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23 marzo 2008

Il cuore d'un padre | 23 Marzo 2008 |

Immaginatevi di essere un padre.
Un padre che viene svegliato nel cuore della notte dalla telefonata di un funzionario di polizia che vi comunica che vostro figlio si trova detenuto in un carcere.
Con voce distaccata vi dice che vostro figlio era ubriaco alla guida di un auto, ha ucciso investendole due ragazze irlandesi ed è fuggito senza soccorerle, finendo poi per schiantarsi a qualche chilometro di distanza contro due auto in sosta.
Vi vestite, in fretta e furia, mettendo la prima cosa che vi capita, senza badare a cosa sia, e vi precipitate giù per le scale, nel garage, dove la vostra auto vi attende. Salite, mettete in moto, partite a tutta velocità.
I minuti che fate in auto per raggiungere quel carcere sembrano ore; e mentre andate, avete il tempo di scrivere mentalmente una lettera d'amore a vostro figlio, detenuto in attesa di giudizio, in carcere, colpevole:
Figlio mio,
non scorderò mai il primo istante in cui ti vidi.
Nella stanza dove sei nato eravamo rimasto soli io e te, e per tenerti al caldo, mi ricordo di averti preso tra le braccia e di averti poggiato sul mio petto.
Nel silenzio della notte non s'udiva null'altro che il suono dei nostri due cuori; il tuo, piccolo e frequente, mentre provavi la tua prima ora di sonno nel mondo, ed il mio, più grande ed impazzito per la gioia di avere tra le braccia per la prima volta quell'essere piccolo e indifeso, sangue del mio sangue, carne della mia carne, inseguito ed amato sin dal primo istante del tuo concepimento.
Mi ricordo la tua prima bici, e il tuo sguardo attonito quando l'hai vista, nuova fiammante, nel salotto di casa, e tu che non volevi più staccartene tanto da volerla portare persino nella tua cameretta quando andavi a dormire.
Mi ricordo la tua pagella di quinta elementare, e lo sguardo fiero dinanzi a me nel consegnarmela, tutto felice di aver ottenuto una ottima promozione.
Ed ancora mi ricordo tutte le sere passate a chiacchierare del mondo, dell'amore e della vita, mentre ascoltavamo in sottofondo uno dei brani di musica che ti piacciono tanto...
Cosa ia fatto, figlio mio? Dove è finito il figlio che amo? Cosa ne è stato di tutto l'amore e di tutti gli insegnamenti nei quali ti ho cresciuto?
Ciò che hai fatto è imperdonabile, e tu ora non sei più degno del mio amore...
Ma comunque e nonostante tutto ciò che hai fatto, aldilà di ogni logica figlio mio, io sento di amarti ancora disperatamente.
Se solo potessi cambiare vita con vita, finire io in quel carcere che ti tiene prigioniero, scontare io la tua pena, pur di vederti tornare libero e felice, pur di sapere che la tua vita non finirà lì, ma che potrai avere ancora momenti di gioia, come i primi che vivemmo assieme...
Se solo potessi...”

Il cuore d'un padre (o d'una madre) talvolta ha una logica tutta sua;tende a scusare, a cercare rimedio, a comprendere e a provare a correggere anche le cose più gravi di un figlio...al di la di ogni ragionevole possibilità

E' La logica “illogica” del cuore di un padre è una logica che “soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. (1 Corinzi 13:7). :per dirla con le parole dell'apostolo Paolo. E' la logica dell'amore.
Cerchiamo di essere buoni padri( e madri) ma talvolta la logica del cuore di un padre s'infrange contro la cruda realtà di un figlio che disobbedisce, che “la combina grossa”, che si perde nel mondo e nelle sue tentazioni e deviazioni.
E non c'è la possibilità di poter cambiare vita con vita, di potersi sostituire nella pena per ridare la libertà; ciò che siamo ora, come pensiamo e come agiamo, segna inesorabilmente ciò che saremo domani.
Tuttavia, c'è un padre particolare, unico al mondo, capace di infrangere questa regola; Tanto tempo fa, anche quel padre ha scritto una lettera d'amore a ciascuno dei suoi figli, nel momento in cui si è accorto che quello che stavano facendo li avrebbe portati a scontare una pena terribile e atroce.
E in un passo di quella lettera leggiamo queste parole:
Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. (Romani 5:8)

