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18 aprile 2004

Proseguendo il viaggio assieme - Predicazione per la nascita della nostra chiesa | 18 Aprile 2004 |

Proseguendo il viaggio

Oggi vorrei fare con voi una piccola lezione di geografia.

(carta geografica)

Vediamo un po’…

Chi è stato o ha vissuto in Francia? Chi in Inghilterra?
Chi in Germania? Chi in Spagna? Chi a Creta?

Cambiamo continente.

Chi ha vissuto in Brasile? Chi a Cuba? Chi in USA?

Cambiamo ancora continente

Chi ha vissuto in Israele? Chi in Zimbabwe?
Chi in Iran?

Altro continente.

Chi ha vissuto in India? Chi in Nepal?
Chi in Thailandia? Chi a Bali?

Ultimo continente.

Chi ha vissuto in Nuova Zelanda? Chi in Australia?

Chi non si è mai mosso dall’Italia?

Noi che siamo riuniti qui oggi, proveniamo da almeno tre continenti diversi, abbiamo visitato molti luoghi prima di questo, oppure non ci siamo mai mossi da qui, parliamo tre o più lingue oppure parliamo a malapena il nostro amato (e odiato per via dei congiuntivi) italiano… siamo qui, in uno spazio relativamente piccolo, riuniti a motivo dell’amore che Gesù ha avuto verso ciascuno di noi.

In un certo senso, nessuno di noi ha “scelto” di essere qui quest’oggi; sono sicuro che, nei nostri sogni di bambini, nessuno di noi aveva mai fantasticato di far parte di una piccola comunità evangelica che si riuniva in un piccolo comune della provincia di Viterbo, lontana mille miglia dal luogo dove siamo nati, oppure nel luogo esatto, chilometro più, chilometro meno, dove abbiamo visto il primo raggio di luce…

Eppure, qualsiasi sia la strada che Dio ha scelto per portarci qui, stiamo vivendo assieme una delle tappe più belle e più impegnative da quando questa chiesa esiste.

E’ una tappa bella, perché una parte della nostra “Chiesa” con l’assenso e l’incoraggiamento degli Anziani, si “stacca” per divenire la Chiesa di Montefiascone, Tuscanica, Viterbo.

E’ un giorno di felicità, poiché la chiesa di Monterosi “centra” l’obiettivo che ogni chiesa deve avere; quello di riprodursi e di dare vita ad altre chiese autonome e sorelle.

Ma, non possiamo negare, che è anche una tappa impegnativa sia per chi si stacca che per chi rimane a MR.

Per noi che andiamo, c’è tutto o gran parte da costruire, per voi che restate c’è tutto da proseguire.

Ed è logico che, sebbene l’obiettivo di MR sin dal principio non fosse quello di avere una chiesa di mille anime in un solo paese ma una testimonianza di Cristo in ogni paese della provincia di Viterbo, c’i sia anche un velo di tristezza in quest’evento.

E’ una gioiosa tristezza nel pensare che accompagna non avremo più assiduità reciproca nei nostri incontri, che non avremo più questo appuntamento domenicale e questo luogo per raccontarci le nostre vite, perché l’altro è in un altro luogo, nello stesso momento, a servire il Signore.

Era questo il sentimento degli Efesini per Paolo, sulle rive del mare a Mileto: c’era la gioia di sapere che Dio chiamava Paolo ad una nuova missione, ma c’era anche la tristezza umana del perdere la frequentazione con lui.

Per noi sarà meno “drastico” di quanto lo era per gli Efesini e per Paolo; vivendo a poca distanza, continueremo ad avere conttatti e opportunità di vivere assieme la nostra fede

Tutte queste emozioni possono tuttavia far focalizzare la nostra attenzione solo su quello che sarà, la vita futura delle nostre chiese, di quella di MR o di quella (futura) di MF, a seconda di quale gruppo facciamo parte.

E invece, è in giorni come questi che il Signore ci chiede di fermarci, di ricordare le sue benedizioni, e di adorarlo per dove e come ci ha condotto la Sua potente mano.

