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03 gennaio 2010

Vasi nobili o vasi ignobili? | 3 Gennaio 2010 |

I credenti sono come vasi, strumenti utili al proprio padrone... ma Paolo dice bisogna conservarsi così...altrimenti saremo "vasi ignobili".
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Non so, se vi è mai capitato di ricevere un dono in occasione di una ricorrenza, che so, di un compleanno, o meglio del vostro matrimonio, un regalo che era , come dire, non esattamente rispondente ai vostri gusti o alle vostre esigenze; per essere più chiari, qualcosa che era così brutto e così inutile da non sapere proprio cosa poterci fare, se non metterlo direttamente nel cestino della spazzatura.

Debbo confessare che mia moglie ed io siamo stati abbastanza fortunati e per il nostro matrimonio ce la siamo cavata con poche cose inutili o orrende, al contrario di quello che è accaduto Chirs, la sorella di Janet ed a suo marito.

Non potrò mai dimenticare il pomeriggio in cui, seduti sul tappeto del salotto della loro casa, hanno cominciato ad aprire i regali assieme a noi. I regali, anche se non sono poi così fondamentali, diciamocelo francamente, ci fanno tanto piacere. E con questo spirito Chris ed il marito iniziarono a scartare i doni ricevuti.

Il primo… un meraviglioso vaso di cristallo! Ahhhh! Bè, non proprio meraviglioso… ma, uno in casa, sai per quando qualcuno ti porta dei fiori… ci può stare.
Il secondo… un meraviglioso vaso in vetro di Murano a forma astratta, di colore marrone! Bè, …sssì, forse come portapenne vicino al telefono… vedremo.
Il terzo… un meraviglioso vaso in cristallo…peccato, identico al primo. Una coppia di vasi per sopra il caminetto?

Il quarto… bè, forse avete già capito che alla fine i due malcapitati parenti potevano disporre di otto vasi di diverse misure e fattezze. Peccato, che a loro non piacessero i vasi, o comunque non di quel tipo.

Anche l’apostolo Paolo parla di vasi in una sua lettera, e precisamente lo fa in II Timoteo al capitolo 2 ( Leggeremo dal versetto 14 fino alla fine del capitolo. Ma prima dobbiamo sottolineare un fatto.

Al giorno d’oggi, i vasi hanno una funzione quasi esclusivamente decorativa; all’epoca di Paolo il vaso era un bene prezioso ed insostituibile.

Pensate di avere sete; oggi quale gesto facciamo? Apriamo il rubinetto. E all’epoca di Paolo, quale gesto avremmo fatto? Prendere un vaso e versare dell’acqua. E quell’acqua come era giunta in casa? Tramite un vaso, magari più grande, in cui avevamo versato l’acqua attinta da un pozzo o da una fonte.
Ma era lo stesso vaso da cui ci eravamo versati l’acqua per dissetarci? Con tutta probabilità, no.

I vasi adoperati per i lavori di casa (e portare l’acqua era un lavoro di casa) erano normalmente più grandi e di un materiale più povero (legno o terracotta) così che non avesse alcuna importanza se si danneggiavano.
I vasi utilizzati per i cibi o le bevande erano preferibilmente di metallo, primo perché conservavano meglio il contenuto, secondo perché avevano un minor peso, terzo perché avevano anche un migliore aspetto.

“Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano dispute di parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta. Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che dispensi rettamente la parola della verità. Ma evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell'empietà e la loro parola andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi sono Imeneo e Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni. Tuttavia il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: "Il Signore conosce quelli che sono suoi", e "Si ritragga dall'iniquità chiunque pronunzia il nome del Signore". In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli altri a un uso ignobile. Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona. Fuggi le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l'amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un cuore puro. Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese. Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in sé stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.” (2 Timoteo 2:14-26)

Questa, di tutte le lettere di Paolo, è quella che più mi affascina e più mi commuove; molto di ciò che egli dice ci porta a pensare che sia la sua ultima lettera scritta dal carcere in cui, molto chiaramente fa intendere a Timoteo che i suoi giorni terreni sono terminati, che ha già subito un primo processo dove tutti lo hanno abbandonato e che presto ne subirà un altro “e da questo – lascia intendere Paolo – non ho più alcuna possibilità di salvarmi; la mia corsa è finita.”


