lasciapassare; è per quello che è venuto.
La sua potenza può guarirti anche qua, può curare i tuo mali, fisici di relazione, di sicurezza per il futuro, così come ha fatto con la donna: "sii guarita dal tuo male".

Pregalo, se hai bisogno di un suo intervento, ma consideralo come un "bonus", un extra che solo a lui spetta di elargire., così come a Paolo fu risposto: 2 Cor 12:9 ed egli mi ha detto: "La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza". Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.

Il dono più grande, quello che nessuno potrà mai toglierti, se hai fede in LUI, già ti appartiene!
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