Leggiamo assieme Deut. 11:1-9 (pag. 193 NR / 225 ND)

Ama dunque l’Eterno, il tuo DIO, e osserva sempre le sue (= di Dio) prescrizioni, i suoi statuti, i suoi decreti e i suoi comandamenti. Riconoscete oggi (poiché non parlo ai vostri figli che non hanno conosciuto né hanno visto la disciplina dell’Eterno, il vostro DIO) la sua grandezza, la sua mano potente e il suo braccio steso, i suoi segni e le sue opere che (Dio) fece in mezzo all’Egitto contro il Faraone, re d’Egitto, e contro il suo paese, ciò che (Dio) fece all’esercito d’Egitto, ai suoi cavalli e ai suoi carri, riversando su di loro le acque del Mar Rosso mentre essi vi inseguivano, e come l’Eterno li distrusse per sempre; ciò che (Dio) fece per voi nel deserto, fino al vostro arrivo in questo luogo; e ciò che (Dio) fece a Dathan e Abiram, figli di Eliab, figlio di Ruben; come la terra spalancò la sua bocca e li inghiotti con le loro famiglie, le loro tende ed ogni cosa vivente che li seguiva, in mezzo a tutto Israele. Ma i vostri occhi hanno visto le grandi cose che l’Eterno ha fatto.”

Osservate dunque tutti i comandamenti che oggi vi prescrivo, affinché siate forti e possiate occupare il paese di cui state per entrare in possesso e affinché prolunghiate i vostri giorni nel paese che l’Eterno giurò di dare ai vostri padri e alla loro discendenza, paese dove scorre latte e miele.”
(Deuteronomio 11:1-9 LND)

Contesto:

Il popolo di Israele aveva vagato per 40 anni nel deserto, una generazione era completamente morta, ed una nuova l’aveva rimpiazzata; ora erano arrivati alle porte della Terra Promessa, e di li a poco, ne avrebbero preso possesso.

Potete immaginare l’eccitazione e l’euforia che pervadeva tutti nel momento in cui vedevano avverarsi il sogno (anche se promesso) della loro vita.

Ed è proprio in questa situazione di euforia generale che cadono come un macigno le parole che Dio mette sulle labbra di Mosè.

Dio in sostanza dice: “ Popolo mio, ora che il tuo sogno si sta per avverare, ora che la Terra promessa non è più un utopia lontana ed irraggiungibile come lo era stata nei 40 anni passati nel deserto, fermati…e ricorda!!!

Ricorda che è grazie a me che sei uscito dall’Egitto,
Ricorda che è grazie a me che hai attraversato il mar Rosso.
Ricorda che è grazie a me sei sopravvissuto nel deserto.
Ricorda, perché tu comprenda e sappia che il paese di cui tu stai per prendere possesso, lo conquisterai non grazie alla tua bravura o alla tua forza, ma grazie alla mia potenza e alla mia benedizione.

Nei giorni in cui ci sentiamo forti e vittoriosi, ma anche in quello dove ci sentiamo piccoli e smarriti, Dio ci rammenta che è grazie al suo immenso amore per noi che possiamo godere di quelle vittorie…che è grazie al suo immenso amore che non dobbiamo avere timore alcuno…semplicemente fermandoci a guardare indietro e scoprendo il tocco del maestro nelle storie nostre e in quelle dei nostri fratelli nel Signore.

E in questo giorno molto speciale per la nostra chiesa, vogliamo anche noi voltarci indietro a cercare la mano del maestro.

In Isaia il Signore dice:
Ricordate le cose passate di molto tempo fa, perché io sono Dio e non c’è alcun’altro; sono DIO e nessuno è simile a me, che annuncio la fine fin dal principio, e molto tempo prima le cose non ancora avvenute, che dico: "Il mio piano sussisterà e farò tutto ciò che mi piace",”
(Isaia 46:9-10 LND)
Vedete, il piccolo gioco geografico che abbiamo fatto all’inizio era per mostrarvi di come il Signore abbia usato differenti nazionalità, lingue, culture e situazioni di vita per chiamarci ad edificare la SUA chiesa qui… Che fossimo vicini o lontani da questo luogo dove oggi siamo riuniti non aveva alcuna importanza…

Dio ha usato i mezzi più disparati per portarci a lui, e i più fantasiosi per portarci qui, oggi.