Abbiamo di fronte un uomo in catene, solo, e vicino al martirio… Ma, invece di trovarci di fronte ad un uomo disperato, la statura di Paolo nella fede lo eleva a vincitore, quale egli è, di fronte all’unico giudice giusto: DIO. “Ho finito la corsa, ho conservato la fede, ho diritto alla corona dei vincitori.”
Ma c’è una cosa che preoccupa Paolo ben più della sua vita. Proprio quando lui sta per addormentarsi, la chiesa ha delle divisioni.

Ed è per questo che, in questa sorta di passaggio del testimone tra lui e Timoteo, che tutto era tranne che il timido ragazzetto con cui siamo stati abituati ad immaginarlo, ma che era uno strettissimo collaboratore di Paolo, tanto da poter ricevere i suoi ultimi insegnamenti, in questo passaggio di testimone spirituale Paolo ancora una volta si forza di descrivere cosa deve essere un credente e cosa deve non essere, cosa deve fare o cosa deve non fare.

Perdonatemi se mi dilungo nello spiegarvi il contesto della lettera, ma vorrei farvi amare questa lettera quanto la ami io, farvi comprendere la statura di uomo di Dio che si erge dalle sue pagine, e sottolineare come Paolo sia realmente preoccupato, ma non per la sua vita, ma per la mia, per la tua, per la nostra! Per la vita della chiesa; anche, anzi, proprio della nostra chiesa !!!
Mai come in questa lettera Paolo ripete a Timoteo le parole “ti scongiuro, evita, cerca, sopporta, sforzati, ricorda devi, devi, devi…”.


Ed a metà circa di questa lunga esortazione a Timoteo perché ricordi ai credenti come custodire quello che Paolo chiama il “buon deposito”, l’apostolo paragona i credenti a dei vasi: versetto 20:
“In una grande casa non ci sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati ad un uso nobile e gli altri ad un uso ignobile.”

Qui Paolo ci parla di due differenti categorie di vasi; i primi nobili, i secondi ignobili: per esemplificare meglio la distanza che esiste tra queste due categorie ho portato da casa due vasi; uno nobile (tira fuori il vaso di argento) ed uno ignobile (tira fuori il pitale).
Ora, non so se Paolo avesse in mente davvero questo, sta di fatto che ogni volta che leggo questo passo io penso a questo (lascia per il resto della predica i due vasi in un posto ben visibile).

Al versetto 21 Paolo aggiunge:
“Se uno dunque si conserva pura da quelle cose, (poi vedremo quali sono) sarà un vaso nobile, santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona”

E’ abbastanza lampante quale di questi due vasi sia quello più prezioso, o nobile per usare le parole di Paolo. Ma come abbiamo fatto a capire che l’uno è prezioso e l’altro no (lasciate perdere che questo è un pitale)?

Perché l’uno è d’argento, l’altro è di plastica. E perché l’argento è prezioso? Perché è bello da vedere.

Allora, abbiamo scoperto perché questo vaso è prezioso; è prezioso perché è bello.

Se Paolo ci ha paragonati a dei vasi, per essere nobili dovremo essere belli da vedere; ma non belli come fisico ( se così fosse, allora io e Innocenzo saremmo finiti) ma belli come credenti per gli altri credenti e per i non credenti.

Come fare ad apparire preziosi: è Paolo che ce lo dice: versetto 24 e 25

“Il servo del Signore non deve litigare, ma essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità…”

Ecco, cosa serve per essere preziosi.

  • Applicazione per noi: siamo miti con tutti, o solo con alcune categorie di persone? Magari, quelli che ci danno sempre ragione, o quelli della nostra religione? Qui Paolo dice con tutti, senza alcuna distinzione.
Per essere un vaso nobile dobbiamo essere miti, e non solo con quelli che ci piacciono o che sentiamo più affini, ma anche e soprattutto con la rimanente parte dell’umanità (che, normalmente, è molto più grande).
  • Siamo pazienti? Oppure scattiamo alla prima contrarietà come una molla caricata? Fate come me, che l’altro giorno stavo montando le rifiniture sulle porte di casa e, dopo averle misurate, le ho tagliate al senso sbagliato e ho detto a me stesso “va bè, tanto ne ho due in più” sono andato, le ho tagliate e stavolta le ho fatte corte, ed allora ho tirato tutto dalla finestra di casa dandomi per mezz’ora dell’imbecille?
Ed è per questo che quella sera che avevo deciso di scrivere questo messaggio mi sono detto” ecco per quale persona il Signore me lo aveva messo in cuore”; era per me! ( quella sera comunque non ce l’ho fatta ha scrivere neppure una parola).
Per essere un vaso prezioso dobbiamo mantenere i nervi saldi, ed avere pazienza, anche con noi stessi, figuriamoci con gli altri.

