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30 maggio 2006

Sansone: una vita che frana, una vita che rinasce | 30 Maggio 2006 |

Sansone: una vita che frana, una vita che rinasce

Vi sembrerò un po’ infantile, ma uno degli attori che preferisco è Arnold Swarzenegger!
Mia moglie sa bene che non mi perdo nessuno dei suoi film in televisione (ho almeno un minimo di pudore di non spendere soldi per andare al cinema a vederli).
Debbo ammettere che sono un bel po’ violenti, ma la violenza è così eccessiva, così improbabile, che alla fine diventa assolutamente comica.
Ormai so bene che , quando mi accingo a vedere uno qualsiasi dei suoi film, nonostante i cattivi siano così cattivi, nonostante i nemici siano centinaia se non migliaia, il mio amato Arnol da solo, riuscirà a salvare se stesso, la bellissima attrice che gli hanno posto a fianco ed il mondo intero, utilizzando dalle armi più sofisticate come un caccia a decollo verticale a quelle più semplici come i lacci delle proprie scarpe!
Ed è per questo che, se dovessi fare una classifica tra gli eroi della Bibbia, non avrei esitazione su chi scegliere.
Già, perché nell’Antico Testamento si narra la storia di uno che rassomiglia molto al personaggio interpretato da Arnold Swarzenegger.
Anche lui (come Swarzenegger) è dotato di una forza straordinaria.
Anche lui (come Swarzenegger) ama le imprese solitarie.
Anche lui (come Swarzenegger) ama scherzare con la pelle dei propri nemici.
Ed infine… anche a lui (come a Swarzenegger) piacciono – e molto- le donne!
Ma, ahimè, c’è una caratteristica che lo divide inesorabilmente da Swarzenegger; quest’ultimo infatti è un eroe “positivo”, che riesce sempre a cavarsela e che, in fondo, usa le sue abilità per la maggior parte dei casi in maniera altruistica ed a fin di bene.
L’eroe di cui vi voglio parlare oggi, invece, potrebbe essere stato un eroe positivo, potrebbe aver vissuto lungamente, e potrebbe aver usato il dono che il Signore gli aveva dato per il bene suo e del suo popolo…ma non è stato così!
Forse avrete capito che l’eroe a cui mi riferisco è Sansone.
La sua forza da un lato, e le sue debolezze dall’altro, sono divenuti dei miti che vanno ben aldilà degli studiosi della Bibbia; gran parte di noi ha appreso la storia di Sansone e Dalila (o Delilah) nei racconti delle nostre nonne, o sui sussidiari scolastici che avevamo alle elementari.
Sansone è uno dei tanti eroi “al contrario” di cui è disseminata la parola di Dio, da Adamo, a Saul, solo per citarne due; personaggi che erano stati grandemente benedetti da Dio, ma che, ad un certo punto della loro vita, hanno girato le spalle a colui che li aveva creati, che li aveva dotati di doni eccezionali e che, sapendo di essere chiamati ad una vita diversa, hanno invece “troppo amato il mondo”.
Scorriamo la storia esemplare di questo eroe al contrario.
La nascita di Sansone è, già di per se, un evento miracoloso. Leggiamo assieme:
I figli d’Israele tornarono di nuovo a fare ciò che era male agli occhi dell’Eterno, e l’Eterno li diede nelle mani dei Filistei per quarant’anni. Or vi era un uomo di Tsorah della famiglia dei Daniti, chiamato Manoah; sua moglie era sterile e non aveva figli. L’Angelo dell’Eterno apparve a questa donna, e le disse: "Ecco, tu sei sterile e non hai figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Perciò ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante, e dal mangiare alcuna cosa impura. Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un Nazireo a DIO dal seno di sua madre; egli comincerà a liberare Israele dalle mani dei Filistei". Allora la donna andò a dire a suo marito: un uomo di DIO è venuto da me; il suo aspetto era come l’aspetto dell’Angelo di Dio, veramente spaventevole. lo non gli ho domandato da dove veniva, ed egli non mi ha detto il suo nome;” (Giudici 13:1-6 LND)
Il libro di Giudici presenta il difficile periodo che seguì all’insediamento degli israeliti nella terra di Canaan, dopo la morte di Giosuè. I protagonisti delle vicende narrate sono chiamati “giudici” ed il loro compito è quello di governare; ma sono presentati soprattutto come uomini e donne scelti e preparati da Dio per liberare una o più tribù di Israele da situazioni di pericolo o di oppressione.
Sansone nasce in un periodo nel quale Israele era dominato da un popolo pagano a causa dei suoi peccati.
Sansone nasce da una donna sterile, grazie alla potenza di Dio
“Poi la donna partorì un figlio a cui pose nome Sansone. Il bambino crebbe, e l’Eterno lo benedisse. Lo Spirito dell’Eterno cominciò a muoversi su di lui al campo di Dan, fra Tsorah e Eshtaol.” (Giudici 13:24-25 LND)
Sansone significa “come il Sole”; Dio, nonostante il suo popolo continui a fare il male, manda un nuovo “giudice”. Nei piani di Dio egli dovrà distruggere con la forza i Filistei, ed è per questo che egli sarà un “Nazireo”.
Nazir in ebraico significa “consacrato”; Sansone, nato per miracolo e dotato di una forza miracolosa porterà il segno del suo essere consacrato al Signore. Come ogni naziero avrà lunghi capelli così che ognuno guardandolo sappia che ègli è di Dio e che è da Dio che proviene quella forza sovrumana.
La storia di Sansone inizia bene; l’Eterno lo benedice ( v.24) e lo Spirito Santo (che qui viene ancora nominato Spirito dell’Eterno) inizia a “muoversi su di lui” (v. 25), guidando i suoi passi e le sue azioni.
* Anche per ciascuno di noi, c’è stato un giorno in cui, per miracolo del Signore, siamo “nati di nuovo” a Gesù; e da allora il Signore ci ha benedetti, e lo Spirito Santo si è mosso sopra di noi, dandoci potenza e sicurezza, guidando i nostri passi e rendendoci suoi strumenti…
Ricordiamoci spesso di quella nascita miracolosa, delle benedizioni e della potenza con cui il Nostro Padre ci ha inondato all’inizio della nostra nuova vita.
Ricordiamoci che, ognuno di noi, è un Nazireo, ed è consacrato a Cristo tramite un patto Dice Gesù:Come tu hai mandato me nel mondo, così ho mandato loro nel mondo. E per loro santifico me stesso, affinché essi pure siano santificati in verità. (Giovanni 17:18-19 LND)
Se Sansone si fosse rammentato di questo, il suo destino (e quello del suo popolo) sarebbe stato completamente differente.
Ed invece, Sansone comincia a dimenticarsi del segno che porta sul capo, comincia a comportarsi come coloro che non sono consacrati a Dio, e peggio, comincia frequentare “cattive compagnie”, mischiando la sua vita consacrata con quella dei pagani Filistei.
“Sansone scese a Timnah e là vide una donna tra le figlie dei Filistei. Tornato a casa, ne parlò a suo padre e a sua madre, dicendo: "Ho veduto a Timnah una donna tra le figlie dei Filistei; or dunque prendetemela come moglie". Suo padre e sua madre gli dissero: "Non vi è forse alcuna donna tra le figlie dei tuoi fratelli in tutto il nostro popolo perché tu vada a prenderti una moglie tra i Filistei incirconcisi?". Ma Sansone rispose a suo padre: "Prendimi quella, perché mi piace". (Giudici 14:1-4 LND)
E’ bastato un bel viso o un bel corpo, e Sansone smarrisce la “rotta” della sua vita; ed a nulla valgono i saggi ammonimenti dei genitori. “Prendimi quella, perché mi piace! Chi se ne importa se è una pagana, se adora altri dei, se Dio mi ha espressamente vietato in Numeri di sposare donne di altri popoli, se sono consacrato a Dio… LA VOGLIO!!!!”
E’ la “bestia” qui che parla, non la “mente” di Sansone!
* A volte, capita anche a noi, di ragionare come “bestie”; sappiamo che NON dobbiamo fare quella cosa, o frequentare quelle amicizie, o vedere quel programma in TV, o ascoltare quella persona pettegola, o aprire quel sito su internet, o … e qui aggiungete voi ciò che preferite!
*
Non solo lo sappiamo, ma ascoltiamo la voce del Nostro Padre che ci dice: “Marco, cosa sta accadendo? Non ti ricordi forse che ti ho detto per il tuo bene di NON farlo?”.
“CERTO che lo ricordo, ma lo voglio fare lo stesso”… e qui poi ognuno di noi aggiunge le motivazioni che più trova adatte all’occasione: sono stressato, ne ho diritto, tanto è l’ultima volta, tanto è solo per un momento… poco poco
La BESTIA che è in noi ha fame, e dobbiamo soddisfarla a tutti i costi, anche se andiamo contro ciò che vuole Dio…anche se sappiamo che POI staremo male…
Dice Paolo: Infatti io mi diletto nella legge di Dio secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. O miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Io rendo grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Io stesso dunque con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato. (Romani 7:14-25 LND)
La vita di Sansone inizia a prendere una piega molto pericolosa… ma almeno è ancora onesto verso se stesso e verso i genitori; desidera una cosa sbagliata, ma ne parla apertamente.
Ma, come spesso accade, Sansone si trova come un grosso sasso posto sulla vetta di una montagna, a cui diamo una spinta per farla rotolare giù; all’inizio la sua velocità è minima, si muove appena, e persino le radici riescono a far deviare il suo percorso; ma man mano che prende velocità, la sua corsa si fa sempre più inarrestabile, travolge e spazza via ogni cosa gli si pari davanti.
Sansone con la donna Filistea ha appena iniziato la sua discesa verso l’abisso; seguiamo la corsa della sua vita qualche metro più sotto:
“Poi Sansone scese con suo padre e con sua madre a Timnah; come furono giunti alle vigne di Timnah, ecco un leoncello venirgli incontro ruggendo. Allora lo Spirito dell’Eterno venne su di lui con potenza ed egli, senza avere niente in mano, squarciò il leone, come uno squarcerebbe un capretto; ma non disse nulla a suo padre né a sua madre di ciò che aveva fatto. Poi scese e parlò alla donna, ed essa piacque a Sansone. Qualche giorno dopo egli tornò per prenderla e uscì di strada per vedere la carcassa del leone; ed ecco, nel corpo del leone c’era uno sciame d’api e del miele. Egli ne prese un po’ in mano e si mise a mangiarlo mentre camminava; quando giunse da suo padre e da sua madre, ne diede loro ed essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva preso il miele dal corpo del leone.” (Giudici 14:5-9 LND)