Di tutte le storie che potrei raccontare, oggi voglio proporvene quattro… anzi cinque. Tre riguardano membri della cellula di Montefiascone, una della cellula centro, e una riguarda un probabile membro futuro.

Le ho scelte proprio perché sono così differenti, così diametralmente opposte l’una all’altra che stanno a dimostrare che Dio, ancora oggi, può dire come in Isaia "Il mio piano sussisterà e farò tutto ciò che mi piace"

La prima la storia l’ho intitolata “Tu fai quello che dico io!” ed è quella di Dori.

Dori, quando arrivò in Italia dal Brasile per una semplice vacanza nel paese dove viveva sua cugina, non era credente; anzi, ha confessato che, in Brasile, uno dei suoi passatempi preferiti era quello di andare a urlare e a prendere in giro le persone che uscivano dalle chiese la domenica mattina.

Qui conobbe un italiano di nome Paolo, si sposò ed ebbe il suo primo figlio.

Le situazioni la portarono di nuovo in Brasile. Fu in quel periodo che una amica la convinse ad andare in chiesa; se non ricordo male, Dori accettò l’invito come una sorta di sfida, ed entrò nella chiesa forte del suo scetticismo.

Ma quando il predicatore iniziò a parlare, tutta quella ostentata sicurezza cominciò a crollare; le parole che il pastore diceva rispecchiavano esattamente la vita di Dori (tanto che pensò: “ma questo ce l’ha proprio con me? Come fa a sapere tutte queste cose circa la mia vita?”).

All’uscita dalla chiesa Dori aveva perso TUTTA la sua sicurezza, e l’unica via d’uscita le sembrava affidare la sua vita nelle mani di Gesù.

Ritornò in Italia ma, lontana dalla sua chiesa e senza un gruppo di credenti che la sostenesse, la sua fede smise di pulsare.

Fu così che, dopo qualche anno, durante una visita in Brasile, confessò al pastore e alla sua chiesa di non voler più tornare in Italia: “Là in Italia io non ho una chiesa – disse -voi siete la mia chiesa.. io non voglio tornare là e perdervi!”

La chiesa pregò per Dori, e alla fine le dissero: “No, Dori! Tu non puoi rimanere in Brasile! TU DEVI tornare in Italia, perché è là che il Signore ti vuole a compiere il suo lavoro. Dori, Il Signore ha in serbo per te delle grandi benedizioni, se accetti la Sua volontà!”

Dori tornò in Italia, non so quanto convinta che il Signore avesse realmente parlato per mezzo della sua chiesa.

Ma dopo circa tre mesi, Janet la invitò al compleanno di Matteo, a casa nostra; non la conoscevamo che per il fatto di avere il figlio che frequentava la stessa classe d’’asilo del nostro, non sapevamo che fosse credente, ma Janet sentiva che “doveva” provare ad avere contatto con lei.

E fu quella sera che Dori scoprì di non essere l’unica evangelica di Montefiascone; scoprì che il Signore aveva effettivamente parlato per mezzo della sua chiesa in Brasile. Scoprì che il Signore era stato fedele, e che ora esigeva che Dori spendesse in cambio la sua vita per lui a Montefiascone.

La seconda storia invece l’ho intitolata “Ferma lì che arrivo!” ed è quella di Katia.

Katia è una pura montefiasconese; non si è mai mossa da qua, se non per qualche gita scolastica.

Sul posto di lavoro, Katia conobbe un ragazzo polacco, la cui madre era credente ed abitava in Canada; così iniziò a sentir parlare del Signore in una maniera differente da quella a cui era abituata nella chiesa cattolica.

La madre del ragazzo polacco, decise di far visita al figlio, che da ormai dieci anni viveva in Italia e dove lei non era mai stata.

Katia conobbe questa donna, che disse di aver sentito chiaro e forte da parte del Signore l’ordine “VAI ORA IN ITALIA E PARLA DI ME!”

Una polacca, che parla in inglese con accento canadese, e che parla di Gesù ad una italiana con un inglese scolastico arrugginito…
Che le due siano riuscite a comunicare, questo è già un primo miracolo!
Katia conobbe, e credette, in Gesù, durante quella visita.