  • Ed infine, quando parliamo del Signore con chi si oppone alla nostra fede o alla nostra maniera di capire la parola del Signore, siamo mansueti ed attendiamo che sia Dio (V25 …nella speranza che DIO ) a concedere il ravvedimento, oppure siamo più propensi a “scomunicare” chi ci si oppone?
Per essere dei vasi nobili non dobbiamo solo insegnare, ma dobbiamo essere capaci di insegnare, dobbiamo essere degli istruttori mansueti.

Pensate quando si parla di una bestia, una mucca ad esempio, e si dice che è mansueta. Da piccolo andavo a prendere il latte appena munto in una stalla vicino casa e ricordo una volta in cui c’erano dei ragazzini che se l’erano presa con una mucca; e gli tiravano bastoni, sassi, ricci di castagne sul naso. Un toro, avrebbe caricato, la mucca no; ricordo che alla fine, dopo tanto che aveva sopportato le angherie dei due, decise che era ora di spostarsi; e piano piano, s’incamminò verso l’altro lato del recinto.

Questo significa essere mansueti: avere pazienza, saper attendere, ed alla fine, quando ci si accorge che non c’è più nulla da fare, allontanarsi senza clamori, distanti solo di un poco.

Se così faremo, saremo dei vasi nobili.


Ma, ritornando a quello che avevo detto in apertura, un vaso nobile all’epoca di Paolo non era solo un vaso bello di fuori ma, in sostanza, senza alcuna utilità, un semplice ornamento; un vaso nobile era un vaso che era appropriato all’uso che se ne intendeva fare. Doveva essere bello da poterlo usare anche con gli ospiti, ma doveva essere utile per lo scopo che doveva assolvere Nel versetto 21 si dice “utile al servizio del padrone”.; nessuno avrebbe mai servito del vino in un vaso d’oro con il fondo bucato.

Allora abbiamo scoperto che un vaso è prezioso non solo perché è bello, ma è prezioso per chi lo può usare.

Come fare per essere utili per il nostro padrone, per il nostro Signore? Anche qui Paolo è prodigo di consigli: versetto 15:

“Sforzati di presentarti davanti a Dio come uomo fidato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che dispensi rettamente la parola della verità”

Ecco, quello che è necessario a Dio per poterci utilizzare.

  • Applicazioni per noi: Dio si può fidare di me? Egli è’ la cosa più importante della mia vita, oppure è confuso tra le altre cose, e un giorno che dovesse aver bisogno di me, forse potrebbe sentirsi rispondere “scusami, ma ho un altro impegno”?

Per essere un vaso nobile Dio deve essere il Signore della mia vita; non a caso Paolo più avanti ha usato la parola “doulos”, schiavo, qualcuno che è in permanente relazione di servitù con il suo padrone ed il cui volere si annulla nel volere del padrone.

  • Ci vergogniamo di qualcosa che riguarda la nostra vita, o anche ci vergogniamo della nostra stessa fede di fronte agli altri? Per essere un vaso nobile dobbiamo non avere nulla da nascondere né al nostro Signore ( sarebbe comunque difficile) né agli altri.

  • Dispensiamo correttamente la parola di Dio, oppure la “usiamo” facendogli dire ciò che più vogliamo sentire o quello che ci fa comodo di capire?
Per essere un vaso nobile dobbiamo “tagliare la parola di Dio in maniera esatta”, è questo il senso del verbo greco che Paolo usa.

Allora, un vaso è prezioso perché è bello, un vaso è prezioso per chi lo usa.
Se siamo dei vasi nobili, allora, come dice il versetto 21 saremo

“santificati, (distinti da tutto il resto) utili al servizio del padrone preparati ad ogni buona opera”.