In Numeri Dio dice così dei Nazirei:Per tutto il tempo che (il Nazireo) è consacrato all’Eterno non si accosterà al corpo morto neppure se si trattasse di suo padre o di sua madre, di suo fratello o di sua sorella, egli non si contaminerà per loro quando muoiono, perché porta sul capo il segno della sua consacrazione a DIO.” (Numeri 6:6-7 LND)
Sansone sa che NON può neppure accostarsi ad un cadavere… ma il miele è così dolce… e poi, tanto non c’è nessuno che lo vede…e non serve mica di dirlo ai suoi genitori!
La vita di Sansone che prima era un sasso che rotolava giù dalla montagna con difficoltà ora inizia a prendere velocità, travolgendo altri alberi importanti… egli diviene disobbediente davanti a Dio, e bugiardo davanti ai suoi genitori, e a Dio!
* Quando pecchiamo, e cominciamo a nascondere ai nostri familiari, ai nostri fratelli o sorelle in Cristo, e a Dio, il peccato dietro una palizzata di menzogne, stiamo attenti, perché è un sintomo molto preoccupante; vuol dire che la velocità della nostra caduta sta iniziando a diventare molto elevata; e più elevata è la velocità, più sarà difficile mettervi un freno. Giovanni dice: “Se diciamo di avere comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità; ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.” (1 Giovanni 1:6-8 LND)
Nonostante la caduta di Sansone sia sempre più veloce, il Signore ancora lo sostiene, tanto che, dopo una delle sue imprese più epiche nella quale uccide mille uomini armato di una mascella d’asino, egli dice:
“Poi ebbe gran sete e invocò l’Eterno, dicendo: "Tu hai concesso questa grande liberazione per mano del tuo servo; ma dovrò ora morire di sete e cadere nelle mani degli incirconcisi?". Allora DIO fendé la roccia concava che è a Lehi, e ne uscì dell’acqua. Egli bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita. (Giudici 15:18-19 LND)
Nella crescente follia dovuta alla sua vita di peccato, Sansone ancora è capace di capire che è DIO a dargli la potenza di compiere simili imprese (v. 15 “TU hai concesso…”).
Ma ciò non basta a far ravvedere l’orgoglio di Sansone; anzi, vedendo che, nonostante tutto quello che ha combinato sino a questo punto, Dio è ancora dalla sua parte, egli decide di accelerare ancora la velocità della sua caduta.
“Poi Sansone andò a Gaza e là vide una prostituta, ed entrò da lei. Quando fu detto a quei di Gaza: "Sansone è venuto qui", essi circondarono il luogo e stettero in agguato tutta la notte presso la porta della città, e rimasero in silenzio tutta la notte, dicendo: "Allo spuntar del giorno lo uccideremo". Sansone rimase coricato fino a mezzanotte; poi a mezzanotte si alzò, afferrò i battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme con la sbarra, se li caricò sulle spalle e li portò in cima al monte che si trova di fronte a Hebron. Dopo questo si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Delilah.” (Giudici 16:1-4 LND)
Sansone aveva un debole per le donne Filistee, gli piacevano di più di quelle della sua gente, forse perché c’era il fascino della straniera, forse perché, essendo pagane, era nettamente più “disponibili” delle ragazze ebree.
Ma egli ancora non sa che, entrando nella stanza di Delilah (il cui nome significa notte) ed avendo rapporti con lei sta decretando la fine del suo rapporto con Dio e, conseguentemente, la fine della sua leggendaria forza.
Lascio a voi leggere o rileggere la storia di come egli ha pensato di prendere in giro la donna, fidandosi dell’aiuto di quella sua forza che egli sapeva venire da Dio.
Sino a quando, Dio ne ha “fin sopra i capelli” (è il caso di dirlo!) di Sansone:
Ella lo addormentò quindi sulle sue ginocchia, chiamò un uomo e gli fece radere le sette trecce della testa di Sansone; poi cominciò a maltrattarlo, e la sua forza lo lasciò. Allora ella gli disse: "Sansone, i Filistei ti sono addosso". Egli si svegliò dal sonno e disse: "Io ne uscirò come tutte le altre volte e mi svincolerò". Ma non sapeva che l’Eterno si era ritirato da lui..(Giudici 16:19-20 LND)
Io ne uscirò come tutte le altre volte”.
No, Sansone, non ne uscirai come le altre volte; la frana della tua vita che era iniziata con una nascita miracolosa, proseguita con il dono miracoloso della tua forza, dopo aver travolto ogni cosa abbia incontrato di buono, di santo e di giusto di fronte agli occhi dell’Eterno… è giunta alla fine della sua corsa!
C’è voluto tempo prima che Dio decidesse di abbandonarti: in Numeri si dice: “"L’Eterno è lento all’ira e grande in misericordia; egli perdona l’iniquità e il peccato, ma non lascia impunito il colpevole, punendo l’iniquità dei padri sui figli, fino alla terza e alla quarta generazione".” (Numeri 14:18 LND)
Ora sei solo, indifeso, e per sempre nel buio!
E i Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di bronzo. E fu posto a girare la macina nella prigione. (Giudici 16:21 LND)
“Così nella gioia del loro cuore, dissero: "Fate venire Sansone, perché ci faccia divertire!". Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione, ed egli fece il buffone avanti a loro. Poi lo misero fra le colonne.” (Giudici 16:25 LND)
Giri una macina come una BESTIA; il grande eroe che avrebbe dovuto risollevare le sorti di Israele, il “terminator” dalla forza sovrumana, vestito da pagliaccio, ormai serve solo per far ridere coloro che avrebbe dovuto distruggere!
Visto il comportamento di Sansone, nessuno avrebbe avuto a che ridire se la storia fosse terminata qua; colui che Dio aveva creato per distruggere i Filistei aveva dilapidato con una vita scellerata tutta la grazia ottenuta; ed in fondo era giusto quello che sopportava.
Ma, per fortuna di Sansone (e anche nostra!) il nostro Dio è un dio di misericordia, non di vendetta.
Poi lo misero fra le colonne”.
Sansone avrà avuto ore, giorni, mesi per meditare sulla sua vita scellerata, sui suoi peccati; chissà quanto tempo avrà passato a meditare ed a piangere con gli occhi che non aveva più su tutti i suoi errori… e chissà quante volte avrà chiesto perdono al suo Padre Celeste!
Dice GiovanniSe confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. (1 Giovanni 1:9 LND)
Ed è lì, tra le colonne di un tempio pagano dove si svolge forse un’orgia sacra, che Dio decide di dimostrare la sua potenza, la sua ira, ed il suo amore;
- la sua potenza, abbattendo un tempio con le braccia di uno schiavo cieco e ricurvo;
- la sua ira verso coloro che adorano altri dei;
- ed il suo amore verso un figlio che si pente e ritorna a lui.
“Allora Sansone invocò l’Eterno e disse: "O Signore, o Eterno ti prego ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, o DIO, perché possa vendicarmi con un sol colpo dei Filistei per la perdita dei miei due occhi". Sansone afferrò quindi le due colonne centrali, che sostenevano il tempio e si appoggiò ad esse, a una con la destra, e all’altra con la sinistra; poi Sansone disse: "Che io muoia insieme ai Filistei!". Si curvò poi con tutta la sua forza, e la casa crollò addosso ai principi e a tutto il popolo che vi era dentro; e furono più quelli che egli uccise morendo di quelli che aveva ucciso in vita. (Giudici 16:28-30 LND)
Tra le due colonne Sansone invoca per l’ultima volta il suo Dio, ed è come se dicesse:“Per questa volta soltanto, non più la mia, ma la tua forza, Signore! Io ti do la mia vita in cambio del tuo perdono, e muoio felice, perché so che tu sei di nuovo al mio fianco!”
Vorrei condividere con voi cinque aspetti di quello che il Signore mi ha insegnato mentre studiavo questo brano
  1. Devo vivere la mia vita di credente così come se abitassi dentro una casa dai muri di vetro; se c’è qualche comportamento che non onora Dio e che non voglio gli altri vedano, semplicemente non lo devo fare.
  2. Se uso male i doni che Dio mi ha dato, non ne soffro io solo, ma ogni organo del corpo di cui faccio parte; se uso male i miei doni, voi ne soffrite, così come il popolo di Israele ha sofferto perché Sansone ha dilapidato il dono che Dio gli aveva concesso.
  3. Non devo pensare che Dio continuerà ad utilizzarmi ed a benedirmi se mi comporto continuamente in maniera indegna davanti ai suoi occhi. Posso continuare a produrre buone predicazioni per un certo lasso di tempo anche se vivo nel peccato, ma prima o poi gli effetti di esso si vedranno!
  4. Non debbo temere di essere rifiutato dal Padre se ho peccato molto; non importa per quanto tempo l’ho fatto, o quale peccato ho fatto, ma se mi pento realmente e decido di cambiare per amore suo, Egli mi accoglie a braccia aperte.
  5. Io sono un Nazireo: in Cristo io sono stato consacrato a Dio, e la mia vita deve riflettere questa consacrazione; non porto i capelli lunghi, ma il mondo deve vedere in me i segni della mia nuova natura, primo fra tutti quello che Gesù stesso mi ha detto di mostrare: Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri".” (Giovanni 13:34-35 LND)
Colui che diceva questo, moriva al pari di Sansone per dimostrare la potenza, l’ira e l’ amore di Dio;
- la potenza di Dio sulla morte
- l’ira di Dio verso il peccato
- e l’amore di Dio per i suoi figli
Prendiamo gli elementi del pane e del vino, ricordando in questo gesto che siamo consacrati al Gesù che è morto in croce e che ci attende nei cieli!
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12 maggio 2006