Ma, anche stavolta come per Dori; Katia era una credente “isolata” a Montefiascone. Andava in chiesa a Roma, ma non era una situazione che avrebbe potuto protrarsi nel tempo.

Fu così che, un giorno, Katia notò nel parcheggio dell’asilo dove portava Eva, una macchina con un pesciolino sul cofano posteriore; era la nostra macchina.

Katia si fece forza, e una mattina chiese a Janet che cosa significasse quel pesciolino. Si, significava proprio quello, significava che altri credenti evangelici abitavano PROPRIO a Montefiascone.

Da allora Katia ha potuto proseguire la sua via con Gesù in una comunità di credenti, ha ricevuto il battesimo nel lago la scorsa estate, ed è parte attiva della nostra chiesa. Anche a lei il Signore a chiesto di impegnare la propria vita in risposta alla Sua fedeltà.

La terza storia l’ho intitolata: “Dove scappi, che tanto ti chiappo!, e parla di Bernardino.

Come avete visto durante il gioco della carta, Berni è il “globe trotter”, il giramondo del gruppo. Circa cinque anni fa, ebbi il piacere di raccogliere per il giornale di chiesa la sua testimonianza e, basandomi sugli appunti dell’epoca, posso dirvi che a vissuto per periodi più o meno variabili in: Francia, Spagna, Cuba, Nepal, Thailandia, Bali, Creta, Australia.

Berni viaggiava molto, ma ogni suo viaggio era una fuga, alla ricerca di qualcosa che desse un senso alla sua vita. Leggo testualmente quello che mi disse all’epoca:

Partendo cercavo di fuggire … i miei problemi; ma quando ritornavo i miei problemi erano lì, pronti ad aspettarmi e a tormentarmi ancora”

“…cominciai ad avere frequentazioni con la New Age… Tramite questo movimento conobbi cartomanti, rabdomanti, stregoni, sciamani. Per mezzo di ciò che apprendevo da loro e dai libri cercavo di giungere all’essenza ed alla fonte delle cose, soprattutto all’essenza della mia parte spirituale; desideravo ardentemente scoprire qualcosa per cui valesse la pena di vivere.

“… (durante) una mostra di pittura… tenuta sulle sponde del lago di Bosena (a Montefiascone), … incontrai una mia ex compagna di scuola (credente)…(le dissi) che ero alla ricerca della mia parte spirituale… ella rispose :’l’hai trovata, Bernardino!’ … quello è stato l’inizio…”

Nel 1998 … andai a trovare l’amica nella sua chiesa, a Torino; lì ascoltai le testimonianze di altri che avevano avuto esperienze (come le mie), e che il Signore aveva salvato. Questo mi colpì e mi fece capire.”

Bernardino si è battezzato nel 1999, e da lì ha dedicato la sua vita all’opera del Signore, in risposta all’opera che il Signore aveva fatto in lui.

Non ha smesso di essere il “globe trotter” della chiesa; per quello che so, negli ultimi due anni è stato in Svizzera ed in Iran…

La quarta è intitolata: “Cercami, che ti cerco… e cercami nep posto giusto!”, e riguarda Serena.

Serena era il prototipo della “brava ragazza” Monterosina (?) ( e qui cito le sue testuali parole): “.infatti andavo abbastanza bene a scuola, non frequentavo discoteche, non fumavo ed ero anche una catechista. Ma non mi sentivo soddisfatta; mi mancava qualcosa di veramente importante che potesse farmi sentire bene con me stessa. Si, avevo una bella famiglia, dei buoni amici, una vita da vivere, ma la domanda era come viverla? Insomma, mi sentivo veramente vuota.”

Però, un bel giorno di 5 anni fa, per caso il papà di Serena arrivò a casa con una Bibbia Evangelica, dono di qualcuno di quei pazzi (Eugenio) che si riuniscono in piazzale la Marmora e cantano (questo l’ho aggiunto io, non c’è nella testimonianza). E così per caso Serena cominciò a sfogliarla, notando che era pressoché identica nei contenuti alla sua Bibbia cattolica.