Ora, essendo evidentemente Paolo un ottimista, lui ha scritto la cosa al positivo; se io fossi stato Paolo (difficilmente sarei qui adesso) essendo un pessimista avrei girato la frase al negativo; guardate che disastro di immagine ne viene fuori:

“ Se uno dunque non si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso ignobile (sarà un pitale) confuso tra tutti gli altri, inutile al servizio del padrone, impreparato per ogni opera buona”

Insomma, chi vorrebbe versare della cioccolata in un pitale per servirla a tavola? E Paolo ci dice una cosa importante; per essere un vaso nobile dobbiamo non solo essere belli fuori e utili per il nostro padrone, ma tali dobbiamo conservarci. Come fare per conservarci puri, quali sono le cose da cui l’apostolo ci sta dicendo di mantenerci puri?

In questo capitolo Paolo getta un’enfasi particolare su una parte del nostro corpo che spesso risulta essere la meno nobile di noi: la lingua.

Versetto 14:”Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano dispute a parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina di chi le ascolta”

Versetto 16:”Evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell’empietà e la loro parola andrà rodendo come la cancrena”.

Versetto 23:”Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese”

Se dunque terremo a freno la nostra lingua, se eviteremo dispute, se eviteremo chiacchiere profane, se eviteremo dispute stolte, saremo dei vasi nobili.
Se d’altro canto non terremo a freno la lingua ma ci lanceremo in dispute e chiacchiere profane saremo…un pitale!

Nel brano tra l’altro troviamo un ulteriore istruzione sul come essere un vaso nobile: versetto 22:
"Fuggi le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l’amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un cuore puro”

La giovinezza è un’epoca di grandi passioni; da giovani chi più chi meno, tutti ci siamo fatti trasportare da una o da più passioni. Può essere quella per una squadra di calcio, per un gruppo rock, per la moda, per la discoteca, senza elencare passioni più pericolose. Ma Paolo ci dice che esse rappresentano un ostacolo alla nostra vita di credenti, un ostacolo all’essere un vaso nobile.

Attenzione, non dice “fuggi le passioni ma ricerca” ma dice “fuggi le passioni e ricerca”; ovvero non contrappone le passioni giovanili alla fede, all’amore, alla pace ecc., ma ci sprona ad utilizzare tutte quelle energie tipiche della gioventù nella ricerca della pace, dell’amore ecc.

Se da un lato questa è un’esortazione rivolta ai giovani, c’è da dire che alcuni giovani rimangono tali anche a settant’anni, per cui è bene che ognuno di noi fugga le passioni giovanili.

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In conclusione, un vaso nobile è prezioso perché è bello ed utile, ed un vaso nobile è prezioso per chi lo usa.


Dio ci vuole dei vasi nobili; ci vuole belli di fuori perché si veda che siamo suoi figli, che siamo suoi, ci vuole utili perché possiamo servirlo in modo perfetto.

Tutto questo, Paolo lo sapeva, richiede un grande sforzo. Da dove attingere le energie, allora?

E Paolo, proprio all’inizio del capitolo 2 lo spiega a Timoteo, e lo spiega a noi: versetto 1

“Tu dunque, figlio mio, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù”.

Ecco dove cercare l’energia; non nella nostra forza di volontà, che è poca cosa per un’impresa così ambiziosa, non nella “religione” o nella “religiosità”; inni, preghiere e digiuni sono utili, ma non ci elevano alla statura di vasi nobili.

L’unica, e sola grande fonte a cui attingere per una simile impresa, è una fonte gratuita; è gratis…se la vuoi!

La vuoi? Basta che tu accetti Cristo Gesù, perché la grazia è in lui.

L’hai già ottenuta? Bene! Fortificati in essa!

Cresci nella fede in Cristo Gesù, seguilo e stagli vicino; e combatti per lui!

E stai saldo anche tu nella medesima certezza che Paolo, al termine della sua meravigliosa vita terrena, consegna alla sua chiesa, alla nostra chiesa, alla chiesa di Cristo Gesù, a te a me: versetti 11 e 12:

Certa è quest’affermazione: se siamo morti con lui, con lui anche vivremo; se abbiamo costanza, con lui anche regneremo.”

Se il tuo cuore è stato toccato dalle parole di Paolo, e stai già dissetandoti alla fonte di Cristo Gesù, prega perché tu possa rimanere un vaso nobile, utile al tuo Signore.

Se invece non hai ancora assaporato la fonte della grazia che è in Cristo Gesù, se le parole di Paolo hanno colpito anche te, ma non credi di avere sufficienti energie da spendere nell’impresa di trasformarti in un vaso nobile, chiedi a Gesù di donarti la sua forza, di donarti la sua grazia.

Ricordati, è gratis, basta che tu accetti Cristo.






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