Vedere Cristo dalla croce: la storia del ladrone pentito | 12 maggio 2006 |

Il Ladro sulla croce


Oggi vorrei accompagnarvi a guardare la Pasqua da una prospettiva diversa dal solito. Dalla prospettiva… di un condannato a morte.

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E’ quasi giorno; e non ho chiuso occhio. Posso sentire Gerusalemme che si prepara alla grande festa…i carri che entrano in città, il profumo del pane azzimo che si cuoce nelle case, il belare degli agnelli che verranno sacrificati al tempio.

Come vorrei essere là fuori e festeggiare la mia pasqua. Ma per me oggi non ci sarà festa, né mangerò gli Azzimi, né l’agnello arrostito, né berrò il vino dalla coppa di mio padre… Ciò che berrò oggi sarà una coppa colma di dolore. Questa è la mia ultima pasqua.

Dalla cella dove sono rinchiuso con tanta altra gente posso vedere il cortile del pretorio, e l’ennesimo cambio della guardia romana.

Sono le sette; lo so perché ho imparato i turni di guardia negli anni trascorsi entrando ed uscendo da queste celle.

Mi rimangono ancora quattro, cinque ore, prima che qualcuno di loro spalanchi la porta e gridi “Ascer, figlio di Azairia, figlio di Caleb; è giunta la tua ora “; e mi trascini via. Via, da questa cella, via da questa vita…

E’ ciò che merito, lo so… ma anche se la mia vita è stata tutta un grosso errore, andarmene proprio nel giorno della festa fa ancora più male.

Ho paura. Ho visto cosa riservano ai ladri come me. Ma non sono bastate le persone morenti in croce a farmi smettere di essere un ladro; pensavo: “A me non potrà mai accadere”. E invece eccomi qui, a trascorrere le mie ultime ore chiedendo perdono a Dio per la mia vita dissennata!
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Il tempo sembra non passare mai; attimo dopo attimo, secondo dopo secondo, trascorro la mia prima agonia attendendoli.

Sento i loro passi. Sono alla porta: “Ascer, figlio di Azairia, figlio di Caleb…”. Mentre mi trascinano via dalla cella penso quanti di noi saranno inchiodati ad un legno oggi. Sarò da solo, o condividerò con altri il supplizio?

Ci stanno per legare sulle spalle la trave che porteremo fino al monte del Teschio, il Golgota; saremo in tre. Riconosco Mesac, con cui ho condiviso più di una scellerata avventura; ma l’altro non so chi sia. Non l’ho mai visto.

L’hanno flagellato … non sembra più neppure un uomo; sul suo capo hanno messo un mucchio di spine selvatiche… ma nonostante tutto i suoi occhi… i suoi occhi sono diversi da quelli di qualsiasi altro condannato a morte che ricordi. Non sono quelli pieni d’ odio di Mesac, né i miei atterriti, e sgomenti… Leggo in quegli occhi una tristezza infinita… e un amore infinito, persino quando guarda coloro che lo hanno ridotto in quello stato.

Sono ormai a un passo da lui… ed ora.. ora si, lo riconosco! E’ colui che chiamano “il Maestro”, quel Gesù di Nazareth che solo cinque giorni fa tutti hanno acclamato al suo ingresso a Gerusalemme… Ma perché lo hanno arrestato? Perché è tra di noi ladri? Perché vogliono farlo morire sulla croce, lui che è giusto, questo profeta in cui Dio ha riposto la sua potenza? Non ricordano le guarigioni miracolose, i suoi insegnamenti pieni d’amore… perché è con noi, ora, e gli legano quella trave sulle spalle?

Forse se avessi ascoltato di più i suoi insegnamenti, se fossi divenuto suo discepolo, ora non sarei qui… ma ormai è troppo tardi, non c’è più tempo per cambiare la mia vita…

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La salita verso il Calvario è una fatica immensa; la trave sulle spalle è pesante, ma ancora più pesante è sentire gli insulti e le risa della gente assiepata lungo la via al nostro passaggio; non c’è differenza tra noi ladri e Gesù. Ci accomuna in questa salita il disprezzo della gente, l’umiliazione, le percosse, e gli sputi…

Sei davanti a me, sei sfinito, e cadi… ma nel rialzarti i tuoi occhi incrociano i miei… non ho mai visto quegli occhi in un condannato a morte… non ho mai visto tanto amore; sei sfinito, ma sei ancora pienamente quel Gesù che conosco. Non c’è odio, né rassegnazione in te; trovi ancora la forza di parlare e confortare donne che piangono al tuo passaggio: “Figlie di Gerusalemme… non piangete per me”(Lc. 23:28)

Dove sono i tuoi amici, Gesù? Perché non sono qui? Non c’è neppure uno dei tuoi che ti aiuti a portare la croce?

Le guardie hanno preso un uomo dalla folla che possa portare il tuo peso… Dove sono coloro che tu chiamavi discepoli?

Se avessi lasciato la mia vita di nulla e avessi seguito te… adesso avresti almeno me vicino… adesso avresti qualcuno che muore assieme a te… ma la mia vita è stata così piena di peccato… e ormai è troppo tardi… stiamo giungendo alla cima del monte… e delle nostre vite…

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Sarà mezzogiorno, e il cielo si sta oscurando, mentre ci inchiodano ai legni; sembra che neppure Dio voglia guardare la nostra agonia.

I chiodi penetrano le nostre carni, ma dalla tua bocca non escono le stesse nostre grida, ma ancora ed ancora, parole di amore: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno" (Luca 23:34 LND)

Non c’è nessuno che pianga la morte di due ladri, ed è giusto così. Ma perché nessuno piange la tua morte Gesù? Perché tutti continuano a deriderti, a insultarti, a dirti: “salva te stesso, e scendi giù dalla croce”?
Che vi ha fatto questo giusto.. io pago i miei peccati, ma lui, lui cosa sta pagando su questa croce?
Anche Mesac, l’altro ladro inchiodato lo insulta: “Se tu sei il Cristo, se sei il Figlio di Dio Salva te stesso e noi,!”

Posso sopportare il dolore atroce della carne, ma non posso più sopportare le offese a questo giusto: con tutto il fiato che ho ancora in corpo grido : “Taci, Mesac, “40 "Non hai neppure timore di Dio, trovandoti sotto la medesima condanna? 41 Noi in realtà siamo giustamente condannati, perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti, ma lui non ha commesso alcun male".

Il Cristo morente mi guarda… ancora quegli occhi… c’è una tristezza infinita, e un amore infinito per me, come per l’altro che lo insulta… Avrei dovuto cambiare vita, avrei dovuto seguirti… Avrei dovuto conoscerti meglio… prima di questa croce!
Non sono un tuo discepolo, ma so che hai promesso che tornerai come un re, e che il tuo regno non avrà fine! E con la tua vita hai mostrato che tu non puoi mentire! Gesù, Gesù! Mi ascolti?

42 ricordati di me quando verrai nel tuo regno".