Allora prese a chiedersi: “perché esistono due chiese diverse se c’è un unico Dio”. Serena cercò risposte nelle persone chje credeva ne sapessero più di lei… il parroco, una suora. Le risposte non furono molto concludenti e dubbi rimasero lì irrisolti.

Si quando, grazie al fatto di aver conosciuto un baldo giovane evangelico (che guarda caso era anche il figlio della persona che aveva regalato la Bibbia al suo papà)quella domanda riaffiorò, più potente che mai.
Che differenze ci sono tra Evangelici e Cattolici?. Continuavo a farmi questa domanda tutti i giorni; volevo sapere la verità, ma non riuscivo a trovarla. … Davidemi rispose che le differenze dovevo trovarle da sola.”

Dio, per mezzo di Davide, stava dicendo a Serena “Cercami! Cercami Serena, con tutto il tuo cuore! Se lo farai, io mi farò trovare da te, Serena!”

Serena accolse questa sfida, e Dio mantenne ciò che aveva promesso:

E arrivai finalmente alla verità che da tanto tempo cercavo: Gesù è morto e resuscitato per salvarci! Tutti coloro che credono in al suo sacrificio avranno vita eterna! L’unico che può donarci la vita eterna è SOLO Gesù, senza opere, senza niente; bisogna solo credere in Gesù!”

Da quel giorno il cuore di Serena ha smesso di battere solo per la stimolazione elettrica del cervello, ed ha iniziato a battere per l’opera del Signore a Monterosi!

L’ultima storia, è una storia che sarà, e l’ho chiamata “Chiedimi, ed io ti manderò”; riguarda una ragazza americana, il cui cuore brama di servire il Signore, indovinate un pò …. a Montefiascone!!!

Anche qui, vorrei usare le sue parole per raccontarvela. In una lettera che Jessica ha scritto a Michele, ella dice:

Per sintetizzare la mia storia, Dio mi ha fatto camminare in una valle, dopo essere ritornata da Firenze la primavera scorsa.
Mi disse specificatamente di CHIEDERE! affinché Egli mi aprisse una porta per condividere la mia vita ed il Suo amore in Italia… e dopo questo ogni cosa si è miracolosamente sistemata al posto giusto.

Poco importa che parli francese, che ho lavorato nel ministero verso i musulmani, che ho fatto tante altre cose., e che ho ancora una bruciante passione di portare la Verità in Italia, ma sono assolutamente sicura della Sua chiamata e sono seria circa l’apprendere ed il dare tutto di me stessa durante il periodo che sarò in Italia…

I miei genitori sono un po’ a disagio circa il fatto di avere un lavoro che non ha uno stipendio, ma essi mi supporteranno al 100% perché loro hanno visto Dio operare nella mia vita e perché sanno che Lui ha il mio amore al di sopra di ogni cosa.

Mentre stavo pregando circa la mia decisione finale di unirmi al gruppo in Italia, Dio mi ha messo Montefiascone nel cuore, ed effettivamente era questa la città di cui ero andata a cercare su Internet, avendo letto la testimonianza di Berni e avendo sentito altre persone che ne parlavano. Pregavo che Dio mi mettesse nel ministero e nella città che Egli aveva stabilito per me…ma, se fosse stato possibile, che fosse Montefiascone…

Non molti giorni dopo è giunta la tua E.Mail, Michele, con un invito a venire a vivere lì!!! Questa era semplicemente una ulteriore conferma di tutto quello che avevo nel cuore.”

Jessica ha deciso di dedicare la sua vita all’opera del Signore, ed Egli la benedice ascoltando le sue preghiere.

Ciò che accomuna le cinque storie che abbiamo visto assieme, è il piano di Dio per questa provincia, per Monterosi, per Montefiascone, per Tuscanica, per Viterbo, per Corchiano, per Civita…

Nell’edificare la sua chiesa qui, Dio ha usato persone differenti per razza, cultura, stato sociale, lingua, età, sesso…

All’inizio del mio messaggio ho detto che questo è uno dei giorni più belli, ma anche dei più impegnativi.