Ci conosce bene quel padre, e conosce anche tutte le nostre debolezze; sa come siamo fatti e sa che non siamo capaci di mantenere ciò che promettiamo, che non siamo capaci di stare lontani dai guai, che l'auto della nostra vita è costantemente oltre i limiti di velocità consentiti e che guidiamo spesso, troppo spesso, dopo esserci sbronzati della nostra superbia, della nostra autosufficienza, del nostro egoismo.
Non nasciamo buoni, dobbiamo imparare a diventarlo, e se non ce la facciamo, la nostra vita rimane reclusa dentro la cella delle nostre azioni sino alla morte.
Ma Dio ha voluto (e potuto) fare quello che anche il padre terreno avrebbe volentieri fatto: scambiare vita con vita, espiare lui la colpa nostra così da poterci donare la libertà e la vita di nuovo; una nuova vita.
Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. (Roman1 5:6)

Il verbo che usa Paolo tradotto con “senza forza” è “astenes”: astenia è la parola con cui si indica lo stato di una persona profondamente malata. E la parola empi nell'originale greco “asebes” significa molto di più di empio, ma sta ad indicare colui che agisce all'esatto contrario di quello che vorrebbe Dio.
Eravamo gravemente ammalati e deboli, e per di più facevamo l'esatto contrario di quello che nostro padre ci diceva di fare. Più che di essere compresi, avremmo avuto bisogno di una punizione. Più che di uno scambiare vita per vita avremmo meritato la condanna: Paolo stesso lo fa notare:
Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; (Romani 5:7)

Chi avrebbe avuto il coraggio di morire al posto nostro? Solo il cuore d'un padre, pazzo d'amore per te e per me avrebbe potuto farlo.
Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. (Romani 5:6-8)
E' questa la lettera d'amore del Padre Dio, scritta per me e per te

Figlio mio,

ti conosco da quando ti ho creato nel seno di tua madre, ed ho seguito la tua vita in ogni istante.

Conosco ogni tuo attimo di vita e sono stato presente alle tue gioie e ai tuoi dolori. Conosco il male che ti rende debole e ti condanna ad una vita lontana da me; e quel male è così profondo che ogni tuo gesto è fatto dimenticano i miei insegnamenti.

Ma ti amo anche così, perché sei mio figlio, la creatura stupenda che ho concepito perché fosse erede della mia gloria.

Non aspetterò senza far nulla che il tuo male ti conduca lontano da me ancora un po', e che la condanna sia il il tuo futuro.

Io ti mando il mio unigenito figlio per morire al posto tuo, vita per vita. E accadrà così che...

Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. . (Isaia 53:3-5)

Figlio mio amato, cerca il mio cuore, accettando la cura che in Gesù io mando per te. E riprendi il cammino assieme a me...

Tuo padre.”

E' tutto qua, il miracolo della Pasqua; nel cuore d'un padre che manda a morire il proprio figlio per scontare la pena che meriteremmo, e a risuscitarlo dai morti per portarci con lui al cospetto del padre, lavati, puri, guariti e pieni di forze.

Se nel cuore del padre dell'uomo che ha ucciso le due ragazze irlandesi c'era l'amore disperato nel sapere che nulla avrebbe potuto rimettere indietro le lancette dell'orologio per lavare via la colpa, in quello di Dio c'è sia l'amore perfetto per la creatura che ama (tu), sia la cura perfetta in Gesù che muore e resuscita per lavare via la colpa.

Cosa farai, dinanzi al cuore del padre Dio pazzo d'amore per te?

Rifiuterai il dono d'amore che ti offre, vita per vita, oppure cercherai il cuore di Dio?

Rifiuterai la cura al tuo male di vivere , oppure accetterai la cura di Gesù?

Rimarrai a contemplare il panorama dalla cella dove sei prigioniero, oppure riprenderai il cammino che Dio ha in serbo per te?

  • Cerca il cuore di Dio
  • accetta la cura di Gesù
  • e riprendi il cammino della tua vita

Dio è pazzo d'amore per te, tanto da mandare il suo unico figlio a morire in croce e a risuscitarlo dalla tomba per averti al suo fianco per sempre.

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