Con una sofferenza enorme ti volgi verso me…e l’amore degli occhi tuoi sommerge la mia anima morente: “Ascer, figlio mio, "In verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso".” (Luca 23:40-43 LND)

Signore! Io non merito tanto! Come posso aver trovato grazia ai tuoi occhi, io che non merito nulla! Mi basta anche il posto più umile nel tuo regno, quando mai tornerai… saprò attenderti…se tu mi vorrai!

Lo penso, ma non riesco a dirlo. L’oscurità è più fitta ora, e non riesco quasi più a vedere il tuo volto, e i tuoi occhi.

Chissà da quanto siamo quassù? Una, forse due ore; ma ci vorrà ancora molto perché tutto abbia fine…

Nel silenzio irreale di questa notte in pieno giorno sento la tua voce Gridare "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?.".” (Marco 15:34 LND)

Cosa sta succedendo? Quelle parole mi atterriscono più del supplizio… Com’è possibile che Dio non sia più con te, com’è possibile che ti abbia abbandonato? Cosa significa questo per te… cosa significa questo per ME? Ho forse sperato invano? Sarà la tua promessa un’altra illusione?

Hai ancora il tempo di chiedere qualcosa per la sete feroce che ci attanaglia, ottenendo aceto, e ancora lo scherno di chi lo offre a te dicendo: "Lasciate, vediamo se viene Elia a tirarlo giù".” (Marco 15:36 LND)

E’ l’ultimo insulto per te: ti sollevi quanto puoi sul legno e dici in un soffio di voce:

Tutto è compiuto: Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”.

Il tuo supplizio è terminato; la terra trema nella collera per la tua morte…ma cosa ne sarà di me? Avrò sperato invano? Come potrò entrare nel tuo regno ora che non ci sei più? Chi mi condurrà laddove mi aspetti?

Ho paura, Mio Signore! Sto morendo disperato e perso… mi sento tanto debole e solo … ma nell’anima mia sono ancora vivi e presenti i tuoi occhi d’amore… ti prego, fa che anch’io possa dire con fede “ Nelle tue mani rimetto lo spirito mio”…

31 ¶ Or i Giudei, essendo il giorno di Preparazione, affinché i corpi non rimanessero sulla croce il sabato, perché quel sabato era un giorno di particolare importanza, chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. 32 I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo e poi anche all’altro, che era crocifisso con lui; 33 ma, arrivati a Gesù, come videro che era“già morto, non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli trafisse il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua.” (Giovanni 19:31-34 LND)


La storia del ladro “buono” che condivide la stessa morte di Gesù mi ha da sempre affascinato. Il Vangelo di Luca non spiega molto di lui; non sappiamo come e quando avesse conosciuto Gesù, e non sappiamo neppure quanto avesse capito del suo messaggio. Ma sapeva abbastanza da riconoscere che Cristo non aveva fatto alcun male.
Ma sono sicuro che non possa non aver provato delle emozioni forti nel veder morire, qualche metro più in là, colui che gli aveva appena promesso il Paradiso.

Cosa avrà pensato? Avrà dubitato sulla sua salvezza? E’ umanamente probabile; per lui l’avventura terrena termina con l’immagine di un Gesù morto che viene deposto dalla croce. Ma sappiamo dalle stesse parole di Gesù che la fede lo ha salvato comunque: oggi tu sarai con me in paradiso.

E da questo poco di buono, da quest’uomo di nulla che muore a causa di una vita costellata di errori, possiamo trarre insegnamenti per le nostre vite.

(Luca 23:40-43)
1) ACCETTA il tribunale

41 Noi in realtà siamo giustamente condannati

Siamo bravissimi a giudicare gli altri, ma non vogliamo che nessuno giudichi noi, nemmeno se chi ci giudica è il nostro Creatore. Vogliamo sentirci liberi, e viviamo schiavi dei nostri peccati.

2) AMMETTI il tuo peccato

41 perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti,

Mentre l’altro ladro se la prende con Gesù, lui ammette che è PER COLPA SUA che muore.

Quanto è facile dare la colpa “al mondo” per i nostri peccati: “si, è vero, l’ho fatto però…” è una frase di cui spesso abusiamo.

Finché daremo la colpa a qualcosa “al di fuori” piuttosto che “al di dentro” resteremo schiavi dei nostri peccati

3) ACCOSTATI alla fonte della Grazia

“Poi disse a Gesù: "Signore, ricordati di me quando verrai nel tuo regno".” (Luca 23:42 LND)

E’ il ladro che cerca Gesù, la fonte della grazia, o, con le sue stesse parole, colui che non ha commesso alcun male.

Anche se sappiamo di essere bisognosi di aiuto, anche se sappiamo che Gesù è lì pronto per aiutarci, spetta a noi decidere di accostarci a lui.

Ma se il messaggio del Vangelo fosse tutto qui, fosse la storia di un uomo, anche se eccezionale, che muore in croce, noi come il ladro saremmo dei poveracci: “Se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini.” dice Paolo in 1 Corinzi 15:19.

Quello che invece celebriamo oggi, non è una croce, ma una tomba vuota. Leggiamo assieme Luca 24:1-8

“1 ¶ Ora nel primo giorno della settimana, al mattino molto presto esse, e altre donne con loro, si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato. 2 E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro. 3 Ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 E, mentre erano grandemente perplesse a questo riguardo, ecco presentarsi loro due uomini in vesti sfolgoranti. 5 Ora, essendo esse impaurite e tenendo la faccia chinata a terra, quelli dissero loro: "Perché cercate il vivente tra i morti? 6 Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea, 7 dicendo che il Figlio dell’uomo doveva esser dato nelle mani di uomini peccatori, essere crocifisso e risuscitare il terzo giorno". 8 Ed esse si ricordarono delle sue parole.” (Luca 24:1-8 LND)

La vita di ciascuno di noi lontano prima di Gesù era come una lunga via dolorosa verso la sommità del Golgota, dove saremmo stati giudicati, e condannati… per sempre.

E invece…

  • laddove c’era un tribunale che ci avrebbe giudicato
  • laddove c’era la massa dei nostri reati/peccati che ci avrebbero condannato
  • laddove c’era la croce dove l’anima nostra sarebbe stata giustiziata

ora c’è una tomba vuota, e il Signore, Il Cristo risorto che ci dona una vita vissuta assieme a lui.

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CONCUSIONE

DOVE SEI?

Dove sei, oggi?

- Sei IN CRISTO? E’ Gesù la fonte della tua vita?

Ringrazialo del continuo per quella tomba vuota dove il suo corpo non è, e che ti dà la certezza di una vita vissuta al suo fianco.

Ma, come il ladro che accompagnava Gesù, la vita potrebbe provare a toglierti la certezza della salvezza; la tua mente, proprio come quella del ladro, potrebbe umanamente vacillare davanti al dolore e alla sofferenza della vita.

Quando questo accade, scegli di volgerti a Gesù, parlagli, digli anche tu “ricordati di me”; lui è lì proprio a fianco a lla tua croce, che soffre i tuoi stessi patimenti, prova il tuo stesso male.

Volgiti a colui che ha sconfitto la morte, e ricevi rassicurazione da lui: sari con me, figlio mio!

OPPURE
  • Stai ancora salendo il Golgota con il carico dei tuoi peccati che pesa sulle tue spalle?

  • ACCETTA il tribunale – e accetta che Dio Padre avrebbe il diritto di giudicarti
  • AMMETTI il tuo peccato – e ammetti che hai bisogno di qualcuno che ti aiuti
  • E ACCOSTATI al Cristo Risorto –

Non pensare neppure per un solo attimo come ha pensato il ladro che non sei degno di accostarti a lui, solo perché la tua vita è piena di errori; non pensare mai che sia troppo tardi, perché Gesù cercherà di te fino al tuo ultimo soffio di vita.

Anche tu, fissa lo sguardo su Cristo, cerca i suoi occhi d’amore, e ricevi la Grazia immeritata del suo perdono.

Non aspettare oltre; hai tempo forse, ma non aspettare tempo. Fallo oggi!

Entra nella tomba vuota, e guarda come il Cristo ha sconfitto per te la morte. “Perché cercate il vivente tra i morti? 6 Egli non è qui, ma è risuscitato”

Gesù ti ha riscattato, barattando vita per vita; la sua vita in cambio della tua sulla croce.

“Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti.” (Isaia 53:5 LND)


Dio ha fatto cose splendide per te, perché tu ma tu sei il bene più prezioso che egli possiede.

Oggi puoi essere nella gioia, perché Dio ha fatto meraviglio per te.

Non lo meritavi, ma l’ha fatto.