Con Michele e Bernardino, qualche giorno fa, ci siamo incontrati ed abbiamo detto :”Ma, forse siamo pazzi? Che stiamo facendo? Stiamo per diventare una CHIESA, c’è più poco da scherzare…”

Aldilà della battuta, c’è un fondo di verità; da oggi in poi si fa “sul serio”; noi diverremo un avamposto di Dio nell’Alto Lazio… permettete che siamo spaventati?

E’ impegnativo, perché da oggi il Nemico avrà più paura di noi, e tenterà di farci avere paura anche a noi, con i mezzi che lui ben conosce; forse con i nostri peccati, forse con l’opposizione di alcuni, o di molti nelle nostre famiglie o nelle autorità cittadine. Davanti ad una battaglia così grande, corriamo il rischio di sentirci “inadeguati” al ruolo che rivestiamo all’interno della nostra chiesa.

Questo è il primo potenziale pericolo: Dio dice in Deuteronomio 33:29 (pag. 220 NR/ 254 ND)

Tu sei felice, o Israele! Chi è pari a te, un popolo salvato dall’Eterno? Egli è lo scudo che ti aiuta e la spada della tua maestà. I tuoi nemici si sottometteranno a te e tu calpesterai i loro alti luoghi".” (Deuteronomio 33:29 LND)

Nei momenti di felicità, ma anche in quelli di potenziale pericolo, ricordiamoci di COME la mano del Signore ci ha condotti fino a lì, di COME lo scudo del Signore ci ha protetti fino a lì.

Ci sentiremo inadeguati, ma ricordiamo che EGLI ci ha salvato, che EGLI ci protegge e che EGLI ci aiuta.

SE saremo fedeli, SE osserveremo tutti i comandamenti che il Signore ci ha prescritto, saremo forti, e la chiesa del Signore nella quale lavoriamo lo sarà parimenti.

L’altro potenziale pericolo deriva dal sentirsi “arrivati”.

Oggi, in fondo, non è veramente il “giorno 0” della nostra chiesa; ci sarà un ragionevole lasso di tempo durante il quale la nostra chiesa continuerà a fare riferimento a quella di Monterosi. Ci sarà la ricerca di un locale, decisioni per quanto riguarda le finanze, e tante altre cose che verranno fatte un po’ alla volta, sino a quando tutto sarà ragionevolmente collaudato per “tagliare” il cordone ombelicale, rimanendo figli ( anche se il termine non piace agli Anziani) di Monterosi, ma distinti come entità di chiesa.

Tuttavia, non ci sarebbe peggiore cosa se noi ci sentissimo “appagati” nell’avere la NOSTRA chiesa locale.

La chiesa di Monterosi nacque circa 10 anni fa con un preciso scopo: una chiesa in ogni paese della provincia.

Vorrei farvi vedere una breve animazione per dimostrarvi, da dieci anni a questa parte, l’espansione dell’evangelo grazie alla chiesa di Monterosi.

Dall’epoca le nostre mire non sono mutate.

Da oggi il nostro impegno dovrà essere quello di “riprodurci”, di avere un domani una chiesa a Montefiascone, una a Tuscanica, una a Viterbo, una a Blera, una ad Acquapendente, una a Marta, una a Bolsena…

Dice Paolo in II Corinzi:

Ora, essendo suoi (di Dio) collaboratori, vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio,” (2 Corinzi 6:1 LND)

Noi siamo “collaboratori” di Dio, perché la SUA grazia ci ha resi tali, ma non dobbiamo riceverla invano; il nostro compito di collaboratori, è quello di trasmettere ad altri la grazia per cui abbiamo pace.

Vorrei terminare ancora con le parole che Bernardino usò per concludere la sua intervista, cinque anni fa:

Rivedendo il mio passato l’immagino come se avessi camminato su colline e montagne, tra dirupi e false pianure piene di pericoli. Ora mio vedo come se fossi arrivato in cima ad una vetta; ma non è un arrivo, perché mi rendo conto che sono solo all’inizio della mia vita con Cristo Gesù.

Davanti a me c’è la profondità, l’ampiezza e l’altezza dell’amore di Dio, e sono incoraggiato a conoscerlo e ad amarlo con tutto il mio cuore in spirito e verità.

Sono sulla vetta, ma pronto e desideroso di proseguire il mio viaggio per Cristo e con Cristo.
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