L’ha fatto, perché ti ama!
DIO HA FATTO COSE GRANDI

Dio ha fatto cose splendide per noi
E noi siamo nella gioia
Dio ha fatto cose grandi per noi
E noi siamo nella gioia

Tanto grandi più del cielo su di noi
E noi siamo nella gioia
Siamo uniti l’uno all’altro e siamo Suoi
Per l’eternità, Alleluia

Mi stupisce la Sua grazia perché so
Che non meritavo nulla
Così giorno dopo giorno salirò
Verso il cielo e la Sua gloria
E con gli occhi della fede sono lì
Che contemplo il Suo splendore
Mi è bastato solamente dirGli sì
Ed arrendermi al suo amore

Dio ha fatto meraviglie per noi
E noi siamo nella gioia
Ora vivo veramente grazie a Lui
Perché Lui è la mia gioia

Son suo figlio erede dell’eternità
La mia vita Gli appartiene
E nessuno al mondo mi separerà
Da Colui che mi vuol bene

Perché ha fatto cose grandi per noi
E noi siamo nella gioia
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01 maggio 2006

Il libro di Isaia | 1 maggio 2006 |

Isaia 1° parte
Qualche anno fa, successe che la chiesa di Monterosi decise di predicare tutti i libri della Bibbia; e successe anche che, a me, fortunato come sono, mi capitò di dover predicare il libro di Isaia.
Bene, la mia felicità era paragonabile a quella di uno a cui cada una tegola sulla testa; predicare sul libro più lungo della Bibbia, con i suoi sessantasei capitoli ed i suoi 1247 versetti, era da seeeempre stato il sogno della mia vita!
Ma, a parte gli scherzi, la mia titubanza non era dovuta tanto alla lunghezza del libro, ma alla sua enorme rilevanza all’interno del piano di salvezza illustrato dalla Bibbia.
Non so quanti hanno mai letto Isaia tutto d’un fiato…e non so quanti invece l’hanno “studiato”, magari non versetto per versetto, ma hanno approfondito con l’ausilio di qualche commentario quello che Dio dice per bocca di Isaia.
Sia che apparteniate alla prima categoria o alla seconda… o anche ad una terza… quella che ha letto “qua e la” i brani famosi, ognuno di voi ha percepito la differenza di questo libro con qualsiasi altro libro della Bibbia; forse l’unico accostamento lo si può fare con Apocalisse.
E’ un libro ricco, denso di significati, costellato di profezie.
Isaia inizia a scrivere il suo libro 739 anni prima della nascita di Gesù, ma il suo ministerio profetico coprirà un periodo di quasi 60 anni.
Alcuni hanno addirittura individuato in esso similitudini con la struttura stessa della Bibbia; sessantasei capitoli, come sono sessantasei i suoi libri, dividibili in due parti, la prima di trentanove capitoli, come l’Antico Testamento, la seconda di ventisette, come il Nuovo Testamento.
Un libro che si apre con l’accusa di Dio verso l’uomo a motivo dei suoi peccati, così come si apre Genesi con il peccato originale, e che conclude la prima parte con la profezia della venuta del Principe di Giustizia, così come la predizione di Malachia chiude l’Antico Testamento.
Nella seconda parte troviamo Isaia che grida al popolo di Gerusalemme l’arrivo del Dio sceso in terra, così come il Battista aveva fatto nel Vangelo di Giovanni, e che si conclude con la visione di nuovi cieli e nuova terra così come il libro di Apocalisse narra al termine del Nuovo Testamento.
Ma ora che ho dato prova di aver letto almeno qualcuno dei vari commentari su Isaia, vorrei parlarvi, come mio solito, di cosa ha significato per me la lettura del libro di Isaia; e spero che quanto dirò nella prossima mezz’ora susciti in voi la curiosità di leggere o di rileggere questo libro.
Sarà un breve sguardo a volo d’uccello per darvi un panorama generale, e per evitare di “lessarvi” oggi ci occuperemo della prima parte del libro, ovvero dei primi 39 capitoli.
Questa prima parte è quella che intitolerei “C’era una volta il popolo di Dio”, o più sinteticamente “GUAI”
“Udite, o cieli, e ascolta, o terra, perché l’Eterno ha parlato: "Ho allevato dei figli e li ho fatti crescere, ma essi si sono ribellati contro di me. (Isaia 1:2 LND)
C’era una volta il popolo di Dio; un popolo che Dio aveva fatto uscire dall’Egitto, a cui aveva consegnato una nazione fertile, e da cui si aspettava di essere riconosciuto come unico vero dio e per questo di essere adorato;
Quello che invece troviamo è un popolo diviso in due; Israele a nord e Giuda a sud, attorniato da popoli fieramente avversi. Ma il reale nemico per il popolo di Dio non è lo straniero, ma qualcosa che, nel tempo, è cresciuto all’interno di esso. Un nemico che ha molte facce, ma un unico nome: ribellione verso i precetti stabiliti da Dio.
I culti si sono trasformati via via in sterili riti superstiziosi,
“Poiché è un precetto su precetto, precetto su precetto, regola su regola, regola su regola, un po’ qui, un po’ là". (Isaia 28:10 LND)
la moralità è venuta corrompendosi,
“L’Eterno dice ancora: "Poiché le figlie di Sion sono altezzose e procedono con il collo teso e con sguardi provocanti, camminando a piccoli passi e facendo tintinnare gli anelli ai loro piedi,” (Isaia 3:16 LND)
prostituzione, omicidio e furto sono divenute cose di normale amministrazione… si vive per l’oggi, non per il domani
“Invece ecco gioia e allegria si ammazzano buoi e si scannano pecore, si mangia carne e si beve vino: "Mangiamo e beviamo, poiché domani moriremo!". (Isaia 22:13 LND)
e la gente è tornata agli idoli pagani, dimenticando quel “non avrai altro dio all’infuori di me” scritto sulle tavole della legge.
“Egli taglia per sé dei cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere vigorosi fra gli alberi della foresta; egli pianta un frassino che la pioggia fa crescere. Questo serve all’uomo per bruciare; egli ne prende una parte per riscaldarsi e accende il fuoco per cuocere il pane; ne fa pure un dio e l’adora, ne fa un’immagine scolpita, davanti alla quale si prostra. Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, ne cuoce l’arrosto e si sazia. Si riscalda pure e dice: "Ah, mi riscaldo, mi godo il fuoco". Con il resto di esso fabbrica un dio, la sua immagine scolpita, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: "Salvami, perché tu sei il mio dio".” (Isaia 44:14-17 LND)
Il Signore non può accettare oltre che il SUO popolo, quello che aveva fatto uscire dall’Egitto ed a cui aveva dato Canaan si comporti in questo modo!
Così egli suscita nei due regni dei profeti, per ammonire circa il salario del loro comportamento. Osea profetizzerà in Israele e Isaia in Giuda.
Sapete, vi debbo confessare che, prima di dover predicare su Isaia, anch’io facevo parte della 3° categoria, di quelli che avevano letto solo i “versetti famosi”, identificando Isaia con il profeta di Gesù, con colui che aveva descritto in modo perfetto oltre settecento anni prima della venuta, l’opera, la morte e la gloria della resurrezione del nostro Salvatore…
Ma, con mio immenso stupore, non era questo tipo di libro che stavo leggendo. Man mano che aggiungevo capitolo a capitolo, invece di trovare il Dio d’amore e di misericordia che conoscevo dal Nuovo Testamento, trovavo un Dio duro, un Dio spietato, un Dio arrabbiato contro tutti che prometteva punizione su punizione, distruzione su distruzione, massacro su massacro…
Per diciotto volte nei primi 39 capitoli Dio inizia una frase con la parola GUAI; è un quadro di devastazione e di dolore quello che spicca.
Ma, attenzione, non sarà Dio a punire e a devastare, ma PERMETTERA’ che altri popoli devastino e uccidano quello che una volta era il suo popolo prediletto.
Qualcuno potrebbe obbiettare: “E, beh? Che c’è di strano? La storia del mondo, in qualsiasi momento ed in qualsiasi regione, non è che una grande e cruenta lotta tra stato e stato.
E’ vero, e nei periodi narrati da Isaia le guerre erano forse ancora più all’ordine del giorno che oggi; ma ciò che mi stupiva non erano tanto le lotte e le invasioni, ma che esse fossero state suscitate, o incoraggiate o anche solo permesse da un Dio che sembrava stare alla finestra e, talvolta, addirittura compiacersi del sangue che vedeva scorrere.
Dice il Signore per bocca di Isaia al cap. 13:Leggiamo assieme (p. 682 NR – p. 774 ND)
“Perciò farò tremare i cieli, e la terra sarà scossa dal suo luogo a causa dell’indignazione dell’Eterno degli eserciti nel giorno della sua ira ardente. Allora, come una gazzella inseguita o come un gregge che nessuno raduna, ognuno si volgerà verso il suo popolo, ognuno fuggirà al proprio paese. Chiunque sarà trovato sarà trafitto, e chiunque sarà preso cadrà di spada. I loro bambini saranno sfracellati davanti ai loro occhi, le loro case saranno saccheggiate e le loro mogli saranno violentate. (Isaia 13:13-16 LND)
E’ un Dio che non ti aspetti, duro, spietato persino col suo popolo, anzi, specialmente verso esso: cap. 9
Per questo l’Eterno susciterà contro di lui gli avversari di Retsin e spronerà i suoi nemici: i Siri dall’oriente, i Filistei dall’occidente, che divoreranno Israele a bocca spalancata. Malgrado tutto ciò la sua ira non si calma e la sua mano rimane distesa. (Isaia 9:10-12 LND)
Nei primi trentanove capitoli Dio manda l’uno contro l’altro, dodici popoli, i quali divenngono a turno conquistatori prima e conquistati poi , distruttori prima e distrutti poi.
Dio promette vendetta contro Babilonia, contro l’Assiria, Moab, Damasco, Etiopia, Egitto, Edom, Tiro, Kedar (una parte dell’Arabia), e infine anche e soprattutto Israele, e Giuda, i due regni divisi del popolo che egli aveva amato.
Dodici popoli, tutti e dodici sottoposti al giudizio ed alla distruzione che Dio manda, a motivo della loro empietà per un verso o per l’altro, fino a quando, nessuno in quella regione che ora chiamiamo medio-oriente ne sia rimasto fuori.
Dodici popoli; nessuno degno di essere chiamato “il popolo di Dio”, neppure Giuda ed Israele sono degni del patto di amore suggellato con le tavole della legge.
Dio non ha più non popolo eletto!
Lo stesso Isaia, di fronte a tanta devastazione, forse con gli occhi pieni di lacrime, chiede a Dio:
"Fino a quando, Signore?".(Isaia 6:11)
Se Isaia si aspettava dal Signore un “ancora per poco” si sbagliava di grosso!
Egli rispose: "Finché le città siano devastate e senza abitanti, le case siano senza alcun uomo e il paese sia devastato e desolato e finché l’Eterno abbia allontanato la gente e vi sia un grande abbandono in mezzo al paese. Rimarrà ancora un decimo della popolazione, ma a sua volta sarà distrutto (Isaia 6:11)
E’ difficile accettare l’idea di un Dio così spietato.
Fermiamoci un attimo a riflettere; per molti, me compreso, quando penso a Dio inconsapevolmente proietto nella mia mente l’immagine di un Dio sempre sorridente e ben disposto verso il suo popolo.
Questa immagine è assolutamente corretta…ma devo non dimenticare anche l’altra immagine del mio Dio; Egli è un dio d’amore, è vero, ma è anche un Dio SANTO che ODIA il peccato.
Giuda ed Israele erano il suo popolo, ma si erano allontanati da Dio, commettendo ogni sorta di peccato e di deviazione dalla retta via da lui indicata.
C’è il sorriso di Dio per chi lo segue, ma c’è anche l’ira di Dio per chi, avendolo conosciuto, si allontana da lui.
Ma il nostro Dio è comunque un Dio d’amore, e ciò che può sembrare all’apparenza crudele, cela un disegno d’amore infinito verso quel popolo ribelle….
come però al terebinto e alla quercia, quando sono abbattuti rimane il ceppo, così una progenie santa sarà il suo ceppo".” (Isaia 6:13 LND)
Nella distruzione, una progenie germoglierà dal ceppo tagliato; e sarà una progenie SANTA!
Oppure:
“Un residuo, il residuo di Giacobbe tornerà al Dio potente. (Isaia 10:21 LND)
Giacobbe (che simboleggia il regno di Giuda) avrà quindi un residuo.
Il popolo che Dio amava, sarà sì distrutto, ma un piccolo residuo rimarrà, e tornerà da lui! E darà come frutto una discendenza... SANTA! Una discendenza differente da tutto il resto del mondo!
E, laddove c’era un popolo fiero ed orgoglioso tra altri popoli fieri e orgogliosi, che pensava di poter fare a meno di Dio, ora troviamo quel poco che ne resta, una minima parte, un residuo, indifeso e bisognoso come un bimbo delle cure del Padre; e su questo residuo, proprio perché indifeso e bisognoso di cure e d’affetto, Dio ricostruirà di nuovo un rapporto d’amore.
Eppure il Signore aveva sino all’ultimo lasciato la porta aperta, aveva sino all'ultimo sperato di non essere costretto a distruggere Giuda e Israele, anche se sapeva nella sua onniscienza che il gli avrebbero voltato le spalle.
Leggiamo al capitolo 1 (pag. 669 NR- 763 ND)):
“Udite, o cieli, e ascolta, o terra, perché l’Eterno ha parlato: "Ho allevato dei figli e li ho fatti crescere, ma essi si sono ribellati contro di me. (Isaia 1:2 LND)
“Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia presenza la malvagità delle vostre azioni, cessate di fare il male. Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova. Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Se siete disposti a ubbidire, mangerete le cose migliori del paese;” (Isaia 1:16-19 LND)
Dio sta tendendo la mano ad un popolo divenuto idòlatra, lussurioso e corrotto, offrendo di cancellare TUTTI i peccati; ma mostra anche le conseguenze che comporterà l’essere ribelli anche a quest’ultima chance; “Se rifiutate, sarete divorati dalla spada.”
Ognuno di noi si ricorderà di certo di qualche episodio avvenuto durante l’adolescenza, quando abbiamo scoperto di essere “grandi”, in cui abbiamo finalmente deciso di fare di testa nostra, sebbene nostro padre ci avesse detto di fare l’esatto opposto… ed abbiamo sbattuto violentemente la faccia contro il muro del mondo.
Bene, Giuda si comporta alla medesima maniera, pensa che i consigli del Padre siano fuori moda, che “in fondo” non c’è nulla di male, che “posso cavarmela da solo” ecc. ecc. ecc.
Dio vede, e dice: “Ok! Hai deciso di fare di testa tua. Io manderò Isaia a profetizzare tutte le tue sventure, ma farò in modo che tu non creda a nessuna di esse, perché tu sappia solo dopo che ti saranno accadute che sono stato io a mandarle, perché da te possa finalmente nascere una stirpe santa, una stirpe che si fida e si affida a me, da cui trarre il Principe di Giustizia che ti governerà per sempre.”
Dio metterà in pratica la sua vendetta, usando i popoli come si usa un bastone per percuotere uno schiavo; e Giuda cercherà l’aiuto di un altro popolo (l’Assiria) invece che l’aiuto del Signore; e di esso diverrà schiavo.
Ma per gli Assiri non fu un grande affare essere il bastone di Dio; al capitolo 10 leggiamo:
Guai all’Assiria, la verga della mia ira nelle cui mani c’è il bastone della mia indignazione!” (Isaia 10:5 LND)
“Ma avverrà che, quando il Signore avrà portato a termine tutta la sua opera sul monte Sion e a Gerusalemme, egli dirà: "Io punirò il frutto dell’alterigia del cuore del re di Assiria e la gloria dei suoi occhi alteri".” (Isaia 10:12 LND)
Dio non ha “cambiato” il suo popolo per un altro, Egli è coerente e non tradisce la parola data, “usa” l’Assiria come suo strumento, ma quindi la punisce per il suo orgoglio e le sua crudeltà.
Isaia continuerà a narrare a Giuda, e a noi, tutte le distruzioni che le toccheranno, sino alla deportazione in Babilonia; ma ciò, come voleva il Signore non porterà a nessun ravvedimento, tanto che Ezechia, uno dei re che si avvicenderanno durante la missione di Isaia, nel sapere che la deportazione a Babilonia sarebbe avvenuta dopo il suo regno, esclamerà:
"La parola dell’Eterno che hai pronunciata è buona". Poi aggiunse: "Vi sarà almeno pace e sicurezza durante la mia vita". (Isaia 39:8 LND)
In pratica Ezechia dice:”...che m’importa… tanto per quell’epoca sarò morto e sepolto!”
Una bella dimostrazione di responsabilità davanti al suo popolo, non c’è che dire!
Siamo giunti al capitolo 39, e come promesso, qui ci fermiamo per oggi., ma prima permettetemi di ribadire alcune considerazioni.
La prima cosa che mi è apparsa chiara è l’immagine di un Dio le cui vie sono diritte e ben delimitate; inutile, anzi, deleterio cercare scorciatoie o improvvisati “fuori pista” per allegre scampagnate tra amici; potrebbero trasformarsi in tragedie.
L’altra è quella di un Dio non “al di sopra” della storia, spettatore degli eventi e delle scelte umane, ma “protagonista” e “artefice” delle alterne vicende dei popoli e delle nazioni. Anche se non possiamo vederla, è la mano di Dio che spinge o lascia, accosta o divide, interviene o permette che le cose avvengano in OGNI momento e in OGNI tempo.
Anche se spesso non ci fa comodo di pensare così, perché vogliamo immaginare il nostro Creatore eternamente con il sorriso sulle labbra, dobbiamo accettare che TUTTO è governato da Lui,
Prima di terminare, tuttavia, a scanso che non dormiate stanotte, pensando che Dio possa ancora punire le iniquità del suo popolo (noi, la sua chiesa), in modi analoghi a quelli illustrati sin qui, vorrei lasciarvi anticipando un versetto che vedremo tra sette giorni, 53:5 (p. 723 NR – p. 808 ND)
“Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.” (Isaia 53:5 LND)
Nonostante, come popolo di Dio, continuiamo ad essere un popolo mediamente infedele, Gesù ha pagato il castigo che meritavamo al posto nostro; per le sue lividure, siamo stati guariti, per quel castigo abbiamo la pace con Dio.
Lode sia al nostro Salvatore Gesù Cristo.

Isaia 2° parte
Per chi non c’era la scorsa settimana, abbiamo iniziato lo studio del libro di Isaia con una panoramica di tutto il libro.
Isaia scrisse più di settecento anni prima di Cristo, e per un periodi di oltre sessanta anni; egli ci descrive la lenta deriva del popolo eletto lontano dalle leggi di Dio, e il salario di sangue, di morte, di devastazione e di tribolazioni che esso avrà a causa di questa scelta.
Un popolo che non è neppure più “una” nazione, diviso in due regni, Giuda ed Israele.
Nei primi 39 capitoli, invece di trovare il Dio d’amore e di misericordia a cui siamo abituati nel Nuovo Testamento, troviamo un Dio duro, spietato, veemente contro quello che fu il suo popolo, promettere (e permettere) punizione su punizione, distruzione su distruzione, massacro su massacro.
Troviamo un Dio che non ti aspetti, usare i popoli che circondano Giuda come armi affilate e tremende per la sua punizione. Ma in questo panorama desolante, Dio “semina” piccole parole che fanno riferimento ad un “residuo”, una minima parte, indifesa e bisognosa delle cure del Padre, su cui Egli ricostruirà un nuovo rapporto d’amore col suo popolo.
Vi ho già detto la volta scorsa che, arrivare a capitolo 39, è stata una gran fatica a motivo di quel Dio duro e spietato, così lontano da quello d’amore a cui ero abituato nel Nuovo Testamento.
Ma se avevamo intitolato la prima parte del libro “C’era una volta il popolo di Dio”, o più sinteticamente “GUAI”, la seconda parte la potremmo intitolare “”Il ritorno del popolo di Dio” o anche “Non temere!”
Infatti, con mia somma gioia, l’attacco del capitolo 40 aveva ben altro tono: leggiamo (pag. 707 NR – 795 ND)):
“"Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro DIO. Parlate al cuore di Gerusalemme, e proclamatele che il suo tempo di guerra è finito, che la sua iniquità è espiata, perché ha ricevuto dalla mano dell’Eterno il doppio per tutti i suoi peccati". (Isaia 40:1-2 LND)
Ma sì, ecco le parole che sono abituato a conoscere sulla bocca del mio Signore!
Così come era stato duro e spietato nella prima metà del libro, ora invece il Signore era pieno d’amore e di compassione verso il suo popolo.
Se nella prima parte la parola “Guai” era la più usata, qui essa si trasformava in “non temere”! , che sarà usata 12 volte e “Gioia” che verrà usata 17 volte”; e poi speranza, letizia, consolazione…
Dio ha placato la sua ira, ha purificato il suo popolo, ora può ricominciare da dove Giuda e Israele avevano smarrito la via.
Al capitolo 41 Dio dice di Giuda e Israele:
"Tu sei il mio servo, ti ho scelto e non ti ho rigettato Non temere, perché io sono con te non smarrirti, perché io sono il tuo DIO. Io ti fortifico e anche ti aiuto e ti sostengo con la destra della mia giustizia. (Isaia 41:9-10 LND)
Un simile cambiamento radicale di rotta potrebbe portare ad una conclusione del genere:
“E’ chiaro, il popolo di Dio ha capito la lezione, è ritornato sui suoi passi, ora può di nuovo contare sull’appoggio del Signore.
Ma neanche per sogno! Difatti Dio dice (cap. 43):
Ma tu non mi hai invocato, o Giacobbe, anzi ti sei stancato di me, o Israele! Non mi hai portato l’agnello dei tuoi olocausti e non mi hai onorato con i tuoi sacrifici; non ti ho obbligato a servirmi con offerte di cibo, né ti ho stancato richiedendo incenso, Non mi hai comprato con denaro la cannella e non mi hai saziato col grasso dei tuoi sacrifici. Invece tu mi hai gravato con i tuoi peccati, mi hai stancato con le tue iniquità. (Isaia 43:22-24 LND)
E un brano al capitolo seguente:che abbiamo letto la scorsa volta dice
“Egli taglia per sé dei cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere vigorosi fra gli alberi della foresta; egli pianta un frassino che la pioggia fa crescere…. Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, ne cuoce l’arrosto e si sazia. Si riscalda pure e dice: "Ah, mi riscaldo, mi godo il fuoco". Con il resto di esso fabbrica un dio, la sua immagine scolpita, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: "Salvami, perché tu sei il mio dio".” (Isaia 44:14-17 LND)
Giuda e Israele non sono cambiati, e non è in virtù di tale inesistente cambiamento che Dio sta per far cessare le sventure.
Perché allora Dio ha cambiato il suo atteggiamento?
Cap. 43:
“Io, proprio io, sono colui che per amore di me stesso cancello le tue trasgressioni e non ricorderò più i tuoi peccati.” (Isaia 43:25 LND)
Cap. 48
“Per amore del mio nome differirò la mia ira, e per amore della mia gloria la frenerò per non sterminarti. (Isaia 48:9 LND)
“Per amore di me stesso, per amore di me stesso faccio questo; come potrei infatti lasciar profanare il mio nome? Non darò la mia gloria ad alcun altro".” (Isaia 48:11 LND)
Eccolo, il motivo! Dio, l’IO SONO, il nostro Creatore CANCELLA di sua volontà TUTTE le trasgressioni, e non porta con se la memoria dei peccati del suo popolo, poiché SA che, nonostante esso abbia costatato sulla propria pelle cosa significhi allontanarsi dalle vie del Signore, prima o poi cadrà di nuovo.
Inesorabilmente, la storia è destinata a ripetersi ancora, ed ancora, ed ancora…
O miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? “esclamerà Paolo in Romani 7:24 .. Cosa potrà mai interrompere questa spirale che ci vedrà ripetere in eterno gli stessi errori?
Capitolo 49:
“Egli dice: "E’ troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre gli scampati d’Israele. Ti ho stabilito come la luce delle nazioni, perché tu sia la mia salvezza fino alle estremità della terra". Così dice l’Eterno, il Redentore d’Israele, il suo Santo, a colui che è disprezzato dagli uomini, al detestato dalla nazione, al servo dei potenti: "I re vedranno e si leveranno, i principi si prostreranno, a causa dell’Eterno che è fedele, il Santo d’Israele, che ti ha scelto".” (Isaia 49:6-7 LND)
Eccolo, il provvedimento divino che spezza il nostro scivolare giù per la spirale del peccato e della ribellione.
Non un servo (è troppo poco! dice Dio) può essere lo strumento della salvezza fino alle estremità della terra, ma qualcuno che sia la luce delle nazioni ed ai cui piedi re e governanti di tutto il mondo si prostrino.
Più volte Dio aveva chiamato Giuda e Israele suoi servi; se quindi nessuno del suo popolo avrebbe mai potuto essere sufficiente per assolvere a questo compito, CHI MAI avrebbe potuto?
Dio, Dio solo, avrebbe potuto. Lui solo, ma questo avrebbe significato mandare qualcuno che avesse da un lato la sua medesima natura divina e dall’altro una forma d’uomo per scendere sulla terra…, per essere servo e strumento perfetto nelle mani del Signore
“ Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Dio con Noi ” (Isaia 7:14 LND)
Per diciassette volte la parola Salvatore era stata usata per identificare Dio, per sole due volte essa è invece riferita a qualcuno che verrà mandato, e significative sono le due parole ebraiche usate per Salvatore.
La prima è Yasha che sta a significare colui che concede un grande spazio per muoversi, ... pensate che , durante la deportazione a Babilonia, il popolo di Dio avrà letto e riletto le profezie di Isaia; cosa pensate potesse significare per un popolo deportato in Babilonia e rinchiuso come schiavo al servizio del re un Salvatore che concede un grande spazio per muoversi?
L’altra è Gah-a, che significa colui che paga per avere in dietro qualcosa.
Dio manderà qualcuno della sua stessa natura per dare uno spazio più grande dove il suo popolo possa muoversi ed a pagare per averlo indietro; e non sarà un prezzo esiguo poiché:
“Voi siete stati venduti per nulla e sarete riscattati senza denaro. (Isaia 52:3 LND)
Un popolo reso schiavo e senza valore tanto da essere venduto per nulla sarà pagato con la vita di colui che viene a salvarlo, vita per vita.
Ed anche qui scopri un Dio che non ti aspetti; il popolo ebreo attendeva un Salvatore che eguagliasse e superasse i fasti di re Salomone, un principe guerriero che sgominasse ogni nemico di Israele, ed invece si trova di fronte alla descrizione di un uomo sofferente, umile, e solo, ma che da SOLO, ha vinto la morte.
Leggiamo assieme il capitolo 53, dove Isaia descrive, 772 anni prima della croce, chi sarebbe stato, cosa avrebbe fatto, come sarebbe morto e quale gloria spettava al Salvatore: Leggiamolo assieme dal capitolo 52 al versetto 14 fino alla fine del capitolo 53, commentando via via ciò che leggeremo: : (pag. 723 NR- pag. 807 ND)
“Come molti erano stupiti di te, così il suo aspetto era sfigurato più di quello di alcun uomo, e il suo volto era diverso da quello dei figli dell’uomo,
Ecco come appare Gesù dopo la flagellazione!
così egli aspergerà molte nazioni; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, perché vedranno ciò che non era mai stato loro narrato e comprenderanno ciò che non avevano udito.”
“Chi ha creduto alla nostra predicazione e a chi è stato rivelato il braccio dell’Eterno? Egli è venuto su davanti a lui come un ramoscello, come una radice da un arido suolo. Non aveva figura né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza da farcelo desiderare.
Non è un re a cavallo, non ci sono eserciti dietro di lui
Disprezzato e rigettato dagli uomini,
Gesù viene percosso, sputato e deriso dai militari che lo porteranno a morire sul Golgota
uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna.”
Tutti i suoi amici, tutti i suoi discepoli lo lasciarono solo dopo l’arresto.
Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito, percosso da DIO ed umiliato.
Gesù grida dalla croce “Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato” nel momento in cui il Padre volge da lui lo sguardo e lo carica di tutti i peccati del mondo, compresi i miei ed i tuoi
Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni,
La lancia entra nel costato di Gesù per decretarne la morte.
schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.
Noi tutti come pecore eravamo erranti,
Gesù aveva detto “Io sono il buon pastore”.
ognuno di noi seguiva la propria via, e l’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato e umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca.
Davanti a un Pilato che lo implora di difendersi, Gesù non profferisce parola.
Fu portato via dall’oppressione e dal giudizio; e della sua generazione chi rifletté che era strappato dalla terra dei viventi e colpito per le trasgressioni del mio popolo?
Gesù è processato davanti ad un tribunale iniquo.
Gli avevano assegnato la sepoltura con gli empi, ma alla sua morte fu posto col ricco,
La tomba del ricco Giuseppe da Arimatea accoglie il corpo di Gesù deposto dalla croce.
perché non aveva commesso alcuna violenza e non c’era stato alcun inganno nella sua bocca,”“Ma piacque all’Eterno di percuoterlo, di farlo soffrire.
Offrendo la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni,
e la tua progenie, la TUA chiesa è riunita qui oggi per adorarti, Gesù!
e la volontà dell’Eterno prospererà nelle sue mani.
Egli vedrà il frutto del travaglio della sua anima
Il travaglio di Gesù nel Getzemani quando disse “passi da me questo calice”
e ne sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il giusto, il mio servo renderà giusti molti, perché si caricherà delle loro iniquità.
Gesù in croce, ricurvo per il dolore e per i peccati del mondo.
Perciò gli darò la sua parte fra i grandi, ed egli dividerà il bottino con i potenti,
Ecco la gloria di Gesù risorto.
perché ha versato la sua vita fino a morire ed è stato annoverato fra i malfattori;
Gesù crocifisso assieme a due ladroni.
egli ha portato il peccato di molti e ha interceduto per i trasgressori.” (Isaia 52:14-53:12 LND)
Isaia “vede” la croce…forse non capisce appieno di cosa si tratti; sta di fatto che descrive nei particolari la morte del Salvatore e il motivo di quella morte.
C’è un interessante studio sulle “probabilità matematiche” che sia stato “solo un caso” che la figura di Gesù rispecchi tutte le profezie che sono state fatte dai profeti.
Un certo professor Stoner affema che:
applicando la scienza che regola il calcolo delle probabilità, e considerando solo 8 profezie su Gesù si, si ha che le probabilità che un qualsiasi uomo vissuto dall’inizio della storia abbia le stesse caratteristiche citate in appena 8 profezie della bibbia, sono di 1 possibilità su 100 milioni di miliardi, ovvero 1017”
Per rendere più semplice la comprensione della grandezza della probabilità Stoner fa questo esempio:
se prendessimo 100 milioni di miliardi di monete da un dollaro e le disponessimo sulla superficie del Texsas, avremmo uno strato di monete alto circa 65 cm.
Contrassegnamo una moneta e mescoliamola tra le altre. Prendiamo quindi una persona e bendiamola, dicendogli che deve tentare di trovare la moneta contrassegnata, che può andare dove vuole ma che avrà un solo tentativo a sua disposizione.
Bene, le possibilità che trovi la moneta in quell’unico tentativo sono (appunto) 1 su 100 milioni di miliardi.”
Questo è quello che succede considerando appena 8 profezie che si sono avverate in Gesù. Ma se considerassimo 48 profezie (e ce ne sono di più) allora le possibilità che Gesù rassomigli “per caso” alle profezie stesse sono 1 su … beh, vi faccio vedere il numero.
A chi, come noi, crede in Gesù, non servono i calcoli statistici per sapere che Gesù E’ il Salvatore. Tuttavia ci fa bene ricordare che Gesù non è un “accidente”, cioè che Gesù non è venuto “a caso” ma secondo un piano stabilito e preordinato sin dalla creazione del mondo.
Sin dalla creazione Dio sapeva che l’essere a cui Egli aveva dato vita, potere e libertà, che ama alla follia e per cui arde di gelosia, un giorno, gli avrebbe voltato le spalle, decidendo di fare di testa propria.
La storia che narra la Bibbia non è la storia di un popolo amato, divenuto infedele che si ravvede, ma di un popolo mediamente infedele, a cui Dio lascia costantemente la porta aperta…ma che continua a scegliere di rimanere lontano dalla presenza del sui Creatore.
E’ questa la storia che anche Isaia narra: ma, nonostante l’infedeltà del suo popolo, nonostante Dio sappia che continuerà a cercare scorciatoie ed a fare scampagnate fuori dai confini delimitati dalla Sua parola, Egli manda un salvatore; e quel salvatore è Egli stesso, nella forma di suo figlio, tramite cui un nuovo patto sarà suggellato.
“"Quanto a me, questo è il mio patto con loro", dice l’Eterno: "Il mio Spirito che è su di te, e le mie parole che ho posto nella tua bocca non si allontaneranno mai dalla tua bocca né dalla bocca della tua progenie né dalla bocca della progenie della tua progenie", dice l’Eterno, "da ora e per sempre".” (Isaia 59:21 LND)
Ed il libro termina con la visione della nuova Gerusalemme Celeste e del Salvatore Gesù che giudica il mondo e punisce i ribelli.
All’inizio avevamo un popolo diviso e forviato, e un Dio di giustizia duro e spietato che dice “Guai!”, che copre il suo volto e usa le nazioni come verga verso di esso.
Poi un Dio placato che volge di nuovo lo sguardo verso Giuda e Israele e dice “Non temere!”, che nonostante l’infedeltà e i peccati del suo popolo decide PER AMORE di cancellare le iniquità commesse.
Ora abbiamo il Dio CHE E’ AMORE che spalanca le braccia e dice: “Eccomi! Sono qui! Sono venuto a salvarti”.
Ma, c’è un’ultima cosa che penso sia fondamentale di sottolineare prima di chiudere: come posso essere certo che tutto quanto detto per i popoli di Israele e di Giuda sia da applicare anche a noi stessi?
Chissà, ci potrebbe essere stato qualcuno che mi ha ascoltato dicendo “ma io non sono il popolo di Dio!” Le tue parole sono belle, Marco, mi piacerebbe essere salvato dal Dio di cui parli… ma io non faccio parte del suo popolo!
Se è stato questo il tuo pensiero, ipotetico ascoltatore, ti prego di leggere assieme a me due ultimi versetti:
Cap. 56: 3
“Non dica il figlio dello straniero che si è unito all’Eterno: "L’Eterno mi ha certamente escluso dal suo popolo". E non dica l’eunuco: "Ecco, io sono un albero secco". (Isaia 56:3 LND)
“I figli degli stranieri che si sono uniti all’Eterno per servirlo, per amare il nome dell’Eterno e per essere suoi servi, tutti quelli che osservano il sabato senza profanarlo e si attengono fermamente al mio patto, li condurrò sul mio monte santo e li riempirò di gioia nella mia casa d’orazione, i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata una casa di orazione per tutti i popoli".” (Isaia 56:6-7 LND)
Dio, per mezzo del suo Servo, ha reso me, e te, suo popolo, ma... c’è ancora un ultimo ma che ti divide dall’esserlo pienamente e per sempre: affidare la tua vita a Lui. Perché?
“Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.” (Isaia 53:5 LND)
Questo ha fatto per noi Gesù; affida la tua vita a lui, e lui, giusto, ti renderà giusto, caricandosi dei tuoi peccati e intercedendo per te, e così farai parte anche tu del nuovo patto tra Dio e il suo popolo.
“"Quanto a me, questo è il mio patto con loro", dice l’Eterno: "Il mio Spirito che è su di te, e le mie parole che ho posto nella tua bocca non si allontaneranno mai dalla tua bocca né dalla bocca della tua progenie né dalla bocca della progenie della tua progenie", dice l’Eterno, "da ora e per sempre".” (Isaia 59:21 LND)
E per questo pregherei ....... di distribuire gli elementi che simboleggiano il patto che Gesù ha suggellato tramite la sua morte tra il Padre e noi, suo popolo.
Se già hai affidato la tua vita a Gesù, , prendi il pane e il vino, ricordandoti che Dio ha stabilito con te un nuovo patto che sei tenuto ad onorare fino al tuo ultimo soffio di vita.
Se ancora non hai affidato la tua vita a Gesù, cosa aspetti? Egli vuole condurre anche te sul Suo monte santo.
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